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Sul treno
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E-book87 pagine1 ora

Sul treno

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Info su questo ebook

Può una ragazza che si ha seduta di fronte, in treno, suscitare, provocare qualcosa?
Può, attraverso o per mezzo del suo profumo, colpire non tanto le narici in senso fisico quanto “insinuarsi” nel cervello o forse in qualche parte della mente che recepisce anche gli odori?
Questo romanzo sembra voglia rispondere a queste e ad altre domande. Il tema del femminicidio, così attuale al giorno d’oggi, è visto dall’ottica dell’uomo; ma non dell’uomo che lo perpetra ai danni della donna, sempre e comunque indifesa, bensì dell’uomo portatore e attuatore di valori “quasi cavallereschi” che lo combattono cercando di annientarlo in quelle menti deviate le quali lo mettono in pratica quasi con feroce disinvoltura. SUL TRENO è metafora del viaggio dentro l’universo femminile che si sforza di capire la frattura “insanabile” fra i sessi, l’opposizione, spesso marcata, fra due realtà e visioni di genere che dovrebbero invece essere unite e vivere in gioiosa e ludica armonia.
Questo viaggio giungerà a un capolinea, proprio come i treni che hanno un ruolo piuttosto importante in tutta la storia.
 
LinguaItaliano
Data di uscita1 giu 2018
ISBN9788867828111
Sul treno

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    Anteprima del libro

    Sul treno - Francesca Rita Rombolà

    negative.

    NOTA DELL’ AUTRICE

    Può una ragazza che si ha seduta di fronte, in treno, suscitare, provocare qualcosa? Può, attraverso o per mezzo del suo profumo, colpire non tanto le narici in senso fisico quanto insinuarsi nel cervello o forse in qualche parte della mente che recepisce anche gli odori?

    La storia raccontata in questo libro sembra voglia rispondere a queste e ad altre domande. SUL TRENO è forse un romanzo breve o una sorta di racconto lungo, secondo il punto di vista di chi decide di leggerlo dal principio alla fine, andando fino in fondo allo svolgimento delle cose che conducono a un capolinea, proprio come i treni che hanno un ruolo piuttosto importante in tutta la vicenda.

    Il protagonista è una persona di sesso maschile, con i suoi molti dubbi, i suoi perché, con la sua ricerca un po’ connaturata al carattere. Le risposte ai suoi dubbi e ai suoi perché spesso non esistono o, se esistono, il più delle volte sono non esaurienti o per niente esaustive; dubbi e perché incentrati sulla donna, sull’essere di sesso opposto così controverso, pieno di contraddizioni, misterioso ed enigmatico a un tempo per l’uomo: da sempre e ancora oggi, forse maggiormente oggi che in altre epoche del mondo o della Storia, tanto che un doloroso rimosso della coscienza maschile si accumula negli angoli più oscuri e meno esplorati del subconscio concentrandosi sempre più e finendo per esplodere anche all’improvviso in sentimenti ambigui e distorti quali l’odio, il disprezzo, la violenza psicologica e fisica senza una ragione precisa e, non in ultimo, anche l’assassinio e l’omicidio rituale.

    Due nomi spiccano, si alternano e finiscono per unirsi felicemente: il nome di lui, Daniel, un poliziotto appartenente alle Forze Speciali di polizia; quello di lei, Lidia, una studentessa dell’Accademia di Belle Arti.

    SUL TRENO è metafora del viaggio interiore che trova perfetto riscontro in quello esteriore. Un viaggio nell’universo femminile visto un po’ da un’ottica maschile, che si sforza di capire la frattura insanabile fra i sessi, l’opposizione, spesso marcata, fra due realtà e due visioni di genere che dovrebbero, invece, essere unite e vivere in gioiosa armonia.

    Si da molto spazio ai paesaggi meravigliosi dove il mare soprattutto è una specie di entità naturale veicolante ricordi, sensazioni, emozioni e portatore di magia, di purezza, di innocenza infantile. Storia d’amore un tantino strana nella quale Daniel rincorre Lidia dietro l’invisibile scia del suo profumo percependola come l’archetipo del femminino (l’eterno femminino) smarrito dai più, dimenticato quasi del tutto dall’uomo moderno. E come ogni storia d’amore, romantica, rapporto genuino, sincero e particolarmente sentito, riserva un finale lieto: un ritrovare e un ritrovarsi della memoria, del fascino, della leggenda, del sogno e della vita, di un innamoramento che coinvolge e attrae, con appena un pizzico di battuta intrigante, spazio di latente incognita lasciato all’immaginazione postuma. Ogni donna sa, e da sempre, quanto sia difficile essere capita e amata dall’uomo, e sa anche, con altrettanta esperienza e accortezza, quanto la sua personalità, la sua libertà e la sua stessa vita siano in pericolo nella vicinanza naturale e nella costante intimità con l’uomo. Ma se l’uomo, ogni uomo, è per natura uno spietato idealista, un cavaliere senza macchia forse (anzi di certo) tutto cambierebbe, e nella realtà ogni rapporto fra i due sessi come ogni storia d’amore giungerebbero, senza problemi (lisci come l’olio, sicuri come il vento), a lieto fine.

    Francesca Rita Rombolà

    I

    Il treno Espresso Freccia del Sud si fermò ad una piccola stazione toscana. Vi salirono tre o quattro persone fra i quali un giovane non molto alto, pelato e olivastro, con lineamenti sottili ma aspri.

    Mentre il treno ripartiva, il giovane si lasciò quasi scorrere lungo il corridoio alla ricerca di un posto a sedere o, quantomeno, di un angolo dove sostare, non troppo comodamente, per buona parte del viaggio. Ogni carrozza era piena, come sigillata da un’entrata ermetica che indicava silenziosamente, al passante, di andare oltre, o semplicemente aperta e accessibile ma comunque, altrettanto silenziosamente, indicante che lì non c’era alcun posto libero, anche se qualcuno non era seduto o non c’era affatto. Proseguì così fino al margine della carrozza, e si fermò. La porta era chiusa. Vi erano, qui, diversi posti vuoti tranne uno dei due accanto al finestrino, dove una ragazza sembrava sprofondata in una specie di sonno quasi innaturale, tanto che non udì il giovane che metteva, sulla cappelliera in alto, il suo pesante borsone scuro e borchiato di una similpelle dura e un poco cromata e poi si sedeva sull’altro posto accanto al finestrino di fronte a lei.

    Il giovane si sistemò comodamente e respirò con sollievo, abbastanza soddisfatto per quella sistemazione proprio fortunata, visto che non aveva fatto in tempo a fare nessuna prenotazione di alcun tipo. E si dispose, così, per guardare tutto quel che si sarebbe presentato allo sguardo al di là del finestrino. Ma non vi riuscì per molto. Dopo un po’ dovette distogliere lo sguardo e rivolgerlo verso la ragazza perché sentiva, o meglio, percepiva un qualcosa di impalpabile e di sconosciuto. Forse un odore, forse un profumo che, stranamente, non stuzzicava o avvolgeva le narici ma sembrava piuttosto come arrampicarsi e farsi  strada da solo attraverso i sentieri meno conosciuti e meno battuti del cervello. Eppure non c’era nessun odore , né nelle immediate vicinanze e né nell’ intera carrozza, né sgradevole e né gradevole. Davvero proprio nessun profumo. Odore o profumo. Profumo o odore. Allora da dove proveniva un tale strano e inconsueto profumo? Sì, profumo. Perché si trattava di un profumo. Era, sì, un profumo. Si guardò attorno, girò lo sguardo dappertutto in una specie di indefinita ricerca vana, si tastò anche le narici con le mani, inspirò ed espirò più volte, respirò un paio di volte intensamente e profondamente e rimase sempre più stupito, preso nella rete della stranezza in sé, della cosa che ora lo teneva quasi avvinghiato costantemente come una coperta o un sacco a pelo tiene stretto stretto un corpo affidatogli per caso.

    Era un profumo. Senza ombra di dubbio. Un profumo, sì. Ed era dolce e soave. Ed era nuovo. Era sconosciuto. Ed era indescrivibile a parole, volendo fare dei paragoni con profumi di fiori, essenze di piante o di frutti, di erbe e di foglie che sono presenti in natura. Era sì: dolce e nuovo. Di una dolcezza arcaica e conturbante. La dolcezza dei sogni ad occhi aperti. La dolcezza delle cose piccole e forse insignificanti. La dolcezza di realtà meravigliose perdute troppo presto, svanite in attimi di polvere soffiata via che forse non ritornano più. Era delicato e, allo stesso tempo, forte. Fine e corroborante. Era piacevole.

    Sì. Come

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