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Donne e Islam: l'altra metà del cielo
Donne e Islam: l'altra metà del cielo
Donne e Islam: l'altra metà del cielo
E-book118 pagine2 ore

Donne e Islam: l'altra metà del cielo

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Info su questo ebook

In questo ebook, curato dal professor Massimo Campanini, sono raccolti una serie di contributi volti ad indagare il rapporto tra il mondo femminile e l'Islam: dalle donne del profeta Muhammad, al loro ruolo nel Corano; da prospettive maggiormente storiche come la donna nell'Islam medievale fino a questioni di più stringente attualità.
Un testo che aiuta dunque ad affrontare in maniera equilibrata e competente un tema decisivo per il presente e il prossimo futuro.
LinguaItaliano
Data di uscita25 mar 2019
ISBN9788838247897
Donne e Islam: l'altra metà del cielo

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    Anteprima del libro

    Donne e Islam - Massimo Campanini

    a cura di Massimo Campanini

    Donne e Islam: l'altra metà del cielo

    ISBN: 9788838247897

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Le donne del Profeta

    Bibliografia

    L'uguaglianza di genere nel Corano

    La donna nell'Islam medievale. Tracce di storia

    Introduzione

    Prima dell'Islam: la donne nelle culture mediterranee

    L’Arabia pre-islamica: mito e realtà della jahiliyyah

    La società ‘abbaside: lo splendore della civiltà, il tramonto delle donne…

    Mamelucchi e ottomani: cambiamenti e continuità

    Bibliografia essenziale

    Gli aḥādīṯ falsi e deboli sulla donna nell’islām, una ricerca dello European Forum of Muslim Women

    La condizione delle donne nell’islām

    Lo studio delle fonti scritturali

    La questione femminile

    Le divisioni nel campo femminista

    Le azioni dell’European Forum of Muslim Women (EFOMW)

    Musulmane d’Europa, musulmane europee

    Non si chieda a un uomo perché ha picchiato sua moglie

    L’atteggiamento del Profeta verso le sue mogli

    Contro le violenze

    European Forum of Muslim Women

    In puro stile maomettano. Femminismi, imperialismi, e Islam

    Una definizione controversa

    Genealogia di uno stereotipo

    Uguaglianza fra i sessi: un valore universale

    Bibliografia

    Tra realtà e rappresentazione: appunti su donne musulmane in Italia e questioni di genere

    Il rischio di strumentalizzazione

    Una (presunta) dicotomia tra Islam e Occidente

    Il velo, scelta libera o imposizione?

    Capovolgere il significato di religione

    Le donne del Profeta

    Massimo Campanini

    La vita del Profeta Muhammad è stata segnata dalla presenza femminile. Si tramanda che una volta abbia detto: Tre cose ho amato di questo vostro basso mondo: la preghiera, i profumi e le donne. Le donne l’hanno fiancheggiato, sostenuto, consigliato, accudito e hanno lasciato qualche volta un marchio profondo sulla sua attività profetica e sull’Islam. Nella tradizione anti-islamica, già a partire dal Medio Evo, Muhammad è stato rappresentato come un libidinoso gaudente, soprattutto perché la rivelazione gli ha garantito il privilegio di avere più mogli di quante siano concesse al musulmano normale (al massimo quattro contemporaneamente). Di fatto, il Profeta si sposò una dozzina di volte, ma è importante notare che fino all’età di cinquant’anni rimase rigorosamente monogamo.

    Fu infatti sempre fedele alla prima sposa, Khadija, che impalmò a venticinque anni, circa nel 595. Allora Muhammad era un giovane promettente, abile ed affidato, noto a Mecca per la sua dirittura morale e la sua onestà, proveniente da una famiglia nobile, ma non affluente e ricca. In gioventù si era distinto nel commercio, come la maggior parte dei Qurayshiti, la tribù cui apparteneva, che dominavano la città carovaniera di Mecca, e aveva condotto spedizioni, insieme allo zio Abu Talib, fino in Siria. Aveva avuto tanto successo - anche perché cominciavano a manifestarsi in lui i primi segni dell’elezione profetica -, che venne adocchiato appunto da Khadija. Costei era, si direbbe oggidì, una ricca imprenditrice, che organizzava carovane d’inverno e d’estate per tutte le direzioni privilegiate del commercio meccano. Khadija era vedova e la tradizione afferma che avesse quarant’anni. Naturalmente non è detto che la sua età fosse proprio quella [1] , ma comunque è certo che fosse più anziana di Muhammad. Khadija propose dunque a Muhammad di sposarla e lui accettò. L’aneddoto dimostra come, nell’Arabia pre-islamica, le donne godessero di un certo grado di indipendenza e di autonomia, seppure forse Khadija vantasse particolari privilegi a causa della sua intraprendenza e abilità. Peraltro esistono lontane testimonianze di matriarcato e di poliandria nella società araba arcaica.

    Sposando Khadija, Muhammad, per così dire, si accasò e divenne ricco, senza più preoccupazioni di sopravvivenza. Ciò gli consentì di dedicare maggior tempo alla meditazione religiosa cui indubbiamente si dedicava già da anni, e di moltiplicare i ritiri spirituali. Era sua abitudine infatti, periodicamente, ritirarsi sul monte Hira, nei pressi di Mecca, a pregare. In città a quell’epoca non mancavano presenze monoteistiche, specialmente cristiane, e probabilmente cristiano, o comunque profondo conoscitore delle Scritture, era Waraqa Ibn Nawfal, cugino di Khadija. L’inquietudine spirituale caratterizzava Muhammad, scontento della primitività del culto pagano professato a Mecca e della povertà e superficialità dei costumi morali della sua patria. Ebbene, un giorno del 610, durante uno di questi ritiri ascetici sul monte Hira, Muhammad venne visitato per la prima volta dall’arcangelo Gabriele che gli comunicò le prime parole della rivelazione coranica. Terrorizzato dall’apparizione e dall’esperienza, Muhammad corse a casa e cercò rifugio presso la moglie, che lo coprì con un mantello per difenderlo dai brividi di freddo che lo avevano colto, e lo rincuorò.

    Le rivelazioni proseguirono nel corso del tempo e Muhammad pian piano prese coscienza della sua missione e cominciò a predicare l’Islam nell’ambiente pagano di Mecca. Khadija fu la prima a credere in lui, a sostenerlo e a proteggerlo. Fu lei, quando i dubbi tormentavano il Profeta, a consigliargli di recarsi da Waraqa Ibn Nawfal per ottenere conferma del suo destino privilegiato di inviato di Dio e di latore del messaggio divino. Waraqa riconobbe in Muhammad i segni della profezia e lo spinse a percorrere senza timore la sua strada.

    Muhammad e Khadija ebbero sei figli. Quattro femmine e due maschi. I maschi morirono entrambi in tenera età: Muhammad non ebbe mai la gioia di una progenie maschile diretta e questo ebbe conseguenze non indifferenti sulle sorti della Comunità islamica dopo che il Profeta fu morto. Le femmine si chiamavano Umm Kulthum, Ruqayya, Zaynab e Fatima. Soprattutto quest’ultima è importante, come vedremo più avanti.

    Khadija morì nel 619, e dopo la sua morte il Profeta convolò a nozze più volte, qualche volta per amore, ma soprattutto per ragioni diplomatiche, intenzioni politiche o per dare l’esempio come ci si dovesse comportare nel matrimonio. La sposa favorita di Muhammad, dopo Khadija, cioè ‘Aisha, figlia del compagno Abu Bakr, ricordava ancora in seguito come il ricordo della prima moglie non abbandonasse mai il Profeta. Ed ‘Aisha ne era gelosa e protestava di non capire cosa mai lui (Muhammad) ci trovasse in una vecchia sdentata…. Come prima convertita all’Islam, Khadija ha sempre svolto un ruolo importante nella storia mitica dell’Islam delle origini e indubbiamente in lei Muhammad trovò il sostegno che gli era necessario per vivere adeguatamente la sua straordinaria avventura terrena.

    Ecco dunque ‘Aisha, la beneamata di Muhammad. Aisha non fu semplicemente una moglie dell’Inviato di Dio, ma una protagonista della vita del suo tempo. Nata attorno al 614, era figlia di Abu Bakr, intimo amico di Muhammad e tra i primissimi convertiti all’Islam, primo dei califfi ben guidati successore del Profeta (regnò dal 632 al 634). Secondo le fonti, che non sono omogenee, ‘Aisha fu promessa al Profeta quando aveva sei anni (o nove). Il matrimonio fu celebrato presto, ma venne consumato quando la fanciulla ebbe raggiunto la pubertà, a nove o dieci anni (o a quattordici). È infatti uso nella maggior parte dei popoli mediorientali e africani di porre le mestruazioni a discrimine tra l’infanzia e il raggiungimento dell’età matura. Questa caratteristica antropologica spiega il diffuso costume dei matrimoni precoci, che tanto scandalo desta nell’opinione pubblica occidentale, ma che

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