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Glossario del contado isolano e dei comuni contermini a uso dei forestieri
Glossario del contado isolano e dei comuni contermini a uso dei forestieri
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E-book94 pagine1 ora

Glossario del contado isolano e dei comuni contermini a uso dei forestieri

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Info su questo ebook

Questo glossario non è la classica raccolta alfabetica di vocaboli ma un piccolo patrimonio lessicale di suoni e cadenze che diventa racconto a sé. 
Voci e ricordi di un'epoca ormai perduta riprendono forma in un testimone che si fa narratore. Opera autonoma colta e poetica, raffinata e ironica che, come in una foto d'epoca, risveglia la memoria di chi c'era, e ai più giovani apre la finestra su un mondo che oggi appare fiabesco.
LinguaItaliano
Data di uscita29 ott 2018
ISBN9788887007183
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    Anteprima del libro

    Glossario del contado isolano e dei comuni contermini a uso dei forestieri - Pino Sbalchiero

    Z

    A

    Pino Sbalchiero in una fotografia degli anni Sessanta

    abra-cadabra , parola misteriosa pronunciata per invocare forze occulte.

    àldare, argine. 2. Andar sull’aldare = accompagnare la morosa in luoghi appartati.

    alzève, alzatevi! (imperativo).

    amolàro, albero da frutto. Produce una varietà di susine. 2. Scorlare l’amolaro = menarsi il cuco da soli.

    àmoli, susine o ciliegio-susine. 2. Festa dei amoli il due di agosto, detta anche festa dei òmeni.

    anda, biscia lunga più d’un metro, di colore verde scuro e giallo; non velenosa. Si nutre di piccoli animali (rospi, topi, eccetera). 2. Andare di anda = andare a zig-zag, di qua e di là.

    anguàne, figure femminili, custodi delle fonti, tipiche delle leggende popolari importate dall’Europa centrale. Girano di notte e ad esse si attribuiscono strani compiti come, ad esempio, quello di servire gli spiriti folletti, il cui capo è il Salbanèlo. Col tempo furono chiamate anguane anche quelle donne che a Isola avevano il coraggio di uscire da sole di sera o di notte.

    aquasso, rugiada.

    arfiare, respirare, tirare un respiro. 2. Basta che la arfia = quando uno, vinto da lunghi digiuni e costretto a forzate astinenze, desidera ardentemente di fare l’amore, non va tanto per il sottile sulla scelta della donna: basta che la arfia.

    arne, anitre. 2. Andar fóra co le arne = portare le anitre al pascolo in campagna durante l’estate. Questo lavoro era riservato ai bambini.

    arnese, (ant. arnaso) botte piena, soda. 2. Ó n bel arnese = una cosa desiderabile.

    Assénsa ( festa dell’Assensa), festa dell’Ascensione. È ancora in uso il costume di cuocere e mangiare nel giorno dell’Ascensione un cotechino farcito con lingua di maiale secondo rituali propiziatori tramandati dalle antiche popolazioni venete. Con la primavera tornano anche i serpenti velenosi nelle campagne; chi mangia il cotechino è sicuro di non venir morso da alcun rettile o comunque di cavarsela anche dopo il morso.

    àstici, elastici; strisce di gomma o di tessuti elastici. Quelli di gomma, ricavati da vecchie camere d’aria delle biciclette, sono usati nelle fionde. Stiani gli astici venivano ingropati sui teneri e candidi galóni delle toséte in fiore, al posto delle giarrettiere.

    ava, ape. 2. Becà da ón’ava = punto da un’ape.

    B

    bacàn , rumore, strepito.

    bacàno, contadino proprietario di un bel fondo con discrete possibilità finanziarie. I bacani formano una specie di borghesia rurale. Una volta l’aspirazione maggiore di tutte le ragazze di campagna era quella di sposare un bacano. Quanti òci galo el portego del to moroso?, chiedevano le vicine all’amica fidanzata tornando a casa dai Fioretti. Se il moroso aveva tanti òci de portego, ossia possedeva il porticato del fienile con tanti archi, voleva dire che era di conseguenza proprietario anche di una grande stalla e di tanti campi. Le ragazze allora dicevano alla morosa: Beata ti, ’na volta sposata, te andrè a fare la sióra da un bacano.

    bachéta, bacchetta. 2. S-ciòpi a bacheta = fucili ad avancarica.

    bajardèlo, marchingegno speciale, messo sopra il chiavistello della porta, per aprire e chiudere la medesima. Alcuni bajardeli sono ordinati a fabbri di grido che battono il ferro con particolare arte. Le case dei bacani non hanno mai bajardeli fatti in serie.

    bai, bachi, insetti di ogni specie, i più schifosi dei quali sono quelli che incarólano la frutta, perché depongono le uova sui pomari, sulle siaresare e sui perari, quando sono ancora in fiore. Insetti speciali erano i bai da tabaco, neri e puzzolenti. Gli anticlericali chiamavamo i preti ‘ bai da tabaco’.

    ba ìl e, badile.

    bag ì gi, arachidi, noccioline americane.

    bale ( gratarsi le bale), equivale a grattarsi i testicoli: espressione comunissima per indicare l’azione di chi, non avendo niente da fare, passa il tempo a rumare con le mani in quel posto.

    baléte, palline colorate da gioco in terracotta, palline in genere.

    balet ó ni, pallettoni.

    balochéti (di terra), piccole zolle di terra.

    balotine, dolci, palline di pasta frolla con la superficie cosparsa di zucchero.

    balustrato, bandito da una comunità. A dichiarare una persona balustrata, ai tempi del mio bis­nonno, erano le autorità civili e religiose del luogo. Naturalmente i reati dovevano essere abbastanza gravi e comunque commessi con voluta malizia e sicura premeditazione. Si racconta infatti che uno fu balustrato da Malo perché aveva regalato al parroco un’anguria come segno di pace dopo anni di reciproci dispetti. Il parroco, però, quando aprì l’anguria, si accorse che l’interno era stato violato; attraverso un invisibile tassello il donatore aveva in precedenza introdotto un grossissimo stronzo.

    barba, zio. Nelle famiglie patriarcali il fratello che resta da sposare prende in mano le redini del governo e viene chiamato el barba.

    barchéssa, tettoia per proteggere il fieno e la legna dalle intemperie. Spesso i pollai e i piccoli stalli dei maiali non stanno all’aperto, ma sotto le barchesse.

    baréte, berretti.

    baruscàro, insieme intricato di cespugli e di rovi.

    bastansa, abbastanza (avverbio).

    bau-sète (fare bau-sète), gioco che consiste nel nascondere il viso e poi scoprirlo improvvisamente per far divertire i bambini.

    batòcio, battaglio di campana.

    becàro, macellaio.

    béco, caprone, maschio della capra. Poiché la capra è poligama, sono chiamati bechi per analogia tutti quei mariti le cui mogli vanno a letto con più uomini. Dato che il beco ha le corna, dare del ‘cornuto a un uomo è come dargli del beco. Il numero dei bechi si allunga a dismisura durante il passaggio degli eserciti e nei periodi in cui gli uomini sposati sono costretti a emigrare all’estero da soli.

    bergamo, bergamasco, dialetto esotico o lingua difficile da capire. Il dialetto bergamasco una volta era infatti una specie di arabo per i veneti. Però i ripetuti contatti, causati soprattutto da iniziative commerciali, permisero ai nostri vecchi di comprendere i significati e quindi di non essere più imbrogliati.

    bichi, erba agrodolce, con inflorescenza gialla.

    bìgoli, spaghetti fatti in casa col torchio. 2. Testa da bigoli = un mona che si lascia torchiare.

    bigólo, attrezzo in legno a forma di asta curva alle cui estremità sono fissate le reciare, ossia dei ganci

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