Scrivo racconti solo per non pagare le bollette della luce
Di Antonio Disi
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Info su questo ebook
Le storie, ambientate a Napoli, fotografano l’uomo e il suo rapporto conflittuale con l’energia, il risparmio energetico e l’ambiente in generale. La tecnologia invade le vite dei protagonisti, sconvolgendole, oppure generando il pensiero che, in fondo, risparmiare energia sia tutto uno sforzo inutile, o ancora solleticando il lato oscuro dell’uomo che, a volte, riesce a prevalere sulle buone intenzioni. Nelle pagine del libro, dunque, l’energia non è una variabile fisica ma culturale, che influisce sulle vite dei personaggi e le condiziona. Il ruolo dell’Autore è stato quello di osservare una loro giornata, un semplice episodio o la loro intera esistenza. Ogni lettore potrà riconoscersi nel petroliere Nabil, nella povera Caterina vessata dal marito maniaco del risparmio energetico o nel posteggiatore abusivo che chiede un miracolo tecnologico a San Gennaro.
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Recensioni su Scrivo racconti solo per non pagare le bollette della luce
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Anteprima del libro
Scrivo racconti solo per non pagare le bollette della luce - Antonio Disi
stanza.
Prefazione
Accensioni e spegnimenti
Ehi, tu! Non guardarti attorno, dico proprio a te, gentile lettrice o cortese lettore. A te che hai appena aperto questo volume e ne stai leggendo queste prime righe.
Hai fatto un’ottima scelta, sai? Ti divertirai un sacco, ne sono certo. Trascorrerai momenti piacevoli, e grazie a Antonio Disi rifletterai su comportamenti di cui nella nostra frenetica vita quotidiana trascuriamo gli effetti. Sarà una lettura rilassante che ti arricchirà e ti metterà di buonumore.
Ma ora, prima di entrare nel vivo dell’opera, ti prego di rispondere a qualche domanda.
In quale posto ti trovi in questo momento?
Sei in viaggio su un treno, su un aereo, su un autobus? Sì? Stai andando al lavoro? Che la tua giornata sia proficua, allora. E mi raccomando: non stressarti troppo.
O forse sei su una spiaggia, in cima a una montagna, sulla panchina di un parco? Buon relax, dunque, e felici vacanze. Riposati e ritemprati.
Cosa dici? Niente di tutto questo? Sei a casa tua? Su una poltrona, su un divano o a letto, suppongo.
Indovinato? Bene.
A questo punto toglimi un’altra curiosità: è sera?
Dai, non fare quella faccia. Lo so cosa stai pensando ma questo che vuole da me? Perché non si fa i fatti suoi? Dove vuole andare a parare?
Perdonami, non ho alcuna intenzione di importunarti. Voglio soltanto capire e allo stesso tempo invitarti a capire certe cose.
Okay, ci siamo, me l’hai detto: è sera. Pertanto, a meno che tu non ti stia avvalendo di una candela, di un cero, di una lampada a olio oppure del bagliore emanato da un lampione stradale o da una luna piena, per leggere stai utilizzando una luce artificiale.
E qui volevo arrivare. Non mi interessa sapere se questa luce proviene da un lampadario, da un faretto, una piantana, una plafoniera o un abat-jour. No. Vorrei conoscere con precisione la fonte.
È una lampadina a incandescenza? È una lampada alogena? È un neon, un led?
Come? Non lo sai?
Mmmh, brutto segno. Tra le varie fonti di illuminazione ci sono delle differenze significative; ciascuna di esse ha uno specifico consumo e risparmio, e tutti noi, me e te compresi, dovremmo esserne consapevoli, in modo da evitare sprechi e nel nostro piccolo contribuire alla tutela dell’ambiente.
Non ti sto facendo una paternale, per carità. Lungi da me. Sto semplicemente stuzzicando la tua mente. Sto accendendo una lampadina nel tuo cervello. In molte circostanze le nostre abitudini ci portano ad abbassare il livello di attenzione. Così inconsapevolmente commettiamo errori che procurano danni al mondo che ci circonda. Peccati veniali, è vero; tuttavia, una somma di tanti peccati veniali produce un peccato mortale.
Ora la smetto, non ti rubo altro tempo. Ti lascio alle delizie di questo libro.
Però consentimi una raccomandazione: quando hai finito di leggere, non scordarti di spegnere la luce.
Buonanotte e sogni d’oro.
Ah, scusami, dimenticavo: prima di addormentarti, da’ un’occhiata agli elettrodomestici che hai in casa; di sicuro ne scoverai qualcuno inutilmente acceso.
Pino Imperatore
Il lampione di Samantha
Andando ogni sera al suo lavoro, Samantha passava di fronte al bar di Alfredo. L’insegna sbilenca al neon troneggiava sulla vecchia vetrina sbiadita, piena di bottiglie di vino e liquori ormai scaduti, pasticcini di marzapane scoloriti e vecchie cianfrusaglie omaggio di commessi viaggiatori frettolosi che non si fermavano più in quel locale.
Samantha era di casa. I pochi clienti rimasti a quell’ora la conoscevano bene e al suo ingresso tutti, con un irrefrenabile impeto di galanteria, si alzavano barcollanti per l’alcool.
Samantha, mon amour. Sei uno splendore stasera!
le gridò Jenny facendosi largo fra gli avventori.
Jenny, Gennaro De Rosa all’anagrafe, era un anziano viveur decaduto che passava le sue serate lì al bar. Fra gli amici si raccontava che da giovane fosse stato il parrucchiere personale di Gina Lollobrigida e che avesse avuto una grande storia d’amore con Luchino Visconti. Nessuno poteva giurare di averlo visto di persona, ma faceva piacere a tutti passare le serate al bar con una celebrità.
Lasciami perdere, stasera. Vengo da una settimana terribile. Sono stata influenzata e non ho potuto lavorare. Poi guarda che faccia che ho, Jenny!
Samantha era ancora una donna bellissima ma mostrava tutti i segni dei suoi cinquant’anni.
Era costretta a tingere i neri capelli che le scendevano sulle spalle e a truccarsi pesantemente per coprire il suo viso graffiato dalle rughe. Cercava di nascondere il collo con leggeri foulard di seta ma le piacevano spacchi, trasparenze e decolleté vertiginosi.
Non ti preoccupare fata,
la riprese Jenny, hai il mantello della notte che ti nasconderà.
Samantha uscì dal locale lasciando dietro di sé il suo dolce profumo e continuò seguendo il marciapiede. C’era una brezza che le rigonfiava il vestito leggero, insinuandosi tra i capelli come le dita di un’amante e li scompigliava insieme ai suoi pensieri.
Samantha vendeva l’amore, proprio accanto al Museo archeologico. Lì trascorreva le sue notti di lavoro alla luce