Innamorarsi a Firenze: Harmony Jolly
Di Kate Hardy
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La storica dell'arte Mariana Thackeray adora perdersi nelle storie d'amore, ma solo se sono quelle che studia sui suoi libri d'arte, tra le mura sicure del suo ufficio, a Londra. Quando l'affascinante ed enigmatico milionario Angelo Beresford la invita a esaminare la collezione privata di suo nonno, la tentazione è irresistibile. Ed ecco che Mariana si trova catapultata a Firenze, immersa nelle bellezze artistiche e... tra le braccia di Angelo.
Far nuovamente accedere qualcuno al suo cuore è spaventoso, terrificante... No, non può permetterselo! Che fare? Fuggire come una naiade? Solo che Angelo potrebbe essere davvero l'uomo giusto che sta aspettando...
Kate Hardy
Autrice inglese, consulta spesso riviste scientifiche per verificare i dettagli tecnici dei suoi romanzi.
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Anteprima del libro
Innamorarsi a Firenze - Kate Hardy
successivo.
1
Mariana Thackeray.
Angelo Beresford lesse il nome sull'e-mail che gli aveva inviato sua sorella.
Mariana era la conduttrice di un programma televisivo sull'arte, sui dipinti che la gente trovava nelle vecchie soffitte o che erano appesi a un muro da anni e dimenticati, e poi si rivelavano dei capolavori perduti che valevano una piccola fortuna.
Camilla aveva trascorso gli ultimi due mesi della sua gravidanza viaggiando da Roma a Firenze ogni settimana per guardare il programma con il nonno. E Leo Moretti sembrava davvero essersi preso una cotta per quella donna. La chiamava la ragazza di Debussy, la ragazza dai capelli biondi. Secondo Cammie assomigliava a una modella preraffaellita.
A lui non importava l'aspetto di Mariana Thackeray. Ciò che voleva da lei non aveva nulla a che fare con le sue sembianze, ma con le sue competenze.
Mariana Thackeray conosceva davvero le opere d'arte di cui parlava nel suo programma o seguiva semplicemente un copione?
C'era un solo modo per scoprirlo.
Angelo andò su internet e digitò il nome del programma.
Il profilo della ragazza comparve sul sito web del programma, insieme a un paio di link ad articoli di giornale.
Sì. Assomigliava alla modella di uno dei dipinti ottocenteschi di suo nonno. Lunghi riccioli dorati, occhi azzurri, zigomi alti e labbra sensuali. Era assolutamente stupenda.
Si riscosse. Non era quello che doveva importargli.
Lesse la didascalia sotto la foto. Mariana Thackeray, conduttrice televisiva e storica dell'arte.
Aveva un titolo accademico, dunque. Bene.
Le righe seguenti erano ancora meglio: studiava l'arte italiana del XIX secolo per il suo dottorato. La passione di suo nonno. Sarebbe stata perfetta per aiutare Angelo a raggiungere i suoi obiettivi.
Voleva prima controllare il suo programma televisivo, però. Secondo la guida TV al momento non era in onda, sebbene fosse prevista una nuova serie per ottobre.
Era maggio, quindi c'erano buone probabilità che la ragazza avesse il tempo di svolgere il lavoro di cui lui aveva bisogno. Di bene in meglio.
I trailer del programma erano disponibili, ma un paio di minuti sullo schermo non erano sufficienti per scoprire quello che voleva sapere. Cercò quindi degli episodi completi e li scaricò sul suo laptop per vederli più tardi quella sera. Infine controllò gli articoli dei giornali.
Sembrava che il suo ex compagno fosse un tipo poco raccomandabile, un prepotente portato a mentire in tribunale e che le aveva reso la vita un inferno. Sebbene lavorasse in un ramo diverso, Angelo aveva amici che si occupavano di vicende del genere, e sapeva quanto potessero essere estenuanti.
Mariana Thackeray aveva avuto abbastanza carattere per difendersi in tribunale e per dire la verità, anche se doveva essere stato doloroso mettere a nudo la propria vita affinché degli estranei la vagliassero. Aveva rilasciato un'intervista a un giornale in cui descriveva come si era sentita, intrappolata com'era in una relazione violenta, e di come si potesse chiedere aiuto in quelle situazioni. Aveva parlato di quanto fosse facile dubitare di se stessi e credere di essere inutili e indegni; come ci si sentiva a mettere in discussione la propria realtà e sentirsi in colpa per aver dubitato del proprio partner.
Ed era stata sincera su quanto fosse difficile ricostruirsi una vita, su come l'aiuto di uno specialista potesse servire a cambiare la propria mentalità. Aveva usato le proprie esperienze dolorose per aiutare gli altri. E il giornalista aveva spiegato molto chiaramente che il compenso di Mariana per l'intervista era stato donato a un centro antiviolenza per le donne. Gli piaceva l'idea: la ragazza non aveva tratto alcun profitto dalla propria esperienza, ma l'aveva usata per aiutare il prossimo.
Angelo ammirava Mariana per non avere permesso che il suo passato la trascinasse nell'abisso e che avesse lavorato sodo per ricostruirsi una vita dal nulla.
Quella sera avrebbe visto il suo programma, poi avrebbe deciso se contattarla o meno.
Quando tornò a casa, finì per guardare quattro episodi di Tesori nascosti.
Ora sapeva esattamente cosa avesse attirato l'attenzione di suo nonno: la passione di Mariana per l'arte. Sì, era bellissima. Ma era quando parlava di arte che sembrava davvero prendere vita. Brillava. Accompagnava il suo pubblico mostrando il lato tecnico dei dipinti e come si potevano analizzare pennellate e pigmenti, senza tralasciare il lato umano, raccontando frammenti della vita del pittore e come quel particolare dipinto si incastonasse in un momento ben preciso. Ma soprattutto portava alla luce quello che il dipinto rappresentava per il proprietario.
Non il suo valore monetario. Si trattava più che altro di rivendicazione. Mariana si batteva per dimostrare che i proprietari non si erano sbagliati a proposito delle opere d'arte di cui si erano innamorati: possedevano un dipinto autentico, e non una copia o un falso.
Rivendicazione.
Era ciò di cui aveva bisogno il nonno di Angelo. La prova che il dipinto che amava da anni, il suo orgoglio e la sua gioia, fosse davvero un Carulli. La ragazza alla finestra.
Se qualcuno poteva provarlo, quella era Mariana Thackeray. Anche se il dipinto non era un candidato adatto per la trasmissione televisiva, poteva comunque assumerla per studiarlo privatamente. Era ben felice di pagare; che senso aveva tenere dei soldi in banca quando si potevano usare per aiutare qualcuno a cui si vuole bene?
Angelo accese il computer e cominciò a scrivere.
L'ultimo documento era una lettera.
La maggior parte della corrispondenza che arrivava all'indirizzo del programma televisivo di Mariana, in cui venivano presentati tesori artistici ritenuti perduti e ritrovati quasi casualmente a casa di qualcuno, erano e-mail di persone che volevano partecipare alla trasmissione. La ragazza aveva già setacciato diversi messaggi, quella settimana, per trovare potenziali opere d'arte degne di ulteriori indagini, ma non aveva trovato molto. Tre opere che forse sarebbero potute risultare interessanti e molte che invece non lo erano. Aveva inviato a questi ultimi una risposta standard, ringraziando per l'interesse e scusandosi per il fatto che sfortunatamente le opere proposte non fossero adatte al programma.
Le lettere erano rare.
Questa era da parte di un avvocato, Angelo Beresford, che chiedeva di essere richiamato per fissare un appuntamento e discutere di un dipinto. Due parole catturarono immediatamente l'attenzione di Mariana: Domenico Carulli. Il pittore più importante del gruppo di artisti che stava studiando per il suo dottorato.
Incuriosita, andò su internet per controllare lo studio di avvocati il cui nome spiccava sulla carta intestata. Il loro sito web elencava Angelo Beresford come specialista di fusioni e acquisizioni. Allora perché aveva scritto a Tesori nascosti? Forse una società con cui stava lavorando credeva di possedere un dipinto di valore e voleva la sua opinione professionale?
Di norma non si lasciava coinvolgere nella valutazione di opere d'arte. Trascorreva la metà del tempo dedicandosi agli studi e l'altra metà al lavoro per il programma televisivo.
Ma... Domenico Carulli. Il suo pittore preferito.
Angelo Beresford non aveva detto di quale quadro si trattasse, e la maggior parte di quelli conosciuti erano raccolti in una manciata di gallerie d'arte. Ce n'erano pochi in mani private e nessuno, che lei sapesse, in una collezione aziendale. Questo significava che poteva essere il tipo di quadro che solitamente cercava per Tesori nascosti. Un'opera dimenticata da anni.
Valeva sicuramente la pena verificare.
Sollevò il telefono e chiamò il numero indicato.
«Ufficio del signor Beresford» rispose una voce dolce. «Sono la sua segretaria. Posso aiutarla?»
«Potrei parlare con il signor Beresford, per favore?»
«Mi dispiace, è in riunione. Vuole lasciare un messaggio?»
«Grazie. Mi chiamo Mariana Thackeray. Mi ha scritto dicendo...»
«... Che vuole discutere con lei di un dipinto. Sì» confermò la segretaria. «Sperava che lei chiamasse. Ho davanti a me la sua agenda, vuole fissare un appuntamento?»
«Non potrei parlare con lui al telefono?»
«Credo che preferirebbe incontrarla di persona, signorina Thackeray.»
Significava che Angelo Beresford aveva il dipinto nel suo ufficio e voleva che lei gli desse un'occhiata? Mariana sentì l'adrenalina scorrerle nelle vene. «Va bene. Quando suggerisce?»
«Oggi è libero alle due e mezza» rispose la segretaria.
Accettare significava spostare l'incontro con Nigel, il suo produttore, ma se il suo intuito non sbagliava, a Nigel non sarebbe dispiaciuto. «D'accordo.»
«Bene. Ci vediamo alle due e mezza, signorina Thackeray.»
Terminata la telefonata, Mariana chiamò Nigel.
«Cara, sono in ritardo. Di qualunque cosa si tratti, possiamo parlarne nel pomeriggio?» chiese lui.
«Ti chiamo proprio per questo. Devo spostare il nostro incontro perché sto seguendo una pista.»
«Sto entrando in riunione» avvertì l'uomo. «Posso concederti trenta secondi.»
«Ho controllato la posta di questa settimana. Ci sono tre e-mail interessanti e una lettera su quello che penso possa essere un Carulli sconosciuto. Un avvocato vuole vedermi questo pomeriggio. Va bene se spostiamo il nostro incontro a lunedì mattina?»
Nigel gemette. «Odio il lunedì mattina.»
«Ti porterò un caffè e un muffin alle noci» propose la ragazza, conoscendo le sue debolezze.
«Va bene. Come vuoi. Adesso devo proprio andare, tesoro. Fammi sapere come procede.»
«Sì, capo» disse lei, anche se Nigel aveva già riattaccato.
Alle due e venticinque, Mariana entrò nella reception dell'edificio dove lavorava Angelo Beresford e chiese della sua segretaria.
Due minuti più tardi, un'elegante donna di mezza età si avvicinò. «Signorina Thackeray?»
«Sì.»
«Il signor Beresford la sta aspettando.»
I dipinti nella reception erano tutti astratti moderni, notò Mariana, in linea con lo stile del modernissimo edificio in vetro e cromo. Erano molto diversi dal tipo di arte che stava studiando. Il dipinto doveva dunque appartenere a un cliente, e non allo studio di avvocati.
Alle due e mezza in punto entrò nell'ufficio di Angelo Beresford.
Anche se aveva cercato informazioni su di lui su internet – scoprendo che era l'associato più giovane dello studio, oltre che il più in gamba – rimase sorpresa dal suo aspetto. Aveva i capelli scuri, gli occhi castani, la bocca sensuale e le ciglia più lunghe che avesse mai visto.
Era assolutamente stupendo. E quando le sorrise, il cuore sembrò fermarsi.
Ma Mariana non poteva permettersi di reagire in quel modo. Era lì per lavoro e, soprattutto, sapeva che era meglio non fidarsi dell'attrazione fisica. Aveva già commesso quell'errore, ed era finita davvero male, al punto di aver rinunciato alle relazioni perché non si fidava più del proprio giudizio.
«Grazie per essere venuta, signorina Thackeray.» L'uomo le strinse la mano e, nonostante le sue intenzioni di smorzare quell'attrazione, sentì un formicolio lungo il braccio. «Posso offrirle un caffè? O preferisce qualcosa di fresco?»
«Grazie, ma non voglio niente» rispose lei, accomodandosi sulla sedia che lui le indicò. «Come posso esserle utile?»
Per un momento, Angelo sentì la bocca secca. Vedendola sullo schermo, aveva pensato che Mariana Thackeray fosse bella, ma non si aspettava che dal vivo potesse essere tanto sbalorditiva. Sebbene avesse i capelli raccolti e non sfoggiasse nemmeno un filo di trucco, era la donna più bella che vedeva da molto tempo. E quando poco prima le aveva stretto la mano, aveva sentito quasi una scossa elettrica.
Doveva rimanere concentrato. Si trattava di lavoro. Niente di personale.
«Ho una proposta per lei, signorina Thackeray.» Oh, detto così suonava proprio male. Non intendeva... Be', forse la sua libido sì. Ma lui non aveva intenzione di cedere a quell'attrazione. Non avrebbe portato da nessuna parte, anche se ricambiata, quindi meglio soffocarla. «Un lavoro.»
Mariana aggrottò la fronte. «La sua lettera parlava di un dipinto, non di un lavoro.»
«È la stessa cosa.» Angelo sedette. «Mio nonno è un collezionista d'arte e vorrebbe che la sua collezione fosse esposta in una galleria.»
«Posso raccomandargli un posto adatto, se volesse donare la sua collezione» si offrì lei.
«No, vuole aprire una sua galleria» ribatté Angelo. «Ma ha bisogno che i dipinti siano catalogati e autenticati. Uno in particolare.»
«Be', di certo gli sono stati consegnati dei documenti quando ha acquistato le