Aztahlak …il ritorno dell’airone
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Anteprima del libro
Aztahlak …il ritorno dell’airone - Learco Learchi d'Auria
el.dorado.44@hotmail.com
Prefazione
Ancora una volta Learco ci stupisce con questo suo 32° libro per la capacità estrosa ed artistica di intessere eventi storici, seppure inseriti in lezioni magistrali, con fatti di vita, vissuta da una qualsiasi famiglia bene dei tempi nostri.
Attuali sono anche gli intrighi e le situazioni scabrose che si nascondono nell’ombra, per molti anni, finché il troppo osare riempie la misura e scatta quella giustizia imprevedibile che tutto rende comprensibile. Un Airone riporta la felicità in una famiglia, ingiustamente, perseguitata e mortificata da azioni indegne e inumane di loschi individui, seppure parenti.
L’autore si cimenta nel descrivere l’epoca della conquista del Messico da parte degli Spagnoli e lo fa attraverso le lezioni di Aztahlak de Cholula, un professore che insegna nella Scuola Preparatoria
che consta di un biennio di frequenza obbligatoria per chi voglia, poi, accedere alle Facoltà Universitarie nella città di Mérida, posta nella Stato dello Yucatán (Messico). I racconti proseguono con la storia del Vicereame di Nueva España
e l’inizio della guerra di Indipendenza che darà origine alla costituzione del Nuovo Impero Messicano
. È una lunga corsa attraverso il tempo che Learco snoda, inframezzandola con le vicende personali di Aztahlak, più volte definito dai propri studenti Professor Airone
a causa della raffigurazione di un airone su un anello, che porta al dito, giunto a lui, passando di padre in figlio primogenito, nel corso degli ultimi cinque secoli. La vita di Aztahlak scorre tranquilla e ritmata dal calendario delle lezioni, che eroga ai ragazzi con dovizia di particolari, ma il Destino gli aveva preparato una sorpresa che avrebbe sconvolto la sua tranquilla quotidianità: Isabel.
Isabel, sollecitata dalla descrizione entusiasta di Soledád, sua figlia, lo cerca e lo incontra e le vicende del protagonista si complicano. Aztahlak si invaghisce di Isabel, la conturbante e ricca vedova, madre di Soledád, una sua allieva. Niente è più come prima. Il romanzo storico continua a snodarsi attraverso le lezioni programmate di storia mentre le vite di Aztahlak e Isabel si intrecciano e, anche se devono essere guardinghi, in qualche modo vanno avanti. Ma le sorprese non sono finite e la loro vita si tinge di giallo quando i cognati di Isabel, che l’hanno resa vedova anzitempo, uccidono anche i genitori di lei, che periscono in un incendio doloso. Gli omicidi, e molti altri reati, sono alla base dell’interesse per l’enorme patrimonio ereditato da Isabel che sfugge ad un tentativo di assassinio, ordito contro di lei. Aztahlak per difendere la vita dell’amata si frappone tra il proiettile ed il corpo di Isabel e la salva. l’Airone, personificazione del bene, diventa l’eroe che lotta contro il male e vince, regalando serenità e felicità a Isabel e a Soledád che, ormai, non speravano più.
La storia è avvincente, la lettura è scorrevole secondo lo stile dell’autore che, con colpi di scena appositamente creati, riesce a tenere, piacevolmente, impegnato il lettore fino all’ultima pagina.
Elisa Savarese
Presidente dell’Università Avalon
Viaggiando alla scoperta di antiche
leggende ci si trova perduti nel tempo
e nello spazio dimenticando la realtà.
La fantasia gioca con storie intessute,
come arabeschi, su fragili ali di farfalle
e ...vola lontano, lontano.
La curiosità prende il cuore inseguendo
parole e pulsioni della mente, in attesa
di vedere come la storia finirà.
Dedico questo fantasioso racconto di
ricerca storica ma anche di amore, a
tutti i miei fedelissimi lettori.
Learco Learchi d’Auria
I protagonisti del presente romanzo così come alcuni personaggi, ed anche l’autore tal quale si descrive, sono stati ideati dalla fantasia. Ogni riferimento a persone o fatti, anche storici, realmente accaduti sono puramente casuali. Le pagine con fondino più scuro distinguono gli eventi accaduti in epoca remota rispetto a quella attuale. Le parti stampate con caratteri differenti da Times New Roman
, qualora non sia stato possibile citarne le fonti, sono state riprese da Internet o da articoli riportati su Internet, su Google, su Wikimedia (movimento globale con contenuti educativi gratuiti) nonché su Wikipedia (enciclopedia libera ed aperta gestita da editori volontari)
Prologo
Quella degli Aztecas fu una delle grandi civiltà precolombiane, la più florida e viva al momento del contatto con gli Spagnoli. Si sviluppò nella regione mesoamericana dell’attuale Messico. In nahuatl
, il linguaggio nativo degli Aztecas, Azteca
significa colui che viene da Aztlan
.
Gli Aztecas si riferivano a loro stessi come Mexicas. Essi dicevano di provenire da Azlan
, un luogo posto ad Oriente nell’Oceano Atlantico. Quando gli invasori spagnoli del Messico seppero che gli Aztecas provenivano da una terra chiamata Aztlan
, si convinsero che gli indigeni fossero i discendenti degli Atlantidei.
L’uso del termine azteca
, come termine generico per designare tutte le genti accomunate da tradizioni, abitudini, religione e lingua ai Mexicas, era stato introdotto dal geografo tedesco Alexander von Humboldt per distinguerle dagli attuali messicani.
Learco dopo aver letto il risultato di una parte della sua ricerca su internet, si tolse gli occhiali, chiuse la pagina e si soffermò a pensare, dubbioso, ma poco dopo inforcò nuovamente gli occhiali e riprese la lettura iniziando dai cenni mitologici e storici riportati su in un articolo ripreso da Wikipedia.
La leggendaria terra degli Aztecas era Aztlán, un termine in lingua nahuatl che significa luogo dell’airone
. Solitamente si pensa che Aztlan fosse situata da qualche parte a Nord della Valle del Messico; alcuni esperti la posizionano tra il Messico Nordoccidentale ed il Sudovest degli Stati Uniti, mentre altri la considerano un luogo mitico, dato che Aztlan può anche essere tradotto con luogo di origine
. Qualunque cosa li abbia convinti ad abbandonare Aztlan, i Mexicas giunsero nella valle del Messico a metà del XIII secolo. La leggenda di questi viaggi viene trasmessa in numerosi racconti aztecas.
Nel XIII secolo, nella Valle del Messico, esistevano numerose Città-Stato tra le quali Xochimilco, Tlacopan, Chalco, e Atzcapotzalco. Le più potenti erano Culhuacan, situata sulla costa meridionale del lago Texcoco, e Atzcapotzalco, su quella occidentale. Quando arrivarono i Mexicas, essendo una tribù seminomade e non avevano posto in cui andare, si decisero a porre fine al loro lungo peregrinare. Attorno al 1248 fondarono il loro primo insediamento su Chapultepec, una collina sulla costa occidentale del lago, in cui si trovavano numerose sorgenti, ma gli abitanti di Azcapotzalco cacciarono i Mexicas da Chapultepec, nel 1299. Fu, invece il capo di Culhuacan, Cocoxtli, a dare loro il permesso di colonizzare l’arida zona di Tizaapan. Qui, tramite i matrimoni, si fusero con la cultura di Culhuacan.
Nell’anno 1323 chiesero al nuovo re di Culhuacan, Achicometl, di cedere loro una sua figlia, in modo da farla diventare la dea Yaocihuatl. All’insaputa del re, i Mexicas stavano progettando di sacrificarla. I Mexicas credevano che facendolo la principessa si sarebbe unita agli altri loro dei, diventando una dea anche lei. Avvenne che, durante un rituale, un sacerdote si presentò indossandone la pelle. Il re ed il popolo di Culhuacan furono presi da orrore, per quanto accaduto alla principessa, ed esiliarono i Mexicas.
Obbligati a fuggire, nel 1325 giunsero su una piccola isola del lato occidentale del lago Texcoco, dove iniziarono a costruire la propria città, Tenochtitlan, allargando il terreno fino a renderlo un’ampia isola artificiale. Si dice che fosse stato lo stesso dio azteca, Huitzilopchtli ad ordinare agli Aztecas di fondare la città nel punto in cui avrebbero visto un’aquila, su un cactus, con un serpente tra le zampe. Gli Aztecas, a quanto pare, videro la scena sulla piccola isola che poi divenne Tenochtitlan. Questa visione è ancora ricordata nello stemma del Messico.
Un secondo gruppo di Mexicas si insediò nella parte settentrionale dell’isola, creando Tlatelolco. Originariamente si trattava di un regno Mexica indipendente, ma alla fine fu assorbito da quello di Tenochtitlan.
Nel 1376 i Mexicas elessero il loro primo tlatoani
, Acamapichtli, seguendo le tradizioni apprese dai Culhuacan. All’inizio i Mexicas si offrivano come mercenari nelle guerre che coinvolgevano diversi stati Nahua. Tra il 1376 ed il 1427 i Mexicas erano vassalli di Azcapotzalco. I re aztecas Acamapichtli, Huitzilíhuitl e Chimalpopoca erano, di fatto, assoggettati a Tezozómoc, il re tepaneco di Azcapotzalco.
Quando Tezozómoc morì nel 1426, il figlio Maxtla ascese al trono di Azcapotzalco. Poco dopo Maxtla assassinò Chimalpopoca, il re azteca. Nel tentativo di sconfiggere Maxtla, il successore di Chimalpopoca, Itzcóatl, si alleò con Nezahualcóyotl, re esiliato di Texcoco. Questa coalizione rappresentò la nascita della Triplice alleanza azteca. Itzcóatl, Nezahualcóyotl ed i loro alleati assediarono Azcapotzalco, catturarono Maxtla e lo sacrificarono.
La Triplice alleanza di Tenochtitlan, Texcoco e Tlacopan avrebbe, nei successivi cento anni, dominato la Valle del Messico estendendo il proprio potere dal Golfo del Messico alle coste dell’Oceano Pacifico.
«Sì, come introduzione può andare bene...» si era detto lo scrittore e poi: «...d’altra parte un cenno sulle origini degli Aztecas è necessario per capire come si inserisce la storia di Aztahlak de Cholula che seguirà.»
Learco aveva appena finito di fare quella considerazione ed ecco giungergli una chiamata attraverso il programma video-vocale di Skype. Era la Presidente della Uniavalon
che, come il peperoncino piccante nella culinaria messicana, voleva essere presente, seppure da lontano, intromettendosi nei piani dello scrittore.
«Buona sera a lei, Signora Presidente...» aveva educatamente risposto ma, in realtà, pensando: «... un accidente, mi stai con il fiato caldo sul collo!»
«Buon pomeriggio, amico mio! Che cosa state scrivendo di bello?»
«Bello non sono sicuro che lo sia. Sono ancora immerso nelle ricerche preliminari e non ho ancora chiaro in mente il progetto, definitivo, di una trama» aveva, onestamente, risposto.
«Non avete preparato una scaletta?»
«In linea di massima sì. Le scale si fanno salendo ma, come spesso mi accade, devo anche scenderle a ritroso per rivoltare tutto ciò che ho scritto troppo frettolosamente. Non è la prima volta che, giunto quasi alla fine di un racconto, mi rendo conto che non funziona.»
«In tale, deprecabile, frangente che cosa fate?
«Faccio quello che ho sempre fatto: butto all’aria tutto, salvo il salvabile, modifico, riscrivo, taglio e cucio come può fare un sarto con un modello imperfetto» aveva confessato, sospirando, Learco.
«Dite una cosa: che nome ha questo carta-modello?» aveva chiesto la co-editrice ridendo un poco per la battuta appena uscitale dalla bocca.
«Lei ride ma io non mi sento di farlo. Il titolo provvisorio è "Aztahlak … il ritorno dell’airone"»
«Perdonate la mia battutaccia ma sentendovi parlare di come opera un sarto insoddisfatto, mi è venuto spontaneo di paragonare lo stato attuale del vostro lavoro ad un carta-modello
. Ma dite, perché il titolo è provvisorio… e, poi, di cosa tratta il libro?»
«È un romanzo storico con doppia trama che si intreccia attorno all’antica storia della conquista del Messico da parte degli Spagnoli. Ho detto doppia trama perché Aztahlak de Cholula è un professore di storia e filosofia, discendente di un antenato azteca proveniente proprio dalla città di Cholula, alleata e vassalla dell’Imperatore Montezuma II. In questo momento tutto è provvisorio all’inizio del libro. Il titolo, poi, potrebbe cambiare in funzione di ciò che verrà scritto dopo... cambiarlo non mi pone alcun problema, sebbene sia legato al nome del personaggio pilota. La difficoltà vera è rappresentata da tutto il resto.»
«Capisco e condivido. Mi sto rendendo conto che vi trovate in uno stato di pessimismo eccessivo e non desidero importunarvi oltre con la mia curiosità di sapere.»
«Nel suo caso la curiosità è giustificata dal ruolo che impersonate» aveva, bonariamente, detto Learco.
«Vi riferire a quello di Presidente dell’Ateneo?»
«No! Ho smesso, da tempo, di sedere sui banchi dei discenti. Mi riferisco, piuttosto, alla funzione di co-editore
dei miei libri.»
«Avete ragione ma non dovete preoccuparvi: siete stato, e tuttora lo siete, uno dei miei scrittori preferiti. Ora vi devo lasciare ma vi auguro un ottimo lavoro. Vedrete che tutto si risolverà al meglio.»
Con questa frase di incoraggiamento cessò la conversazione avvenuta nel freddo autunno di quell’anno 2018.
Messico – Stato dello Yucatán - Città di Mérida – Giovedì 20 settembre 2018 - Il Prof. Aztahlak de Cholula
Gli studenti della classe mista del primo anno della Scuola Preparatoria
ascoltavano, attenti, la lezione di storia che il Prof. Aztahlak de Cholula stava erogando passeggiando tra le sedie, con leggio, degli allievi.
«Il 16 settembre abbiamo commemorato la Festa per l’Indipendenza. Ma per giungere a questo risultato il nostro Popolo è dovuto passare attraverso una lunga guerra. Tutto era cominciato con il generale malcontento dei cittadini la cui vita era difficile sotto il dominio spagnolo. Gli abitanti della Nueva España
, così si chiamava a quel tempo il Messico, governato dal Conquistatore Hernán Cortés, erano trattati male e sottoposti a dure condizioni. Resistettero alle epidemie, portate dai conquistatori, che uccisero molte persone e a carichi di lavoro crudeli che stroncarono ancora di più la popolazione. All’inizio dell’Ottocento, quando Napoleone Bonaparte invase la Spagna e dichiarò Re suo fratello Joseph, i nativi del Messico decisero che era giunta l’ora di ribellarsi. Incoraggiati dal messaggio di libertà diffuso dai filosofi francesi e anche dai risultati della Guerra d’Indipendenza Americana, fecero progetti per entrare, anche loro, in guerra contro il dominio spagnolo. Sfortunatamente, i piani segreti furono scoperti e dovettero agire in fretta. In prima mattina del 16 settembre dell’anno 1810 Padre Miguel Hidalgo y Costilla, un prete cattolico nel villaggio di Colima San Felipe Torres Mochas e Dolores, suonò la campana della sua chiesa e chiamò i peónes e gli indios a lottare per la libertà. Il richiamo di quel momento Viva Mexico!
è conosciuto come el Grito de Dolores
. Questo fu l’inizio della Guerra d’Indipendenza, che durò 10 lunghi anni. Nonostante Padre Miguel venisse catturato e giustiziato un anno dopo, quello che aveva avviato non poté essere fermato ed egli è ancora oggi onorato come il padre dell’indipendenza messicana
.»
Agli studenti piaceva molto quell’insegnate dal nome esotico. Egli insegnava letteratura spagnola, psicologia, cultura generale e, soprattutto, storia e li aveva affascinati, fin dall’inizio, con il suo modo di proporsi e da come raccontava, ogni giovedì, gli eventi storici… quasi fossero parte di una favola da lui stesso vissuta.
Il cognome de Cholula
non era comune, localmente, e il nome Aztahlak
aveva un suono che riportava alla memoria le origini del suo casato che risaliva agli antichi Aztecas giunti da una terra chiamata Aztlán
.
«Parlando dell’Indipendenza del Messico non è possibile dimenticare la nostra bandiera che, simile a quella italiana, è stata personalizzata, per distinguerla, con un blasone centrale. Chi mi sa dare una descrizione del blasone?» aveva chiesto il professore.
Una studentessa di nome Soledád Ortega alzò la mano e l’insegnate, riconoscendo in lei la migliore del suo corso, le fece cenno di parlare.
«Il blasone si ispira alla leggenda che ruota intorno alla fondazione dell’antica capitale azteca. Tenochtitlan
, che fu fondata nel 1325 e si trovava proprio laddove oggi è Città del Messico
. Lo stemma raffigura un’aquila che mangia un serpente, appoggiata su un cactus. Questo perché, secondo la leggenda, il Dio Huitzilopochtli avrebbe dato ordine al popolo nomade degli Aztecas di trovare un segno, ossia proprio un’aquila appollaiata su un cactus e che si nutriva di un serpente, per individuare la posizione esatta del luogo dove fondare la loro capitale.
«Bravissima Soledád! Ma hai dimenticato un particolare. Che cosa c’è alla base del cactus?»
«È vero, mi perdoni! Ai piedi del cactus si trova, in maniera stilizzata, il lago e l’isola galleggiante che esisteva in loco, a quel tempo.»
«Adesso la tua esposizione è perfetta! Ho anche apprezzato i riferimenti leggendari sugli Aztecas. Hai guadagnato una menzione di merito.»
La storia familiare del Prof. Aztahlak de Cholula risaliva in epoca contemporanea all’invasione spagnola dell’Impero di Montezuma II. Huémak, un antenato di Aztahlak era scampato al massacro della città di Cholula, operato dagli armati condotti dal Conquistatore Hernán Cortés, dove furono barbaramente uccise seimila persone disarmate ed indifese. L’avo di Aztahlak era, poi, riuscito a varcare i confini passando nel territorio degli Incas. Qualche anno dopo, all’inizio dell’anno 1532, Huémak si trovava assoldato in uno dei tre eserciti di Ataw Wallpa, Re di Quito, che stava conducendo una guerra contro il fratellastro Waskhar, il Re di Cuzco. All’origine c’era la successione al trono di Imperatore Unico ed Assoluto degli Incas.
All’arrivo degli Spagnoli capitanati da Francisco Pizarro, Huémak memore della feroce crudeltà di quei soldati violenti e sleali era riuscito a congedarsi riparando, temporaneamente, sul confine brasiliano definito, oggi, Terre degli Indios Isolados
.
Con l’arrivo degli spagnoli, il condottiero inca Rumiñahui, fedele ad Ataw Wallpa, preferì distruggere la città lasciando solo cenere e nascondendo il corpo del suo Signore ed i tesori di questo in modo che gli invasori europei non trovassero nulla.
La storia ispanica di Quito, però, cominciò il 24 agosto del 1534 con la fondazione di Santiago de Quito
nelle vicinanze di Riobamba, città distrutta dagli indigeni ostili alla conquista e rifondata, da Benalcazar, con il nome di San Francisco de Quito
, il 6 dicembre del 1534 dove attualmente sorge, alle falde del vulcano Pichincha.
Tre anni dopo, nel giugno del 1537, l’avo di Aztahlak si traferì a Quito dove si registrò con il casato de Cholula
. Giacché non aveva un cognome ispanico ne aveva inventato uno, sebbene non fosse propriamente ispanico, ma nessuno ci fece caso. Mise su famiglia e visse felicemente prima di morire contornato dall’affetto della moglie e dei figli. Anche i de Cholula delle successive sette generazioni stettero in quella città fino a quando Aztahlak, l’ultimo discendente primogenito, compiuti i 30 anni di età, lasciò i fratelli e i cugini a Quito per trasferirsi nelle terre avite dove completò i propri studi laureandosi nella UNAM - Universidad Nacional Autónoma de México
.
Aztahlak de Cholula si trasferì, dopo la laurea e l’abilitazione, a Mérida una ridente città e capitale dello Stato di Yucatán. Nel mese di novembre, trovò lavoro come insegnante del biennio della Scuola Preparatoria di EDUCEM – Instituto Universitario del Centro México
. Il biennio