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La Sesta Colonna
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E-book216 pagine3 ore

La Sesta Colonna

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Info su questo ebook

Il Grande Albero è minacciato. Qualcuno vuole porre fine alla vita su Arìtrea perché la ritiene innaturale.
Un guardiano della terra, un druido, dovrà lasciare la sua casa ai piedi del Grande Albero e intraprendere un viaggio che lo porterà a maturare più di quanto non abbia fatto nei lunghi secoli della sua vita.
Le sue guide in un mondo a lui estraneo saranno una vecchia filastrocca e una giovane gitana dalla lingua affilata.
La sesta colonna è il primo libro di un'avventura ambientata in una terra di magia e creature antiche.
LinguaItaliano
Data di uscita2 lug 2016
ISBN9786050471564
La Sesta Colonna

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    Anteprima del libro

    La Sesta Colonna - Matteo Interlenghi

    Epilogo

    Prologo

    Hamondin camminava tranquillamente per la foresta. Stava compiendo il suo solito giro di controllo dei confini ma da molto tempo niente aveva minacciato la pace di quel luogo; chi del resto sarebbe stato tanto sciocco da tentare di introdursi nella foresta vergine con intenzioni ostili?

    La foresta era ben lontana da qualsiasi insediamento di umani rendendo gli alberi poco raggiungibili dai boscaioli. Gli unici visitatori di passaggio erano elfi che venivano a visitare l’albero di Madre Natura e anche questi erano pochi. Tuttavia il druido si sentiva vagamente inquieto, qualcosa di diverso aleggiava nell’aria rispetto al solito. Forse era solo una sua impressione o suggestione visti gli ultimi resoconti giunti al concilio degli anziani. Si parlava di una intensa attività di creature non-morte presso alcune foreste del pianeta. Tuttavia gli anziani non avevano dato troppo peso alle segnalazioni; ogni bosco era protetto da un insediamento di garuda, guardiani della natura, guidati dal concilio stesso e in passato vi erano già stati casi di attacchi di non-morti, ogni volta respinti velocemente.

    Hamondin era uno di questi custodi e aveva il compito di proteggere Madre Natura e gli anziani.

    Quando un gran numero di uccelli si alzò in volo in modo frenetico, i brutti presentimenti del druido ebbero conferma. Dispiegò le ali sulla schiena e volò sopra le cime degli alberi per osservare quel che stava accadendo. Guardò nella direzione da cui provenivano gli uccelli spaventati e vide una piccola zona della foresta interamente pietrificata. La chiazza grigia stava avanzando. Hamondin planò in quella direzione per poi proseguire correndo una volta toccato il suolo. Quando arrivò in prossimità della zona devastata vide una creatura trasparente ma al contempo opaca; l’aspetto era umanoide ma da lei e in particolare da dietro la schiena, partivano numerose appendici spettrali simili a dei serpenti che pietrificavano ciò che toccavano, i capelli, scompigliati da un vento inesistente e gli occhi, neri come pozzi: uno spettro delle steppe, una creatura proveniente dalle lontane terre desolate del nord dove flora e fauna erano completamente assenti.

    Non se ne vedevano da molto tempo e tanto meno nella foresta di Madre Natura. Dotati di poteri oscuri, gli spettri erano avversari temibili anche per i Garuda più potenti.

    Perché sei qui spettro? Come guardiano di questa foresta ti ordino di andartene disse Hamondin ponendosi davanti alla creatura.

    L’eterea figura guardò contrariata il nuovo giunto. <Un guardiano, accidenti, non credevo che sarebbero arrivati così in fretta, i Garuda vivi sanno essere delle vere seccature!> Pensò. Rispose quindi con voce cavernosa e sibilante: un protettore del Primo Albero? Non pensare di fermarmi Garuda, Sai che non sei in grado. Staremo a vedere, non cederò il passo ad uno spirito corrotto rispose di rimando, preparandosi allo scontro.

    Lo spettro fece guizzare dalle sue braccia due propaggini verso di lui che si abbassò riuscendo appena a schivarle; Hamondin pose i palmi a terra ed evocò un muro di roccia che si frappose tra i due, celandolo alla vista dell'avversario. I due tentacoli furono allontanati dalla parete e la creatura si librò in aria per superarla e attaccare dall’alto ma Hamondin approfittò dell’istante concessogli per concentrarsi e richiamare alla mente gli incantesimi druidici.

    Raccolse le mani quasi in preghiera ed evocò una magica fiamma che brillava tra le sue mani.

    Appena apparve la figura dello spettro, lui le scagliò contro una piccola sfera di fuoco che colpì l’obiettivo. Questi ruggì indignato per l’accoglienza troppo calorosa e si preparò a rispondere a sua volta con un incantesimo. I tentacoli si mossero davanti a lui modellando una sfera nera, da essa partirono delle saette dirette verso il garuda che lanciò un altro globo fiammeggiante per intercettare l'attacco.

    L’impatto provocò un’esplosione che generò una coltre di fumo. Da questa emerse lo spettro che tentò di colpire Hamondin con una spada formatasi al posto del braccio. Lui tentò di sottrarsi all’attacco ma la lama lo ferì lievemente a una gamba.

    Il druido prese da terra un lungo bastone per deviare gli assalti della creatura, approfittò di un affondo andato a vuoto per evocare velocemente un vento in grado di respingere l’avversario e di mandarlo così a sbattere contro un albero. Quest’ ultimo, al contatto si pietrificò.

    L’eterea figura si rimise in piedi e fece affondare i suoi tentacoli nel terreno. Hamondin si sollevò in volo un istante prima che questi sbucassero dal basso per imprigionarlo e dovette dare fondo a tutte le sue capacità di manovra aerea per evitare le propaggini.

    Vedo che sei bravo a schivare ma non mi batterai scappando! sibilò lo spettro mentre inviava altri tentacoli all’inseguimento.

    Il Garuda tornò terra e la gamba ferita cedette, guardò in basso e si rese conto che l'area attorno al taglio stava diventando grigia come la roccia. Doveva terminare rapidamente lo scontro e curarsi o l'infezione l'avrebbe trasformato in pietra; poi gli venne in mente un incantesimo che avrebbe potuto funzionare se solo avesse avuto il tempo di prepararlo.

    Tentò di contattare mentalmente creature della foresta affinché lo aiutassero, sperava così di guadagnare qualche secondo prezioso.

    Lo spettro iniziava a stancarsi del gioco, aveva un compito da portare a termine e quel druido si stava rivelando una scocciatura: i suoi incantesimi erano riusciti ad indebolirlo. Non si aspettava una resistenza così forte ai confini più esterni della foresta vergine.

    Una freccia lo passò da parte a parte e si conficcò nel terreno dietro di lui strappandogli un sussulto. La freccia era stata lanciata da una driade giunta in soccorso al guardiano. Anche se le armi comuni non potevano arrecargli alcun danno non apprezzava la sensazione di un corpo estraneo che lo attraversava.

    Alla prima freccia se ne aggiunsero altre provenienti da più direzioni, erano arrivate altre driadi e alcuni elfi silvani. Innervosito, inviò contro di loro i tentacoli dimenticandosi del druido.

    Hamondin afferrò al volo l’occasione e formulò nella mente le parole per chiedere l'aiuto di Madre Natura. "Chiamo a me le forze del vento che erra nel cielo e del fuoco che scorre eterno nelle vene della terra, unitevi e sconfiggete il mio nemico".

    Un fulmine cadde dal cielo sullo spettro e contemporaneamente dal terreno si levò una torre di fuoco. La saetta scese a spirale attorno alle fiamme creando quasi una gabbia di fuoco e lampi attorno all’abominio che ruggì di dolore e sorpresa.

    Io sono solo il principio, la morte rivendicherà presto questo luogo e tutta Arìtrea. Il tempo di Madre Natura si è concluso e tutto tornerà ad essere come dovrebbe; detto questo lo spettro svanì nel nulla e si trasportò lontano dalla foresta.

    Hamondin scese piano a terra. Ora lo attendeva un compito ancora più impegnativo, riportare la vita in ciò che l’intruso aveva pietrificato.

    Pose i palmi sul terreno e fece appello a tutte le sue energie, entrò in contatto con le radici del Grande Albero e richiese il suo aiuto per risanare il bosco. Le energie uscirono da lui risucchiate dal terreno. Il processo era estenuante e doloroso ma era necessario. Sperava solo di avere abbastanza forze per completarlo.

    Gli alberi tornarono lentamente al loro stato originario e le grandi chiome ripresero a muoversi sospinte dal vento.

    Hamondin riuscì a risanare tutta la vegetazione, poi cadde a terra in un sonno profondo.

    Capitolo 1

    Prima che ti dica chi sono, lascia che ti racconti una storia, disse l’uomo incappucciato seduto sulla panca in pietra della sala comune della locanda. "Un tempo il nostro mondo non era altro che materia inerte che fluttuava in un oceano di tenebre. La realtà come la conosciamo è stata plasmata da misteriose entità che si definiscono ‘gli ancestrali’, creature che racchiudono in sé i poteri degli elementi e che da sempre viaggiano attraverso le dimensioni per dare origine a nuovi mondi tra i quali anche Arìtrea, il nostro. Gli ancestrali infusero gli elementi vivi nella sostanza immota che trovarono in questo piano dimensionale generando così i pilastri della vita: la Terra, primo mattone su cui si ergevano gli altri, l’Acqua che bagnò la Terra per renderla fertile, il Fuoco che crea e distrugge per mantenere equilibrio, il Cristallo, spettatore alla creazione e suo cronista poiché nei suoi riflessi è possibile vederne la storia ed infine l’Aria, leggera e dolce, che riempì i vuoti lasciati dagli altri elementi. Purtroppo la materia primordiale di questa dimensione non risultò essere in grado di generare da sola la scintilla della vita o di conservarla; l’energia donata dagli ancestrali continuava a disperdersi e la materia tornava lentamente allo stadio originale. Fu così che uno degli ancestrali che più degli altri avvertiva un legame con il nostro mondo, decise di rimanervi per alimentare costantemente la scintilla della vita; divenne così il primo albero: Madre natura". L’uomo parlava lentamente, spesso balbettando, come se non fosse abituato a parlare.

    Ella s’immolò per il pianeta e trasferì tutta la sua energia in esso dando la possibilità alle forme di vita di svilupparsi e condurre la loro esistenza. Le prime forme di vita si svilupparono proprio intorno al Grande albero dando origine alla foresta vergine, da essa flora e fauna si estesero su tutta Arìtrea. Gli altri ancestrali generarono dagli stessi elementi cinque razze senzienti e immortali per aiutare Madre Natura e proteggerla; vennero chiamate ‘razze prime’: gli Efrei, guardiani del fuoco e del centro del pianeta, i Mantidi, guardiani delle acque, i Numi guardiani dei cieli e del clima, i Garuda, fedeli custodi di Madre Natura e guardiani di terre e piante ed infine i Draghi che avevano il compito di proteggere la memoria, la conoscenza e il tempo.

    Gli altri ancestrali lasciarono la dimensione, gli animali si evolsero e con il passare dei millenni apparvero nuove razze senzienti mortali e non.

    La magia è la linfa stessa del pianeta, scorre nelle radici di Madre natura che percorrono tutta Arìtrea. I pilastri degli elementi sono le fonti di questa magia, uno per ogni elemento a cui danno energia, intrecciati alle le radici dell’Albero Primo.

    Dai primi alberi che germogliarono e che ancora circondano Madre Natura, nacquero i primi Garuda.

    Questi esseri, la cui esistenza è antica quanto il mondo, vengono chiamati il Concilio, una congrega che guida i figli della creazione e che rimane in perpetuo contatto con la grande madre. L’uomo prese un lungo respiro, il suo sguardo saettò a destra e a sinistra per controllare che nessuno stesse ascoltando e poi riprese con voce più bassa.

    Millenni or sono, un cataclisma investì il mondo, le memorie di questo evento si persero negli abissi del tempo, nessun documento che ne parli è arrivato ai giorni nostri. Nessuna leggenda, nemmeno chi esisteva all’epoca come il concilio ricorda cosa accadde.

    Quanto si sa è che un grande male inondò Arìtrea e molte forme di vita si estinsero. Le razze prime lottarono strenuamente contro questo morbo ma la battaglia continuò per molti secoli.

    "Infine la battaglia fu vinta, le uniche informazioni sulla fine dello scontro si hanno da alcuni versi:

    Cinque le luci che brillano dalla nascita del tempo

    Cinque le colonne che sorreggono il primo

    Cinque le armate che lottarono contro la fine.

    Ma sei furono le voci che al fin si opposero

    Sei i poteri che infransero le tenebre

    Sei le sorgenti che diedero forma alla rinascita.

    Cinque luci a governare il nuovo creato

    La sesta si spense per mantenere l’equilibrio

    E persa resterà finché non sarà il tempo.

    Essi parlano di un grande potere, forse un sesto elemento che vinse il nemico".

    In seguito questo potere fu perso o forse sigillato in qualche luogo perché nessuno potesse servirsene per altri scopi.

    Dopo la guerra, le cinque prime razze si separarono e lentamente scomparvero.

    Nessuno sa più niente degli Efrei da moltissimo tempo; dei Mantidi parlano solo i racconti dei marinai ubriachi che sostengono di averli visti in mezzo all’oceano durante le tempeste più violente.

    Così come i signori delle fiamme anche i guardiani dell’aria sparirono, alcuni racconti per fanciulli, però, raccontano che siano i Numi a modellare a proprio piacimento le nuvole.

    I Draghi si dice che si ritirarono tra le vette più alte dalle quali osservano il mondo e ne conservano le memorie racchiudendole nei cristalli.

    L’ultima razza, i guardiani di Madre Natura, tornarono al loro compito e ancora adesso si nascondono nelle foreste per proteggere l’incolumità di animali e piante. È rarissimo che si mostrino alle altre razze mortali, non apprezzano le città e preferiscono la quiete dei boschi.

    La giovane donna dai lunghi capelli castani rimase in silenzio ad osservare l’uomo che le aveva narrato una storia così antica aspettando che continuasse il racconto o che spiegasse cosa volesse da lei.

    Erano seduti ad un tavolo vicino ad una parete, in parte celato alla vista da un separatore in pietra. Non vi era molta gente nella sala data l'ora.

    Mentre faceva colazione, la donna era stata avvicinata da questo individuo che si era seduto al suo tavolo senza chiedere nulla e dicendo solamente: Suppongo tu sia Alendra. Ho bisogno della tua assistenza. I modi di quell’ uomo l'avevano fortemente indispettita e stava per rispondergli in malo modo; quando però alzò gli occhi castano dorati dal suo pasto le parole le morirono in gola. Era rimasta affascinata e in parte intimorita da questa persona, avvolta in un grande mantello marrone nonostante la calda aria che riempiva la taverna. Il cappuccio del mantello lasciava in penombra il volto, coperto a sua volta da una sciarpa che lasciava vedere solo due occhi decisamente inconsueti. L’iride era verde acqua con delle striature viola che partivano a raggiera dalla pupilla. Era alto e robusto, sembrava un guerriero ma apparentemente non aveva altre armi se non un bastone di semplice legno che teneva steso sulle gambe.

    La curiosità per un individuo così bizzarro l’aveva portata ad ignorare i suoi modi incivili e ad usare un tono di voce più pacato rispetto alle originali intenzioni. Tu devi essere lo straniero misterioso che mi era stato preannunciato, quello che viene dalle foreste e non ha mai vissuto tra gli uomini.

    Da allora era passata quasi un’ora senza che lo strano personaggio smettesse di parlare ma finalmente sembrava aver concluso il suo racconto.

    Dopo un’attesa di qualche minuto Alendra chiese: Quindi? In cosa può servirti questa gitana, straniero?

    So che sei una cartomante con poteri speciali, mi è stato riferito che hai il raro potere della vista. Al mio arrivo mi hai già dimostrato di non essere una totale ciarlatana quindi ritengo potresti fornirmi le informazioni che mi servono rispose.

    Alendra venne percorsa da un brivido di rabbia a quelle parole e lo avrebbe volentieri strangolato. pensò. Tuttavia, anche questa volta riuscì a rispondere con gentilezza al maleducato interlocutore.

    Può darsi, cosa vorresti sapere?

    Sono in viaggio per una ricerca, cerco il sesto elemento rispose lui che sembrava non aver notato il moto di stizza di lei.

    Pensavo fosse solo una storiella per bambini quella che mi hai raccontato

    Non è una favola, è storia. La vera storia del nostro mondo. A causa di recenti avvenimenti, è stato deciso di inviarmi alla ricerca di quel potere dimenticato prima che sia troppo tardi

    Chi avrebbe deciso di inviarti?

    Il concilio degli anziani, ovviamente.

    Il concilio? Scusa, ma chi sei tu che vieni a raccontare leggende dicendo che è storia,che sostieni l’esistenza del concilio e addirittura di essere un loro inviato?

    L’uomo restò in silenzio davanti alla domanda di Alendra che iniziava a spazientirsi sempre più convinta del fatto che si trattasse di uno scherzo.

    Una voce melodiosa e allo stesso tempo autoritaria risuonò nella mente della ragazza, quasi facendola cadere dalla sedia per lo spavento. .

    Non era stato l’uomo ad aver parlato, o almeno la voce non sembrava la sua, e Alendra si guardò in giro alla ricerca dell’intruso alla conversazione.

    .

    La gitana si volto a guardare l’uomo sbalordita chiedendosi se potesse anche

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