Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Resina
Resina
Resina
E-book432 pagine6 ore

Resina

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook


Quando Ryan e Will arrivano al negozio e lo trovano scassinato, capiscono subito che non si tratta di un furto qualsiasi, ma di un atto che potrebbe sfociare in una guerra di quartiere. Ryan e i suoi amici devono capire chi li abbia attaccati e perché. Sanno bene che per il boss gli affari hanno la priorità e che non si debba attirare l'attenzione sulla città. Ad ogni modo, devono prendere in considerazione ogni evenienza, anche quella di uno scontro armato. Ormai è fine serata, sono stanchi e stanno aspettando che i poliziotti concludano il loro sopralluogo e vadano via, quando in negozio entra un ragazzo giovane e ben vestito che dice di essere un giornalista...
LinguaItaliano
Data di uscita28 nov 2022
ISBN9791222029863
Resina

Leggi altro di Giancarlo Pittau

Correlato a Resina

Ebook correlati

Thriller per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Resina

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Resina - Giancarlo Pittau

    Giancarlo Pittau

    Resina

    Titolo |Resina

    Autore |Giancarlo Pittau

    Immagini di copertina | ©Hin-Bon-Yeung

    | ©Ali-Arif-Soyda

    Contatti |g.pittaulibri@gmail.com

    ISBN | XXX-XX-XXXXX.XX-X

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il

    Preventivo assenso dell’Autore

    I fatti e i personaggi rappresentati nella seguente opera,

    i nomi e i dialoghi ivi contenuti sono unicamente frutto dell’immaginazione e della libera espressione artistica dell’autore.

    Ogni similitudine, riferimento o identificazione con fatti, persone, nomi o luoghi reali è puramente casuale e non intenzionale.

    All’Amicizia.

    Quelle gocce giallo come miele, che non scappano,

    non scivolano via come l’acqua, non abbandonano l’albero.

    Rimangono incollate al tronco, per tenergli compagnia, per aiutarlo a resistere, a crescere ancora.

    I ricordi sono gocce di resina che sgorgano dalle ferite della vita.

    Anche quelli più belli diventano punture. Perché, col tempo, si fanno tristi,

    sono irrimediabilmente già stati, passati, perduti per sempre.

    La resina è il prodotto di un dolore, una lacrima che cola dall’albero ferito.

    Mauro Corona

    Il furto

    Ho conosciuto Chad al negozio di Will.

    Da quando quest’ultimo lo ha rilevato tanti anni fa, trascorro gran parte del mio tempo a cazzeggiare nel suo sexy shop. Spesso mi diverto. È un luogo colmo di articoli assurdi e poi non ho mai un granché da fare, né qualcuno a cui badare o un posto preciso dove stare.

    Stamattina Will avrebbe dovuto sollevare la saracinesca per iniziare una nuova giornata di lavoro ma ha trovato una brutta sorpresa. Dei ladri gli hanno scassinato il negozio e gli hanno portato via parecchia merce. Per noi, questo è assurdo. Will, come me, è nato nel quartiere e nessuno, almeno sino a oggi, aveva mai fatto una cosa del genere. Le nostre beghe, i nostri scazzi, li risolviamo in maniera diversa. Escludiamo possa essere qualcuno venuto da fuori. Nemmeno a pensarci. Solo un idiota si inoltrerebbe per le strade di Dingy senza essere notato e fermato. Non sarebbe mai riuscito a compiere un furto e andare via senza difficoltà. È per forza qualcuno che ci conosce e ha deciso di cambiare le regole del gioco. Il mio timore è che, da questo momento, tutto potrebbe cambiare all’improvviso e la mia vita, per quanto schifosa, potrebbe peggiorare.

    Arriviamo alla sera stanchi e nervosi. Abbiamo compiuto un attento inventario della merce per capire quali e quanti oggetti siano stati rubati. All’improvviso entra in negozio un ragazzo. Chiede chi, tra me e Will, sia il proprietario, dopodiché, comincia a parlare a ruota libera.

    «Come ho appena detto, ho già fatto queste domande anche ad altri commercianti che, proprio come lei, sono stati derubati.» Il nuovo arrivato, nel frattempo che parla, si è messo in piedi al mio fianco, nell’unico posto dove non ci sono falli di gomma e preservativi colorati sparsi per terra.

    Continuo a restare appollaiato al mio sgabello, curioso e allo stesso tempo annoiato, come un uccello sul trespolo, fermo a osservare i movimenti di chi mi sta attorno. Squadro il ragazzo che cerca l’attenzione di Will e noto che indossa un abito e una camicia di buona fattura, ma non troppo costosa. Dal suo modo di parlare e di porsi qualcuno potrebbe anche scambiarlo per un poliziotto o un federale, ma io lo escludo, conosco gli sbirri e lui non ne ha l’aria.

    Il giovane decide di mettere un punto al suo monologo. «Quindi mi piacerebbe poter avere un suo parere sul perché di tutti questi furti.»

    Will è distratto ed è meno disposto del solito a chiacchierare, ma quel ragazzo mi sembra un tipo determinato e intuisco che non mollerà la presa in modo troppo semplice.

    Due agenti hanno appena terminato di scattare delle fotografie. Si apprestano ad andare via e a liberarci della loro odiosa presenza. Raccolgono le loro scartoffie e mentre varcarono la soglia per uscire salutano senza enfasi. L’unico che risponde è anche l’ultimo arrivato, quello educato che indossa l’abito buono.

    Will è stanco e scazzato e non solleva lo sguardo nemmeno per un attimo, mentre cerca di liberarsi del ragazzo. «Vi ho già detto tutto quello che sapevo e sono stufo di ripetere sempre le stesse cose.»

    Il giovane non si rende conto di dove si trova oppure è stupido, perché prosegue con le domande sui furti. «Sì, lo immagino. Mi piacerebbe però, avere solo un suo parere, approfondire con lei lo stato delle cose qua a Lower Part. Furti, rapine, estorsioni, mi stupisce che tolleriate tutto questo in silenzio. So che la polizia non è molto presente anche perché è di sicuro poco tollerata.»

    Will è sempre più seccato. «Si stupisce? Ma da dove arriva questo qua?»

    Io ridacchio.

    Will, con un piede, continua ad ammassare di lato la merce sparsa in terra. Alza il suo sguardo verso me con un’espressione seria in volto, solo per un secondo. Strizza gli occhi e scruta, per la prima volta, l’uomo elegante che gli ha rivolto le domande. «Ma dimmi un po’, sei anche tu della polizia?»

    Il suo tono non è aggressivo ma immagino che dipenda solo dal fatto che prima voglia accertarsi della risposta.

    Il ragazzo cade dalle nuvole. «Come? No!»

    Will non gli lascia neanche il tempo di proseguire per spiegarsi meglio e stavolta è impetuoso. «E allora chi cazzo sei?»

    «Stavo appunto per dirglielo signor Portman. Mi chiamo Chad Nolan e sto scrivendo un articolo per il Morning sull’eccessiva delinquenza presente in questo quartiere.»

    Will sbuffa con sprezzo. «Ci si presenta all’inizio.»

    «L’ho fatto. Forse troppo a bassa voce.»

    «See… vabbè e quindi saresti un giornalista?»

    Chad mostra un timido sorriso. «Esatto.»

    «Un giornalista a Dingy?» Sul volto di Will compare un sorriso divertito. «Dici davvero? In tal caso saresti il primo che vedo in tutta la mia vita.»

    Chad corruccia la fronte confuso. «Dingy?»

    Io e Will scoppiamo a ridere di gusto.

    «Tu vieni qui e vuoi un mio parere sulla delinquenza presente a Lower Part senza nemmeno sapere che nessuno di noi chiama questo quartiere in questo modo?»

    Chad fa spallucce senza sapere cosa rispondere.

    Will raccoglie da terra un fallo incellofanato e lo lancia verso il mucchio di merce varia. «Noi lo chiamiamo Dingy perché è squallido e sporco.»

    Sospiro forte. «Non glielo abbiamo dato noi questo nome, credo siano stati quelli di High Part. Ci è sembrato giusto battezzare la loro parte della città: Shiny. La zona dei ricchi, dove tutto è brillante e pulito. Insieme formano la città di Hidden Town, benvenuto.»

    Will lascia perdere il pavimento senza aver terminato e si avvicina al banco. «Secondo me vieni da Marte. Non sai che a Dingy i furti non sono affatto una novità?»

    «Sì, appunto, è proprio di questo che voglio parlare. Il fatto che questo per voi non venga visto come una piaga.»

    Will smette di giocare con una ciocca dei suoi capelli, posa le mani sul banco e sbuffa spazientito. «Ascolta, ho capito che non sei di questa zona ma… da dove vieni?»

    «Abito da poco a High Part, anzi, Shiny come mi avete appena detto di chiamarla voi.»

    «Ah beh, ora mi è chiaro perché vieni qua a fare queste domande del cazzo! Sei di Shiny e lavori per quella carta straccia del Morning. Mi sa tanto che hai sbagliato strada amico. Torna alla città dove stavi prima, oppure chiama il tuo giornale e chiedigli di mandarti da qualche altra parte per guadagnarti lo stipendio.»

    Chad fa mezzo passo indietro, sorpreso dall’aggressività di Will. «Non lavoro fisso al Morning, diciamo che se trovano interessante quello che propongo lo pubblicano e me lo pagano, altrimenti nulla.»

    Divento curioso. «E quanti articoli ti hanno pubblicato sin ora?»

    Lui mi guarda sconsolato. «Ci sono da poco. Un articolo.»

    Apprezzo la sua sincerità.

    Will invece sghignazza in silenzio con derisione. «Di cosa parlava?»

    «Della sporcizia nelle strade di Hidden Town e della stanchezza dei cittadini a questo proposito.»

    Il mio amico non si trattiene e scoppia a ridere. «Cazzo che articolo! È strano che non l’abbia letto!»

    Lo punzecchio. «Questo è perché non sai leggere!»

    «Sì, ma data l’importanza del pezzo, avrei dovuto sentirne parlare da tutti.»

    Chad incassa le nostre battute in maniera ottima. Abbozza un sorriso ma non replica. Forse ha capito che con persone come noi servirebbe solo a farci proseguire. Siamo stanchi e incazzati e perciò ci va di fare due risate per evadere un po'. Se non gli sta bene può sempre andare via, d’altra parte non glielo ha ordinato il medico di venire da noi.

    «Non mi stupisce che te ne abbiano pubblicato solo uno. Insomma, ora vorresti scrivere qualcosa sui furti che avvengono a Dingy. Immagino quindi che il mio parere debba essere davvero determinante per il tuo articolo. Quanto ti danno se accettano di pubblicartelo?»

    Intuisco dove vuole andare a parare. «Will non è il caso dai!»

    Il mio amico mi guarda con finta innocenza. «Perché?»

    Cerco di non risultare troppo serio per non indispettirlo. «Sono cazzi suoi quanto guadagna!»

    Chad s’intromette. «Poco. Molto poco, ma comunque dipende anche dalla lunghezza dell’articolo.»

    Will si colpisce il palmo della mano con un pugno. «Allora fatti furbo e scrivi parecchio.»

    Chad ride per via del consiglio ignorante. «Non è così che va purtroppo.»

    I suoi abiti, le sue scarpe e la cura per il suo aspetto mi dicono che, a prescindere dalla pubblicazione del suo articolo, a Chad i soldi non mancano e non deve preoccuparsi di come procurarsi la cena stasera.

    Will va dritto al sodo. «Va beh. A me non interessa come vada in realtà, è un problema tuo. Quanto guadagnerò invece io se perdo il mio tempo per rispondere alle tue domande?»

    «Sta parlando di soldi?»

    «Ovvio e di cosa altrimenti! Non mi sembra che tu abbia altro da offrire e nient’altro che mi possa interessare, quindi non provarci nemmeno.»

    Rido alla sua battutaccia.

    «Signor Portman di solito noi non paghiamo.»

    «E fate male!»

    «In fin dei conti si tratta solo di un paio di domande.» Chad prova a farlo ragionare, ma non sa che Will, come tutti noi di Dingy, cerca di guadagnare ovunque gli riesca.

    «Allora ti puoi anche levare dalle palle.»

    Il ragazzo resta basito per la risposta brusca e aspetta in silenzio. Continua a guardarlo, sperando possa trattarsi di uno scherzo.

    «Via! Aria!» Will fa un gesto eloquente con la mano, come per sottolineare la sua volontà.

    Conosco quest’ultimo da sempre e capisco che, purtroppo per Chad, fa sul serio.

    «Mi lasci il tempo di fare una telefonata al giornale per capire cosa si può fare.»

    È chiaro che Chad ha appena detto una stronzata. Il Morning si ricorda a mala pena del suo nome, figuriamoci se sgancia dei soldi per questo motivo. Nessun giornale avrebbe pagato uno come Will solo per conoscere il suo parere.

    Il mio amico fa il burbero con lui ma solo per finta, infatti senza essere visto mi fa l’occhiolino. «Fai come credi! Basta che ti sbrighi. Mi hai già fatto perdere troppo tempo.»

    Chad tira fuori il telefono dalla tasca della giacca, compone un numero o finge di farlo. Mi sembra pensieroso. Di sicuro sta determinando se è il caso di pagare di tasca sua e quanto dare.

    Si allontana da noi di altri due passi e si volta indietro guardingo. Si assicura che io e Will non lo osserviamo e ascoltiamo. Cerco di rassicurarlo e faccio finta di interessarmi a quello che ho di fronte, senza badargli troppo. Appena però si volta di nuovo di schiena, sbircio i suoi movimenti.

    Si fruga le tasche e tira fuori dei contanti. Da questa distanza mi sembrano poco meno di sessanta dollari. Parlotta al telefono, quindi chiude e torna verso di noi.

    «Venti dollari. Posso offrire al massimo venti dollari.»

    Will finge di leggere degli appunti. Solleva lo sguardo e lo schernisce. «Venti dollari?»

    Il giornalista annuisce. Stringe le labbra e sorride imbarazzato.

    «Venti dollari. Ma dici davvero?» Will comincia a sussultare dalle risate.

    Il ragazzo annuisce ancora e allarga le braccia impotente.

    Per istinto provo un moto di simpatia verso di lui. Fino a quel momento è stato paziente ed educato. Anche Will non forza la mano e accetta senza rilanciare.

    «Caspita amico, spero di non mandarvi in rovina.» Il mio amico si volta verso di me con aria soddisfatta, come uno che ha appena strappato un buon accordo.

    Sospiro e scuoto la testa. Non sono per nulla sorpreso che Will sia riuscito a guadagnarci qualcosa. D’altronde, per degli spiantati come noi, provarci è una prassi consolidata sin da piccoli.

    Will allunga una mano verso il giornalista e resta in attesa dei venti dollari. «Cosa vorresti sapere?»

    Chad guarda la mano tesa e non capisce subito. «Ah, già!» Tira fuori dalla tasca i soldi per porgerglieli. «Lei a quanto sembra è la quarta persona nell’ultima settimana che ha subìto un furto in questo quartiere. Cosa mi può dire di più e che merce hanno preso oltre al denaro?»

    «Dammi del tu, io sono Will.»

    Mi presento anche io e gli tendo la mano. «Ryan Russell, piacere di conoscerti.»

    Mi sorride e mi fa un cenno d’assenso con la testa.

    «Mi sembrano troppo pochi quattro furti ma mi fido dei tuoi dati.»

    Will però non gli spiega che c’è una grossa differenza tra gli ordinari furti di cui parla e quello subìto da lui oggi.

    Allarga le braccia desolato e si volta verso il negozio che si estende in lunghezza. «Quei bastardi si sono portati via un po’ di tutto.» Sospira e scrolla le spalle. «Vibratori, bambole gonfiabili, dildi, completini intimi, manette, anelli vibranti per il pene, ditali stimolanti, lubrificatori dai gusti assortiti… insomma tutto quello che possono rivendere con facilità. Grandissimi figli di puttana!»

    Chad si fa pensieroso. «Dildi e vibratori, non sono la stessa cosa?»

    Will si gira di nuovo e lo osserva come se stesse studiando un alieno. «Il vibratore ha un motore e vibra. Il dildo no.»

    «Ah! Che costo hanno questi oggetti?»

    «Ce ne sono grandi come un rossetto da cinquanta o sessanta dollari e altri da sei dollari. Dipende dal materiale con cui sono fatti, se sono lavabili e quante velocità hanno. Come tutte le cose poi, si paga la qualità. Comunque, ho perso un sacco di soldi se era quello che volevi sapere. Hanno potuto prendere solo della merce però, perché non lascio mai in negozio quei pochi soldi che guadagno.»

    «Che tipo di clienti vengono a comprare da te?»

    Will alza le spalle. «Persone di ogni tipo.»

    «Ho sempre pensato che in un sexy shop comprassero solo… come dire, individui particolari.»

    «È una stronzata, credimi. La maggior parte della gente pensa che nei sexy shop entrino ad acquistare solo persone deviate o pervertite. Beh! Amico scordatelo, perché non è affatto così. Sono persone normali, con le loro necessità. C’è quello che cerca di nascondermi di essere gay e affitta sia video per etero che per omossessuali pensando di fregarmi. Come se a me sbattesse qualcosa di quello che lo eccita. Ci sono uomini che acquistano completini intimi sexy per le loro donne e altri per se stessi. Mi chiedono tutti dei consigli come farebbero in qualunque altro negozio. Infine, posso dirti che passano di qui molte donne. Anzi, forse acquistano più loro degli uomini.»

    «Ti è mai capitato che qualcuna ci provasse con te?»

    «Sì è capitato, nonostante io non sia Brad Pitt.»

    «Tranquillo lo avevamo notato!» Sottolineo.

    Will mi mostra il dito medio.

    Chad lo invita a proseguire. «E quindi?»

    Il mio amico, all’improvviso, si fa impaziente e sgarbato e si mette sulla difensiva. «E quindi cosa? Cazzo sembri un fottuto poliziotto! Devi scrivere anche tutte queste cose sul tuo articolo?»

    Chad si sorprende dal cambio repentino d’atteggiamento, ma cerca di non mostrarlo. «Oh no, scusa, era solo una mia curiosità.»

    È ovvio che non lo conosce. Will non ama parlare e ancora meno farlo di cose che lo riguardano. Diffida di chiunque. È sempre in paranoia e ha paura di esporsi troppo, a maggior ragione se a rivolgergli le domande è un giornalista.

    Seguo il mio istinto e senza un motivo preciso aiuto Chad a superare quel momento di stallo. «Raccontagli di quando Frank è stato con quella cicciona. Ricordi?»

    Will mi guarda e scoppia a ridere rumorosamente come suo solito.

    Anche Chad viene coinvolto e sghignazza senza sapere però bene il perché.

    Prendo in mano la situazione, mi giro verso di lui e gli racconto la storia. «Per un periodo qua venne spesso una donna sui quarantacinque anni, grassa, coi lineamenti un po' duri ma con due grosse tettone e un gran culone. Si capiva che cercava compagnia. Il suo modo di fare era esplicito.»

    Will, in qualche modo, la rimpiange. «A prescindere da come sia andata a finire, è un peccato che non sia più venuta. Spendeva dei bei soldi ogni volta che entrava da quella porta.»

    «Sia io che lui» faccio un cenno con la testa verso il mio amico «facevamo i finti tonti, cercando di non capire le sue innumerevoli battute a doppio senso. Quella aveva tante di quelle cose che non andavano, da poter compilare una lunga lista. Nulla di ché, però dava delle brutte sensazioni.»

    Chad corruccia la fronte incuriosito.

    «Devi sapere che noi qua a Dingy siamo tipi che si affidano molto alle sensazioni; sono quelle che spesso ci salvano la pelle. Comunque, una sera incontriamo Frank, un nostro caro amico, e per caso gli raccontiamo di questa cliente. Gliela descriviamo per bene e dato che lui va matto per le donne di un certo peso, appena finiamo di fargli un resoconto della tipa, ci prega di fare in modo di fargliela conoscere.»

    Will fa un balzo e si siede sul bancone. «Te lo ricordi? Era talmente su di giri che quella sera riuscimmo anche a scucirgli i soldi per farci offrire da bere.»

    «Già! Comunque, eravamo stati attenti e avevamo notato che questa donna veniva sempre di mercoledì nel tardo pomeriggio. Quindi Frank cominciò a venire qui in negozio ogni mercoledì, tutte le settimane, per parecchio tempo, sino al giorno in cui lei arrivò e riuscirono ad incontrarsi.»

    Chad stenta a crederci. «Ma era davvero così brutta?»

    «Non è solo una questione di essere brutti o belli come già detto.» Will comincia a ridere forte. «Era… sì certo, insomma, tra le altre cose, era anche brutta e sudava molto!»

    Annuisco. «Cazzo se sudava e aveva anche un alito che faceva vomitare!»

    Entrambi scoppiamo a ridere.

    «Vabbè! Per farla breve, Frank appena la vide sgranò gli occhi e si eccitò subito. Le andò incontro e le domandò se potesse aiutarla con gli acquisti. Lei fu tutta contenta e si dimostrò subito disponibile anche con lui, proprio come lo era stata con noi.»

    Will prova a smettere di ridere per cercare di parlare. «Digli anche del video.»

    «Certo cazzo, però aspetta, fammici arrivare!» Quindi mi rivolgo di nuovo a Chad. «Sapevamo che sarebbe successo qualcosa tra loro. Io e Will, con una scusa, riusciamo a recuperare da York, un altro nostro amico, una video camera e la nascondiamo in fondo al negozio. Vedi là dove c’è quel grande divano senza spalliera?»

    Chad la vede e annuisce. «Sembra un piccolo letto.»

    «Esatto! Eravamo sicuri che sarebbe andato a finire proprio lì. Quindi come dicevo, dopo che la cliente entrò, trascorsero parecchi minuti in cui Frank la aiutò per la scelta degli acquisti. Io e Will li sentivamo ridere e scherzare. Appena però il nostro amico ci fece capire che lei ci sarebbe stata, noi ce ne andammo dal negozio con una scusa. Frank chiuse e si portò la cliente sul divano, proprio come avevamo previsto noi.»

    Will si ricorda la scena e continua a ridere più forte di prima e, contagiato dalla sua risata, non mi trattengo nemmeno io.

    Chad sta lì a guardarci con un mezzo sorriso stampato sulla faccia. «Come andò a finire? Ci riuscì alla fine?»

    «Oh, sì. Ci riuscì. Il filmato fu perfetto e ci fece vedere tutto quello che successe appena andammo via dal negozio. Lui la baciò e le mise le mani sulle grosse tette.» Comincio a mimare la scena. «Lei andò dritta al dunque, moriva dalla voglia di averlo. Lui si lasciò spogliare, era molto eccitato. Frank quindi le tirò giù la parte alta del vestito.»

    Will si infila due dita in bocca e finge di vomitare. «Come diavolo ha fatto a non svenire con l’odore di sudore che si portava addosso quella donna non l’ho mai capito.»

    «Comunque sia, le denudò il busto e le baciò le grosse tette.»

    «Cioè intendi qualcosa del genere?» Chad mima una quarta abbondante.

    Will fa cenno di sì con la testa. «Esatto!»

    «Frank le sfilò il vestito» continuo, simulando i movimenti «e lei portava degli schifosi mutandoni bianchi parecchio grandi. Le acchiappò il culone con due mani e continuò a baciarla. Lei si inginocchiò prima di farsi sfilare quei mutandoni e cominciò a fargli un interessante e lungo lavoro con la bocca. Frank era sempre più preso. Lei, dopo essere rimasta diversi minuti inginocchiata, si risollevò e stavolta fu lui a volerle rendere il piacere. Acchiappò il largo elastico delle mutande e cominciò a tirargliele giù e sul più bello, ad un certo punto, come un pupazzo a molla, balzò fuori di fronte al viso di Frank un pene di discrete dimensioni, ancora parecchio moscio!»

    Chad grida preso dal racconto. «Un cazzo! La cicciona quindi era un maschio? E le tette?»

    Io e Will ci pieghiamo in due e ridiamo proprio come quel giorno. Annuisco e con le lacrime agli occhi cerco di parlare senza riuscirci subito.

    «Giuro che sentendo la sua voce non l’avrebbe mai potuto dire nessuno. Aveva una parlata che… merda! Sembrava davvero una donna. Per metà lo era. Ormoni. Tanti, tanti ormoni!»

    Chad è ansioso di sapere. «E il vostro amico? Come è finita?»

    «Come poteva andare a finire se non male! Sentimmo le sue urla da fuori dove lo stavamo aspettando e se non fossimo intervenuti subito, Frank l’avrebbe ammazzata. Quando aprimmo la porta, entrambi gridavano. La cicciona, che aveva già preso qualche pugno in faccia, scappava mezzo nuda e Frank, allo stesso modo, la rincorreva imprecando.»

    Chad adesso ride con noi, ma vuole saperne di più. «Di quel video che ne avete fatto, dove è finito?»

    Will fa cenno di no con il dito indice. «Sparito. Frank ci avrebbe ucciso se non glielo avessimo consegnato subito.»

    «Peccato! Mi sarebbe piaciuto vederlo. Che storia!»

    Will schiocca le dita per attirare l’attenzione di Chad su di sé. «Sì, ma questa non devi scriverla e nemmeno raccontarla! Bada che lo dico per il tuo bene, Frank ti ammazzerebbe.»

    «Ma certo!» Chad passa sopra alla minaccia sottintesa.

    Guardo l’ora. «Quante domande devi fare ancora? Perché noi tra non molto dobbiamo andare via.»

    «Certo, capisco. Che mi dici del furto al negozio, è il primo che subisci?»

    Will annuisce. «Sì è il primo e non credevo potesse capitare anche a me.»

    «Perché?»

    Will sorride mesto. «Conosco tutti quanti qui a Dingy e credevo, sino ad oggi, che non rientrassi in certe liste.»

    «Di che liste parli?»

    Intervengo e taglio corto. «Sei di Shiny e in più anche da poco tempo… certe cose non le capiresti mai.»

    Lui mi fissa con uno sguardo profondo e serio. «Ne sei sicuro?»

    Non gli rispondo. Lo osservo meglio e noto che mi ricorda qualcuno che ho già visto, senza però sapere dove.

    «Non voglio essere indiscreto, ma è il mio mestiere e mi pare di capire che quindi sai bene chi sia il colpevole.»

    Will sbuffa con amarezza ma non commenta la sua affermazione.

    Illustro a Chad la nostra realtà. «Qui a Dingy, come ti abbiamo detto, è tutto differente da Shiny, pure se entrambe fanno parte di Hidden Town. Sono due mondi diversi. Qui c’è molta disoccupazione e ci arrangiamo, di là invece c’è la ricchezza e il benessere. Noi stiamo in basso, loro in alto. Noi al buio e loro alla luce. Potrei continuare per ore.»

    «Avete mai pensato ad andare via?»

    Chad fa la domanda al plurale, ma parla fissando solo me.

    Will fa spallucce. «Dove dovremmo andare? La nostra vita, i nostri affari, la nostra famiglia e i nostri amici sono qua.»

    Io non dico nulla ma Chad legge nei miei occhi un pensiero diverso da quello del mio amico.

    All’improvviso, come un flash, ricordo dove l’ho già incontrato e questo cambia il mio modo di vederlo.

    «Senti, perché non vieni con noi al bar? Di solito ci ritroviamo lì per farci una birra a fine serata. Così magari puoi continuare a fare le tue domande a Will per il tuo articolo, d’altronde hai pagato venti dollari per fargliele. Che ne pensi?» Sono stupito di sentire la mia voce esprimere quella proposta. Qualche motivo che ignoro mi ha spinto a non volerlo lasciare andare via subito.

    Will mi guarda confuso. Non è nostra consuetudine portare qualcuno con noi al bar senza conoscerlo bene. Di solito, di là, parliamo dei nostri affari. Oggi l’argomento principale sarà di sicuro il furto al negozio di Will.

    Chissà, forse è proprio per quello che ho proposto a Chad di venire con noi. Forse non ho voglia di sentire tutte quelle chiacchiere. Forse sono stanco di tante cose e quel ragazzo, mi appare come una ventata d’aria fresca. Qualcuno che parla e veste in modo diverso. Qualcuno che non si porta appresso l’odore pungente di Dingy, proprio come ce l’ho io.

    Chad guarda l’orologio e arriccia le labbra. «Ok perché no! Ci sto!»

    «Mmmh.» Mugugna Will senza enfasi. «Datemi il tempo di chiudere. Per finire di sistemare ci sarà tempo domani. Non ne posso più di stare qui dentro.»

    «Ti diamo una mano noi.» Faccio un cenno a Chad con la testa per aiutarmi a mettere un pochino d’ordine.

    Non ci mettiamo molto. In fin dei conti la merce in terra non è tanta. Appena finiamo mi metto a sbuffare per la stanchezza. Guardo verso Chad e noto che lui sembra riposato. «Hai la macchina?»

    Il giornalista si spolvera una spalla, mandando via qualcosa che dalla mia posizione non vedo. «Sì, ma oggi sono venuto a piedi.»

    «Nessun problema, andiamo tutti con la mia e poi più tardi ti riporto a casa io.»

    «Macché non c’è problema, posso tornare anche a piedi.»

    Sia io che Will facciamo cenno di no con la testa e ci avviamo all’uscita del negozio. Se si fosse inoltrato da solo, a piedi, al buio a Dingy, non sarebbe tornato a casa integro. Chad si stringe nelle spalle e ci segue. Will chiude il negozio e dopo pochi passi ci ritroviamo di fronte alla mia auto: una Golf della sesta serie. Tra le prime uscite nel 2008 e grazie a una modifica al motore, posso contare su circa duecentosettanta cavalli di potenza. È una macchina europea poco usata da queste parti, ma mi è piaciuta dal primo momento in cui l’ho vista e il suo prezzo era adeguato alle mie tasche semivuote.

    Saliamo in macchina. Metto in moto e l’autoradio fa esplodere dalle casse Release dei Pearl Jam. Vedo la bocca di Will muoversi, ma non sento cosa dice. Abbasso il volume.

    Il mio amico urla esasperato. «Basta coi Pearl Jam e basta con questo cazzo di pezzo! Mi stai uccidendo!»

    Sento ridere piano alle mie spalle, mi volto verso i sedili posteriori dove è seduto Chad e lo vedo alzare le braccia. «A me piacciono!»

    Gli sorrido e mi rivolgo di nuovo a Will. «Capisco le tue ragioni amico ma abbi pazienza, è un pezzo che in questo periodo mi sta prendendo tantissimo. Sento proprio la necessità di ascoltarlo. Quando passerà questo momento non ne avrò più bisogno, anzi, eviterò di ascoltarlo proprio per non ricordare questa fase. A quel punto sarà già acqua passata.

    Will sbuffa e incrocia le braccia imbronciato. «Vabbè, tanto non ho capito un cazzo di quello che hai appena detto!»

    Sghignazzo. «Su allora, andiamo a farci un paio di birre!»

    «Ecco, qualcosa di sensato.» E il suo atteggiamento cambia subito. Mi guarda e ride in quella maniera tutta sua.

    Jamal

    Ci avviamo verso il bar con stati d’animo diversi. Chad forse è quello più rilassato tra noi tre. In fondo lui sta solo andando a bere una birra con delle nuove conoscenze. Will, anche se non lo dà a vedere, è turbato per il furto subìto, ma soprattutto per le conseguenze che quel gesto avrà nell’equilibrio del quartiere. Inoltre, anche se non ha avuto modo di dirmelo, so che è rimasto spiazzato per l’invito che ho formulato a Chad. Io, invece, essendomi ricordato dove ho già visto quest’ultimo, cerco di capire quanto la sua presenza può diventare un pericolo per noi o al contrario, un inaspettato vantaggio.

    Arriviamo di fronte al bar, parcheggio e scendiamo dall’auto. Io e Will salutiamo le facce note che stazionano fuori dal locale. Chad, essendo per loro uno sconosciuto, deve incassare gli sguardi sospettosi e ostili.

    Entriamo e, con una panoramica veloce, noto che non manca nessuna delle persone che bazzicano di solito il bar a quell’ora. Io e Will ci inoltriamo e continuiamo a fare dei cenni di saluto con la testa a destra e a sinistra. Arrivati dinnanzi al tavolo dei nostri amici, salutiamo Frank, Tye e York e presento Chad. Quest’ultimo saluta con entusiasmo, ma ottiene solo qualche risposta blanda da parte del gruppo. Frank guarda verso Will con uno sguardo che significa: " Chi cazzo è questo? " Lui solleva le spalle e si libera di quella responsabilità facendo un cenno con la testa verso di me.

    Io non indugio oltre. «Chad è un giornalista ed è venuto al negozio per fare qualche domanda a Will. Vorrebbe scrivere un articolo sui furti che avvengono a Dingy, ci siamo fatti due risate e l’ho invitato a bere una birra con noi.»

    Frank mi guarda inespressivo. «E perché è qui?»

    Mi stizzisco. «L’ho detto ora. Tra l’altro ha pagato venti dollari a Will per poterlo intervistare.»

    Dopo questa affermazione Tye e York sghignazzano con allegria.

    «E poi Frank…» Lo guardo dritto negli occhi con aria di sfida. «È semplice. Mi andava di invitarlo.»

    Quest’ultimo sbuffa per la mia decisione. «Ryan lo sai che dobbiamo parlare di cose nostre.»

    «Lo so Frank, ma» apro le braccia e stringo le labbra «non cambia nulla, possiamo farlo lo stesso.»

    «Seee… col cazzo!»

    Chad non ha detto una parola, ma io percepisco il suo disagio. Nascondo la mia irritazione nei confronti di Frank. «Birra?» Lui accenna un sì con la testa e lo stesso fa Will. Gli altri hanno il bicchiere ancora pieno e non glielo domando nemmeno.

    «Siediti e non ti far intimidire dai loro modi di merda, sono dei trogloditi. Sto tornando, vado a ordinare.» Ma prima di muovermi, lancio uno sguardo di disapprovazione ai miei amici.

    Vado sino al banco, attendo qualche minuto che il barista mi veda, chiedo di portare tre birre al tavolo e quindi torno verso Chad e gli altri per sedermi. Sono andato via in silenzio e quando torno nulla è cambiato.

    York cerca di rompere quel momento di imbarazzo. «Certo che al negozio ti hanno fatto una bella bastardata!»

    Will è perso nei suoi pensieri, si risveglia e scuote la testa. «Già!»

    Se non ci fosse stato Chad, a quel punto ci sarebbero stati torrenti di parole e imprecazioni al posto di quel silenzio. Provo lo stesso a creare un dibattito. «Sappiamo qualcosa su chi possa essere stato?»

    Alla mia domanda, York e Tye chinano la testa, Frank invece risponde in modo aspro e senza giri di parole. «Ne parliamo quando siamo solo noi!»

    Chad butta giù un bel sorso dal suo bicchiere. «Sentite ragazzi mi dispiace crearvi dei problemi, se lo avessi saputo non avrei accettato di venire.» Poi si volta verso di me. «Ryan grazie per la birra, ma credo che dopo averla terminata andrò via.»

    «Senti amico, non ho nulla di personale con te e non sei tu a creare problemi» dice Frank per giustificare il suo comportamento «purtroppo però, Ryan ha scelto il giorno sbagliato per farsi nuovi amici e condividerli con noi.»

    Chad solleva una mano. «Certo, certo, ti comprendo Frank. A quanto ho capito il furto al negozio non va annoverato tra i furti normali e dovrete discuterne.»

    Guardo Tye che bisbiglia qualcosa all’orecchio di York, quest’ultimo solleva le spalle

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1