Ad alta voce
Di Sormani
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Anteprima del libro
Ad alta voce - Sormani
ANONIMO
Parte prima
Greta D. & Medardo Z.
Alle nove in punto di un mattino particolarmente inspiegabile e bisestile, inoltrandosi nel fitto bosco sottostante casa sua, Chitti Cometa vide muoversi diverse figure nello stesso momento, ma in direzioni opposte, senza però riuscire a distinguerne le forme. Pensò a delle volpi, a dei caprioli, non stava affatto pensando all’assurdo motivo che lo aveva spinto fino lì così come era vestito (con l’unico capo che sopportasse volentieri addosso, ovvero il pigiama) : era talmente disgustato dal mondo che lo circondava, dalle persone soprattutto, che invece di andare come al solito a lavorare stava per tornarsene a letto quando a un certo punto gli venne in mente la scena di un film di Truffaut (
Siamo tutti Montag) tratto da Fahreneit 451 di Bradbury, in cui gli unici esseri umani rimasti con ancora una memoria che funzionava vagavano tra i boschi dopo essersi aut emarginati apposta per evitare di dover obbedire alle nuove leggi imposte dal potere - in pratica erano diventati dei libri parlanti, libri che furono costretti ad imparare a memoria perché il potere decretò che dovevano essere tutti bruciati proprio per fare in modo che quella memoria fosse definitivamente cancellata (…)
l’istante prima dell’inevitabile interruzione da parte di Greta D. - una donna fine ed elegante oltre che seducente, di quelle che la vita te la cambiano sul serio - la quale stava per dire qualcosa all’uomo che ha sposato, che le stava leggendo ad alta voce ciò che avete appena letto, Medardo Z. (non intendo rendere noti i cognomi per delle ragioni legate ad una privacy vetusta, nel senso che ciò che ancora di privato è rimasto in un individuo a mio parere bisogna mostrarlo in una forma che ricordi i tempi passati, quando forse esisteva) avviene qualcosa di incomprensibile : dall’ampio salone attiguo alla cucina dove sono seduti si sente il rumore di qualcosa che è andato in frantumi. I due si alzano subito per andare a vedere ma tutto è a posto, come prima. Simultaneamente, due persone morte circa nove mesi prima dei fatti che stanno per essere narrati qui, a Stan, una coppia di artisti famosi molto diversi tra loro (per tanti motivi) che per ragioni legate ad una privacy ectoplasmatica ho scelto apposta di non citare e che pertanto chiamerò Gamma e Beta - Gamma la donna e Beta l’uomo - si incontrano per la prima volta in un magnifico Anfiteatro, impossibile da descrivere (sia per l’immensità, al confronto sembrano due microbi in un universo, sia per la struttura e l’architettura, fatta di lettere, numeri, ideogrammi, di segni in generale insomma) mentre assistono alla discussione in atto tra Greta D. e Medardo Z. l’una accanto all’altro senza alcuna presenza aliena : lei, Greta, scettica di natura, che non ammette certo versioni edulcorate di fenomeni che soltanto lui considera paranormali - si diverte a provocarlo mentre è in fase di contemplazione davanti a un quadro - l’oggetto che sarebbe dovuto cadere - raffigurante una delle copie riprodotte della celeberrima incisione de Le carceri d’invenzione
di Piranesi, ironizzando sulla data di un’eventuale separazione causata dal prevedibile scontro razionale/irrazionale che persiste sin dal loro primo romantico appuntamento.
Nell’osservare come la coppia si prodighi
nel far degenerare la discussione in alterco (più o meno come nelle scene di Carnage
, di Polanski, anche se non allo stesso livello di perversione verbale che quel film rappresenta) Gamma è la prima dei due a mostrarsi interessata (forse per analoghi deja vu quando era ancora in vita) senza però farsene accorgere da Beta, più intento invece all’osservazione di ciò che lo circonda. Visto dall’alto - scusate, visto da una posizione di gran lunga superiore rispetto a ciò che normalmente si vede da un’altezza di diecimila metri - l’Anfiteatro dove sono seduti Gamma e Beta potrebbe sembrare l’anello di una regina privato delle sue gemme più preziose incastonate a mo di borchie, per via delle innumerevoli uscite, ma potrebbe sembrare a chi, si domanda Beta mentre sta ora osservando la suddetta coppia attraverso le nitide trasparenze del palcoscenico sottostante (il fatto che Beta rivolga la sua attenzione su istanti successivi ad altri istanti dimostra che il Tempo passa anche qui, ma ciò non gli impedisce di pensare al perché, sebbene gli ultimi siano istanti passati lui continui a sentire più voci che gli ricordano che i primi devono ancora venire, il che confuta la dimostrazione sul nascere). Il palcoscenico è di forma ovale, somigliante quasi a un occhio umano per via dei colori che lo caratterizzano, ma composto da una materia impalpabile, utile esclusivamente ad identificare lo spirito che ci guarda attraverso per quello che è nel suo aspetto originario.
Da sempre a Stan il processo di Identificazione degli spiriti avviene solo quando gli stessi hanno assistito a un numero complessivamente superiore alle interminabili scene di vita terrene che per obbligo devono essere viste a caso e nel pieno rispetto delle norme empatiche esistenti - comprenderete perciò che anche qui, dopo un po’, la noia gioca un ruolo determinante per l’evolversi della comunicazione.
Questo però non accade a causa del lento e tedioso disinteressamento, con il conseguente e comprensibile rifiuto di dover guardare sempre le stesse cose - anche se sono comunque diverse - ma, paradossalmente, accade proprio per agevolare la comprensione comunicativa : supponiamo che Gamma e Beta dovessero sublimare la loro comunicazione innamorandosi. Dopo quanto tempo lo farebbero conoscendo la procedura di Identificazione ? Non si potrebbero annoiare semplicemente perché, sapendo che prima o poi l’Amore trionferebbe, non vedrebbero l’ora di guardarsi tutte le storie possibili e impossibili e immaginabili e inimmaginabili pur di giungere a quel fatidico istante, è evidente.
Questa ipotesi però non potrebbe persistere, tanto nell’immaginario collettivo quanto nella memoria di Gamma e Beta, se non fosse alimentata dal sogno e dall’illusione. A Stan la comprensione onirica è la forma comunicativa più usata. Se per esempio qualcuno sogna di tornare in carne e ossa, sapendo che soltanto con una rilettura approfondita di un numero limitato delle stesse conoscenze apprese nella sua unica esistenza terrena potrebbe ambire a conoscere una parte infinitesimale di Verità, significa che questo qualcuno è anche in grado di capire perché la Verità - che al suo risveglio lo fa ridiventare uno spirito - ha bisogno del suo sacrificio, indipendentemente dalla vita terrena che ha condotto : è nel comunicarlo agli altri che il fatidico scambio di informazioni diventa interessante al fine di suffragare la concezione di dover per forza di cose condividere i beni immateriali, così necessari alla sopravvivenza ultraterrena.
Entrambi interessati alle metamorfosi del dialogo dunque - dopo aver ascoltato la continuazione del racconto di Medardo Z., il quale afferma che Chitti Cometa si è poi imbattuto in un raduno di motociclisti convinti ancora di vivere nel 1970 (tanto era desueto il loro modo di esprimersi quanto lo era il loro abbigliamento) e che proprio per quel motivo lì, e cioè perché il prosieguo della narrazione li avrebbe senza dubbio portati a parlare di illusioni, Medardo sposta la conversazione su argomenti metafisici - Gamma comincia a notare qualcosa di inquietante nella copia riprodotta della famosa incisione appesa ancora alla parete del salone della casa di Greta D. e Medardo Z. L’immagine dell’incisione (intitolata I prigionieri sulla piattaforma
) raffigura un sotterraneo illuminato parzialmente da una luce che proviene da una buca esterna, sopra cui si vedono dei minuscoli individui che assistono da un soppalco in legno alla detenzione - forzata con dei pali e delle catene di ferro - di esseri somiglianti più a dei Titani che a degli umani, immortalati in un istante carico di delirio da reclusione sopra un basamento con la forma della prua di un veliero. Di fronte a questi Titani si vedono altri minuscoli individui in piedi su un altro soppalco in legno, tra cui l’incisore stesso nell’atto di disegnare la scena.
Gamma e Beta dunque si riconoscono tra i minuscoli individui del soppalco superiore - in pratica si specchiano in quei volti - sentendosi entrambi immediatamente di far parte di quell’immagine, ma al tempo stesso di essere consapevoli che se entro quel medesimo istante (basandosi sulla concezione spazio temporale di Stan, ovvero che tramite il pensiero spinto a velocità incalcolabili gli istanti precedenti l’istante che sta passando adesso sono identici agli istanti successivi) non riescono a stabilire un contatto con Greta D. e Medardo Z. potrebbero rimanere prigionieri di quell’immagine perché tornerebbero a pensare allo spazio tempo come quando ancora erano in carne e ossa. Inoltre, ciò che terrorizza Gamma è vedere che il volto del Titano meno esposto stia a poco a poco prendendo le sembianze di Greta D. e allo stesso tempo sentire, da una voce a lei sconosciuta, che Beta sapesse già a che cosa stavano andando incontro ma che abbia omesso apposta di informarla per paura che potesse rifiutarsi di proseguire nel lungo percorso che li separa dall’Identificazione. Dal canto suo Greta D. sta dimostrando di saperla molto più lunga di quanto ne sappia lo stesso Medardo Z. a proposito di metafisica, di conseguenza, per logica paradossale, Gamma ne deduce che è la presunzione del sapere di Greta che la porta ad assumere le sembianze del Titano in quanto è costretta, suo malgrado, al più ambiguo dei supplizi terreni, ovvero sia presumere di conoscere la propria identità attraverso saperi ontologici o metafisici.
Comunque, argomentare in questo caso di logica paradossale o cercare di capire perché Gamma deduce quel che deduce dal fatto che, essendo così vicina a luoghi mitologici non possa proprio fare a meno di pensare ai Titani, equivarrebbe a deviare l’intero corso narrativo, pertanto cercherò di procedere nel prosieguo del racconto con la dovuta cautela, magari riprendendolo dopo alcune settimane, se non addirittura mesi, o anni, in ogni caso con molta concentrazione (al fine di distrarmi spontaneamente, tenendo perciò fede ai canoni di suddetta logica) e lasciare che il Tempo faccia quel che deve fare.
L’appaltatrice di istanti
"Nella prima persona plurale del verbo essere sono implicite diverse cose importanti, tranne l’appartenenza : paradossalmente infatti tutte le persone, inclusa me stessa, che vogliono essere ricordate per aver lasciato una testimonianza indelebile di quello che hanno fatto nella vita