Un eccitante equivoco
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Info su questo ebook
Sean Grayson non si aspettava che quella donna potesse avere un effetto così devastante su di lui. In fondo non la conosce nemmeno, ma in poco tempo è riuscita a sedurlo e a farlo suo in tutti i modi possibili. Peccato che Danica - questo il suo nome - creda che lui in realtà sia il suo fratello gemello. Sean sa perfettamente che prima o poi dovrà dirle la verità e convincerla una volta per tutte che il fratello sbagliato può essere l'uomo giusto!
Tanya Michaels
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Un eccitante equivoco - Tanya Michaels
successivo.
1
Come agente immobiliare Danica Yates non poteva vivere senza cellulare. I clienti o clienti potenziali chiamavano a tutte le ore per porre domande, fare controfferte e fissare appuntamenti. Ma se solo un'altra persona le avesse mandato un'ennesima, pietosa variazione del messaggio Come ti senti?, nessuno l'avrebbe trattenuta dal passare con la macchina su quel dannatissimo telefono.
Per l'incolumità del suo smartphone si affrettò a entrare nel parcheggio evitando così di distruggerlo e si diresse di buon passo verso la relativa salvezza del palazzo dove si trovava il suo ufficio. Sapeva che altri messaggi di compatimento e altre telefonate erano inevitabili. Ne aveva ricevuti parecchi nelle due settimane seguenti la rottura del suo fidanzamento, ma proprio quando amici e conoscenti avevano incominciato a lasciar cadere l'argomento, la sera prima Tate aveva fatto un annuncio pubblico e su di lei si era rovesciata un'altra ondata di simpatia indesiderata.
Augurandosi che Tate Malcom rimanesse calvo e le sue parti anatomiche tipicamente maschili avvizzissero miracolosamente, s'infilò il cellulare nella tasca dell'impermeabile. La primavera ad Atlanta era piuttosto incostante e variabile. Quel mercoledì mattina in particolare si moriva di freddo, ma con ogni probabilità nel pomeriggio avrebbe dovuto accendere l'aria condizionata in macchina.
Mentre superava una fila di peri in fiore, il ticchettio degli stivali risuonò con decisione sul selciato. Adorava quegli stivali di camoscio nero dai tacchi di nove centimetri. Dopo le battute spiacevoli di Tate sul fatto che torreggiasse su di lui, per non irritarlo durante la loro relazione aveva indossato solo scarpe basse. Non che poi tra loro ci fosse tutta questa differenza di altezza. Lei era quasi un metro e ottanta, lui un paio di centimetri meno.
Be', va' a quel paese. Da quando avevano rotto non si era più lisciata i capelli, lasciando la massa di riccioli castano scuro libera e ribelle sulle spalle e dandole ancora più volume. Comunque prima di spingere il portone a vetri diede un'occhiata alla propria immagine riflessa assicurandosi di non avere un aspetto abbattuto e patetico.
Sei una donna determinata e di successo e sarai fin troppo occupata oggi per sprecare anche un solo pensiero per quel verme infame di Tate.
Prima di tutto si sarebbe fermata alla piccola caffetteria al primo piano per prendere il suo adorato frappè al caffè. Poi con la mente rinvigorita dalla caffeina avrebbe ripreso la negoziazione sulla casa Hanlon e cercato di far ottenere al suo cliente più concessioni possibili. La settimana seguente avrebbe fissato parecchi appuntamenti per mostrare le case entrate nella lista dell'agenzia. Non avrebbe assolutamente pensato che si sarebbe dovuta trovare a Maui per la luna di miele come signora Danica Malcom.
Quando l'infame aveva chiamato alla fine del mese passato per annullare il matrimonio che era stato fissato per quel sabato, lei aveva rinunciato alla settimana di vacanza ma si era lasciato il week end libero. Ripensandoci forse era stato un errore. Che diavolo avrebbe fatto sabato? Pulizie di casa? O guardare quell'inutile vestito da sposa in fondo all'armadio?
Negativo! Tu non sei il tipo da piangerti addosso.
E poi che problema c'era se adesso era single? Si sarebbe buttata sul lavoro. Concentrandosi su qualsiasi cosa potesse aiutarla a superare le prossime settimane e ad accrescere il suo conto in banca. Alcune delle case in vendita nel quartiere residenziale della contea di Fulton avrebbero potuto farle guadagnare provvigioni notevoli.
Una volta entrata nel palazzo elegante l'accolse un gradevole profumo di caffè. Per fortuna era piuttosto presto e non c'era ancora fila lungo il corridoio. La piccola caffetteria era molto frequentata da chi lavorava nell'edificio super moderno di dodici piani. Al livello dell'atrio c'era anche un'area di ristorazione ma soltanto un negozio apriva per colazione e la scelta di bevande era limitata.
Aveva appena superato gli ascensori quando il cellulare mandò l'inconfondibile segnale di un messaggio. Chissà se i proprietari della villa coloniale a Dunwoody avevano preso una decisione in merito all'offerta del suo cliente? Senza rallentare il passo tirò fuori il telefonino. A scriverle era Katie Whitman, la cugina arrabbiatissima con lei perché non le aveva chiesto di farle da damigella.
Ho appena saputo! Come se non gli fosse bastato averti piantata a tre settimane dalle nozze, ora se l'è anche filata con l'amante per sposarsi. Poverina! Ma meglio stare senza un tipo del genere. Un emerito mascalzone, se devo essere sincera.
Dani brontolò a denti stretti alla parola poverina ma l'emerito mascalzone era decisamente una definizione appropriata, solo che...
Un'imprecazione mormorata da una profonda voce maschile irruppe nelle sue elucubrazioni, seguita da un mi scusi pronunciato con chiarezza.
Lei alzò la testa di scatto e si rese conto di essere quasi andata a sbattere contro un uomo che stava uscendo dalla caffetteria. E non un uomo qualsiasi. C'era mancato poco che non facesse rovesciare il bicchiere di caffè sulla costosa giacca del completo grisaglia dell'Architetto Super Sexy. L'uomo, folti capelli neri, spalle ampie, alto più di lei nonostante i tacchi, lavorava in uno studio di design che occupava l'altra metà del quinto piano dove aveva sede l'agenzia di mediazione immobiliare.
«Mi dispiace tanto.» Indietreggiando di un passo Dani ficcò in tasca il cellulare. «Io...»
«Tutto a posto. Nessun danno.» Le labbra s'incurvarono in un'espressione così fugace da non potersi considerare un sorriso.
«Mi sento proprio...» Una stupida imbranata. Suo padre era stato un tempo istruttore dei Ranger nell'esercito. Lei era stata cresciuta per essere atletica e dai riflessi pronti. Aveva contribuito a portare la squadra di basket del liceo, la Lady Vipers, ai campionati della Georgia. Nonostante l'altezza non era maldestra né goffa. «Mi sento colpevole» specificò sforzandosi di ricordare il suo nome.
Aveva sentito la gente chiamarlo signor Grayson ma non era sicura se fosse Ben o Bryan. La segretaria dell'agenzia si limitava a definirlo Architetto Super Sexy. E dato che fino a poche settimane prima era stata fidanzata, Dani non si era interessata troppo al bell'uomo.
Ma ora sei single.
Molto, molto single. E anche abbastanza vicina da apprezzare il contrasto tra gli occhi di un blu ghiaccio e i folti capelli neri. «Posso offrirle un pasticcino per rimediare?» domandò impulsivamente.
Lui sollevò una busta di carta bianca per mostrarle che aveva già la sua dose giornaliera di dolci. «Grazie, forse un'altra volta.» Le rivolse di nuovo quella specie di semisorriso e facendo bene attenzione a tenerla a distanza si allontanò verso gli ascensori.
A quanto pareva non era interessato alle donne occupate a fare boccacce ai cellulari. Che figuraccia!
Ma lei era una persona a cui piacevano le sfide e soprattutto raggiungere la meta prefissa. Guardò verso il corridoio vuoto, raddrizzò le spalle e decise che guadagnarsi un vero sorriso, uno che raggiungesse i bellissimi occhi azzurri del signor Grayson, era il suo prossimo traguardo.
Venerdì pomeriggio Dani aveva definitivamente smesso di riconsiderare la decisione di non lavorare sabato. Sarebbe stato meglio per tutta l'umanità se per un paio di giorni avesse evitato anche solo di parlare con i clienti.
Di solito mettere in relazione potenziali compratori con una casa nuova le provocava emozioni un po' confuse, ma tutto sommato positive. Cresciuta in basi militari, aveva sempre desiderato stabilità e una vera casa. Le piaceva immaginare i clienti inserirsi in nuovi quartieri, fare nuove conoscenze, diventare una famiglia. Ma al momento presente, alla vigilia di quello che sarebbe dovuto essere il giorno del suo matrimonio, trovava difficile non digrignare i denti mentre mostrava una villetta di mattoni rossi con tre camere da letto ai Parker, una coppia di freschi sposini. I due stavano discutendo se mettere la loro fotografia di nozze nell'ingresso o sopra la mensola del caminetto.
«La foto starà alla grande ovunque» dichiarò il maritino infatuato. «Come potrebbe essere diversamente con una sposa tanto bella?»
Lei riuscì a fatica a non roteare gli occhi. Be', a essere onesti la mogliettina, piccola ma ben proporzionata, con una massa di capelli ramati e occhi verdi era davvero bella. Ma esisteva la certezza che lui le sarebbe stato fedele?
Quando Tate l'aveva informata che la compagnia internazionale di software dove lavorava aveva bisogno che si trasferisse nel loro ufficio di Helsinki, per quattro mesi, avevano programmato di farsi visita spesso e di rimanere in stretto contatto telefonico. Danica era andata in Finlandia una volta dopo che lui si era sistemato e Tate era tornato ad Atlanta per il suo compleanno. L'incarico di quattro mesi era diventato di sei e la differenza di fuso orario aveva reso le comunicazioni sempre più complicate. Tuttavia lei aveva visto tante famiglie di militari superare lunghe separazioni senza danni e aveva creduto che sarebbero stati capaci di far funzionare comunque la loro relazione.
Mai si sarebbe aspettata che l'avrebbe ingannata in quel modo. Tra i due era Dani quella che sentiva di più la mancanza del sesso e ne parlava spesso. Quando gli aveva mandato una sua foto piuttosto provocante dopo che si era trasferito all'estero, l'aveva pregata di non farlo più. Come giustificazione aveva addotto che gli ricordava quello che non poteva avere, ma lei aveva captato una nota di censura nel tono di voce.
Be', adesso il problema si era risolto. Giuda era fuori dalla sua vita ormai. Forse avrebbe dovuto andare da un fotografo di professione e farsi fare una bella foto in abiti succinti per metterla sulla mensola del suo caminetto.
Ritornando al compito che stava svolgendo guidò il signore e la signora Coppia Carina nella spaziosa cucina appena ristrutturata elencando i pregi della casa. Un garage per due macchine, un sistema idraulico ultramoderno e un distretto scolastico ottimo.
«Oh, ma noi non dobbiamo preoccuparci della scuola» fu il commento sbrigativo della donna. «Non abbiamo fretta di avere bambini.»
Il marito la strinse in un abbraccio. «Pienamente d'accordo. Ti voglio tutta per me per un bel po'.» E chinandosi le sussurrò all'orecchio qualcosa che la fece arrossire di piacere. Poi la baciò.
Ehiiii! Ci sono anch'io qui. Ma contraddire i clienti non era saggio per qualcuno che lavorava su provvigione. Per cui rimase in silenzio. Anzi, per dare ai Parker un momento di privacy si spostò verso la finestra a bovindo e rimase a guardare i pini e i sanguinelli che punteggiavano l'ampio spazio davanti alla villetta.
Alle sue spalle la signora Parker rise. «Se non le dispiace vorremo dare un'altra occhiata alla camera da letto padronale. Vorrei rivedere meglio l'ampiezza della cabina armadio.»
Come no!
«Ma certo. Sentitevi liberi» sottolineò Dani abbozzando un sorriso. I proprietari precedenti avevano già traslocato, quindi non doveva preoccuparsi che gli sposini si gettassero sul materasso di qualcun altro. Con ogni probabilità volevano scambiarsi qualche carezza e qualche bacio appassionato.
Nel frattempo s'impose di non farsi prendere né dall'invidia né dall'amarezza. Ultimamente la sua libido trascurata stava cominciando a farsi sentire. Non era il tipo da incontri occasionali di sesso ma era giusto che lei, rimasta sempre fedele, dovesse farne a meno mentre l'infame traditore se la spassava con una che fa sentire un uomo importante e necessario? Con ogni probabilità la nuova moglie lo chiamava ogni volta che doveva aprire un barattolo.
Quando all'inizio Tate le aveva comunicato la fine della loro storia e il relativo annullamento delle nozze, era stato difficile non sperare che gli cadesse un'incudine sulla testa o avesse un pauroso incidente. Poi si era detta che doveva comportarsi da adulta. In fin dei conti era meglio che le cose fossero finite prima che accorgersi di aver commesso un errore dopo essersi sposati. Così invece di desiderare che morisse, si era limitata ad augurarsi che la prossima casa che lui si fosse comprata fosse infestata dalle termiti.
Quello che allora non sapeva era che essere mollata in quel modo era solo metà della storia. All'inizio della settimana le aveva telefonato chiedendole di incontrarsi a cena. Poiché aveva diverse cose da restituirgli che gli appartenevano, aveva accettato. L'anello di fidanzamento, uno stupendo solitario, l'aveva venduto per recuperare la somma ingente che lei e suo padre avevano speso per organizzare il matrimonio.
L'infame aveva rotto con lei dalla lontana e sicura Europa, informandola che qualcun altro l'aveva aiutato a realizzare che non era veramente innamorato della fidanzata. Ma Dani non si aspettava che quel qualcuno senza volto tornasse insieme a lui in Georgia. Da quanto aveva saputo durante l'orribile cena a tre, Tate ed Ella erano convolati a nozze il sabato precedente. Esattamente una settimana prima del giorno in cui avrebbe dovuto sposare lei.
«Ci tengo a informarti di persona prima che annunciamo l'evento alle nostre famiglie e agli amici» le aveva detto con una faccia tosta incredibile e in tono talmente condiscendente che era stato per puro miracolo che non gli avesse dato un bel pugno sul naso. «Mi rendo conto che per te è molto penoso.»
«Non tanto.» Si era alzata, lasciando la carbonara intatta nel piatto. «Che Ella ti tenga pure!»
A essere onesta, dopo sei mesi di separazione non aveva sentito la sua mancanza come si sarebbe aspettata. Era quasi più seccata dalla lunga astinenza forzata dal sesso che dal suo tradimento. Per quanto la riguardava aveva sempre trovato serenità in un sano esercizio fisico. E adesso, al massimo della frustrazione e desiderosa di riconquistare un po' di orgoglio femminile, avrebbe potuto davvero mandare a quel paese regole morali e concedersi una lunga notte di bollente e appagante...
«Danica? Abbiamo finito con l'interno.» Il giovanotto dinoccolato e la sua sposina erano tornati. «Se volesse accompagnarci nel giardino e a vedere il garage, le saremo grati. Poi Annette e io ci prenderemo qualche giorno per considerare con calma quanto abbiamo visto oggi.»
«Naturalmente. Dovete essere sicuri della vostra scelta. È un passo importante.» Aprì la porta sul retro. «Venite, vi faccio strada» disse precedendoli sul portico. «Come potete vedere è piuttosto ampio e quindi parecchio sfruttabile. È stato aggiunto in seguito ma i proprietari hanno assunto dei professionisti per costruirlo. Quindi potete stare tranquilli.»
Spesso metteva in guardia i clienti in merito a case piene di progetti fai da te perché non tutti duravano a lungo. A volte impianti elettrici creati da autodidatti andavano a fuoco o tetti costruiti male collassavano. Come la sua vita sentimentale, in sostanza.
Il cellulare cominciò a vibrare nella custodia attaccata al parabrezza e Dani sbuffò esasperata. Un altro parente compassionevole o un conoscente pietoso? Ma poi vide sullo schermo la foto della sua migliore amica, Meg Rafferty. Se le circostanze non fossero cambiate e l'infame non avesse sposato un'altra, a quell'ora si sarebbero dovute trovare in macchina dirette al famoso locale Swan House per la cena prematrimoniale. E poi era stata prevista una festa di addio al nubilato nel negozio di biancheria intima di cui Meg era comproprietaria con la sorella.
Rispose usando gli auricolari. «Ciao.»
«Sono le cinque passate» annunciò l'amica in tono allegro. «Un'ora socialmente ammessa per darsi all'alcol. C'incontriamo da qualche parte per sbevazzare?»
Era venerdì sera. Se fossero andate per locali, si sarebbero imbattute in coppie svenevoli. Dopo aver dovuto assistere agli scambi affettuosi dei Parker, non se la sentiva proprio di sopportare spettacoli del genere. Una serata solo donne non era male come idea ma Meg si era appena trasferita a casa dell'attuale compagno. Quindi rimane il mio buco.
Perché di un buco si trattava. Dopo che le era scaduto l'affitto, non era stata in grado di trovare un proprietario disposto a farle un contratto per sei mesi, così si era adattata a quel minuscolo appartamento. Del resto si supponeva che non vi sarebbe rimasta tanto a lungo. Il piano originario era che quando Tate fosse tornato dall'Europa, avrebbero cercato insieme una casa.
«Grazie per il pensiero» rispose Danica, «ma sono rimasta indietro con il lavoro amministrativo. E vorrei approfittare della serata libera per mettermi in pari.» Bugiarda. Le sfuggì un sospiro. «In realtà quello che veramente voglio è fare sesso.»
Ci fu una pausa, seguita subito da una risatina. «Be', spiacente ma non posso esserti di aiuto.»
«Non preoccuparti. Non era