Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La ragazza numero tre: Le indagini di Molly Sutton
La ragazza numero tre: Le indagini di Molly Sutton
La ragazza numero tre: Le indagini di Molly Sutton
E-book336 pagine4 ore

La ragazza numero tre: Le indagini di Molly Sutton

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Una ragazza scomparsa. Un’investigatrice improvvisata. E una montagna di deliziosi croissant.

L’americana Molly Sutton ha divorziato di recente ed è pronta a rifarsi una nuova vita. Decide così di trasferirsi nel paesino di Castillac, in Francia, per aprire un B&B. Sta cercando tranquillità, buon cibo, bellissimi giardini – e un’esistenza meno frenetica di quella che conduceva a Boston. Ma si sa, persino le migliori intenzioni a volte non bastano…

Molly è appena riuscita a superare i postumi del jet lag quando le giunge voce che una studentessa di un’accademia locale è scomparsa nel nulla. Oltre a rimettere in sesto la sua casa diroccata e a tuffarsi nella cucina francese, Molly finisce per essere coinvolta nelle indagini al fianco dei gendarmi di Castillac. Ma questo mistero si rivelerà ben più complesso dei casi di Nancy Drew, la sua eroina d’infanzia, e le smuoverà delle emozioni che pensava di aver messo a tacere per sempre, oltre a spaventare a morte i poveri abitanti del suo paese adottivo.

La ragazza numero tre è il primo libro della serie mistery di Molly Sutton. Se vi piacciono i gialli dalla trama avvincente, i personaggi realistici e le squisite prelibatezze francesi, allora non potrete che adorare i misteriosi intrighi contenuti nel romanzo di Nell Goddin.

LinguaItaliano
Data di uscita5 feb 2019
ISBN9781547569182
La ragazza numero tre: Le indagini di Molly Sutton

Correlato a La ragazza numero tre

Ebook correlati

Suspense per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La ragazza numero tre

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La ragazza numero tre - Nell Goddin

    La ragazza numero tre

    PARTE PRIMA

    Capitolo 1

    2005

    ––––––––

    Si sarebbe resa ridicola, su questo non ci pioveva. Non studiava il francese da anni e anche all’epoca non era esattamente la prima della classe. Ma si era trasferita a Castillac ormai da tre giorni, di certo sarebbe riuscita a mettere insieme un paio di frasi per comprarsi un pasticcino da accompagnare al caffè del pomeriggio. I negozianti erano lì per vendere la loro merce, non per giudicare il suo accento, no?

    Con quella convinzione in testa, Molly Sutton si premette il cappello nuovo di zecca sui ricci ribelli – "Un panama véritable", le aveva promesso l’insegna – e percorse a passo deciso il breve vialetto di casa, determinata a raggiungere il paese per gustarsi finalmente un bell’éclair.

    Tre giorni non le erano bastati per imparare la strada in mezzo a quel dedalo di viuzze anguste, ma Molly aveva un buon senso dell’orientamento e stava avendo uno di quei momenti di euforia da cui si fanno prendere gli espatriati quando non sono stretti nella morsa della burocrazia del loro Paese, o quando scoprono di avere appena mangiato una cosa celestiale come il pasticcio di allodola. La pietra dorata delle case le trasmetteva una sensazione di calore avvolgente. L’estate era ormai giunta al termine, ma l’aria non era frizzante. Molly procedeva a passo spedito e ogni tanto sbirciava dentro finestre e cortili, godendosi ogni singolo momento. Senza la minima idea di dove poter trovare una pâtisserie, decise di puntare dritto verso il centro del paese.

    Strano che tutti mettano ad asciugare i panni all’aria aperta. Non diventano duri come il cartone? s’interrogò Molly lungo il tragitto. Poi si fermò davanti al muretto di una casa e salì su un ciottolo per sbirciarne il giardino. Per un attimo fu tentata di sporgersi e toccare un paio di mutandine dall’aria costosa, giusto per vedere quanto fossero morbide, ma poi pensò che violare la proprietà privata di un vicino di casa per tastargli la biancheria intima forse non avrebbe fatto una buona impressione.

    Era lingerie La Perla. Morbida, di ottima fattura, trés chère e probabilmente valeva ogni singolo centesimo speso, rifletté tra sé e sé. Se avessi della biancheria così bella, io non la stenderei mai al sole. Meriterebbe come minimo un lavaggio a mano e dovrebbe essere asciugata, che ne so... dal frullo d’ali di un colibrì!

    Molly rimase lì in piedi a osservare i tre bikini e la sottoveste appesi ordinatamente al filo con delle mollette di legno. La strada era immersa nel silenzio. Si sentiva solo il frinire sordo delle cicale. Dopo essersi guardata in giro con circospezione, Molly si sporse lentamente in avanti e allungò le dita verso un bikini con un nastro rosa che avvolgeva il reggiseno.

    All’improvviso qualcuno urlò una frase che Molly non riuscì a decifrare. Ritirò svelta la mano e si diede un’occhiata intorno per risalire alla fonte del rumore. L’uomo che abitava nella casa accanto era uscito in giardino e stava parlando con il vicino attraverso la staccionata che divideva le due abitazioni.

    Molly chinò subito la testa e s’infilò svelta in una via traversa. Si trovò in una strada piena di negozi e di persone affaccendate a sbrigare commissioni, ad assaporarsi il caffè di metà mattinata o a chiacchierare con i vicini. Molly gironzolò per la via osservando l’insolita forma dei tetti e le insegne dei negozi, ascoltando molte parole francesi senza coglierne il significato e annusando il profumo di pollo arrosto, talmente invitante da farle venire le lacrime agli occhi.

    Non c’era nulla che le ricordasse la sua vecchia vita, e ne fu immensamente felice.

    A un certo punto la strada svoltava a destra e conduceva a una grande fontana. Alcuni studenti dell’accademia di belle arti stavano appollaiati sul bordo della vasca con le facce corrucciate, tutti intenti a tracciare degli schizzi sui loro blocchi da disegno. Molly li raggiunse e si sedette a osservare la gente che passava. Poi si ricordò dell’éclair e si mise alla seria ricerca di una pâtisserie. Aveva un sacco di cose da fare: il cottage che aveva comprato era quasi pronto per accogliere degli ospiti e i primi clienti sarebbero arrivati di lì a pochi giorni. Avrebbe dovuto comprare cuscini e lenzuola e dare una bella ripulita agli ambienti invece di gironzolare per il paese in cerca di dolci. Ma chiuse un occhio: dopo aver passato due anni d’inferno, era andata in Francia proprio per ritrovare pace e serenità. E aveva tutta l’intenzione di godersele.

    Oh, eccola lì!

    D’improvviso si ritrovò davanti a un piccolo negozio con la facciata laccata di rosso e l’iscrizione dorata Pâtisserie Bujold sopra la porta d’ingresso. Il profumo di burro e vaniglia l’afferrò per la maglietta e la trascinò nel locale.

    «Bonjour, madame» la salutò un omettino dietro al bancone.

    «Bonjour, monsieur» rispose Molly, sgranando gli occhi. Dietro la vetrinetta, c’erano file e file di pasticcini tanto perfetti da sembrare gioielli. Gioielli squisiti e appetitosi, sistemati con maestria da un vero artista, disposti per colore e simmetrici come un parterre. Meglio prendere la millefoglie, con gli strati infiniti di sfoglia friabile ripieni di crema pasticcera e quelle deliziose ondine di glassa in cima? Molly si sporse in avanti quasi fino a toccare il vetro con il naso. Le tartellette alle fragole sembravano deliziose, ma le bacche non erano di stagione ed erano di sicuro più belle che buone. Il bignè con la panna montata che fuoriusciva dalla pasta la stava conquistando. Ma era da tanto che sognava un éclair...

    «Madame?»

    Molly si ridestò dalla sorta di trance in cui era caduta. Prese un bel respiro e raccolse tutto il coraggio. «I pasticcini, tanto belli!» disse, facendo una smorfia per il suo francese maccheronico.

    L’uomo sorrise e fece il giro del bancone. Gli occhi gli caddero subito sulla scollatura della donna e vi indugiarono più a lungo del dovuto. Molly reagì con un sospiro d’insofferenza.

    Poi, con una velocità al limite della maleducazione, prese finalmente una decisione, pagò il conto e uscì dal negozio con un piccolo incarto tra le mani e un sorriso da ebete sulla faccia.

    Era a Castillac, la sua nuova casa, e stava per papparsi il primo vero éclair francese dopo quasi vent’anni.

    Finalmente sono qui, in Francia. E ci rimarrò per sempre.

    ––––––––

    «Sì, mademoiselle, come posso aiutarla?» chiese Thérèse Perrault, che era entrata a far parte delle esigue forze di polizia di Castillac solo pochi mesi prima.

    «Sì, ecco, mi trovo alla Degas» rispose la ragazza, facendo riferimento alla prestigiosa accademia di belle arti del paese.

    La Perrault rimase in attesa. Ormai era talmente stanca di doversi occupare di cani smarriti e infrazioni stradali, che quasi non ci sperava più che quella chiamata potesse trasformarsi in qualcosa di più interessante.

    «La mia compagna di stanza è... insomma, è scomparsa. Non la vedo da ieri, sto cominciando a preoccuparmi.»

    «Posso chiederle come si chiama, signorina?»

    «Maribeth Donnelly.»

    «Americana?»

    «Sì.»

    «E il nome della sua compagna di stanza?»

    «Si chiama Amy Bennett. È inglese. Ed è la studentessa più responsabile di tutta l’accademia. Per questo sono molto preoccupata. Non se ne sarebbe mai andata senza dire niente a nessuno.»

    La Perrault scribacchiò gli appunti, cercando di afferrare tutte le parole della studentessa. «Capisco. Ha già avvertito qualcuno dell’accademia?»

    «Ne... ne ho parlato con un insegnante, il professeur Gallimard. Amy non si è presentata alla sua lezione stamattina.»

    «Da quanto tempo è scomparsa, esattamente?»

    «Abbiamo cenato insieme ieri sera. Poi io sono uscita con il mio ragazzo e lei è tornata in studio per finire un disegno che doveva consegnare. Non ha più fatto ritorno in dormitorio e non l’ho vista per tutto il giorno» rispose la ragazza con la voce rotta.

    «Non sono passate nemmeno ventiquattr’ore» l’avvisò la Perrault, non tanto per liquidarla quanto per non demoralizzarla. «E temo che la gendarmerie si attivi solo in caso di scomparsa di minori... Mi sa dire quanti anni ha la sua compagna di stanza?»

    «Diciannove. Mi scusi,» proseguì Maribeth «non conosco le procedure per le persone scomparse, qui, in questo Paese. Volevo solo... insomma, agente, non voglio sembrarle una pazza, ma ho... ho davvero un brutto presentimento.»

    L’agente Perrault le spiegò che questi casi tendevano quasi sempre a risolversi positivamente. Le chiese se Amy avesse un fidanzato, un’automobile, se avesse la possibilità di accedere a del denaro... e annotò con cura sul taccuino tutte le risposte della ragazza americana.

    Prima di chiamare al cellulare il comandante Dufort, il suo superiore, Thérèse Perrault si prese un momento per ripensare a tutto quello che le aveva detto Maribeth Donnelly, cercando di imprimersi nella mente la voce della ragazza. Era solo un’impressione – e lei non aveva abbastanza esperienza per sapere se le sue sensazioni la stessero portando sulla strada giusta –, ma la Perrault si fidava di Maribeth Donnelly, e non pensava che fosse pazza o instabile. Era solo un’amica preoccupata che aveva i suoi buoni motivi per stare in pensiero. Poi, in rapida successione, l’agente dapprima sorrise, poi si rabbuiò. Era elettrizzata al pensiero che finalmente stesse succedendo qualcosa di eccitante nel paese di Castillac, ora che era entrata in polizia, ma si sentiva profondamente in colpa per aver gioito della potenziale tragedia di qualcun altro.

    Come tutti in paese, la Perrault sapeva che anche altre due donne erano scomparse da Castillac senza lasciare traccia; ma erano casi che risalivano a parecchi anni addietro. Il primo, quello di Valérie Boutillier, era una delle ragioni per cui la Perrault aveva intrapreso la carriera nelle forze dell’ordine. Thérèse aveva diciotto anni quando la ragazza era scomparsa, e sebbene non l’avesse mai conosciuta di persona, come spesso accadeva a Castillac, aveva degli amici che la conoscevano e membri della famiglia che erano in qualche modo legati ai parenti di Valérie. La Perrault aveva seguito scrupolosamente le indagini e aveva provato a risolvere quel rompicapo. Ogni tanto ci pensava ancora e sperava che un giorno o l’altro sarebbero saltate fuori nuove prove che le avrebbero permesso di scovare il rapitore della ragazza.

    Il corpo non era mai stato ritrovato e non c’era la minima prova di illecito. Ma Thérèse non aveva dubbi: l’avevano uccisa.

    Valérie Boutillier non era stata l’unica. E adesso ce n’era una terza.

    Capitolo 2

    Molly aveva impiegato un anno intero a trovare la sua nuova casa, la Baraque. Il giorno del divorzio aveva incassato un assegno con la metà dei proventi ricavati dalla vendita della casa coniugale. L’importo era sufficiente per comprarsene una nuova tutta per lei, e in quel momento non aveva avuto il minimo dubbio: si sarebbe trasferita in Francia. Ci era stata incredibilmente bene da studentessa, a vent’anni, ma per un motivo o per l’altro non era mai riuscita a ritornarci. Durante quella bizzarra fase post-divorzio, quando il mondo le stava crollando addosso e alternava momenti di euforia a stati di depressione, aveva trascorso intere giornate a spulciare siti web per informarsi sulle varie regioni francesi, a leggere di notaires, contratti e periodi per il diritto di recesso, e a sciogliersi davanti alle spettacolari fotografie di antichi casolari di campagna in pietra – e perfino degli châteaux – che erano stati messi in vendita. Le infinite pagine web descrivevano in dettaglio le abitazioni più maestose che avesse mai visto e, a seconda della posizione, potevano addirittura costare meno della monopiano di periferia in cui viveva in quel momento! Era stata un’esperienza a dir poco orgasmica.

    Dopo che un’amica era stata minacciata con una pistola e una sua cugina era stata quasi violentata nel salotto di casa, Molly aveva capito che il quartiere in cui viveva – un posto che fino ad allora non aveva mai considerato un ricettacolo di criminali – era diventato davvero pericoloso. Parte del fascino che le case francesi avevano esercitato su di lei era dato dal fatto che le sarebbe piaciuto vivere in un luogo più sicuro, dove le persone non venivano colpite da un proiettile ogni tre minuti. Avrebbe potuto gettare via lo spray al peperoncino che portava in borsa e vivere più rilassata. Ovviamente la Francia non era immune alla criminalità – il pericolo era dappertutto di quei giorni – ma aveva avuto la netta sensazione che laggiù si sarebbe sentita più al sicuro. Assoluta tranquillità, un po’ di giardinaggio, qualche deliziosa leccornia francese, e avrebbe potuto buttarsi alle spalle il suo matrimonio fallito e l’ambiente malfamato della periferia di Boston.

    Un nuovo inizio in un Paese che adorava. Che cosa sarebbe potuto andare storto?

    Non le era mai venuto in mente di documentarsi sul reale tasso di criminalità dei posti in cui stava considerando di trasferirsi. Era stata ingenua in maniera quasi grottesca, e più avanti se ne sarebbe resa conto, ma aveva semplicemente dato per scontato che un paesino con una graziosa chiesetta storica, un mercato contadino in cui gli anziani stavano seduti su sedie pieghevoli a vendere funghi, e dove parecchi giorni l’anno si organizzavano feste in piazza in cui tutti gli abitanti si ritrovavano per mangiare insieme, un paesino così affascinante e con quel forte senso di comunità doveva per forza tradursi in una totale assenza di pericoli. E come si fa – si sarebbe domandata più avanti, quando ormai era troppo tardi – a correggere un errore di valutazione se nemmeno ci si è resi conto di averlo fatto?

    Molly aveva passato mesi e mesi ad analizzare case e relative posizioni. L’assegno che aveva ricevuto bastava a coprire il costo di un’abitazione appena sopra la media (e di questo ne fu estremamente grata), ma una casa più grande l’avrebbe prosciugato fino all’ultimo centesimo. Nella sua nuova vita da trentottenne divorziata, Molly aveva bisogno di un’entrata sicura, così aveva cercato un alloggio che avesse almeno una dépendance da poter affittare. Se l’operazione fosse andata a buon fine, e fosse riuscita a trovare un posto dotato di stalle e granai da riconvertire, avrebbe potuto espandersi e gestire il proprio impero alberghiero con un’armata di gîtes (l’equivalente francese dei bed & breakfast) pronti ad accogliere turisti in cerca di spensieratezza.

    Be’, forse impero era un tantino esagerato. Ma Molly sperava che in breve tempo sarebbe riuscita almeno a pagare le bollette. Il trucco stava nel trovare una casa non ancora ristrutturata (troppo cara!) o restaurata (carissima!), o che non fosse un rudere che avrebbe necessitato di troppi soldi per essere rimesso in piedi.

    Mentre i siti l’avevano ingolosita con immagini di posti inaccessibili, Molly aveva cominciato a pensare che forse avrebbe trovato qualcosa di più abbordabile se avesse sondato gli angoli meno patinati del web. E infatti, un giorno, aveva scovato un elenco molto interessante sul blog di un espatriato. Il blog si presentava piuttosto abbozzato e Molly aveva nutrito qualche dubbio sul fatto che l’autore vivesse davvero in Francia: la grammatica era stentata, la grafica molto povera e i post sulla vita francese sembravano stereotipati, quasi fossero trascrizioni di frasi riportate male, o addirittura inventati di sana pianta. Le fotografie della Baraque erano sfocate, ma Molly era riuscita a scorgere la famosa pietra dorata che rende celebre il dipartimento della Dordogna. Aveva intravisto molte strutture annesse all’edificio, anche se alcune, come la vecchia piccionaia, davano l’idea di essere fatiscenti. Molly si era immaginata subito laggiù, in giardino, a mangiare pasticcini e a sorseggiare del kir.

    Quel giorno si era innamorata follemente.

    Sei mesi più tardi stava sobbalzando in un taxi lungo il vialetto della Baraque, dopo essersi sbarazzata di tutti i ricordi della sua vecchia vita, fatta eccezione per una piccola cassa contenente i suoi amatissimi attrezzi da giardinaggio e gli utensili da cucina. La svendita era filata liscia come l’olio e, sebbene ciò che rimaneva della sua famiglia e gran parte dei suoi amici la ritenessero una pazza, Molly aveva spedito la cassa in Francia e prenotato un biglietto di sola andata per Bordeaux senza il minimo ripensamento.

    Castillac era un paesino con una piazza vivace che ospitava un mercato una volta alla settimana. C’erano i tetti con le tegole arancioni, le vie anguste e le antiche case in pietra che Molly amava tanto, ma nessuna attrazione particolare, come uno château o una cattedrale; qualche visitatore veniva attratto dalla sua tranquillità, ma le strade non erano intasate di turisti che a lungo andare avrebbero potuto risultare una seccatura per un abitante del posto. La Francia sudoccidentale era celebre per le sue grotte, per le anatre e i funghi, per i tartufi; il clima era temperato e le pâtisseries innumerevoli. Era il luogo perfetto per riprendersi da un matrimonio finito male.

    Molly aveva avuto a disposizione due giorni e mezzo per prepararsi all’arrivo dei primi ospiti, un tempo neanche lontanamente sufficiente per lei – l’organizzazione non era mai stata il suo forte. Quei due giorni e mezzo passati a dipingere, spazzare e strofinare come una pazza erano volati via in un batter d’occhio, e ora aveva ricevuto un sms che la informava che gli ospiti si trovavano a circa quarantacinque minuti di distanza.

    Molly riuscì a tirare a lucido il cottage in tempo, ma c’era mancato poco. La pietra antica era qualcosa di meraviglioso, ma trasudava polvere da ogni fessura, talmente in fretta che aveva ricoperto di nuovo tutto prima ancora che Molly avesse riposto l’aspirapolvere. Le finestre erano piccole e le sfregò vigorosamente con fogli di giornale e una soluzione di aceto per fare entrare tutta la luce possibile. Una volta finito, fece qualche passo indietro ed esaminò il tutto con grande meticolosità.

    Dunque, pensò spero che nessuno mi denunci per essersi inzuccato contro quella trave. Però ha un certo fascino, a modo suo.

    Poi si allontanò barcollando con in mano il secchio e lo straccio, tutta sporca e madida di sudore, con l’unico desiderio di farsi una bella doccia e bersi qualcosa prima di accogliere gli ospiti.

    Si era appena versata un po’ di vino bianco nella crème de cassis, ammirando come il colore violaceo e denso vorticasse nel bicchiere, quando sentì il colpo di clacson di un’automobile.

    Pur non essendo avvezza alle preghiere, alzò gli occhi al cielo e disse tra sé e sé: Ti prego, fa’ che non siano rumorosi. O maleducati. Né troppo chiacchieroni o taciturni. O inquietanti. E, ehm... fa’ che l’idea che ho avuto non si trasformi nel più grosso errore della mia vita.

    «Bonjour!» esordì Molly mentre la coppia scendeva da un taxi dall’aria sudicia. Il tassista uscì dall’automobile e le fece un cenno con la testa. «Mi chiamo Vincent» disse, sfoderando un ampio sorriso. «So parlare inglese, Molly Sutton!»

    Il fatto che uno sconosciuto sapesse il suo nome la prese in contropiede, ma alla fine riuscì a pronunciare un «Enchantée», seguito da un «Benvenuti, signore e signora Lawler!». Era contentissima che gli ospiti fossero americani, così almeno la prima volta non avrebbe dovuto sforzarsi troppo per comunicare. Inoltre, avrebbero avuto bisogno di qualche giorno per riprendersi dal jet lag, proprio come lei.

    Il signor Lawler si avvicinò a grandi falcate e le diede una vigorosa stretta di mano. «Siamo felicissimi di essere qui» esordì. «E la prego, ci chiami Mark e Lainie.»

    Poi strinse la mano al tassista per congedarlo, e lo pagò. «E adesso ci faccia fare il tour della casa!» esclamò in direzione di Molly.

    Lei gli sorrise e si mise subito a fare da cicerone, mostrando loro tutte le stanze della Baraque prima di farli sistemare. Ma sotto l’espressione raggiante, Molly si chiese quale problema affliggesse Lainie. La donna, infatti, non aveva spiccicato parola da quando era arrivata, e aveva così tanto botulino in faccia da sembrare paralizzata in una sorta di stupore infantile.

    Non sta a me giudicare si disse Molly. Ripetilo altre sessantamila volte. E mettitelo in testa, questo è un buon modo per guadagnare qualche soldo. Due chiacchiere, qualche stretta di mano... ed è fatta. Devi solo riuscire ad assicurarti abbastanza prenotazioni da poterti permettere una donna delle pulizie e lasciare a lei la scocciatura della polvere!

    ––––––––

    Un giorno. Poteva essere tutto. O niente.

    Il comandante Benjamin Dufort, uno dei tre gendarmes di cui era composta la polizia di Castillac, fece il giro della scrivania e alzò la cornetta del telefono, ma la ripose subito. Guardò negli occhi la Perrault e serrò le labbra. I suoi pensieri erano indecifrabili. «Maron!» sbraitò all’agente nella stanza accanto.

    Gilles Maron apparve sulla soglia dell’ufficio con un’espressione serena in volto, sebbene non avesse gradito affatto il tono con cui il comandante l’aveva chiamato a rapporto. Era un agente esperto, vicino ai trenta, che era stato trasferito a Castillac direttamente dalla banlieue di Parigi, la sua prima destinazione assegnata. Dufort si era dimostrato ben contento al suo arrivo e, fino ad allora, era rimasto molto soddisfatto del suo operato.

    «Bonjour, Maron. L’agente Perrault ha ricevuto una chiamata alle ore 15. Era una studentessa dell’accademia di belle arti, diceva che la sua compagna di stanza era scomparsa. La Perrault ritiene che la ragazza al telefono fosse una persona avveduta e non ne stesse semplicemente facendo un dramma come a volte accade ai ragazzi di quell’età.» Dufort fece una pausa, passandosi una

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1