Pedagogia Speciale, Medicina, Tecnologia. Territori comuni, specificità e intrecci
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The volume originates from the scientific activities held during the Autumn School of the Scientific Society of Special Pedagogy (SiPes) entitled 'Special education in dialogue with other disciplines. Intersections, hybridizations and possible alphabets, 10 years after the foundation of SIPeS' which took place at the University of Bergamo. The contributions hosted in this text focus on two specific sections of the School: the first is dedicated to the meeting between Special Education and Medicine, presenting multiple reflections and research paths through which this ancient yet still significant interdisciplinary interweaving constantly develops, and the second is focused on the link with Technologies, offering both theoretical insights and heuristic paths that aim at delineating the intersections between these two areas, with the aim of bringing to light the rich articulation that characterizes this meeting.
Contributi di: Nicole Bianquin, Alessia Cinotti, Fabio Bocci, Carla Gueli, Antonello Mura, Claudia Rodrigues de Freitas, Antioco Luigi Zurru, Ilaria Tatulli, Francesca Salis, Lucia Chiappetta Cajola, Marianna Traversetti, Luisa Lopez, Amalia Lavinia Rizzo, Laura Arcangeli, Marco Bartolucci, Cristina Gaggioli, Moira Sannipoli, Marianna Piccioli, Rosa Bellacicco, Ines Guerini, G. Filippo Dettori, Barbara Letteri, Annalisa Morganti, Stefano Pascoletti, Alessia Signorelli, Enrico Angelo Emili, Susanne Schumacher, Luca Ferrari, Fabio Sacchi, Elena Bortolotti, Marilina Mastrogiuseppe.
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Anteprima del libro
Pedagogia Speciale, Medicina, Tecnologia. Territori comuni, specificità e intrecci - Nicole Bianquin
Nicole Bianquin, Alessia Cinotti (edd.)
Pedagogia Speciale, Medicina, Tecnologia. Territori comuni, specificità e intrecci
Copyright © 2020 by Edizioni Studium - Roma
ISBN 9788838248931
www.edizionistudium.it
ISBN: 9788838248931
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
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Indice dei contenuti
Introduzione - Contaminazioni transdisciplinari: la Pedagogia in dialogo con altre discipline
1. L’intersciplinarietà come elemento fondativo della Pedagogia Speciale
2. Pedagogia Speciale e Medicina: un legame di vicinanza antico ma attualmente significativo
3. Pedagogia Speciale e Tecnologie: un incontro possibile
4. Per non concludere
Bibliografia
Prima parte: La pedagogia speciale in dialogo con la medicina
Il rapporto dialettico tra discorso medico e discorso pedagogico. Una riflessione nella prospettiva dei Disability Studies e dell’Analisi Istituzionale
Premessa
Un primo sfondo: posizionare lo sguardo tra Analisi Istituzionale e Disability studies
Il secondo sfondo: il rapporto sapere/potere tra discorso medico e discorso pedagogico
Una lettura istituzionalista dell’evoluzione del sistema scolastico italiano dall’esclusione all’inclusione
Come immaginare un cambiamento?
Riferimenti bibliografici
Paradigmi della cura a confronto: il contributo della Pedagogia Speciale
«Too much evidence»: paradigmi a confronto
Istruzione, educazione e processi di emancipazione
Disabilità, soggettività e scardinamento dei paradigmi
Fattori personali: un’evidenza anomala
Riferimenti bibliografici
La relazione di cura e l'approccio narrativo. Possibili sinergie tra pedagogia speciale e medicina
Premessa. Il valore dell’incontro tra discipline per una visione olistica
La persona disabile, il benessere e la cura come elementi della qualità della vita
Il concetto di salute e la necessità di una epistemologia flessibile
L’approccio narrativo tra pedagogia speciale e medicina
Riferimenti bibliografici
La musica per lo sviluppo delle abilità di lettura degli allievi con dislessia. Il dialogo tra neuroscienze cognitive e didattica inclusiva
La didattica inclusiva per gli allievi con dislessia: il framework teorico
La didattica della musica per l’inclusione degli allievi con dislessia
Lo studio comparato di musica e linguaggio: la musica come neuroprotettore
nei confronti del linguaggio
Dalla ricerca alla didattica inclusiva per la dislessia: il dialogo tra musica e altre discipline
Considerazioni conclusive
Riferimenti bibliografici
Apprendimento della letto-scrittura e fattori di rischio: un intreccio di discorsi
Il progetto: un percorso di ricerca-formazione sulle pratiche
I bambini a rischio
: i risultati del questionario RSR-DSA
Le consapevolezze degli insegnanti: le interviste
Le consapevolezze del mondo sanitario: l’analisi della documentazione
Conclusioni: un intreccio possibile e fecondo
Riferimenti bibliografici
L’ICF a supporto della progettazione educativa individualizzata. Un percorso di ricerca-azione per l’elaborazione di un modello di responsabilità condivisa e di progettazione multidisciplinare
Introduzione
Il progetto ‘Io Ti Conosco - minori’
Cornice concettuale
Cornice metodologica
Risultati
Conclusioni
Riferimenti bibliografici
L'équipe multidisciplinare e la co-progettazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI): un'indagine esplorativa dei processi di progettazione integrata su modelli ICF
Introduzione
Relational Model e approccio bio-psico-sociale
Indagine esplorativa dei processi di progettazione integrata su modelli ICF
Conclusioni
Riferimenti bibliografici
Oltre l’università: la transizione al mondo del lavoro dei laureati con DSA
Trend e dati occupazionali
Precedenti indagini: ostacoli all'occupazione
Metodo
Risultati
Discussione e conclusioni
Riferimenti bibliografici
Oltre i rischi della medicalizzazione. Processi emancipativi per l’indipendenza abitativa delle persone con impairment intellettivo in Italia
Quadro teorico di riferimento
La ricerca. Nuove prassi dopo la Convenzione Onu?
Metodologia
Analisi
Risultati
Riferimenti bibliografici
Seconda parte: La pedagogia speciale incontra le tecnologie
Il ruolo delle TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) nell’inclusione dei bambini con disabilità e DSA che frequentano la scuola primaria
Le tecnologie per una didattica inclusiva
Il campione e le domande di ricerca
Le fasi e i risultati della ricerca
Discussione
Conclusioni e prospettive di ricerca
Riferimenti bibliografici
Inclusione, educazione socio-emotiva, tecnologie: prove di incontro
Introduzione
L’educazione socio-emotiva: un quadro di riferimento
Tecnologie e SEL
Apprendere e rinforzare le abilità socio-emotive con le tecnologie: alcuni esempi
Conclusioni
Riferimenti bibliografici
Leggere l’inclusione: le tecnologie a supporto della creazione di albi illustrati in simboli
Il diritto alla lettura
Il contesto normativo italiano
Letteratura inclusiva
L’esperienza italiana degli IN-book
Le tecnologie per la creazione di libri su misura e IN-book
I libri in simboli nell’esperienza dell’Officina Didattica della Libera Università di Bolzano
Conclusioni
Riferimenti bibliografici
Promuovere didattiche inclusive nella scuola secondaria di primo grado. La costruzione di artefatti digitali
Introduzione
Tutti possono apprendere
Cornice metodologica
I primi risultati
Il laboratorio
Conclusioni
A casa come in aula: Distance education per l’inclusione
Disabilità, università e accessibilità
Distance education: opportunità e limiti della formazione a distanza
Sperimentazione di un kit per la registrazione e trasmissione delle lezioni a distanza: il progetto dell’Ateneo di Perugia
Riferimenti bibliografici
Applicazioni mobili per le persone con disabilità visiva: una review delle proposte disponibili sullo store GooglePlay
Introduzione
Mobile Device-Based Assistive Technologies e applicazioni mobili
Metodologia
Risultati
Discussione
Conclusioni
Accessibilità ai siti culturali per la disabilità intellettiva: metodologie, tecnologie e processi di adattamento
Introduzione
La Disabilità Intellettiva e il diritto alla partecipazione
Il diritto alla comunicazione
Realizzare prodotti fruibili: i processi
Il progetto e la procedura di raccolta dati
Il gruppo di lavoro e l’elaborazione delle proposte per progettare cartelloni informativi facili da leggere
Conclusioni
Riferimenti bibliografici
Pedagogia Speciale, Medicina, Tecnologia.
Territori comuni, specificità e intrecci
A cura di Nicole Bianquin e Alessia Cinotti
Introduzione - Contaminazioni transdisciplinari: la Pedagogia in dialogo con altre discipline
Nicole Bianquin, Alessia Cinotti
[1]
Nicole Bianquin – Dipartimento di Scienze Umane e Sociali - Università degli Studi di Bergamo
Alessia Cinotti – Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione R. Massa - Università di Milano-Bicocca
[1] Il contributo è stato progettato e condiviso interamente dalle due autrici: il paragrafo 1 e 2 è stato scritto da Nicole Bianquin mentre il paragrafo 3 e 4 da Alessia Cinotti.
1. L’intersciplinarietà come elemento fondativo della Pedagogia Speciale
Nel novembre 2018, presso l’Università degli Studi di Bergamo si è svolta la Autumn School della Società Italiana di Pedagogia Speciale (SIPeS) intitolata ‘La pedagogia speciale in dialogo con altre discipline. Intersezioni, ibridazioni e alfabeti possibili, a 10 anni dalla fondazione di SIPeS’ [1] .
Il testo che introduciamo trae origine dalle attività scientifiche di tale iniziativa e si focalizza sui lavori presentati durante due sezioni specifiche della School: la prima dedicata all’incontro tra Pedagogia Speciale e Medicina e la seconda focalizzata sul legame con la Tecnologia. I contributi emersi da tali riflessioni sono ospitati dentro il presente volume.
Le giornate formative, occasione di scambi scientifici e di interconnessioni fruttuose, hanno permesso di condurre una riflessione circa la natura della Pedagogia Speciale, considerata da una parte come disciplina afferente indissolubilmente all’ambito pedagogico più esteso, ma al contempo come entità indipendente di esplicitazione di spazi culturali e scientifici propri e peculiari, che maggiormente la caratterizzano (Besio, Caldin, 2019). Tali luoghi sono tutt’oggi abitati da oggetti di ricerca e da metodologie di indagine derivanti da ibridazioni con altre scienze che «continuano ad avere rapporti stretti con la Pedagogia Speciale, favorendo l’ampliamento del suo campo di indagine e ponendo nuove sfide e prospettive di ricerca in continua evoluzione» [2].
Il cammino della Pedagogia Speciale si è fin dai suoi esordi connotato da significativi itinerari storici tratteggiati dall’intreccio con differenti discipline, tra cui quelle mediche, presentando e riproponendo nuove composizioni di rapporti indispensabili e funzionali a definirne l’identità epistemologica e ad «abitare l’interdisciplinarità» (Bocci, 2016:27). La Pedagogia Speciale, come sostiene Canevaro, vive negli incontri con discipline e con soggetti che hanno punti di vista diversi (Canevaro, 2013) ed è la risultante di una mescolanza rispettosa e non di una violenta giustapposizione o sovrapposizione. Il clima di ibridazione, caratteristica fondante della nostra area, grazie alla costante vicinanza e all’intersezione con le altre discipline scientifiche e al confronto con paradigmi epistemici di confine, ha arricchito i suoi oggetti di studio e i suoi assetti epistemologici (Morin, 2001; Piaget, 1970) senza però mai attenuarne il nucleo fondante. L’analisi e la costruzione della complessità dei fenomeni degli esseri viventi e delle comunità rimangono al centro dei suoi interessi, persistendo ovviamente nell’amalgamare saperi ed approcci secondo il continuo cambiare delle condizioni dei sistemi (Ianes, 2019) e generando così nuove chiavi interpretative rispetto ai fenomeni educativi e ai processi inclusivi (Giaconi, 2019).
Un approccio transdisciplinare che chiede dunque contaminazioni, istituite da un agire collaborativo, comunicativo e co-costruttivo, capace di gestire anche il conflitto, nell’accezione di un’interazione tra approcci disciplinari così profonda da generare nuove conoscenze e nuovi saperi rispetto a quelli di partenza.
Il campo di indagine della Pedagogia Speciale continua di conseguenza ad ampliarsi inevitabilmente, specchio di una manifesta complessità dei suoi oggetti di studio e di una responsabilità̀ epistemologica impegnata a rinnovarsi e ad evolvere rispetto ai tempi e ai contesti nei quali si trova a operare nella quotidianità (Canevaro, 1999), dando origine ad una poliedricità di interventi metodologici e tecnici da concretizzarsi (Caldin, 2019), con un saper fare tipico di chi è abituato a frequentare i luoghi di frontiera (Canevaro, 2006; Gaspari, 2012).
[1] Comitato Scientifico: Roberta Caldin, Lucia Chiappetta Cajola, Dario Ianes, Antonella Valenti, Antonello Mura, Stefania Pinnelli, Felice Corona, Silvia Maggiolini, Alessia Cinotti, Moira Sannipoli, Erica Polato, Serenella Besio.
[2] Estratto dal flyer di presentazione della Autumn School.
2. Pedagogia Speciale e Medicina: un legame di vicinanza antico ma attualmente significativo
La prima parte del volume si focalizza sul rapporto tra Pedagogia Speciale e Medicina e raccoglie nove stimolanti contributi, all’interno dei quali sono stati indagati e problematizzati i legami e gli snodi attraverso cui si dipana questo intreccio interdisciplinare.
Fin dalle sue origini, la Pedagogia Speciale si è caratterizzata per aver generato modelli teorici e dispositivi operativi indirizzati a rispondere a paradigmi antropologici ed espistemologici specifici dell’oggetto di ricerca. Questi paradigmi si connotano per essere costantemente fecondati da altre scienze, come la Filosofica, la Psicologia, la Sociologia, la Medicina. Quest’ultima in particolare ha avuto, e innegabilmente continua ad avere, una relazione di vicinanza importante con la Pedagogia Speciale. Si tratta di un legame con tracce storiche sostanziose, che si sviluppa attualmente lungo importanti direttrici concettuali e professionali (Giaconi, 2019) per la comprensione dei fenomeni (medico-clinici, da un lato, educativi dall’altro) nelle loro trame singolari e irripetibili (Zannini, 2008, 2015; Castiglioni, 2016). Questa relazione si contraddistingue ai nostri giorni da ampliamenti reciproci e, allo stesso tempo, propri, ma anche da sconfinamenti e commistioni tra i rispettivi campi di indagine, ponendo così continue sfide e innovative prospettive di ricerca interdisciplinari ad entrambi i settori.
L’imprescindibile e quasi inevitabile confronto tra Pedagogia Speciale e Medicina, considerate entrambe come scienze che hanno al centro delle proprie riflessioni l’uomo e le varie e differenti declinazioni e vicende che lo riguardano, è stato oggetto di interessi di ricerca fin dagli anni Novanta, connotandosi come un ‘incontro significativo’ (Bertolini, 1994) che non deve in alcun modo stupire. «La realtà, infatti, è sempre altamente complessa e fortemente unitaria, e per ciò stesso si dispone ad essere indagata e conosciuta per effetto delle molte ‘unità di senso’ con cui viene interpretata, ‘letta’ – addirittura ‘costituita’ intersoggettivamente (Bertolini, 1994:55).
Si tratta di un legame con tracce storiche significative, che si sviluppa attualmente lungo importanti direttrici concettuali e professionali (Giaconi, 2019) per la comprensione dei fenomeni (medico-clinici, da un lato, educativi e sociali dall’altro) nelle loro trame singolari e irripetibili (Zannini, 2008, 2015; Castiglioni, 2016). Questo legame si caratterizza attualmente da ampliamenti reciproci e, allo stesso tempo, propri, ma anche da sconfinamenti e commistioni tra i rispettivi campi di indagine, ponendo così continue sfide e innovative prospettive di ricerca interdisciplinari ad entrambi i settori.
Il dialogo tra Pedagogia Speciale e Medicina si dipana su terreni plurimi, ma oggi esso di configura come sempre più improcrastinabile anche all’interno dei contesti educativi, scolastici e di ‘cura’ nella costante e durevole direzione della comprensione olistica delle persone che presentano qualsiasi forma di disabilità, o disagio oppure bisogno. Tutto questo attraverso ‘sguardi interroganti’ carichi di umanità da parte di entrambe le discipline, affinché i bisogni individuali siano compresi e affrontati in modo sistemico e condiviso, evitando il rischio di promuovere interrelazioni dialettiche sbilanciate o processi di impoverimento epistemologico. È necessaria dunque l’organizzazione di una coralità di interventi e di risposte ecologiche che richiamino sensibilità e competenze diffuse, prospettive e metodi di lavoro pluralistici, dialogo e confronto interdisciplinare (Mura, 2006).
Entrando nello specifico dei contributi proposti, è evidente una ricchezza in termini di sguardi, di riflessioni e di interessi di ricerca che vanno a posizionarsi in questa tela interdialogica tra Pedagogia Speciale e Medicina.
Il primo contributo proposto da Fabio Bocci e Carla Gueli ( Il rapporto dialettico tra discorso medico e discorso pedagogico. Una riflessione nella prospettiva dei Disability Studies e dell’analisi istituzionale) vuole propriamente interrogarsi sul rapporto tra l’Analisi Istituzionale e i Disability Studies, indagando le questioni e le implicazioni che ne derivano e cercando di far emergere una possibile problematizzazione dei temi principali che oggi interpellano la Pedagogia Speciale.
La riflessione rispetto all’intreccio e al confronto tra le due discipline emerge in modo interessante anche nel contributo di Antonello Mura, Claudia Rodrigues de Freitas, Antioco Luigi Zurru e Ilaria Tatulli ( Paradigmi della cura a confronto: il contributo della pedagogia speciale) in cui la complessità della realtà soggettiva impone un approccio capace di restituire uno spazio epistemologicamente chiaro, ma allo stesso tempo condiviso.
Anche nel contributo di Francesca Salis ( La relazione di cura e l'approccio narrativo. Possibili sinergie tra pedagogia e medicina) emerge con chiarezza il rapporto tra sapere pedagogico e medico, inteso come dialogo autentico e costruttivo, che identifica nel dispositivo della narrazione uno spazio di azione partecipato, autentico e costruttivo.
A questi contributi che si tratteggiano come maggiormente speculativi e teoretici, si collegano i successivi, che introducono percorsi di ricerca che affondano le loro radici concettuali in questo significativo intreccio di saperi. Il primo contributo scritto da Lucia Chiappetta Cajola, Marianna Traversetti, Luisa Lopez e Amalia Lavinia Rizzo ( La musica per lo sviluppo delle abilità di lettura degli allievi con dislessia. Il dialogo tra neuroscienze cognitive e didattica inclusiva) permette di annoverare come l’apporto delle neuroscienze evidenzi legami neuronali innovativi tra linguaggio e musica, valorizzando così percorsi di didattica inclusiva finalizzate a prevenire e compensare prestazioni deficitarie nelle abilità metafonologiche.
Sostando sempre all’interno della cornice scolastica, il contributo di Laura Arcangeli, Marco Bartolucci, Cristina Gaggioli e Moira Sannipoli ( Apprendimento della letto-scrittura e fattori di rischio: un intreccio di discorsi) presenta i risultati di un progetto di ricerca-formazione che aveva lo scopo di promuovere maggior consapevolezza dei processi di insegnamento/apprendimento della letto-scrittura e dei fattori di rischio ad essa correlati. Nell’opportunità di evidenziare l’importanza di un lavoro di rete consapevole e sistematico tra servizi sanitari e mondo scolastico, si collocano anche gli scritti di Nicole Bianquin ( L'ICF a supporto della progettazione educativa individualizzata. Un percorso di ricerca-azione per l'elaborazione di un modello di responsabilità condivisa e di progettazione multidisciplinare) e quello di Marianna Piccioli ( L'équipe multidisciplinare e la co-progettazione del PEI: un'indagine esplorativa dei processi di progettazione integrata su modelli ICF) in cui si evidenzia come solo grazie ad un reale e autentico percorso multidisciplinare, che si avvale di cornici teoriche e metodologiche derivanti da costrutti multidimensionali e interattivi, sia possibile dare origine a modelli e strumenti realmente efficaci e funzionali alla costruzione del progetto di vita per la persona con disabilità.
Gli ultimi due contributi spostano il loro focus di ricerca su temi e contesti di analisi divenuti negli ultimi anni sempre più centrali per la Pedagogia Speciale: ‘formazione universitaria’ e ‘mondo produttivo’ sono tematiche presenti nello scritto di Rosa Bellacicco ( Oltre l'università: la transizione al mondo del lavoro del laureati con DSA), in cui si esplorano in modo puntuale gli ostacoli incontrati nei contesti aziendali da ragazzi con DSA, le strategie adoperate per fronteggiarli, nonché il ruolo del percorso accademico nel favorire il passaggio e il supporto ricevuto dai servizi carriera, e ‘indipendenza abitativa’ quello di Ines Guerini, ( Oltre i rischi della medicalizzazione. Processi emancipativi per l'indipendenza abitativa delle persone con impairments intellettivo in Italia) che illustra, attraverso una efficace analisi comparativa, soluzioni capaci di promuovere l’emancipazione delle persone coinvolte.
3. Pedagogia Speciale e Tecnologie: un incontro possibile
La seconda parte del volume, invece, si focalizza sul rapporto tra Pedagogia Speciale e Tecnologie e ospita sette contributi che toccano gli aspetti generali di tale rapporto, approfondendoli mediante l’analisi di percorsi di ricerca che vengono presentati in riferimento alle dimensioni teoriche della prospettiva inclusiva. I contributi tracciano alfabeti possibili sia di approfondimento teorico sia di percorsi euristici volti a delineare le intersezioni tra questi due ambiti, portando alla luce un’ampia articolazione di tematiche.
La Pedagogia Speciale e le Tecnologie - qui intese prevalentemente come mediatori a sostegno dei processi inclusivi dentro e fuori la scuola - hanno incrociato, soprattutto negli ultimi decenni, le loro strade frequentemente e, in molte occasioni, i frutti di questo incontro sono stati promettenti. Tale collaborazione ha contribuito a favorire l’ampliamento del campo di indagine della Pedagogia Speciale, ponendo anche nuove prospettive di ricerca che, oggi, risultano essere in continua evoluzione, come si potrà anche leggere nel corso delle successive pagine. La Pedagogia Speciale, difatti, può trovare particolarmente importante avvalersi di mediatori (dispositivi tecnologici, ‘oggetti’, strumenti digitali, ma anche persone, contesti, situazioni di vita reale ecc.) in grado di offrire (maggiori) opportunità di accesso all’istruzione (e, dunque, all’apprendimento) e partecipazione per tutti (persone con disabilità incluse) che sono considerate priorità per lo sviluppo di una società inclusiva.
Nell’ambito della Pedagogia Speciale, i mediatori giocano un ruolo fondamentale dato che possono essere dei potentissimi facilitatori dei processi inclusivi, in virtù del fatto che il diritto all’apprendimento e alla partecipazione deve essere accompagnato dal diritto di (poter) apprendere e partecipare in condizioni facilitanti (ONU, 2006; OMS, 2002; UNESCO, 1994). Come indica Canevaro (2008: 8-9), «per rappresentare la figura dei mediatori possiamo utilizzare la metafora di chi vuole attraversare un corso di acqua che separa due sponde e non vuole bagnarsi: mette dunque i piedi sulle pietre che affiorano […] questi appoggi sono i mediatori, coloro che forniscono un sostegno e che collegano all’altro. Un mediatore è come un semplice sasso su cui appoggiare il piede per andare dall’altra riva. L’importante è costruire collegamenti e andare avanti. Se un mediatore non invitasse a quello successivo, non sarebbe più tale». La metafora delle ‘pietre che affiorano’ porta alla nostra attenzione anche la questione degli strumenti per la mediazione (didattica) in ambito scolastico e extra-scolastico con la finalità di qualificare l’azione educativa nei suoi territori di appartenenza. La mediazione – didatticamente parlando – potrebbe essere intesa come quell’insieme di mediatori che l’insegnante sceglie per garantire la ‘regolazione della distanza’ tra gli oggetti culturali da trasmettere e i soggetti in apprendimento. In termini più generali, si può considerare la mediazione – come indica l’etimologia latina – come ‘stare nel mezzo e fare da tramite’ tra due termini distinti con la finalità di metterli in relazione, avvicinarli e farli dialogare insieme (d’Alonzo, 2016; Castoldi, 2010).
In tal senso, ogni contributo presenta e discute un mediatore a sostegno dei processi inclusivi, cercando di ‘far da tramite’ tra soggetti (persone con disabilità, ad esempio) e luoghi, risorse didattiche, contesti di apprendimento, esperienze di vita ecc. L’elemento fondante che accumuna i sette contributi – e si tratta di un punto di grande rilievo per la riflessione che qui portiamo avanti - è costituito dalla «rivendicazione della necessaria superiorità del modello pedagogico e didattico rispetto a quello tecnico, dell’autorità e della capacità di scelta dell’insegnante/educatore/formatore rispetto agli strumenti che usa» (Guerra, 2002: 12). In altre parole, spetta alla Pedagogia Speciale il compito di indicare le finalità del processo educativo, seppur utilizzando anche altri ‘occhiali’ che le permettono di rispondere alle sfide educative in modo più adeguato e composito. Difatti, i mediatori vanno appresi e utilizzati all’interno di un discorso pedagogico, ovvero all’interno di una «preventiva e consapevole scelta interpretativa, di natura pedagogica e didattica, del significato di educazione» (Guerra, 2002: 15).
Per entrare nello specifico dei contributi, in riferimento all’ambito scolastico, possiamo citare, in modo particolare, i primi quattro lavori della seconda sezione che, attraverso interessi di ricerca differenti, inseriscono nel discorso pedagogico l’utilizzo delle Tecnologie. Il contributo di G. Filippo Dettori e Barbara Letteri, intitolato Il ruolo delle TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) nell’inclusione dei bambini con disabilità e DSA che frequentano la scuola primaria, indaga in quale misura le TIC siano utilizzate nelle scuole primarie della provincia di Sassari coinvolte nella ricerca oggetto del contributo, per facilitare l’apprendimento e l’inclusione degli alunni con bisogni educativi speciali. Il lavoro sottolinea l’importanza di promuovere la professionalità docente attraverso il potenziamento di azioni formative sull’utilizzo delle TIC per l’inclusione. Annalisa Morganti, Stefano Pascoletti e Alessia Signorelli esplorano, nel loro contributo dal titolo Inclusione, educazione socio-emotiva, tecnologie: prove di incontro, il rapporto tra competenze sociali e emotive e inclusione scolastica, individuando alcuni ambienti digitali (es. GoStrenghts, The Social Express) che possono sostenere l’apprendimento socio-emotivo degli alunni, promuovendo pratiche didattiche di tipo inclusivo. Gli autori sottolineano, inoltre, la necessità di promuove un maggiore dialogo tra la ricerca pedagogica e l’ideazione e l’implementazione di tecnologie a sostegno dell’educazione socio-emotiva. Dall’apprendimento delle competenze socio-emotive, si passa allo sviluppo delle competenze della lettura con Leggere l’inclusione. Le tecnologie a supporto della creazione di albi illustrati in simboli di Enrico A. Emili e Susanne Schumacher. Gli autori affrontano il tema degli IN-book nel contesto italiano, dimostrando l’alto potenziale inclusivo dei libri in simboli intesi come mediatori che favoriscono l’accessibilità dei testi a persone con ‘bisogni comunicativi complessi’. Il contributo rimarca l’attenzione al tema dei diritti dei bambini all’accesso ai libri per promuovere inclusione, sin dalla prima infanzia. Il tema dei mediatori in ambito educativo e didattico viene affrontato, seppur da un’altra angolatura, anche da Luca Ferrari e Alessia Cinotti con Promuovere didattiche inclusive nella scuola secondaria di primo grado. La costruzione di artefatti digitali. I due autori presentano una ricerca-formazione, condotta a Bologna, nella quale il Digital Storytelling (DST) è stato interpretato come uno strumento per accompagnare l’acquisizione di metodi di studio nella scuola secondaria di primo grado. I lavori realizzati dagli alunni delle due classi partecipanti hanno messo in luce come, da un punto di vista pedagogico-didattico, il DST può rappresentare una ‘leva’ capace di promuovere la partecipazione attiva del singolo alunno nella costruzione del proprio metodo di studio, all’interno di una dimensione individuale e sociale dell’apprendimento.
Con Cristina Gaggioli, che firma A casa come in aula: Distance education per l’inclusione, ci occupiamo, invece, di educazione terziaria e del diritto all’accesso all’informazione, alla comunicazione e all’apprendimento degli studenti universitari con disabilità. Il contributo presenta un progetto, tutt’ora in corso, dell’Ateneo perugino che - in sinergia con il servizio per gli studenti con disabilità e DSA - prevede la sperimentazione di un kit per la registrazione e la trasmissione delle lezioni a distanza al fine di consentire agli studenti impossibilitati negli spostamenti di seguire le lezioni da casa, attraverso l’implementazione di un sistema per la formazione a distanza.
Con gli ultimi due contributi, invece, l’attenzione viene maggiormente posta al diritto alla partecipazione e alla cittadinanza attiva delle persone con disabilità nei contesti ordinari della vita. Fabio Sacchi con Applicazioni mobili per le persone con disabilità visiva: una review delle proposte disponibili sullo storeGoogle Play pone l’accento sulle Mobile Device-Based Assistive Technologies (MDBATs) che stanno conoscendo una rapida diffusione tra le persone con disabilità visiva, le quali sempre più ricorrono all’utilizzo di questi dispositivi mobili per svolgere differenti attività quotidiane. Si tratta di dispositivi mobili per l’audiodescrizione di foto o immagini, oppure dispositivi mobili in grado di dare informazioni utili per l’orientamento o che segnalano la fermata di un mezzo pubblico o la presenza di ostacoli. L’autore – attraverso una review delle applicazioni mobili contenute nello store Google Play – mette in luce potenzialità e aspetti critici di queste strumentazioni, in una prospettiva pedagogica. Infine, Elena Bortolotti e Marilina Mastrogiuseppe, con uno scritto dal titolo Accessibilità ai siti culturali per la disabilità intellettiva: metodologie, tecnologie e processi di adattamento, affrontano – attraverso i risultati di un percorso di ricerca - la questione dell’accessibilità delle informazioni degli spazi pubblici per le persone con disabilità intellettiva. La peculiarità di questa ricerca risiede nell’aver coinvolto le stesse persone con disabilità nell’intero processo che, insieme ai ricercatori, hanno co-costruito le proposte di semplificazione dei testi, offrendo un contributo fondamentale per la costruzione di ambienti sempre più inclusivi per tutti.
Nell’affrontare la lettura delle esperienze di ricerca e delle argomentazioni raccolte in questa sezione, crediamo che siano emersi confini precisi, ma valicabili della Pedagogia Speciale (Canevaro, 1999) che ha saputo ‘guadagnarsi’ un’identità riconosciuta e autonoma nel campo delle Scienze dell’Educazione, mostrando di essere una disciplina in grado di dialogare, in maniera autorevole, con altre aree del sapere. Tuttavia, come indicano anche gli autori che qui hanno portato il proprio contributo, le prospettive di ricerca sono certamente in continua espansione e sempre più raffinate, ma vi è la necessità di proseguire in questa direzione, potenziando ricerche interdisciplinari nell’ambito della Pedagogia Speciale in grado di rispondere ai sempre più diversificati bisogni delle persone con disabilità.
4. Per non concludere
Alla luce degli apporti e delle considerazioni emerse dai contributi di entrambe le sezioni, è possibile individuare alcuni elementi di riflessione che intendono porsi più come questioni aperte in grado di generare ulteriori prospettive di studio e di indagine che come confini di un certo modo di approcciarsi alla conoscenza dei processi e delle pratiche di educazione inclusiva (Maggiolini, Cinotti, 2018).
In primo luogo, vi è la necessità di rafforzare la sinergia tra approcci socio-culturali legati ai diritti umani, esperienze significative di ricerca e scelte politiche inclusive per una rinnovata rappresentazione delle situazioni di disabilità (o delle situazioni di vulnerabilità e/o problematiche) che ancora oggi, talvolta, appare legata a delle immagini stereotipate - l’eterno bambino, il malato da curare ecc. - e obsolete - una persona da proteggere e da assistere – (Lepri, 2011). In tal senso, la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (ONU, 2006) può rappresentare un’interessante cornice di riferimento entro cui provare a collocare la riflessione sui rapporti interdisciplinari della Pedagogia Speciale. Difatti, tale documento rappresenta un importante pronunciamento internazionale per la sua portata culturale, nonché per la proposta inclusiva contenuta che può ‘orientare’ percorsi di ricerca volti a promuovere e valorizzare il tema dei diritti. Essi risultano essere la strada privilegiata per combattere forme di discriminazione e per avviare/promuovere processi inclusivi nei contesti scolastici e sociali, dalla primissima infanzia all’età adulta.
La tutela dei diritti umani appare una direzione irrinunciabile per la Pedagogia Speciale: ciò è strettamente collegato alla creazione di un ambiente (di apprendimento e di socializzazione) che permetta a ciascuna persona di essere pienamente considerata e valorizzata per giocare – nei vari contesti di appartenenza - ruoli futuribili (Montobbio, Lepri 2000). La sfida della costruzione dell’identità delle persone con disabilità è intrecciata con l’assunzione di una responsabilità educativa che ha nel futuro la sua prospettiva temporale più impegnativa, insieme all’intenzionalità di ogni intervento educativo che mira all’educabilità, anche nelle situazioni maggiormente complesse (Caldin, 2013).
In secondo luogo, l’educazione ha un ruolo fondamentale nella costruzione di un futuro per tutti: il sistema educativo regolare deve essere, quindi, il luogo che assicuri i percorsi di apprendimento e l’inclusione sociale delle persone (comprese quelle con disabilità), raggiungendo l’obiettivo dell’istruzione per tutti nel rispetto dei principi dell’uguaglianza (sulla base dei diritti) e della piena partecipazione (ONU, 2015). Infatti, risulta prioritario perseguire a vantaggio di chi ha più bisogno: un’alfabetizzazione di base forte per ciascuno, un maggior accesso alla scolarizzazione nei vari gradi scolastici (compresa l’educazione terziaria) e una migliore transizione al mondo del lavoro (Caldin, 2019).
In terzo luogo, lo sviluppo della prospettiva inclusiva è fortemente legata alle competenze della Pedagogia Speciale che, oggi, devono essere sempre più robuste e confrontabili con capacità di dialogo interdisciplinare e di collaborazione con altre aree scientifiche. In tal senso, le competenze della Pedagogia Speciale sono ancor più indispensabili in questo momento storico in cui gli intrecci e le ‘convivenze’ con gli altri ambiti del sapere possono essere, da un certo punto di vista, un po’ meno nitidi, rispetto ad un passato, seppur non così lontano, nel quale l’ambito prevalente di studio e di ricerca coincideva con i luoghi separati o con le istituzioni speciali. Evidentemente la dinamica in cui si muove la Pedagogia Speciale è quella di non rinunciare a dare delle risposte ‘speciali’ a problemi specifici, ma di abitare nei contesti quotidiani, dentro alle comunità, divenendo una risorsa per tutti, prefigurando, appunto, risposte ordinarie e per tutti.
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