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Il magistrato e la strega
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Il magistrato e la strega
E-book106 pagine1 ora

Il magistrato e la strega

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Storico - romanzo breve (74 pagine) - Un austero magistrato, nel nome della giustizia e per amore verso una bellissima giovane accusata di stregoneria, lotta per portare la luce in un abisso di ignoranza, crudeltà e menzogna. Anche a costo del proprio sacrificio.


Cornelius Meyer è un magistrato già avanti negli anni. Ha dedicato la vita alla giustizia, alla verità e all’onore, valori per lui sacri. È solo, perso nel ricordo della moglie e della giovane figlia morte da anni, in un periodo, il XVI secolo, nel quale malattia e guarigione sono spesso incomprensibili alla stessa medicina.

Annabeth Kreuse è una contadina, molto giovane e molto bella, che vive isolata insieme al fratello minore. Non ha più i genitori e non ha un marito, è indipendente, modesta, sa leggere e contare. Non fa parte della vita del borgo, che la guarda con sospetto e diffidenza.

Si trova coinvolta in una accusa di stregoneria, e viene travolta da un vortice di menzogne, tradimenti e invidia.

Cornelius Meyer ritrova in quella fanciulla la voglia di vivere. La protegge e nel corso del processo scoprirà che nulla è come sembra, e che non esiste una sola verità.


Fulvio Mario Azzolini è nato a Torino nel 1954. Si è laureato in legge nel 1978 e nello stesso anno ha superato il concorso di Funzionario di Pubblica Sicurezza. È andato in pensione per raggiunti limiti di età nell’anno 2015, con la qualifica di Primo Dirigente della Polizia di Stato.

Appassionato lettore, amante soprattutto dei classici della letteratura russa e francese, ha iniziato a scrivere per il bisogno di comunicare le proprie emozioni. Scrive per se stesso e per gli altri, nella speranza di incontrare lettori con cui condividere pensieri e sensazioni.

Ama la storia e la vita della strada. Cerca di trasmettere nei propri scritti la realtà della vita, delle emozioni e dei sentimenti, nella convinzione che non siano i fatti in sé a essere importanti, ma la percezione delle persone che li vivono. Ogni situazione passa attraverso il filtro del proprio vissuto, e offre infinite, diverse sfaccettature.

Ha iniziato a scrivere tardi, questa sarebbe la prima vera pubblicazione.

Oltre la lettura e la scrittura, ama la moto, che gli permette di esplorare posti lontani in libertà, e lo sport intenso, che vive come una sfida con se stesso.

LinguaItaliano
Data di uscita26 mar 2019
ISBN9788825408577
Il magistrato e la strega

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    Il magistrato e la strega - Fulvio Azzolini

    stesso.

    1

    La capanna si ergeva in un piccolo spiazzo erboso, circondato da alte piante dal grosso fusto e da fitti cespugli, irti di rovi e colmi di more o mirtilli. La casupola era povera, costruita con vecchie assi di legno unite fra loro in modo approssimativo. Gli interstizi erano riempiti con paglia mista a fango, per combattere il freddo e l’umidità, e in diversi punti il legno era rovinato dalla vecchiaia e dalle intemperie. Eppure, fin dal primo sguardo, i commoventi segni di una amorosa attenzione rivelavano che la decadenza della struttura era dovuta alla povertà degli abitanti, e non all’incuria.

    L’interno era costituito da un’unica grande stanza, con un focolare centrale sul quale sobbolliva una pentola per metà piena di una zuppa di ortaggi, non molto densa. Un angolo era separato da una tenda, per proteggere la riservatezza di un giaciglio, mentre un altro pagliericcio era collocato nei pressi della porta.

    Appena entrati, si aveva una piacevole sensazione di ordine e pulizia. Il pavimento in pietra era spazzato di fresco, sui pochi mobili di legno grezzo non si notava un filo di polvere e mazzi di fiori profumati, con i gambi immersi in vasi di coccio pieni d’acqua, infondevano nell’ambiente il calore di una dolce ospitalità.

    Vicino all’unica finestra, un telaio e cumuli di stoffa ordinatamente sovrapposti facevano subito pensare alla presenza di una donna. Probabilmente giovane, a giudicare da alcune ingenue frivolezze, come il quadretto infantile appeso al muro, che rappresentava un bosco fantastico, e teli colorati a copertura dei giacigli.

    All’esterno, alcune galline razzolavano nel pollaio, protette da un graticcio di paglia e corteccia fatto a mano. Poco distante, una capretta brucava l’erba, vigilata da un cagnaccio nero, figlio di mille razze incrociate, dallo sguardo torvo e i denti aguzzi in mostra.

    Ancora più in là, un basso muricciolo a secco delimitava un orticello curato, suddiviso in quarti di terreno ben separati fra loro.

    Cornelius Meyer, il magistrato incaricato del mantenimento dell’ordine pubblico nel borgo, si soffermò a guardare la scena e pensò di non aver mai visto una povertà vissuta in modo così dignitoso. Si sentì quasi a disagio nel dover portare a termine il proprio incarico.

    – Che cosa aspettiamo ad arrestare quella maledetta strega?

    La voce sgradevole della signora Bettina, moglie del defunto fabbro Hammer, lo riportò alla realtà.

    La donna lo fissò con uno sguardo arrogante, piantata davanti a lui con le mani chiuse a pugno sui fianchi. Il viso rotondo, con i capelli biondi raccolti in una grossa treccia sulla nuca, era contratto dalla rabbia, e l’ira le faceva tremolare la carne molliccia delle braccia grasse.

    Una lontana risata sbarazzina attirò la loro attenzione. Si voltarono verso il ruscello e videro una ragazza bionda trascinare a fatica un secchio pieno d’acqua, aiutata da un ragazzo più giovane, molto robusto. Non si erano ancora accorti della presenza del gruppo numeroso vicino alla capanna e giocavano fra loro.

    – Ride quell’assassina! – disse con voce strozzata la signora Bettina.

    Alcune persone dietro di lei, tutti famigliari, le diedero corda e il magistrato benedì la propria decisione di avere portato con sé una decina di armigeri.

    Guardò imperioso la donna e i suoi compari, e assunse un’espressione grave.

    – Non voglio disordini, da nessuno – li avvertì con fare deciso. – La ragazza dev’essere processata, come prevede la legge.

    Delle voci si alzarono per protesta.

    – Appendiamola all’albero, quella strega! Lei e il fratello! – protestò la donna. – Ha ucciso mio marito con le sue magie!

    Cornelius la guardò con durezza. Non poteva consentire che fosse messa in discussione la propria autorità, e si rivolse ai borghesi con un tono che non ammetteva repliche.

    – Decido io che cosa si deve fare. Vado a prendere la ragazza, e voi restate qui senza fare nulla. Verrà con me solo la signora Hammer.

    Guardò poi il comandante delle guardie.

    – Resta qui con cinque dei tuoi e non fare muovere i borghesi – ordinò.

    Prese con sé gli altri cinque armigeri, armati di picche o archibugi, e s’incamminò verso i due giovani, che nel frattempo si erano accorti di loro e avevano rallentato il passo.

    Dovettero percorrere una cinquantina di metri, e Cornelius sentì alle sue spalle il fiato pesante della signora, affaticata dalla camminata sul terreno sconnesso. Lui invece non provò nessun disagio. Nonostante i suoi quarantasei anni, era forte e agile, immune dagli acciacchi che tormentavano i suoi coetanei.

    Aveva ancora tutti i denti sani, una buona vista e i capelli forti, anche se cominciavano a ingrigire. Conduceva una vita regolare, senza eccedere nel cibo e nel vino, così era riuscito a tenere lontani i dolori della gotta e dei calcoli.

    Raggiunse la giovane, che si era fermata spaventata. Si conoscevano già, si conoscevano tutti in quel piccolo borgo, ma Cornelius si stupì del cambiamento che la contadinella aveva subito negli ultimi mesi.

    Doveva avere diciannove anni, e sembrava un angelo. Era piccolina, minuta, vestita con una casacca di tela grezza di colore grigio, che lasciava scoperti i piedi nudi. Il viso era dolcissimo, con i capelli biondi raccolti in una treccia spessa che le scendeva fino a metà schiena. Gli occhi azzurri parevano non avere segreti, semplici e ingenui. La bocca rosea tremava per la paura e alcune gocce di sudore le imperlarono la fronte, per il caldo, la fatica e l’agitazione.

    – Buongiorno, signor Magistrato. Buongiorno, signora Bettina – mormorò.

    Posò il secchio e piegò un ginocchio in una rispettosa riverenza, mentre il fratello si nascondeva dietro di lei.

    Cornelius rimase colpito dalla bellezza inconsapevole della ragazza e istintivamente si aggiustò il colletto candido della camicia, che spuntava dal farsetto lungo alla vita.

    La grassa donna fece per intervenire, ma lui la bloccò infastidito.

    – Annabeth, devi venire con noi – disse, con un tono di voce che cercò di mantenere formale.

    – Ma io ho tanto da fare, signor magistrato – rispose la fanciulla, in un impossibile tentativo di sfuggire all’ordine appena ricevuto.

    – Ti devo arrestare, Annabeth. Sei accusata di avere ucciso con atti di stregoneria il fabbro Hammer.

    La ragazza impallidì e cadde in ginocchio, poi incominciò a piangere.

    – Io non ho ucciso nessuno, signor magistrato. Non sono una strega.

    – Non parlare, strega assassina! – esclamò la donna, con la voce alterata dall’odio.

    Cornelius si era quasi impietosito alla vista di quella ragazzina indifesa e fu sul punto di reagire all’odiosa brutalità della donna, ma si trattenne.

    Prendere apertamente le parti di una persona accusata di stregoneria avrebbe creato sospetti e dicerie, e bastava un nonnulla per finire in tribunale come complice.

    – Vieni con me, al processo potrai difenderti – le disse.

    Aveva cercato di mantenere un tono deciso e fece un segno imperioso agli armigeri.

    Questi fecero alzare la ragazza e le legarono strettamente le mani dietro la schiena. Ritornarono tutti insieme alla capanna, dove le guardie avevano nel frattempo cominciato la perquisizione. Non impiegarono molto tempo, la casupola era piccola con pochi ripostigli, ed era tutto in vista. Annabeth assistette in silenzio, e abbassò gli occhi quando i soldati buttarono all’aria le sue povere cose e ruppero alcuni vasi di coccio.

    Una guardia prese un grosso bastone appoggiato vicino alla porta.

    – Che cosa è questo?

    – Lo usiamo per rinforzare la chiusura della porta, di notte – intervenne per la prima volta il ragazzo.

    Il capo

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