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Il Diritto Islamico
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E-book154 pagine1 ora

Il Diritto Islamico

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La conoscenza della legislazione di altri Stati, i cui cittadini vengono a vivere e lavorare in Italia, é fondamentale per superare le barriere culturali che impediscono l’integrazione. La cultura islamica è l’Italia si stanno conoscendo e proprio per questo, sono ancora alte le resistenze in termini di accoglienza e comprensione, costituite in primis da forti paure. Il testo, col suo stile pratico ed estremamente chiaro, riesce a fornirci un quadro completo sul diritto islamico, consentendo un facile apprendimento a tutti coloro che non solo operano nel mondo del diritto ma anche a chi abbia la semplice curiosità di conoscere per poi trovarsi preparati nel momento del dialogo con cittadini di cultura islamica. Il testo si rivolge a studenti, professionisti che per motivi professionali si recano in paesi di cultura islamica per ottenere le basi di conoscenza del diritto vigente in quei Paesi. La prefazione é di Salvatore Primiceri.
LinguaItaliano
Data di uscita9 mag 2015
ISBN9788898212835
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    Anteprima del libro

    Il Diritto Islamico - Paolo Fortunato Cuzzola

    Note

    Prefazione

    Il fenomeno dell'immigrazione è spesso osservato e affrontato con mezzi insufficienti da parte dei Paesi ospitanti. La paura e la diffidenza del diverso prevale col rischio di rallentare una corretta integrazione dei popoli che si ritrovano a convivere.

    Il deficit che impedisce ad una nazione di accogliere e integrare adeguatamente i propri simili provenienti da altri Paesi, è prevalentemente culturale.

    Per questo è necessario conoscere la cultura degli altri per poter attuare politiche di integrazione, non solo a livello politico ma anche nella vita quotidiana e pratica di ognuno di noi.

    La realtà è che L'Italia è oggi una nazione multietnica e, in futuro, lo sarà sempre di più.

    Per questo la conoscenza della legislazione di altri Stati, i cui cittadini vengono a vivere e lavorare in Italia, è fondamentale per superare le barriere culturali che impediscono l'integrazione.

    La cultura islamica è l'Italia si stanno conoscendo da poco tempo e proprio per questo, sono ancora alte le resistenze in termini di accoglienza e comprensione, costituite in primis da forti paure.

    Paolo Fortunato Cuzzola, col suo stile pratico ed estremamente chiaro, riesce a fornirci un quadro completo sul diritto islamico, consentendo un facile apprendimento a tutti coloro che non solo operano nel mondo del diritto ma anche a chi abbia la semplice curiosità di conoscere per poi trovarsi preparati nel momento del dialogo con cittadini di cultura islamica.

    Il testo si rivolge a studenti, professionisti che per motivi professionali si recano in paesi di cultura islamica per ottenere le basi di conoscenza del diritto vigente in quei Paesi.

    Salvatore Primiceri

    Introduzione al Diritto Islamico

    Capitolo 1

    1. Premessa

    Non è possibile in poche pagine occuparsi di tutti gli aspetti che sono in qualche modo oggetto di regolamentazione da parte del diritto islamico. Allo stesso tempo, prima di cominciare ad analizzare gli istituti giuridici che verranno presi in considerazione nelle prossime pagine, può essere opportuno accennare ad alcune nozioni di carattere generale, in modo da mettere in luce alcune delle peculiarità che caratterizzano l’Islam.

    Il diritto islamico è il terzo grande sistema giuridico mondiale.

    Il termine "Islàm significa totale sottomissione a Dio" ed il diritto non è immune da queste influenze, poiché nell'Islam la sfera religiosa non è distinta dalla sfera giuridica.

    Il diritto islamico incarna tutte le regole di vita di ogni mussulmano, a prescindere dalla nazione o dall'etnia di appartenenza. Esso dipende direttamente dalla religione islamica essendo vincolato ad un testo religioso, il Corano. Inoltre, poiché tale testo sacro è redatto in arabo, il diritto islamico viene anche notevolmente influenzato dalla lingua e dalla cultura araba, pur non essendo musulmani solo gli arabi.

    Oggi si parla, infatti, di "Diritto degli Stati Mussulmani in quanto le norme vigenti nei diversi paesi arabi si differenziano a seconda dell'ordinamento locale, risultato dalla sovrapposizione alle norme del libro" di altre norme successive, ispirate alle codificazioni Europee del XIX secolo (Turchia, Tunisia, Albania).

    2. Cenni Storici

    A) Arabia e Medio Oriente preislamici.

    La penisola arabica, era una pianura arida, povera di risorse e popolata da tribù nomadi che vivevano di pastorizia.

    Purtuttavia essa era un punto di partenza ottimale per la diffusione di nuove idee, vista anche la sua posizione geografica tra Maghreb e Masherq, tra Mar mediterraneo e Oceano Indiano.

    Il sistema giuridico delle popolazioni beduine era fondato su norme di tipo consuetudinario, che era contraddistinto da procedure sacrali e da una visione estremamente concreta del diritto positivo.

    Il sistema tribale arabo, disciplinava il diritto delle persone, penale, della famiglia e delle successioni all'interno di tutta la società araba preislamica.

    Non esisteva un sistema giudiziario e la risoluzione delle controversie veniva demandato ad un arbitro (hakam) che veniva selezionato sulla scorta delle sue doti personali, al prestigio ed alla provenienza familiare.

    La sua decisione era inappellabile, ma non esecutiva, e rappresentava una affermazione autorevole sulla consuetudine normativa (Schacht).

    B) La Vita di Maometto.

    Anche se non tutti i musulmani sono arabi, la tradizione islamica è unanime nel riconoscere che la fonte suprema della legge islamica, il Corano, fu rivelata da Allah ad un uono arabo, Maometto.

    Maometto (o Muhammad) nasce a Mecca tra il 562 e 572 da una importante famiglia di mercanti. Rimasto presto orfano viene affidato, dapprima, al nonno 'Abd al-Muttalìb, poi alla morte del nonno, allo zio Abù Talìb.

    Con quest'ultimo effettuerà numerosi viaggi che gli permetteranno di entrare in contatto con le diverse realtà sociali e religiose del MedioOriente.

    Tale esperienza continuerà in epoca successiva alle dipendenze della vedova Khadìja che poi diverrà sua moglie.

    Nell'anno 610, durante un pellegrinaggio sul monte Hira, gli appare l'arcangelo Gabriele, che lo consiglia di diventare Messaggero (rasùl) e Profeta, con il mandato, da parte di Dio, di rivelare agli uomini la Sua volontà. Quest'episodio, passato alla storia come Notte del Destino, viene celebrato nel mese di Ramadàn.

    La diretta e letterale trascrizione della parola di Dio che, in quanto sua espressione, l'uomo non può modificare è contenuta nel Corano (Qur-àn: recitazione, testo da salmodiare).

    Le Rivelazioni, che avvengono in diversi momenti della vita di Maometto, vengono trascritte sotto forma di versetti (ayàt) ed ordinati all'interno di Sure (capitoli).

    Maometto inizia la sua opera di proselitismo, ma con scarso successo, esortando i suoi concittadini ad abbandonare il politeismo ed a sottomettersi ad Allah, unico Dio.

    Tra i primi discepoli appare opportuno ricordare la moglie Khadìja, il cugino 'Ali ibn Abù Talib e l'amico Abù Bakr, questi ultimi destinati a succedergli in qualità, rispettivamente, di quarto e di primo califfo.

    Nel 622, perseguitato dai propri concittadini, Maometto si rifugia a Yathrib, città natale della madre, che di seguito verrà rinominata come Medina (Città del profeta): è l'avvento della c.d. Egira (Emigrazione) che diverrà, poi, il primo anno del calendario islamico.

    Per la sua autorevolezza, a Medina arbitrò le controversie tribali e divenne il governatore-legislatore di una nuova società costituita su base religiosa: la comunità musulmana, detta Umma, destinata a superare il tribalismo della società araba. Maometto esercitò un potere pressoché assoluto al di fuori del sistema giuridico esistente: rappresentò un'autorità religiosa per i credenti e politica per gli indifferenti alla fede. Come Profeta, egli non aveva il compito di creare un nuovo sistema giuridico, ma di insegnare agli uomini come comportarsi, indicando cosa fare e cosa evitare per poter superare il giorno del Giudizio ed avere accesso al Paradiso. Questo è il motivo per cui sia l'Islam che il diritto islamico costituiscono un insieme sistematico di doveri di carattere religioso, giuridico e morale, tutti egualmente sottoposti alla stessa autorità religiosa.

    Nell'anno 630 Maometto, alla testa di un esercito, riconquista la città di Medina.

    Nel 632 muore, senza lasciare istruzioni sulla sua successione nel governo dell'Umma.Consequenzialmente, all'interno della comunità islamica si determineranno una serie di contrasti e scissioni per la conquista del potere, destinate a protrarsi fino ai nostri giorni.

    C) La nascita del Califfato.

    Dopo la morte di Maometto gli succedono tre Califfi:

    1.Abù Bakr;

    2.'Umar;

    3.'Uthmàn.

    Con l'assassinio del quarto califfo 'Ali si ha la prima scissione in:

    Sunniti (quelli che si riconoscono nella Sunnah);

    Sciiti (shì'a, partito di Alì)

    Per i primi, con Maometto termina la Rivelazione e nessuno gli può succedere in quanto profeta ed il Califfo (khalìfa) è il custode dell'eredità del profeta, e deve essere essere scelto nel gruppo dei più fedeli al Profeta per guidare i credenti ed amministrare la comunità secondo i principi del corano, mente per i secondi, appartenenti alla scuola duodecimana, rivendicano la successione su base ereditaria, poiché Alì sarebbe stato istruito da Maometto sui segreti dell'islam ed indicato come successore.

    Secondo questa tradizione da una attenta lettura del Corano (XII, 7)[1] la sapienza ricevuta da Alì sarebbe stata trasmessa ai suoi discendenti, che sono considerati Imàn (guide) dotati di incontrastata autorità.

    D) Le dinastie successive ai Califfi

    Con i primi quattro Califfi (c.d. ben Guidati) ha inizio l'espansione dell'Islam oltre i confini dell'Arabia.

    Dai califfi successivi originano quattro dinastie principali:

    Gli Omayydi;

    Gli Abbasidi;

    I Fatimidi;

    I Turchi Selgiuchidi.

    Al dominio della dinastia dei Turchi Selgiuchidi pone termine l'invasione mongola, a seguito della quale le tribù sono costrette a spostarsi ai confini dell'impero Bizantino.

    Tra le tribù, quella di Otsman, i qui seguaci, gli Ottomani, danno vita all'impero Turco, che nel 1453 dopo la presa di Costantinopoli (odierna Istambul) estenderà il proprio dominio fino al cuore dell'Europa fino alla prima guerra mondiale.

    E) L'Espansione dell'Islam

    L'espansione territoriale dell'Islam comporta una serie di conseguenze legate al proselitismo, ovvero alla conversione dei sudditi alla fede mussulmana.

    La conversione all'Islam è favorita nei territori dell'Impero Bizantino e Persiano, perché conferisce alle popolazioni assoggettate gli stessi diritti di cui sono titolari i conquistatori, permettendo alla gente di aderire ad un ideale di fratellanza e di fare parte di una comunità che ignora le differenze di razza e casta.

    In secondo luogo determina l'adozione dell'arabo (classico) come lingua ufficiale, sia come idioma che come lingua liturgica, e la sottomissione ad uno stile di vita e regole sociali e giuridiche scandite dai precetti religiosi del Corano.

    Con l'Islam il limite tra potere temporale e spirituale si digrada, poiché la cariche pubbliche hanno anche una natura confessionale.

    Facendo presente che vi sono differenze terminologiche tra le diverse regioni e del loro uso nel corso dei secoli, di seguito indichiamo le figure di vertice dell'Islam:

    •Il sultano: il sovrano di uno Stato indipendente, che ha il titolo di Comandante dei credenti sul quale fonda la propria legittimità;

    •il Vicerè;

    •il Pascià (governatore della città);

    •lo Sceicco (governatore dei territori tribali della provincia);

    •il Capo Villaggio (muqaddam);

    •i Visir (Ministri del Governo).

    Principio fondamentale dell'islam è una generale tolleranza nei riguardi della c.d. Gente del libro (al al-kitàb), le comunità monoteiste, che trovano la loro fonte nel Corano[2].

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