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Un castello
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E-book375 pagine5 ore

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Tutti conoscono il Sacrestano, amato e venerato dalla folla. Un predicatore divenuto noto grazie al sito religioso, da cui dispensa consigli e preghiere a pagamento. Il suo libro è diventato un best-seller, le sue ospitate in TV sono viste da milioni di spettatori e su internet è ormai una celebrità. Così, anche il ritorno alla trasmissione radio che lo ha reso famoso, si carica d'attesa. I centralini si intasano, tutti vogliono poter fare una domanda al Sacrestano. Tutto fila liscio, ma quando si trova ormai vicino alla fine della puntata, la telefonata di un ascoltatore lo getta nel panico, rievocandogli un passato che credeva oramai sepolto. Chi è davvero l'uomo che si fa chiamare il Sacrestano?
LinguaItaliano
Data di uscita22 feb 2019
ISBN9788831605458
Un castello

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    Anteprima del libro

    Un castello - Giancarlo Pittau

    Rimbaud

    (Prologo)

    Il Sacrestano

    Mancava poco più di un’ora alla diretta radio e l’ospite del giorno era seduto su un divanetto ad ascoltare il programma musicale in onda in quel momento. Arrivato in anticipo, stava lì a riordinare le idee, scribacchiando alcuni appunti.

    Da anni ogni giovedì mattina, Radio Speaker invitava un personaggio emergente e a volte tributava qualcuno di molto conosciuto. Dopo una breve intervista, l’ospite poteva rispondere alle telefonate da casa. Quel giorno era speciale.  Ci sarebbe stato un ritorno clamoroso: uno degli uomini più famosi degli ultimi due anni sarebbe tornato nel posto dove era nata la sua popolarità. Per la radio era considerato un grande evento possibile solo grazie all’amicizia tra l’ospite e il conduttore.

    Le linee si erano intasate dal giorno in cui la popolazione locale aveva saputo che sarebbe stato presente il Sacrestano. Tutti volevano parlare con lui e fargli delle domande, ma in pochi ci sarebbero riusciti. Gli sponsor a livello nazionale sgomitavano per trovare il loro nome sulle locandine o negli spazi pubblicitari. Per l’emittente era un giorno di festa e di guadagno.

    Era una piccola stazione locale, eppure deteneva un grosso numero di ascoltatori. In più ogni giovedì, solo per quella trasmissione, la loro voce si ampliava poiché veniva mandata in onda anche da una famosa radio nazionale.

    Per qualunque sconosciuto, essere invitato il giovedì a Radio Speaker era una buona opportunità per farsi conoscere. Esisteva però anche il rischio di uscire da lì con la propria immagine demolita, a seconda di come andava la chiacchierata e quale messaggio percepiva da essa la gente che ascoltava. La radio era, come è sempre stato, solo un tramite. Era dovere di chi veniva invitato riuscire a rendersi interessante all'ascoltatore. Era semplice marketing. In questo caso il prodotto da vendere era l’ospite in studio e le sue idee. La radio, da parte sua, inizialmente introduceva e incuriosiva l’ascoltatore con una conversazione tra l’ospite e il conduttore. In seguito era lo spettatore stesso che chiamando da casa, faceva le sue domande. Spesso agli ospiti venivano fatti dei quesiti davvero scomodi e, considerando che tutto era in diretta, non era semplice trovare la risposta giusta in maniera immediata.

    L’invitato di oggi si preparava all’intervista scrivendo una scaletta, con i punti salienti da toccare nel suo discorso. Trovava indispensabile farlo per poter spiegare meglio quello che voleva dire ed era anche una sua vecchia abitudine, oltre che un modo per scaricare la tensione. Nonostante l’esperienza accumulata, denotava sempre nervosismo prima della diretta, proprio come circa due anni prima, quando era praticamente uno sconosciuto ed era seduto proprio lì a pensare a come mandare il suo messaggio agli ascoltatori. Quel giorno ci era riuscito alla grande, posando le basi del suo attuale successo.

    Oggi partecipava alla sua ennesima intervista radiofonica e per quanto provasse a distendere i nervi, non ci riusciva. Sorrise tra sé, sembrava un esordiente. Era sicuro, però, che una volta di fronte ai microfoni si sarebbe concentrato solo ed esclusivamente su ciò che doveva dire, come aveva sempre fatto. Sino ad oggi aveva rilasciato decine e decine di interviste ai giornali, all’inizio a livello locale o regionale, in seguito anche a livello nazionale.

    Ripensò a quando era uno sconosciuto e Radio Speaker gli sembrava un grande traguardo, oggi invece, aveva accettato l’invito perché dopo tutto questo tempo in cui aveva acquisito popolarità, ci teneva a poter rendere qualcosa a chi gli aveva permesso di ottenerla. Oggi infatti era lui a dare visibilità alla radio.

    Nonostante la notorietà che possedeva però, non trascurava mai nessuna esibizione mediatica, perché vedeva sempre ogni occasione come un’opportunità per migliorarsi. Per lui ogni presentazione sbagliata era un fallimento, ogni fiasco una perdita di seguaci e sino a quel momento non aveva mai sbagliato un colpo.

    Il suo secondo libro era terminato da poco ed era andato in radio anche per cominciare a parlarne, voleva dare delle piccole anteprime di quello che finalmente riteneva davvero il suo libro e il suo lavoro. Della prima opera pubblicata, che aveva avuto un clamoroso successo, lui in effetti aveva scritto poco e nulla. Ricordava solo di aver letto e riletto tantissime volte il libro quasi sino ad impararlo a memoria e a imprimersi bene in testa le sue idee, come se lo avesse scritto di suo pugno. Ovviamente così non era e di questo nessuno ne era a conoscenza a parte Sarah.

    Sperava davvero di riuscire a bissare il successo del primo libro, oltre che per il denaro anche per potersi finalmente liberare dai suoi fantasmi. Per il momento però questo manoscritto era chiuso in un cassetto o più realisticamente, era un file che alloggiava nel computer del suo editore, in attesa che lui desse il via per poter essere stampato e divulgato.

    Aveva aspettato tutto questo tempo solo per fare in modo di rimettersi in gioco e partecipare al carosello mediatico. Questo gli avrebbe permesso di rafforzare la sua notorietà e la sua popolarità prima del lancio editoriale. Era ormai quasi due anni in giro per tv e radio, perché sin ora, la sua popolarità non aveva avuto un momento di calo e doveva battere il ferro fin quando era caldo.

    Per fare in modo che il libro venisse accolto nel migliore dei modi, ci voleva tempo, pazienza e duro lavoro come sempre. D’altronde, se oggi era riuscito ad arrivare dove era arrivato lo doveva alla sua determinazione, soprattutto su internet dove era cominciato tutto.

    Il sito, come lo aveva ereditato inizialmente, aveva una buona impostazione, ma mancava del giusto messaggio pubblicitario e della giusta cattiveria commerciale. Aveva sollecitato lui stesso i suoi fedeli a propagandare senza paura e vergogna il sito e in seguito, aveva iniziato a pagare per pubblicizzarsi sui giornali, su internet e sui social network. Aveva sviluppato meglio le possibilità di pagamento e modificato i prezzi da corrispondere per poter accedere ai suoi servizi. In poco meno di due anni, da quando era diventato il proprietario, le entrate e gli ammiratori si erano moltiplicati a tal punto che non era possibile contarli con esattezza, ma si trattava di cifre enormi.

    Molte voci maligne e gelose dicevano che la sua popolarità sarebbe terminata presto e che la gente si sarebbe annoiata di lui come di un fenomeno passeggero. Il Sacrestano però aveva pianificato bene le cose in modo tale che così non succedesse. I suoi devoti aumentavano continuamente, grazie anche all’appoggio della Chiesa Cattolica, a cui lui aveva pubblicamente fatto l’occhiolino in diverse occasioni. Un alleato potente che aveva pensato bene di non inimicarsi.

    Nonostante questi numeri non voleva fermarsi, perché il suo obiettivo era arrivare sempre più in alto, aveva brama di successo. Con i soldi che sarebbero entrati dalle vendite del suo secondo libro, avrebbe potuto espandere ancora di più la sua chiesa e dare al suo canale tv e alla sua stazione radio molta più visibilità. Per questo era così meticoloso nel cercare di ottenere un buon lavoro di propaganda. Nonostante avesse già fatto tanto, era ancora lontano dal poter realizzare tutti i suoi progetti. Doveva continuare a stare coi piedi per terra e lavorare sodo. In due anni in effetti aveva superato anche le sue più rosee previsioni.

    *

    Fabio da cinque anni era il conduttore della trasmissione radio chiamata Io Speak. Aveva più di vent’anni di esperienza in radio e sapeva con sicurezza cosa potesse suscitare emozioni, indignazione, curiosità o polemiche sterili. Possedeva del vero fiuto per scovare l’ospite adeguato alla puntata. Era fornito di una lunga lista e decine di file nel suo computer dove poter selezionare il personaggio che di volta in volta doveva invitare. Per scovarli però, iniziava sempre con largo anticipo a cercare sul web e sui giornali. In pratica, lavorava per la radio anche parecchie ore dopo essere uscito fuori dallo studio.

    Era orgoglioso di essere riuscito a far decollare la carriera di svariati personaggi, tra cui attori comici o scrittori in erba. Aveva conseguito questo risultato grazie alla sua seguitissima trasmissione e quindi, a dare loro una visibilità e una popolarità che prima non avevano. Ovviamente, aveva anche fatto affondare nel baratro dell’anonimato qualche altro personaggio, ma non li aveva sulla coscienza. D’altronde lui cercava di essere sempre imparziale, valutava quanto valeva davvero l’ospite e quello che proponeva. Dosava ogni sua parola, perché era certo potesse influenzare gli spettatori. Non sopportava alcuni suoi colleghi troppo protagonisti che inconsapevolmente diventavano l’ago della bilancia della sorte degli invitati. Per evitare che succedesse anche a lui, lasciava sempre che l’ospite se la vedesse direttamente con il popolo.

    Soprattutto la notte girava a vuoto sul web, leggeva blog e più di tutto i social network che gli davano molti elementi e spunti per trovare quelle persone interessanti che desiderava scoprire. Ogni mattina comprava tutti i quotidiani locali e cercava di fiutare gli individui originali, o magari con del potenziale per poterlo diventare. Una volta scovato qualcuno che potesse fare al caso suo, cominciava ad informarsi su di lui e su tutto quello che riusciva a scoprire, anche e soprattutto andando a ritroso negli anni. Questo gli dava modo di potersi fare un quadro più completo della persona. Se per saperne di più su quel tale doveva trovare amici o conoscenti con cui farsi una chiacchierata informale, andava e la faceva. Se risultava qualcosa di poco chiaro nel resoconto della vita di un possibile ospite, come ad esempio problemi con la legge, Fabio cercava di approfondire il discorso per essere preparato al meglio al momento dell’intervista.

    Alla radio regalava molte ore in più di quelle che effettivamente gli venivano pagate, ma il lavoro extra era la ricetta del suo successo. La sua popolarità era la stessa che gli permetteva di poter ottenere informazioni che altrimenti non avrebbe avuto, che gli consentiva di conoscere i pettegolezzi senza dover insistere. L’avere un numero così alto di ascoltatori che le altre trasmissioni della sua stessa radio non avevano nemmeno lontanamente, gli sembrava il giusto riconoscimento per il suo lavoro. Lui era la punta di diamante di Radio Speaker.

    Tutto cominciò tempo fa, quando aveva ricevuto un’ottima proposta da una radio nazionale, ma dopo aver soppesato i pro e i contro, aveva preferito declinare l’offerta. Prima di tutto il posto in cui lavorava gli permetteva di stare vicino a casa e poi, aveva sempre pensato che fosse meglio essere il re di un piccolo popolo, che l’agiato comune cittadino di un grande regno. Dopo diversi rifiuti la stessa radio nazionale aveva intelligentemente aggirato la sua opposizione, proponendo una ricca offerta direttamente a Radio Speaker per poter trasmettere la trasmissione Io Speak sulle loro frequenze. Da anni quindi, dopo aver accettato quel progetto, la sua trasmissione era a diffusione nazionale.

    Lavorava da solo per reperire le persone da invitare, l’unico che collaborava con lui alla trasmissione era il suo fedele tecnico, che aveva con sé da quando era nato il programma.

    Il nome dell’ospite di quel giorno lo aveva letto per la prima volta due anni prima mentre vagava a vuoto su Facebook. Era apparsa una di quelle inserzioni pubblicitarie che stanno nella bacheca e da vorace ricercatore di bizzarrie qual era, aveva accettato l’invito che gli proponeva. La réclame, infatti, esortava chi leggeva ad andare a visitare il sito web di preghiere, dove il Sacrestano avrebbe risposto a tutte le domande dell’anima e chiacchierato per aiutare i bisognosi di spirito. Una volta entrato nel sito aveva dovuto registrarsi per poter accedere alla maggior parte dei forum e per poter comunicare col Sacrestano.

    Appena completò la registrazione ricevette una mail di benvenuto dal Sacrestano e un elenco dettagliato delle opportunità offerte dal sito. Per ogni giorno della settimana era previsto un evento da poter seguire. C’era la possibilità di interagire gratuitamente con gli altri iscritti per eventuali scambi di opinioni. Un altro spazio prevedeva le domande da parte del Sacrestano, il quale poi valutava la miglior risposta inviata dai fedeli. Quest’ultima veniva premiata con una preghiera personalizzata in regalo. Bisognava pagare se venivano richieste delle preghiere con un tema particolare basato su esigenze individuali. La linea diretta col Sacrestano era una sorta di chat a tempo, gratis solo il primo quarto d’ora. Succedeva spesso che i partecipanti pagassero per poter continuare a dibattere con gli altri internauti sull’argomento in questione. Esisteva la discussione, gratuita, su un tema diverso ogni settimana. Uno spazio dedicato alla Bibbia o al Vangelo prevedeva un piccolo obolo, come anche la predica domenicale, con annessa una sorta di messa ascoltabile. C’era la possibilità di fare donazioni private, che venivano continuamente sollecitate. Esisteva una rubrica, con tariffa oraria, chiamata: La consulenza dell’anima, con un colloquio privato col Sacrestano. Prevedeva un costo anche l’ultimo servizio introdotto nel sito, cioè quello di poter telefonare per parlare con lo staff del Sacrestano e poter quindi raccontare a voce i problemi personali invece che scriverli. Le conversazioni telefoniche avevano sempre la priorità sui problemi che arrivavano scritti. Lo staff spiegava che questo era stato fatto per incentivare il nuovo servizio e snellire le numerose richieste d’aiuto.

    Fabio, incuriosito, aveva voluto subito provare quelli gratuiti, ma poi per avere un’idea più completa, aveva utilizzato anche quelli a pagamento. Il suo parere era stato favorevole, chi si celava dietro al nome del Sacrestano aveva creato un’organizzazione fantastica. Nel primo istante gli era sembrata un’idea banale e sfruttata, ma in seguito, mentre ci navigava, si era dovuto ricredere.

    Anche lui, con tutti i suoi dubbi, aveva potuto vivere in quelle ore delle sensazioni e dei momenti positivi. Comprese immediatamente le potenzialità impressionanti che possedeva quel sito. Il suo ragionamento era stato che se a lui era rimasta addosso una percezione di benessere e speranza, poteva solo presumere che effetti potesse avere su dei fedeli che non mostravano le sue incertezze.

    Da quel momento aveva voluto assolutamente saperne di più e conoscere il Sacrestano di persona, per poter fare una chiacchierata e magari invitarlo alla sua trasmissione. Era rimasto stupito di non essere riuscito a trovare da nessuna parte alcuna informazione su di lui e su chi potesse essere. Trovarlo però era una difficoltà che per lui non esisteva, anzi, solitamente queste ricerche lo intrigavano parecchio. Era sicuro che avrebbe superato anche questo impedimento. Sarebbe stato ripagato in termini di successo.

    *

    Vide un palazzo a due piani ristrutturato da poco e in maniera molto semplice. Anche dall’esterno dava subito l’idea che non fosse un’abitazione familiare, sembrava più un fabbricato adibito ad uffici. Potevano indicarlo gli ampi finestroni con le tende a veneziana al secondo piano, la grande porta d’entrata: doppia con i vetri e gli infissi in metallo dorati, la forma squadrata dell’edificio stesso e il colore grigio scuro. Al suo interno era difficile entrare, a meno che non si avesse un appuntamento. All’esterno, appena fuori dal cancello, erano sempre presenti, giorno e notte, due guardie che non facevano passare nessuno senza un permesso. Non c’erano insegne e nemmeno alcun nome al campanello. Anche il via vai non era così tanto frequente. La mattina presto entrava chi ci lavorava e durante la giornata al massimo quattro o cinque macchine che possedevano un appuntamento. Il proprietario dello stabile si diceva abitasse al suo interno e non uscisse mai, aveva il personale indispensabile per provvedere all’acquisto dei beni necessari e nessuna delle persone che viveva in quel quartiere lo aveva mai visto da un anno a quella parte e cioè, da quando la palazzina in disuso era stata rimessa in sesto e abitata.

    In realtà le persone che abitavano lì vicino, non sarebbero nemmeno riuscite ad indicarlo o riconoscerlo perché non potevano affermare con certezza di averlo mai visto. Questo era quello che Fabio aveva sentito dire dai vicini quando era riuscito ad ottenere l’indirizzo del Sacrestano.

    Quando aveva iniziato le ricerche, si era ritrovato a sbattere contro un muro. Sembrava impossibile che una persona non avesse un passato a cui poter accedere o che riuscisse a celare perfettamente la sua identità. La prima cosa che aveva fatto era stato contattare lo staff del Sacrestano, dando il suo nome e cognome per cercare di ottenere un incontro. Aveva atteso per una settimana intera prima di venire richiamato sino a quando, una persona della sua equipe gli aveva chiesto di recarsi ad un indirizzo preciso per poter discutere della sua richiesta. Gentili, esaustivi e concisi.

    Ricordava che era riuscito a farsi dare un appuntamento, solo quando aveva lasciato intuire che avrebbe potuto dare grosse possibilità al Sacrestano di poter diventare ospite della sua popolare trasmissione.

    Appena varcato il cancello d’entrata, dopo un accurato controllo delle guardie, si era ritrovato davanti alcune persone del suo staff, che con molta gentilezza lo avevano fatto accomodare in una grande sala. In questa stanza era possibile attendere in comode poltrone e rifocillarsi con del caffè, dei succhi di frutta, acqua, pasticcini e biscotti.

    Aveva atteso per soli dieci minuti, poi era entrata nella camera una ragazza molto affascinante che si era presentata col nome di Sarah. Aveva una carnagione olivastra, degli occhi blu scuro e quando sorrideva, mostrava dei bellissimi denti regolari e bianchi. Vestiva con un classico tailleur scuro e nonostante questo, si intuiva al di sotto di esso un corpo sinuoso e formoso. Non era una bellezza canonica, aveva qualcosa nei tratti somatici e nel suo accento che denotava sia delle origini arabe che occidentali, era uno splendido miscuglio di due etnie diverse.

    Sarah era l’assistente personale del Sacrestano e mise subito in chiaro, senza tanti giri di parole, che sarebbe stata lei e solo lei a decidere dopo un’accurata chiacchierata, se permettergli di conoscere il suo capo. A Fabio stava benissimo, d’altronde non era per nulla spiacevole l’idea di poter conversare e passare del tempo con Sarah.

    Si misero comodi e l’altro assistente, che era rimasto presente durante questi preamboli, portò al loro tavolo dei bicchieri, una brocca di caffè, dell’acqua e dei pasticcini e poi li lasciò soli.

    Il loro colloquio durò circa due ore duranti le quali Fabio riuscì a convincerla che un incontro col Sacrestano sarebbe stata una cosa positiva. In quei piacevolissimi momenti, Fabio poté facilmente intuire quali fossero i motivi per cui lei fosse diventata una pedina così importante per il Sacrestano. La prima cosa che colpiva appena la si conosceva era la sua immagine esteriore, ma poteva anche ingannare chi si fosse soffermato solo a quell’aspetto. Dietro questa splendida facciata si poteva ammirare anche la sua superba intelligenza, che andava di pari passo con la sua bellezza.

    Era abile nel dialogo e nelle trattative, riusciva a influenzare l’interlocutore e a fargli tirare fuori anche le parole che volevano restare nascoste. Utilizzava il suo sorriso e i suoi modi affabili per far abbassare le difese di chi aveva di fronte, ma se doveva dire qualcosa per ammonire l’altra persona o chiarire dei concetti, poteva essere molto dura e severa. Fabio la associava ad un felino, tanto bello quanto pericoloso.

    *

    Era tutto pronto per la diretta radio. Il Sacrestano iniziò i suoi rituali porta fortuna. Si avvicinò a Sarah e le diede un bacio sulle labbra, poi si voltò verso il muro e borbottò qualcosa, come una specie di preghiera. Diede un’occhiata alle sue due enormi guardie del corpo, ferme a pochi passi da lui per garantire la sua incolumità.

    Fabio si avvicinò sbrigativamente al Sacrestano e sorridendo gli disse: «Siamo pronti?»

    Il Sacrestano, distolto da quei momenti di preparativi, si voltò e sorridendo a sua volta gli rispose: «Certamente, come sempre.»

    Entrarono all’interno dello studio dove andava in diretta la trasmissione radio, mancava ancora un quarto d’ora. La tensione era molto alta. Tutti, dallo staff della radio, agli sponsor e l’ospite stesso, cercavano di sdrammatizzare, chi con dei sorrisi tesi e chi invece con battute e pacche sulle spalle. Sia Fabio che il Sacrestano si misero le cuffie sulle orecchie e stettero in ascolto, in attesa del loro momento.

    La trasmissione che andava in onda prima della loro era incentrata sulla musica e più precisamente sulla classifica di quel momento. Fabio cercò lo sguardo dell’ospite e disse con tono rassicurante: «Ti vedo pensieroso. L’attesa sta per finire. Ora termina questo programma, poi ci sarà un pochino di pubblicità, dopodiché sarà il nostro turno. Io saluterò e dirò qualche parola per incuriosire gli ascoltatori, poi saremo di nuovo interrotti per qualche altro minuto da altri spot promozionali.»

    Il Sacrestano sorrise e disse: «Più che altro stavo prestando attenzione alla musica che mi passavano in cuffia. Mi domandavo come potesse un pezzo come quello che ho ascoltato, essere in prima posizione nella classifica nazionale. A mio modesto parere la musica che ascoltano oggi i ragazzi è davvero scadente.»

    Fabio sorridendo fece un lento cenno di assenso con la testa. Lui era rimasto fermo al periodo dei Pink Floyd, dei Led Zeppelin, dei Deep Purple e a tutta quella musica che aveva fatto epoca e scuola nello stesso tempo. Aveva parlato altre volte di musica col Sacrestano.  Avendo età diverse a volte capitava di non trovarsi in sintonia su quell’argomento, però concordavano sul fatto che la buona musica non era quella robaccia che aveva successo in quel momento.

    «Mi farai subito delle domande o mi tedierai con una lunga introduzione?» domandò l’ospite con ironia.

    «Non ci crederai, ma ancora non ho deciso nei particolari cosa dirò esattamente. Penso che andrò a braccio come al solito. Inizialmente ti introdurrò certo, ma poi qualche domanda sarà d’obbligo fartela prima delle telefonate. Non voglio rendere questa puntata simile alle altre, non sei un esordiente e quindi la gente sa bene chi sei, ma devo tenere conto che tra i tanti a cui piaci, ci saranno all’ascolto anche quelli a cui decisamente non piaci affatto. Quindi come al solito dovrò essere imparziale, nonostante la nostra amicizia.»

    Il Sacrestano scherzosamente fece una smorfia, accompagnandola con un gesto della mano, che poteva significare un al diavolo a quelli a cui non piaceva, a Fabio e alla sua imparzialità o ad entrambi.

    Mancavano ancora due minuti. Erano tutti pronti. Il tecnico aveva azionato da parecchio il timer che, con i suoi grandi numeri rossi, faceva il conto alla rovescia sino all’inizio della trasmissione. Allo zero avrebbe cominciato il suo conteggio in progressione per ben due ore, sino alla fine del programma.

    Fabio buttò giù un sorso d’acqua per inumidirsi la bocca e si preparò a parlare, mancavano tre secondi all’inizio. Due. Uno.

    «Un caloroso benvenuto a tutti voi che siete all’ascolto. L’ospite di oggi è davvero molto interessante e, diversamente dal solito, anche molto popolare. È partito da qui due anni fa ed ora è tornato dopo tanto girovagare! In qualche modo è come se fossero due persone diverse. Vi darò anche la definizione di quello che è il suo nome con cui lo conoscete tutti: Persona incaricata della custodia e della pulizia di una chiesa. State con noi, a tra poco!»

    Appena staccato era subito partito il jingle della radio a far da sigla per l’inizio del nuovo blocco di spot. Fabio guardò verso lo staff e vide diversi tecnici alzare il pollice verso di lui. Le prenotazioni per le telefonate da casa erano già partite da ore e come previsto, mostravano già migliaia di persone che avrebbero voluto poter parlare col Sacrestano.

    Diede uno sguardo all’ospite e sorridendo gli chiese: «Beh cosa ne pensi?»

    «Cosa devo dire? È la prima volta che sento qualcuno dare la definizione del mio nome d’arte. Notevole!»

    Fabio ghignò e iniziò a sistemare i fogli con cui avrebbe dovuto proseguire il programma che stava per ricominciare, nel frattempo si soffermò ancora a pensare a quella prima volta in cui lo conobbe.

    Erano passati appena due giorni, dal momento in cui Sarah aveva dato a Fabio un appuntamento per poterlo conoscere. Stesso palazzo, stessa ora e ad accoglierlo le stesse persone. Fu la stessa Sarah, dopo i convenevoli di rito, ad accompagnarlo all’ufficio del Sacrestano. Era curioso di conoscere questo personaggio che ormai da settimane era entrato nel suo immaginario come un santone, con una tunica bianca e la barba dello stesso colore. Era sicuro di trovare una persona affabile e sensibile, sempre pronta ad aiutare il prossimo.

    Quando finalmente Fabio entrò nell’ufficio al secondo piano dove era atteso, si trovò in una realtà totalmente diversa da quella immaginata. Pensava che la stanza del Sacrestano potesse essere molto minimale ed essenziale oppure carica di oggetti e di collegamenti alla Chiesa e alla religione. Per quanto riguardava la persona invece, si aspettava qualcosa di molto simile ad un vecchio saggio con poche pretese.

    Il suo entourage che faceva filtro e che era davvero ben organizzato, rafforzava la tesi del vecchio e indifeso guru che non poteva fare tutto da solo.

    Aveva toppato in entrambi i casi. Si era invece ritrovato davanti un uomo di mezza età, molto affascinante, con un bell’abito scuro, elegante e costoso e un sorriso plastico e perfetto. Il suo ufficio era certamente minimale, come quello di un uomo d’affari, con una mobilia costosa e ricercata, poco vistosa ed eccentrica. I quadri alle pareti non erano religiosi, non tutti perlomeno, c’erano anche dei cartelli con degli slogan che esortavano alla forza d’animo e dei dipinti con dei paesaggi bucolici e rilassanti.

    Lui era gentile ed affabile, parlava lentamente e in maniera pacata, ma il suo sguardo non era umile e sottomesso come quello di un santone anzi, trasmetteva energia, grinta, malizia ed entusiasmo.

    In quel primo appuntamento Fabio cercò di presentarsi e di spiegare i motivi che lo avevano spinto a cercare un colloquio con lui. Raccontò com’era la sua trasmissione, come faceva le sue ricerche per i personaggi da invitare, di come si era imbattuto tramite Facebook sulla sua pubblicità e anche di come aveva trovato il suo sito e che sensazioni gli avesse trasmesso.

    Il Sacrestano e Sarah erano già a conoscenza del programma che conduceva alla radio e si erano definiti suoi ammiratori, motivo per cui era lì oggi a parlare con loro. Il Sacrestano era rimasto molto colpito dai commenti positivi sul suo sito e gli aveva fatto un sacco di domande su cosa ne pensava di questo e quello. Erano rimasti quattro ore a parlare, poi Fabio era stato invitato a cena e avevano proseguito. Quest'ultimo aveva un bel ricordo di quella serata che aveva sancito l’inizio di un lungo rapporto di collaborazione e amicizia.

    Quello che l’aveva stupito, era la voglia del Sacrestano di conoscere le sue opinioni dettagliate su tutto quello che era il mondo del padrone di casa. Si erano ritrovati molto in sintonia sull’universo ecclesiastico e su quello che doveva essere modificato nel messaggio della Chiesa cattolica, per entrambi ormai obsoleto. Avevano dibattuto sul fatto che oggi grazie ad internet tutto era veloce, anche il pensiero, talmente rapido da far risultare subito tutto vecchio anche se appena nato.

    Dal sito del Sacrestano aveva ricevuto delle buone sensazioni. Un'idea di messaggio positivo, proposto in maniera moderna, che dedicava la sua attenzione alla vita di tutti i giorni e alle sue piccolezze. Fabio era rimasto molto colpito dalla partecipazione delle persone, che contribuivano per rafforzare il messaggio e propagarlo.

    Quella sera stessa dopo quasi otto ore di compagnia reciproca e soddisfacente per entrambi, il Sacrestano chiese al suo ospite se volesse collaborare con lui per diramare il suo messaggio. Fabio era molto entusiasta all’idea di poter partecipare alla crescita di un progetto come quello, mise però subito in chiaro che non avrebbe lasciato la radio e che non si sarebbe prestato a presentarsi pubblicamente come uomo religioso. Al Sacrestano andava benissimo e quindi gli propose una libera collaborazione in termini di tempo e una remunerazione fissa e cospicua.

    Fabio a queste condizioni accettò di lavorare fin da subito, ma fu il Sacrestano stesso a stemperare l’entusiasmo dell’accordo appena sancito, promettendogli che si sarebbero rivisti presto.

    *

    «Eccoci tornati in studio per parlare del nostro ospite. Beh, vi dico subito che è molto amato. Le persone non adorano lui in quanto tale, ma la sua parola. Era stato invitato in questa stessa trasmissione più o meno due anni fa, ma era ancora sconosciuto per la maggior parte di voi. Aveva il suo zoccolo duro di fan già da allora, ma era un personaggio, come dire, ancora di nicchia in confronto ad oggi. Ebbe molto successo con quella puntata che fece nascere parecchi dibattiti, ma non vorrei annoiare il nostro ospite che so bene detesta le lunghe introduzioni. Ho il piacere di presentare, qui al programma Io Speak, l’ospite di oggi conosciuto come: il Sacrestano!»

    Partirono immediati gli applausi registrati, accompagnati da quelli reali dello staff e della gente presente in studio: persone che erano riuscite, tramite amici, a entrare per poter assistere alla puntata.

    «Beh Fabio, grazie mille per l’invito e faccio un saluto a tutti quelli che ci stanno ascoltando. Per me è un piacere tornare qui in questo programma, mi fa capire quanta strada abbia fatto in questi due anni. Non solo io a dire il vero, ma anche la gente che crede nel mio messaggio di pace, anzi nel messaggio di tutti quelli che hanno a cuore se stessi e il prossimo. Tutto è partito da qui, da quando accettai il tuo generoso invito, quindi spero di poter tornare tra due anni per poter dire ancora una volta le stesse parole.» Concluse ridendo il Sacrestano.

    «Leggevo nel frattempo i messaggi che ci hanno inviato i nostri ascoltatori e premono affinché ti chieda da dove deriva il tuo nome e perché ti fai chiamare in questa maniera.»

    «Come hai detto tu prima, il Sacrestano non è nient’altro che un custode. Io mi sento un guardiano, un sorvegliante di quello che è il messaggio di Dio. Un umile operaio che cerca di preservare questo bene.»

    «Nella definizione che si può trovare in qualunque vocabolario, dice che è un custode laico degli arredi che stanno in chiesa e in generale, della

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