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Pugno nello stomaco
Pugno nello stomaco
Pugno nello stomaco
E-book91 pagine1 ora

Pugno nello stomaco

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Info su questo ebook

La vita e le avventure di Augusto, il grande karateka, si svolgono in cinque racconti che spiegano la sua cultura, la sue scelte personali, i suoi amori vissuti e le sua preparazione tecnica della lotta a mani nude. Tutto il romanzo si svolge su momenti a volta audaci o altri commoventi e raccontano la vita di una persona votata alla tranquillità pubblica e al bene della popolazione romana. I dolori provati e le passioni vissute fanno del personaggio un esempio pratico di una persona eccezionale sia come combattente sia come uomo civile.
LinguaItaliano
Data di uscita7 lug 2018
ISBN9788869826627
Pugno nello stomaco

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    Anteprima del libro

    Pugno nello stomaco - Roberto Gianolio

    (AL)

    Augusto

    Sto rientrando verso casa, la luce della sera nella strada è fulminata, solo la luna, nel cielo pieno di stelle, invia i suoi raggi sui tetti delle case.

    Il caldo afoso manda i suoi umori poco invitanti tra i vicoli del paesaggio, qualche gatto litiga mentre i topi razzolano nella spazzatura.

    Da lontano sento un respiro ansante, senza voce o grida. Mi avvicino con precauzione, sto in guardia, non si sa mai. A pochi passi noto, riversata sul marciapiede, una persona, capisco che è in difficoltà, abbandono immediatamente la mia tensione e mi dirigo verso di lei.

    È una figura femminile o almeno così pare, nel momento che la raggiungo lei, si rattrappisce, paurosa e sconvolta. È un fagotto cencioso, maleodorante, abbandonato sulla strada come immondizia.

    Mi avvicino con cautela, la prudenza non è mai troppa ma quando capisco che sia nociva, mi abbasso e la sollevo.

    È una maschera di sangue, sulle braccia e l’addome segni chiari di violenza, la faccio sedere con calma, ha difficoltà anche di fare questo semplice movimento.

    La sollevo tenendole un braccio attorno alle spalle, mi guarda con occhio vitreo, spento, comprende che cerco di aiutarla e si appende al mio braccio con fiducia.

    Cerca di pronunciare alcune parole ma la voce si spezza in gola, dalla bocca un filo di sangue cola lentamente verso il mento.

    Chiamo con il telefonino prima un’autoambulanza e poi il 112.

    Arrivano quasi insieme, scende un dottore con una valigetta, un appuntato si avvicina a me.

    Controllato lo stato della donna, è caricata sulla lettiga e partono a tutta velocità a sirene spiegate. I carabinieri, dopo aver stilato un breve verbale con le mie generalità, si allontanano, ringraziandomi dell’intervento compiuto.

    Cerco di pensare, non riesco, dopo la scena cruenta, a concentrare i pensieri.

    Ripenso agli occhi di quella disgraziata, erano dolci e malinconici, nascondevano un dolore indescrivibile, mi propongo di andare a farle visita il giorno seguente.

    Passo una notte agitata, il suo volto, con lo sguardo da cagna bastonata, mi perseguita, mi giro e rigiro, ma sempre la sua immagine mi appare.

    La mattina presto mi preparo per uscire, è già caldo, il sole si sta alzando nel cielo, è scintillante e diffonde il suo calore anche su chi non lo meriterebbe.

    All’ospedale fanno alcune difficoltà, non sono né parente né marito, quando spiego la mia posizione, si convincono e mi lasciano entrare nella stanza numero quarantadue, al primo piano.

    Il carabiniere di guardia, riconoscendomi, non fa obiezione.

    La ragazza, allungata sul letto, piena di fasciature, stecche a un braccio, benda su un occhio, mi guarda e, accennando un debole sorriso, m’invita ad avvicinarmi con un dito.

    Sedendomi vicino a lei ne osservo i lineamenti delicati, quasi infantili, su un corpo troppo sviluppato per la sua età. Le prendo la mano libera stringendola affettuosamente e le chiedo il nome.

    Quasi a gesti mi dice Mara.

    Continuo nella ricerca per comprendere il motivo di questa situazione: Di dove sei e dove abiti? Le sussurro delicatamente.

    Sembra prendere fiducia, capisce che le sono amico e a fatica mette insieme, strascicando un poco, le parole Vengo da Civitavecchia e abito in un paese qua vicino, a pochi chilometri di distanza.

    Incalzo, con dolcezza, senza alzare la voce Chi ti ha ridotto in questo stato?

    Presa da completa fiducia in me, comprendendo che faccio questo con l’intenzione di aiutarla mi risponde un poco meglio Erano due ragazzi, forse stranieri, li avevo conosciuti in discoteca, mi hanno invitato a una festa in casa di loro amici, dopo, è successo tutto velocemente senza che avessi la possibilità di reagire o di gridare, mi hanno denudato, e mi hanno violentato ripetutamente davanti e dietro e obbligandomi con la bocca e con le mani, erano porci spaventosi.  Non ho potuto evitare tutto questo, infine, come un sacco, mi hanno riempito di botte e scaricata vicino alla pattumiera, dove tu mi hai soccorso.

    Sapresti riconoscere questi due disgraziati?

    Non posso dimenticare il loro volto e i loro sguardi pieni di livore, sicuramente si erano drogati alla festa.

    Adesso stai calma e riposati, cerca di rimetterti in salute, anche se ci volesse un mese, poi, insieme al tuo aiuto, ti vendicherò.

    Sento le sue dita che stringono affettuosamente la mia mano, sento il calore scorrere nel mio sangue, il mio temperamento da guerriero sta prendendo nuovamente il sopravvento.

    Era diverso tempo che stavo senza azione, avevo bisogno di trovare il motivo giusto.

    Durante gli anni di apprendistato in Tibet avevo acquisito il potere di combattere a mani nude con la potenza di un fulmine.

    Per un mese riprendo gli allenamenti nella mia palestra, riattivo la mia straordinaria violenza combattiva, ogni muscolo risponde prontamente ai comandi e il cervello funziona come un computer.

    Finalmente sono pronto, lei uscirà dall’ospedale completamente rimessa.

    È un fiore di campo stupendo, il suo incedere ha la bellezza e la leggerezza di una ballerina classica, il suo sorriso incanta lo sguardo, le sue forme aggraziate confondono il sentimento, è una donna straordinaria, inaspettatamente interessante.

    Mi corre incontro nel cortile, dove la attendevo, come vecchi conoscenti, mi bacia sulla guancia, come un soffio, e, a braccetto, ci avviamo verso l’uscita.

    I tuoi erano stati informati dell’incidente?

    Non ho più famiglia, i miei sono morti due anni fa a seguito di un incidente stradale, sono figlia unica, per vivere insegno privatamente italiano e filosofia.

    Non voglio sembrarti sfacciato, ma se non hai dove andare, io possiedo una casa tutta mia con diverse comodità, ti ospito volentieri, se accetti.

    Sono sicura che tu sia diverso da quei bruti, ma comunque, dopo l’esperienza fatta, nulla più mi può spaventare.

    Da me non devi temere assolutamente nulla, sono un uomo, questo è vero e tu sei una bellissima ragazza, ma ho un codice d’onore per il quale morirei piuttosto che trasgredirlo.

    Parli come un guerriero di altri tempi.

    Io sono un guerriero, uso le arti marziali, apprese in Tibet, per ripulire le fogne della città.

    "Non immaginavo, dunque non mi

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