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Una finestra sul mondo
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E-book109 pagine1 ora

Una finestra sul mondo

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Questo è un diario di sogni, speranze e sentimenti, pagine speciali come solo quelle di un diario lo possono essere. Perché racchiudono emozioni, paura, sofferenza, speranza, sogni. In un diario c’è tutta la vita di chi lo scrive e una volta che si sfogliano le pagine di un diario è come se il vento facesse volare in alto i pensieri, per prendere il volo, per tornare a vivere. “Questo non vuole essere un diario giornaliero, ma un modo per ricordare questo periodo della mia vita. Voglio mettere a nudo i miei sentimenti di rabbia, angoscia, dolore, ansia, felicità, gioia, entusiasmo perché solo con i sentimenti un periodo bello o brutto che sia non si dimentica”. Elio è stato vittima di un grave incidente stradale da cui si è miracolosamente salvato dopo essere stato in coma e aver riportato gravi danni fisici e una perdita della memoria. “Quest’incidente mi ha piegato ma non spezzato le ali… È un diario dei sentimenti, dove dentro metto le mie frustrazioni, ma anche la felicità, la gioia di vivere, la leggerezza del mio animo… Ora rifletto sulla nuova vita, se mai qualcuno leggerà questo diario voglio che si renda conto della fortuna che ha in mano: camminare e parlare bene, muovere bene gambe e braccia, ricordarsi le cose… Ho anche deciso di dargli un titolo Una finestra sul mondo. È una finestra reale, è la finestra del mio bagno, quando vado a fumare apro e vedo il mondo che si muove, la gente che balla, corre, salta, il mondo è in movimento e io non posso e non voglio stare fermo…”
 
Aurelio Mariotti è nato a Sassari nel 1978. La sua famiglia, quando lui era ancora un bambino, si è trasferita nella Costa Smeralda, dove successivamente lui ha frequentato il liceo scientifico. Durante gli studi ha lavorato nel settore alberghiero e ha viaggiato all’estero per apprendere la lingua inglese. Sin da giovane si è appassionato fortemente alla letteratura e alla politica.
LinguaItaliano
Data di uscita24 feb 2019
ISBN9788830601062
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    Anteprima del libro

    Una finestra sul mondo - Elio Mariotti

    vita.

    29-09-2014

    Queste righe sono scritte per raccontare quello che ho vissuto in questi cinque anni. Non è un sogno, è la realtà. Dopo quasi cinque anni sono consapevole di tutto quello che mi è successo e voglio raccontarlo a tutti: parenti, amici e a quelle povere persone che si trovano nel mio fragile stato. Verso le otto e mezzo mangio, speriamo cucini Mamma che cucina divinamente, poi riprendo la rivista Voyager, sento una persona meravigliosa al telefono e poi aspetto Morfeo. Ho deciso stasera di non guardare la tv, non so perché mi sento leggero, sembra che il peso che mi porto dentro per una sera non si sia presentato alla mia porta; nell’altra stanza ci sono i miei genitori che guardano tranquillamente la tv, ora dopo quasi cinque anni possono farlo. Io adesso leggo un po’ il giornale, c’è un bell’articolo sull’anima e mi addormento.

    Un’altra giornata è uscita dalla fotocopiatrice della mia vita.

    30-09-2014

    Stamattina ho riniziato la fisioterapia, il ragazzo mi sembra in gamba, poi è venuta Daniela che mi segue in palestra, ho sentito lei presto come ogni giorno, andava al lavoro.

    I soliti pensieri che ormai fanno parte di me non mi abbandonano, come quello della ripresa fisica, parlare bene, reggermi in piedi, non sembrare un ubriaco ma un ragazzo sobrio e che vuole volare via da qui. Prego ogni giorno che questa sia solo una breve triste parentesi della mia vita. Voglio volare lontano.

    È pomeriggio inoltrato e sono seduto davanti alla tv che cerco di cantare. Siccome quando parlo sembro sbronzo devo cantare e trovare il tono. A volte questo mi sembra un miraggio del deserto. L’isola di Atlantide cercata da tutti ma mai trovata, eppure esisteva; Platone ne parlava ma è diventata una meta irraggiungibile, sai che è lì ma non la trovi eppure sai che esiste, come il tono, sai che c’è ma non lo trovi, una chimera. Alle 7 inizia Bonolis che mi alleggerisce un po’, poi stasera guardo Floris in tv che parla di politica, tasto dolente per me. Adesso penso a tutto quello che ci circonda.

    01-10-2014

    Questo non vuole essere un diario giornaliero, ma un modo per ricordare questo periodo della mia vita. Voglio mettere a nudo i miei sentimenti di rabbia, angoscia, dolore, ansia, felicità, gioia, entusiasmo perché solo con i sentimenti un periodo bello o brutto che sia non si dimentica.

    Oggi è iniziato ottobre, l’estate è finita e la malinconia è alle porte. Nuvole, pioggia leggera, freddo leggero, l’autunno è arrivato. Io sono qui con un occhio chiuso perché mi si è ristretto il campo visivo (viene chiamato Neglect); devo sempre guardare a sinistra o vedo sfuocato e cerco di buttare giù due righe per ricordare.

    Oggi ho fatto palestra, dopo canto un po’ e la giornata è andata. Amici veri ne ho pochi, gli altri sono scomparsi, pensavo di essere un Dio e invece sono un uomo comune come tanti altri. Esco solo con chi mi dà sicurezza, e sono pochi. Cene, discoteche, vita nomade, scomparsi… tutto scomparso. Per certi versi ne sono uscito indenne, ma questo è il prezzo che devo pagare. Meno male ho la mia famiglia e lei o sarei stato morto.

    02-10-2014

    Una mattina ho aperto gli occhi e ho visto luci forti, persone vestite di bianco che andavano e venivano, io lì per lì mi sono spaventato, ero abituato alla mia casa di Olbia, al mio letto, a Cristina, niente, non c’era nulla, per un attimo mi è preso il terrore. Per fortuna poco dopo è arrivata quella santa donna di Mamma sorridendo e mi ha abbracciato, in un paio di giorni sapevo tutto e mi ero già abituato, come se quello stato mi appartenesse. Sì ero strano, ma non troppo. Avevo la coscienza al 20 per cento.

    All’inizio amici, parenti, tutti lì che mi guardavano stupiti ed io che sapevo tutto. Pensavo che cazzo hanno questi, perché mi guardano increduli?

    Ci sono voluti tre anni per riprendere coscienza, è stata durissima ma forse ce l’ho fatta.

    07-10-2014

    Questo fine settimana ero a Olbia con lei, ospite da mia sorella che abita da sola con Claudio, mio nipote, un genietto. Sabato sera ho cucinato gnocchi di patate al pesto, erano anni che non cucinavo, da quando Marco il neuropsicologo di Oristano aveva stampato tre o quattro ricette da internet e mi aveva detto: cucina. Forse per cercare di inserirmi in un contesto sociale e di vita, affinché non facessero tutto gli altri per me, per non dipendere in toto dal prossimo e per cercare di rendermi semiautonomo. In più avevamo concordato che facessi la spesa. Io allora andai dal fruttivendolo, mini market dietro casa, e mi misi all’opera. Comprai alcune cose con difficoltà, avevo la stampella, pagai e andai a casa e feci il sugo, Mamma fece da cavia ma uscì commestibile.

    Questo incidente all’inizio mi aveva estraniato dal mondo. Regredii come un bambino di 5-6 anni che dipende completamente dai genitori per lavarsi, vestirsi, mangiare, muoversi, perché con la sedia a rotelle non mi muovevo bene e in più avendo la mano non messa bene ero costretto sempre a farmi spingere. Dopo 8 mesi al Santa Maria Bambina di Oristano, centro di riabilitazione sardo, dove c’erano anche i miei che avevano preso una casa in affitto. Un giorno all’inizio quella santa di mia madre ha preso casa da questa Fernanda, con Carla mia sorella, e siccome era inverno si portarono una stufetta e ogni tanto l’accendevano. Un giorno tornarono a casa e videro Fernanda che disse: Ve ne dovete andare perché io non vi ho detto di accendere la stufa, e andarono via. Mamma, Carla e Nicola, l’ex marito di Carla, le dissero di tutto, ma lei fu irremovibile, e se ne dovettero andare. Nel frattempo io chissà dov’ero. C’era il mio fisico, ma la mia testa vagava altrove, in punti non precisati. Il mio cervello era una lampadina fulminata, era presente ma non funzionava. Mi raccontano che mi riempivo la faccia di cacca e altre schifezze. Chissà dov’era finito l’Elio perfettino di un tempo. Si era presentato ora un bambino di 2 anni. Quando parlavo era arabo, per noi umani occidentali non comprensibile. Mi raccontano che proprio nei primi giorni che tornai sulla terra Mamma mi diede il cellulare e chiamammo mio padre che era a lavoro. Drin drin… Pronto Gigi? Sono Elio. A mio padre venne un colpo. Sembrava che ero tornato, ma era solo in apparenza, non nella sostanza. Così dopo quasi cinque anni con difficoltà immense sono ritornato a scalare l’Everest a mani nude o a prendere una laurea ad Harward. Sono cazzate, oggi in un pomeriggio d’autunno sono qui a ricordare quei momenti vissuti solo tramite racconti.

    09-10-2014

    Oggi è una giornata tipicamente autunnale, nuvolosa e leggermente uggiosa, una giornata come tante, se non fosse che è il compleanno di Mamma che compie 58 anni. Con papà abbiamo comprato una bottiglia di Bellavista, anche per ricordare i vecchi tempi quando lavorava al sottovento e le bottiglie di champagne fioccavano. È venuta Carla con Claudio e le abbiamo comprato la torta. Poi io e papà le abbiamo regalato tre giorni alle terme. Venerdì va con Carla, io sto a casa che non muoio.

    Dopo Fernanda, tramite conoscenze, mia madre arrivò a casa di Valentina, una ragazza bravissima. Io nel frattempo ero fisicamente, ma non mentalmente al centro di recupero di Donigala. Chissà dov’era la mia mente, dove vagava, forse nello spazio, forse in paradiso o all’inferno. Dio me lo tiene nascosto. So solo che il coma è un cielo di notte, il tunnel con la luce in fondo, invenzioni per i film. Il coma è una notte poco prima dell’aurora e fra poco uscirà la luce ma non si vede. Dopo qualche tempo Renzo, un famosissimo ristoratore, e amico di papà ha dato una casa ai miei. Intanto ero lì. Mamma quando arrivava mi dava il buongiorno a voce alta, mi lavava i denti e il corpo, mi metteva il profumo. Spesso dice mi trovava sporco ed io nulla, ero addormentato in un sonno profondo. I miei amici mi raccontano che in ambulanza russavo, Mamma andava disperata dai medici del pronto soccorso di Olbia per chiedere se ce l’avrei fatta e loro rispondevano siamo nelle mani di Dio.

    Due anni fa sono andato a togliermi il ferro che avevo dentro la tibia. Un giorno eravamo all’ingresso e vedemmo passare dott. Putzu, che mi ha proprio salvato e mia madre gli chiese se mi riconosceva. Il dottore mi ha guardato stranito 30 secondi senza parlare, lui con le lacrime agli occhi ce l’ho sempre davanti, non si può capire.

    11-10-2014

    I giorni passavano e io ero lì come un salame ignaro della tempesta che avevo scatenato, avevo provocato il finimondo, zii, parenti, amici, venivano tutti, intanto accadevano episodi curiosi. Come quella volta che sono venuti a trovarmi i miei ex colleghi di alleanza nazionale, con il cugino di mio padre che era assessore in comune, all’epoca avevo spinto molto per la sua elezione.

    Il direttivo del circolo di An di Arzachena un giorno mi nominò vicepresidente, quindi riunioni settimanali, feste, cene,

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