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La giustizia viene a passi felpati
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E-book189 pagine2 ore

La giustizia viene a passi felpati

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Info su questo ebook

Delitti e vita quotidiana a Ostia, porto di Roma, all'epoca di Antonino Pio. Un insolito "giallo" al femminile, in cui l'investigazione è svolta da una signora del II secolo con l'aiuto di amiche, donne della famiglia e schiave. "Ha ragione il vecchio detto: Le donne riescono a sapere tutto, perfino le conversazioni di Giove con Giunone!"
LinguaItaliano
Data di uscita5 nov 2018
ISBN9788827852781
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    Anteprima del libro

    La giustizia viene a passi felpati - Anna Manetti

    storie

    Personaggi principali

    Annia Rufina – nobildonna ostiense

    Caio Lucilio Prisco – suo figlio, magistrato

    Emilia – moglie di Caio

    Marco Lucilio e Lucilla – figli di Caio e di Emilia

    Trofimo – pedagogo di Marco e Lucilla

    Selene – ancella di Annia

    Claudia Titinia – amica di Annia

    Quinto Licinio Arellio - avvocato, figlio di Claudia

    Cneo Voltidio Longo – ricco armatore, vicino di casa di Annia

    Lucio Voltidio – suo figlio

    Voltidia Procula – sua figlia

    Atticilla – figlia di Voltidia

    Valeria Medullina – seconda moglie di Cneo Voltidio

    Nefele – schiava confidente di Valeria

    Demetrio – segretario di Cneo Voltidio

    Crisero – amministratore di Cneo Voltidio

    Lida (Ethelind) – schiava germanica

    Isidoro – liberto fidato di Lucio Voltidio

    Tito Allio Nigido – ex socio di Cneo Voltidio

    Yochanan ben Yehuda – falegname ebreo

    Sara – sua moglie

    Reuven – suo figlio

    I

    Ostia, anno 900 ab Urbe condita, (147 d.C.)

    Per essere la metà di settembre, la notte era stata eccezionalmente calda. Annia Rufina aveva dormito male e si era svegliata con la testa pesante e le gambe indolenzite.

    Sto invecchiando, c’è poco da fare! pensò con un sospiro, mentre osservava la leggiadra immagine femminile che era abituata a vedere ogni mattina sul muro del suo cubiculum di fronte al letto. Era stata dipinta più di trentacinque anni prima, quando lei era una giovane sposa, e la raffigurava seduta con grazia di profilo, intenta alla sua toilette mattutina.

    Sentì avvicinarsi i passi di Selene, che veniva a portarle come al solito dell’acqua con cui rinfrescarsi, e appoggiò i piedi sull’alto sgabello vicino al letto. Si sentiva un po’ stordita, ma si infilò i confortevoli sandali da casa e si alzò. Anche se stava ormai per compiere cinquantaquattro anni, aveva mantenuto una figura sottile e aggraziata, dal portamento elegante, come nell’affresco che la ritraeva poco più che adolescente: le leggere rughe intorno agli occhi e la chioma con qualche filo bianco tradivano la sua età, ma l’antica bellezza non era del tutto scomparsa dal suo viso.

    La donna che entrò con una brocca e un bacile d’argento fra le mani era sua coetanea: di corporatura più pesante della padrona, aveva un viso rotondo dalla pelle ambrata, occhi scurissimi e vivaci e capelli neri con striature argentate. Indossava una veste di un marrone rossiccio, fermata alle spalle da due graziose fibbie di niello lavorato. Selene veniva dalla Cirenaica ed era stata regalata ad Annia da suo padre quando avevano entrambe quindici anni. Da allora era rimasta sempre con lei, servendola con devozione.

    "Salve, domina. E’ una bella giornata. Come hai dormito?"

    A dir la verità, mi sento tutta sottosopra. Non so perché. Dev’essere questo caldo, che ormai sopporto male.

    Sdraiati ancora un momento. Ti farò un massaggio. Dopo una così lunga vita in comune, si capivano senza tante parole.

    Selene si era sposata da giovane con il cuoco della nuova famiglia di Annia, ma non aveva avuto bambini. Pur non essendo ormai più una schiava, aveva continuato ad essere un fedele appoggio per la sua signora e una seconda madre per i figli di lei, Caio e Priscilla. Ora erano vedove tutte e due da alcuni anni e questo le aveva legate ancora di più in un rapporto di amicizia più che di padrona e ancella, anche se mantenevano la formalità superficiale dovuta alla loro condizione.

    Sotto il tocco esperto e delicato delle sue mani, Annia si sentì subito meglio. Si rinfrescò e si cambiò, indossando una stola di una sobria tonalità fra il grigio e il malva, ravvivandola con un’originale spilla d’oro, di provenienza egiziana, smaltata a vivaci colori. Anche le calzature dai lacci intrecciati, che l’altra le porse, avevano un disegno insolito e interessante. Era una donna che, pur amando la semplicità, non disdegnava di darsi un tocco fuori dal comune. Sedette infine sullo sgabello per farsi pettinare: da tempo non si serviva di una ornatrix specializzata e preferiva il solo aiuto dell’ancella.

    Ogni giorno ringrazio gli dei che non siano più di moda quelle complicate acconciature con trecce posticce e montagne di riccioli, indispensabili all’epoca dei Flavi, che obbligavano a sedute di un’ora per prepararsi a uscire. Te le ricordi? Sono stata felice, quando Faustina ha cominciato a farsi pettinare semplicemente con i capelli raccolti dietro in onde leggere e tutte hanno imitato il nuovo stile lanciato dall’imperatrice. Ne rimpiango sempre la morte prematura, sei anni fa: è stata una cara amica per me, nonostante la sua elevata posizione.

    Selene andò poi a prendere un vassoio, dove erano disposti una focaccina al formaggio fresco, del miele e un piatto con uva e datteri. Mentre la padrona spilluzzicava qualcosa, le annunciò:

    "Domina, tuo figlio Caio chiede di parlarti: è qui fuori col giovane Marco."

    Oh! Dì loro che entrino subito.

    Si voltò verso la porta e avvertì, come le accadeva spesso, un senso di orgoglio nel veder entrare l’uomo alto dai lineamenti regolari sotto la barba corta e ben curata, dal portamento eretto e il passo sciolto. Suo figlio Caio Lucilio Prisco aveva trentacinque anni e ricopriva la carica di pretore urbano: quella mattina, indossava perciò la toga praetexta, orlata dalla striscia di porpora, usata dai magistrati e dai giovani. Assomigliava fisicamente al padre Publio e ne aveva ereditato anche la personalità affidabile e la schiettezza energica priva di affettazione. Il ragazzo che lo accompagnava, abbigliato come il padre, era il maggiore dei due bambini avuti da sua moglie Emilia: esuberante e piuttosto viziato da tutta la famiglia, era abituato a dire la sua su qualsiasi cosa. Il suo pedagogo Trofimo aveva un bel daffare nel convincerlo a studiare con impegno e regolarità, ma era una persona intelligente, che non si limitava ad un insegnamento formale e ripetitivo, e aveva sufficiente autorevolezza per farsi obbedire, pur essendo ancora giovane. Fortunatamente, Marco gli si era molto affezionato: ne faceva spesso il suo confidente e lo coinvolgeva nelle cose che lo attiravano di più.

    "Ave, madre. Scusaci per averti disturbato a quest’ora. Oggi sono impegnato presto al tribunale e Marco verrà ad assistere alla seduta, accompagnato da Trofimo. E’ bene che cominci a fare esperienza di vita pubblica. C’è un processo inconsueto, in cui l’avvocato è Galerio Licino: sai come le sue arringhe siano trascinanti e colorite, anche se tende ad andare per le lunghe. Questa volta non gli concederò più di tre clessidre di tempo o rischiamo di fare troppo tardi. Ti volevo far sapere che il nostro vicino Cneo Voltidio Longo ci invita a cena fra cinque giorni, col pretesto di festeggiare il genetliaco del nostro imperatore Aurelio Antonino Pio. Sa che tu sei stata amica intima di sua moglie Faustina e che la nostra famiglia gode ancora della fiducia del nostro principe. Gli devo mandare una risposta in mattinata."

    Annia sentì ritornare il malumore del risveglio e sbuffò:

    Che seccatura! Quell’uomo odioso … Se qualcuno decidesse di farlo sparire da questo mondo, renderebbe un gran servizio all’umanità.

    Notò l’espressione sbalordita di Selene a questa reazione poco consona al suo carattere, mentre Marco scoppiava a ridere esclamando:

    "Avia, mi preoccupi. Potresti assoldare qualche esperta di magie per eliminarlo. E’ così superstizioso, che non dovrebbe essere troppo difficile farlo morire di spavento."

    "Non essere impertinente, Marco, e porta rispetto a coloro che sono più vecchi di te. Hai appena compiuto solo quattordici anni, ricordatelo! Porti ancora la bulla al collo, ma ti comporti come se ti sentissi alla pari con gli adulti. Scusatemi, oggi mi sono svegliata con la luna di traverso. Verrò naturalmente, se pensi che sia opportuno, Caio."

    Immagino che dietro questo invito del nostro vicino, ci sia il desiderio di chiedere qualche favore, dato che finora ci siamo frequentati poco: forse il mio appoggio perché Aurelio Antonino venga a presenziare ai Ludi gladiatori che – ho sentito dire – Cneo vuole offrire alla città, in chiusura dei festeggiamenti di quest’anno per il nono centenario della fondazione di Roma.

    Sarebbe un grandissimo onore per lui.

    "E’ vero. Anch’io però non posso ignorarlo: è troppo ricco e potente. E’ riuscito a farsi eleggere patrono da più di dieci corporazioni ostiensi, oltre che da quella dei curatores navium, a cui appartiene di diritto come armatore. Per quanto forse abbia più nemici che amici, nessuno può negare che sia un uomo d’affari capace e lungimirante. E’ certamente ammirato, per la sua abilità ad accumulare ricchezze, da tutti coloro che non lo conoscono troppo bene. Credo che siano stati invitati anche Aufidio e sua moglie Giunia. Come sai, lui è stato da poco rieletto quaestor aerarii, un funzionario da tenersi buono."

    "Va bene. Mi auguro che la serata non si trascini in modo troppo formale e noioso. Benché non trovi simpatico il nostro ospite, tutto sommato potrebbe rivelarsi interessante conoscere meglio i suoi famigliari e cercare di capire come sopportano un pater familias che si direbbe dispotico e ingombrante. Non ho ancora mai incontrato la sua seconda moglie: a quanto ho sentito, è molto più giovane di lui e immagino che i due figli di primo letto non siano entusiasti di una tale matrigna. Ma Cneo non sarà certo il tipo da cercare la loro approvazione per le sue decisioni …"

    Allora, se sei d’accordo, gli farò avere il nostro assenso all’invito.

    Sì. Sai se Emilia ha qualche impegno per la giornata di oggi? Vorrei chiederle di accompagnarmi, magari insieme a Lucilla, a passare un paio d’ore alle nuovissime Terme del Foro. Non le ho ancora visitate, ma Claudia Titinia mi ha assicurato che, per quanto più piccole, non hanno nulla da invidiare come eleganza alle più moderne di Roma. Mi sono messa d’accordo con lei per andarci in tarda mattinata. Verrà anche sua nuora Sulpicia.

    Non credo che Emilia sia molto occupata stamattina. Sarà certamente contenta di venire.

    "Bene. Ci rinfrescheremo un po’. Valete, miei cari. A più tardi."

    II

    Ti saluto, Annia. Siamo pronte per uscire, se vuoi. Ho fatto preparare la lettiga, per evitare il caldo di quest’ora.

    Emilia, alta e sottile, aveva la lunga chioma castana raccolta semplicemente indietro con pettini di tartaruga. Nel suo viso dai lineamenti un po’ irregolari spiccavano gli occhi scuri, che conservavano un’espressione grave anche mentre la bocca, grande e generosa, sorrideva.

    Annia amava la compagnia gentile della nuora e ancora di più quella della nipote Lucilla, una bambina allegra e di buon carattere, che ora ammiccava da dietro la madre con aria da monella. La piccola aveva i capelli intrecciati sulla fronte e sciolti sulle spalle, com’era l’uso delle ragazzine, e teneva in mano una bambola snodabile dal corpo piatto e dalla testina in osso, acconciata in onde elaborate. La nonna le sorrise:

    "Andiamo allora. Passeremo un paio d’ore in gradevole compagnia e al fresco. Lucilla, vedo che porti con te anche la tua pupa: spero che alle terme troverai qualche altra bambina con cui giocare."

    La portantina, di elegante legno lucido con ornamenti d’argento sui pali, era grande abbastanza per ospitarle tutt’e tre ed era trasportata da sei imponenti portatori numidi con livree color cobalto. Si avviarono, lasciando aperte per far entrare l’aria le tendine dello stesso colore, mentre percorrevano il decumano massimo verso il centro. I monumentali edifici costruiti recentemente splendevano sotto il sole, in un tripudio di marmi e di statue.

    Bisogna proprio ammettere che gli ultimi imperatori non hanno risparmiato impegno e risorse per rinnovare queste strade del centro di Ostia. Non c’è dubbio che siano diventate più eleganti. Osservò Annia, quasi pensando ad alta voce. Ma per fortuna la nostra città è rimasta piena di giardini come in passato: mi sarebbe dispiaciuto se fossero state sacrificate le tante piante ombrose e i cespugli fioriti, che circondano anche le case modeste.

    "Non sono male neppure i nuovi quartieri di insulae moderne. E sono quasi sparite le zone più degradate e miserabili, come ne esistono a Roma."

    E’ vero ... Amo molto Ostia e ormai non posso immaginare di vivere altrove. E’ così gradevole la sua atmosfera di cittadina all’antica, in cui quasi tutti si conoscono!

    Anch’io mi ci sono ambientata bene. Convenne Emilia. Abbiamo tanti amici, mentre credo che in una grande città si finisca per vivere più isolati.

    "Oh, io non rimpiango affatto gli anni che ho dovuto trascorrere nella capitale con mio marito Publio. Lui, del resto, era legatissimo al proprio luogo di origine, come altri membri dell’antica aristocrazia ostiense. Appena gli è stato possibile, ha preferito lasciare i suoi incarichi alla corte imperiale e tornare qui nella nostra vecchia domus vicina a Porta Marina. Sono contenta che tu sia riuscita ad abituarti al nostro modo di vivere semplice e un po’ sonnolento."

    Emilia assentì vivacemente.

    Oh, sì. Mi piace il quartiere dove abitiamo e sono stata felice di potervi mettere radici, dopo la vita raminga della mia infanzia e dell’adolescenza. Come sai, mia madre ha sempre preferito seguire, insieme a noi, mio padre nelle province dove era inviato per i suoi incarichi ufficiali: dalla Bitinia, all’Egitto, dalla Numidia alla Lusitania. Qui mi sono sentita finalmente a casa.

    Annia la guardò sorridendo:

    Sono lieta di avervi vicini e di vedere i miei nipoti crescere in un periodo così pacifico e prospero, forse uno dei migliori della lunga storia di Roma. Non per nulla ad Aurelio Antonino è stato dato l’appellativo di Pio: amministra le ricchezze dell’impero e le sue popolazioni con saggezza e giustizia. Ho sempre apprezzato le sue qualità umane.

    Era quasi l’ora sesta e ancora per tre ore le terme erano riservate alle donne. All’entrata le attendevano le amiche Claudia e Sulpicia: la prima, sulla sessantina, era piccola e robusta con i capelli radi ma ancora neri e un’espressione placida. Vedendo arrivare il gruppetto, i suoi occhi

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