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Un desiderio per te: Secondo Libro della serie "Trenta Desideri", #2
Un desiderio per te: Secondo Libro della serie "Trenta Desideri", #2
Un desiderio per te: Secondo Libro della serie "Trenta Desideri", #2
E-book343 pagine4 ore

Un desiderio per te: Secondo Libro della serie "Trenta Desideri", #2

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Info su questo ebook

Lei è una ragazza che non riesce a ricordare. Lui è il ragazzo che non riesce a dimenticare.

È il suo ultimo semestre al liceo e Kimberley Rey è curiosa di scoprire cosa succederà dopo. Deve scegliere un’università, ma i suoi problemi di memoria complicano la scelta. I suoi sforzi per ricordare le renderanno impossibile lasciare casa?

L'aiuto arriva attraverso un regalo inaspettato e soprannaturale. Grant è un “genio” con delle regole. Può donarle trenta desideri (uno al giorno per un mese), a patto che siano umanamente possibili. Kimberley sa bene cosa chiedere: lezioni per imparare a vivere contando solo su di sé.

Ma i suoi desideri cambiano quando un suo amico riceverà una diagnosi devastante. Unendo le forze con Grant per aiutare il suo amico, Kimberley imparerà che la capacità di vivere nel momento – la capacità di dimenticare – forse può essere più preziosa di quanto potesse immaginare.v

LinguaItaliano
Data di uscita2 giu 2019
ISBN9781547591404
Un desiderio per te: Secondo Libro della serie "Trenta Desideri", #2

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    Un desiderio per te - Elizabeth Langston

    Un desiderio per te

    Elizabeth Langston

    Traduzione di Laura Forlani 

    Un desiderio per te

    Autore Elizabeth Langston

    Copyright © 2019 Elizabeth Langston

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Laura Forlani

    Progetto di copertina © 2019 Kim Killion

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Per Robyn, Norah, Charlie, Barret,

    e tutti gli adorati bambini che abbiamo perso troppo presto.

    Capitolo 1:

    piccoli momenti

    C’era un album sulla mia cassettiera, con la scritta ‘I ragazzi di Kimberley’ nella calligrafia artistica di mia madre. Sosteneva di averlo fatto in modo che potessi ricordarmi di loro. La verità era che per me andava bene dimenticarmene.

    Aprii l’album e sfogliai le pagine. I volti mi sembravano familiari, i loro nomi indicati in modo chiaro. Due ragazzi del primo anno. Due del secondo, uno dei quali apparentemente era durato fino al terzo anno.

    Non c’erano pagine per il mio ultimo anno, o almeno non ancora. Mi chiesi se Sean Tucker sarebbe stato il prossimo ad avere una pagina. Ma lui aveva messo in chiaro che voleva che rimanessimo solo amici, che andava bene comunque, perché adoravo passare del tempo con lui.

    Il mio telefono trillò. Lanciai un’occhiata allo schermo.

    Vai alla festa. Prendi telefono, spazzolino e pennarello.

    Controllai per l’ultima volta la mia borsa. C’era tutto. Avrei passato la vigilia di Capodanno con la mia migliore amica invece che con un ragazzo, e non vedevo l’ora. Nessuna preoccupazione. Nessuna pressione. Solo divertimento mentre facevamo il conto alla rovescia.

    Tesoro, è ora di andare da Lacey. Mia madre comparve sulla soglia della mia stanza, intenta a infilarsi i suoi orecchini chandelier preferiti.

    Pronta. Mi appesi la borsa sulla spalla e la seguii giù nell’atrio.

    Hai il telefono e l’iPad?

    Solo il telefono.

    Si fermò in mezzo al soggiorno e mi guardò con la fronte corrugata. Perché non ti porti l’iPad?

    Ehm… Perché avevo preso quella decisione? Frugai nella mia mente e… niente. Meglio scegliere una delle risposte standard. Ho paura di perderlo.

    Ha senso. Dillo a Lacey, così ti potrà aiutare. Mamma si infilò il cappotto. Hai un pennarello nero?

    Sì.

    Stava già andando verso il garage.

    Dieci minuti dopo, mi trovavo su un marciapiede vuoto nel centro di Magnolia Grove, in piedi fuori dalla libreria/caffetteria dove lavorava Lacey. Dopo che mamma se ne fu andata sfrecciando via nella notte, aprii la porta del Java Corner ed entrai. Era tranquillo. Non c’era nessuno seduto ai tavoli rovinati o accoccolato sul grosso divano di pelle davanti al caminetto.

    Ciao. disse il barista, con un sorriso caloroso. Con un gesto plateale, posò una tazza alta di ceramica sul bancone. Tè al melograno con un cucchiaino di miele.

    Il mio solito. L’hai messo sul mio conto?

    Certo.

    Presi la tazza e ne bevvi un sorso. Buonissimo. Lacey è pronta?

    Quasi. Verrà qui non appena avrà finito di chiudere la libreria.

    Grazie. Andai verso il divano, mi ci accoccolai e bevvi il mio tè, ipnotizzata dalle fiamme.

    Nell’aria si sentì un lieve sospiro. Lanciai un’occhiata verso le portefinestre a vetri che conducevano al Reading Corner. Lacey si stava chiudendo le porte alle spalle. Fece una deviazione verso il bancone, accettò una tazza d’asporto dal barista e venne verso di me.

    Ehi. disse, gli occhi marroni che scintillavano. Sei esaltata?

    Molto.

    Hai chiesto a Sean se vuole venire con noi?

    Non può venire.

    Si lasciò cadere accanto a me sul divano. Ti ricordi perché?

    È fuori città? Lanciai un’occhiata fugace al calendario sul mio telefono.

    A far cosa? Soffiò sul suo caffè.

    Non lo so. Penso sia partito per le vacanze di Natale. Presi un altro sorso dalla mia tazza. Quando partiamo?

    Presto. Sorrise con tutto il corpo. Ci porta Eli.

    Mia nonna spesso mi diceva che il mio cervello, per rimediare alle sue parti danneggiate, compensava con l’intuito. In quel momento, la reazione di Lacey stava urlando verso di me. Le cose sono cambiate tra te e Eli. Approvo.

    Ne ero sicura. Il suo viso si addolcì. Non sono sicura di dove ci porterà, ma per il momento è piacevole.

    Sapevo dove li avrebbe portati, e ne ero felice. Eli Harper l’aveva aspettata pazientemente. Dove hai detto che è la festa?

    A casa di Tim Ma, e non preoccuparti, non sarà troppo scatenata. È garantito che le feste di Capodanno a Magnolia Grove sono piatte, specialmente questa. Eli ha detto che è stata invitata tutta la squadra di calcio, e hanno tutti paura del loro allenatore. Si aspetta un comportamento ammirevole da tutti loro.

    Le fiamme nel caminetto danzarono quando la porta d’ingresso si aprì. Eli entrò, il suo sguardo che si posava con precisione laser sulla mia amica. Ehi.

    Lei balzò in piedi. Ehi.

    Lui la abbracciò. Eli era alto, scuro, bellissimo e pazzo di Lacey. Lei si raddrizzò tra le sue braccia, le mani posate lievemente sulle sue spalle, con un sorriso ampio e felice. Si sussurrarono qualcosa e poi si separarono.

    Ehi, Kimberley. disse lui, voltandosi verso di me. Pronta?

    Mi alzai. Sì. Andiamo.

    Erano passate le due quando Eli parcheggiò la sua Mustang nera vintage nel vialetto della casa di Lacey. Entrai e rimasi in attesa in salotto mentre loro parlavano in giardino. Sua madre mi diede una rapida occhiata prima di sparire di nuovo in corridoio.

    Cinque minuti dopo, Lacey entrò e chiuse la porta alle sue spalle. Sembrava spenta.

    Come vanno le cose? chiesi.

    Bene. A meraviglia.

    Ti ha baciata?

    Solo a mezzanotte. Le sue labbra si curvarono dolcemente. Fuori abbiamo solo parlato. È così premuroso con me. È davvero piacevole.

    Evviva. Grandi progressi. Ti ha chiesto di uscire?

    Annuì mentre spegneva le luci. Sabato. Mi porta a Chapel Hill per una partita di basket dei Carolina. Ho il turno di mattina in libreria, quindi partiremo appena dopo. Attraversò la stanza diretta alla porta che conduceva alla sua stanza in soffitta e si fermò, la mano stretta sul pomello. È strano, Kimberley.

    Sembrerà strano per un po’, ma penso che vada bene. Erano passati tre mesi da quando si era lasciata con il suo ultimo ragazzo. Anche se erano usciti solo per una settimana, erano perfetti insieme. Ero rimasta sconvolta quando lei aveva rotto con lui e non avevo mai capito perché.

    Ma era passato abbastanza tempo per lei per potersi lasciare andare. Lacey e Eli sarebbero stati una coppia carina. Mi elettrizzava vedere che lui aveva finalmente ottenuto la sua occasione con lei. Questo significa che ti sei lasciata alle spalle Grant?

    Non lo dimenticherò mai, ma… La sua testa cadde in avanti contro la parete con un lieve tonfo. Forse è tempo di andare avanti.

    È così, Lacey. Sei pronta.

    Raddrizzandosi, aprì la porta e salì in punta di piedi la stretta scala con me al seguito. La sua stanza era buia, illuminata solo da una piccola lampada e dalla luce della luna che filtrava attraverso gli abbaini. Indossammo due delle sue vecchie magliette e crollammo sul letto.

    Si mosse un po’, sistemandosi sotto le coperte. Riuscirai a ricordare questa serata?

    Era una domanda comprensibile per qualcuno che non poteva fare affidamento sulla sua memoria a breve termine. Per me, quella notte era stata piena di piccoli momenti che probabilmente erano persi per sempre, ma mi sarei ricordata di quello che avevo provato. Entusiasmo. Felicità. Speranza.

    Sollevai l’avanbraccio così che la luce della lampada sul comodino lo colpisse. Scarabocchiato con il pennarello c’era scritto ‘Tim bacio’.

    Lei si immobilizzò per la sorpresa. Tim Ma ti ha baciata a mezzanotte?

    Sì.

    "Sulla bocca?"

    Probabile, conoscendo Tim. Punto per il sì.

    Wow. Sono colpita. La lampada si spense con un click. Vuoi altro da Tim?

    "No."

    Scoppiammo a ridere entrambe.

    Felice anno nuovo. disse. Dormiamo.

    Qualcuno stava bussando alla porta della camera da letto. Le palpebre mi si sollevarono con un fremito per scoprire che la luce del sole filtrava nella soffitta.

    Lacey gemette. Che c’è, Henry?

    La porta scricchiolò e sbatté contro la parete. Kimberley ha dormito qui?

    La vedi in questa stanza?

    Sì.

    Allora ha dormito qui.

    Forte.

    Il fratello minore di Lacey corse accanto al mio lato del letto e si mise a gambe incrociate sul pavimento. Vuoi fare colazione?

    Voltai la testa verso di lui, cercando di metterlo a fuoco. Sì, grazie.

    Mamma sta preparando i pancake. Ti piacciono?

    Sì, mi piacciono.

    Bacon?

    È una delle mie cose preferite. Riuscivo a sentirne il profumo nell’aria.

    Bene. Anche una delle mie preferite. Quando sarete pronte per mangiare?

    Mi premetti una mano sulla bocca per sopprimere una risata. Lacey aveva il fratellino più adorabile di tutti. Tua madre ti sta facendo aspettare finché non scenderemo?

    Sì, è così.

    Dacci dieci minuti per vestirci.

    Dieci? Sono un sacco.

    Sette, allora. dissi in tono deciso.

    Lui si alzò e corse fuori dalla stanza.

    Accanto a me, Lacey rise. L’hai gestita molto bene.

    Come riesci a non ridere ogni volta che parli con lui?

    Questione di pratica.

    Fummo pronte in sei minuti e stavamo per scendere le scale quando Lacey mi afferrò per il braccio. Sai dov’è andato Sean per Natale?

    Non credo. Presi il mio telefono e aprii gli appunti. Cosa te l’ha fatto venire in mente?

    Mi lascia perplessa. La signora Tucker e Sara hanno tenuto aperto il negozio fino a Natale. Suo padre è andato con lui?

    Sì. Lacey aveva ragione. Mi era sembrato strano quando Sean l’aveva accennato. Ma se anche gli avevo fatto altre domande, non doveva avermi risposto perché nei miei appunti c’era solo quell’unico dettaglio. Forse è andato a vedere dei college.

    Uno come Sean ha sicuramente già deciso in quale andare. Ti ha detto a quali farà domanda?

    Scossi la testa, impotente. Sembrava il tipo di informazioni che un amico dovrebbe sapere, ma dal profondo del mio cervello non emergeva nulla.

    Ehi, ragazze. ci chiamò Henry dalle scale. Sono passati sette minuti.

    Lacey urlò di rimando: Arriviamo, ometto.

    Ci sorridemmo a vicenda. C’erano dei pancake che ci stavano aspettando. Avremmo risolto il mistero di Sean più tardi.

    Capitolo 2:

    la vera domanda

    Lacey mi riportò a casa a mezzogiorno.

    Vuoi entrare? chiesi.

    Non posso. Ho delle faccende da sbrigare. Ma, prima che tu vada, ho qualcosa per te. Strinse il volante con forza ed emise un sospiro tremante. La borsa regalo rossa sul sedile posteriore è tua.

    Allungai una mano per prenderla e sbirciai all’interno. Era piena zeppa di carta velina e coriandoli. Per quale occasione?

    Nessun motivo, tranne che ne hai bisogno.

    Che cos’è?

    Lo vedrai. Il regalo è difficile da spiegare. Mi lanciò uno sguardo pensieroso. Chiamami dopo che l’hai aperto.

    Potrei non ricordarmene.

    Te lo ricorderai, ma, giusto nel caso, ti scriverò un promemoria.

    Dopo essere scesa dalla sua macchina, la salutai con la mano e posai il mio telefono contro la tastiera accanto alla porta del garage. Quando si fu sollevata, entrai in casa attraverso la cucina. Mia madre sedeva al tavolo, bevendo caffè, con i resti di un panino con burro d’arachidi e marmellata in un piattino accanto a lei.

    Ti sei divertita, tesoro?

    Sì. È stato fantastico. Sapeva che era meglio non chiedermi i dettagli.

    Come sta Henry?

    Bene.

    Crystal?

    Compresi la vera domanda. La madre di Lacey aveva lottato per lungo tempo contro una malattia mentale, ma ormai stava bene. Ci ha fatto dei pancake di diverse forme. Sono sicura di aver scattato qualche foto. Andai al frigorifero e mi presi una bottiglietta d’acqua. Cos’hai fatto ieri sera?

    Sono andata a una festa a casa di un amico. È stato divertente.

    Davvero? Me lo aveva detto? Conosco il tuo amico?

    L’hai incontrato. Paul Fuentes. Anche suo figlio Scott è all’ultimo anno. Prese la tazza di caffè e bevve.

    Paul? Scott? Non mi venne in mente nessun volto. Nemmeno un accenno. La studiai, cercando di capire il suo umore. Sembrava… contenta. Era bello da vedere.

    Andai in camera mia e posai la borsa regalo di Lacey sulla cassettiera. Prima ancora di avere la possibilità di decidere cosa fare, dal mio cellulare risuonò la suoneria di mio padre. Afferrandolo, dissi: Ciao, papà.

    Felice anno nuovo, Kimmie. C’era un sorriso nella sua voce.

    Grazie. Ricaddi sul mucchio di cuscini sul mio letto. Come vanno le cose?

    Alla grande. Sto ancora lavorando sul museo delle bambole.

    Mio padre era sempre stato un architetto fantastico, ma ero orgogliosa di lui per essersi specializzato nella ristrutturazione di vecchi edifici pubblici, come biblioteche e musei. Adoravo paragonare il prima e il dopo. Quando sarà finito?

    Dovrebbe riaprire per Pasqua. Fece una pausa. Verrai qui per il weekend del Giorno dei Presidenti?

    Lanciai un’occhiata alla lavagna appesa alla mia parete. Il viaggio per Washington era programmato per Febbraio. Sì. C’è qualche problema?

    No, non vedo l’ora. Vuoi venire in treno o in aereo?

    In aereo.

    Bene. Penserò io ai biglietti. Si schiarì la voce. Ti voglio bene, Kimmie. Non vedo l’ora di vederti.

    Anche io, papà. Ti voglio bene. Posai il telefono sul comodino e chiusi gli occhi. Avevo fatto le ore piccole. Dormire mi avrebbe fatto bene.

    Quando mi risvegliai dal mio sonnellino, il resto del pomeriggio si dispiegava davanti a me. Il Capodanno era il giorno di festa più noioso. Visto che in TV non c’era niente che mi andasse di vedere, scelsi un libro sul mio tablet e lessi. Per ore.

    Dopo aver cenato insieme, io e mamma ci guardammo un paio di film. Per le undici ero pronta per andare a letto. Dopo aver indossato una maglia oversize, andai in bagno e controllai la parete accanto allo specchio. La mia routine serale era dipinta lì con la scrittura stramba di mia madre.

    Struccati.

    Pettinati.

    Prendi le medicine.

    Lavati i denti e usa il filo.

    Ultimo controllo telefono.

    Rivedi la trascrizione delle registrazioni.

    Il programma di domani è aggiornato?

    Completai i punti da 1 a 4 prima di tornare nella mia stanza e riprendere il telefono. C’era un messaggio.

    LACEY: Chiamami per il regalo

    Mi guardai attorno nella stanza. Il suo regalo mi aspettava sulla cassettiera. Rimossi il regalo dalla borsa, tolsi i pezzi di carta colorata che gli erano rimasti incollati e lo posai sul mio comodino.

    L’oggetto era un orologio da taschino d’argento, leggermente ossidato. Lo aprii per scoprire numeri romani e lancette con una filigrana intricata sul quadrante. Anche se l’orologio era bellissimo, non avevo idea del perché me l’avesse preso.

    La chiamai.

    Ehi. disse. C’era una risata nella sua voce.

    Mi hai regalato un orologio.

    Sì.

    È antico?

    Sì, e non funziona più.

    Mi hai regalato un orologio rotto?

    Il ticchettio sarebbe stato troppo rumoroso. In questo caso, rotto significa perfetto.

    Il suo tono era diventato malinconico, come se fosse gelosa che io avessi un orologio che non segnava l’ora giusta. In tal caso, perché non se l’era tenuto? Non capisco questo regalo.

    Lo capirai quando l’avrai pulito. Fidati.

    Okaaay.

    Ciao. Chiuse la chiamata.

    A me sembrava abbastanza pulito, fatta eccezione per i coriandoli ancora incollati. Sfregai via i residui di carta.

    L’orologio ebbe un fremito.

    Strano. Era quello il motivo per cui era sembrata così divertita? Quel coso si muoveva quando lo si toccava? Mi puntai le mani sui fianchi e lo studiai.

    Uno sbuffo di fumo azzurro si sollevò dal centro, ondeggiando pigramente nell’aria prima di dissiparsi accanto ai piedi del mio letto a baldacchino. Al suo posto apparve uno dei ragazzi più sexy che io avessi mai visto, ogni centimetro di lui splendido come l’ultima volta che l’avevo visto, mesi prima. Grant?

    Ciao. Mi guardò con calma, le mani giunte dietro la schiena.

    Non era entrato dalla porta. Si era semplicemente materializzato dal fumo azzurro, cosa che avrebbe dovuto essere impossibile, ma chiaramente non lo era. C’erano parecchie cose che non andavano nel mio cervello, ma le allucinazioni non ne facevano parte. Da dove sei venuto?

    Vivo nell’orologio. Sono entrato da lì.

    Anche se la sua risposta era assolutamente da pazzi, l’aveva detto in tono tranquillo e gentile come se spuntare dal fumo fosse un evento ordinario. Sarei rimasta tranquilla anche io. Per il momento. Davvero? E una cosa del genere accade per magia?

    Descrizione adeguata del processo. I suoi occhi verdi come il vetro scintillarono alla luce della mia lampada. Non sembri sconvolta dal mio arrivo non ortodosso.

    Dovrei esserlo, ma hai ragione. Non lo sono. Avevo già visto occhi come quelli prima, in quei giorni lontani in cui la mia memoria era ancora perfettamente integra. All’età di sette anni mi avevano diagnosticato la leucemia. Una donna con capelli argentei e occhi verdi come vetro era magicamente apparsa nella mia stanza d’ospedale e mi aveva detto di essere lì per servirmi. Era stata dolce e gentile e mi ero sentita completamente al sicuro con lei. Sei uno degli Esseri?

    La sua fronte si corrugò per la confusione. Lo sono, esatto. Come sai di noi?

    Un Essere si è preso cura di me in passato. Avevano occhi distintivi. Ora riuscivo a vedere la somiglianza, ma lo avevo notato quando Grant faceva parte della vita di Lacey? Non ricordavo di aver fatto quel collegamento. Il suo nome era Adele. Veniva a trovarmi in ospedale.

    Non ero al corrente di questo precedente contatto.

    Era stato il primo giorno di chemioterapia. Non molto tempo dopo che le infermiere avevano avviato la flebo, mamma era uscita per rispondere a una telefonata di papà. Mentre non c’era, la nausea mi aveva travolta, con più intensità di quanta riuscissi a sopportare. Adele era comparsa, indossando un abito blu e profumata di lavanda. Mi aveva massaggiato i piedi e mi aveva raccontato storielle divertenti finché non avevo sorriso. Quando mamma era tornata, Adele se n’era andata. Le infermiere mi dissero poi che avevano supposto che fosse un familiare.

    Adele venne a trovarmi durante ogni trattamento di chemio in quei primi cinque mesi. Quando furono terminati e il pericolo fu passato, non la rividi più.

    Perché era comparso un altro Essere?

    Un pensiero terribile mi attraversò come un brivido. Grant portava cattive notizie?

    Il panico mi contorse lo stomaco, stringendo il mio petto con tanta forza da minacciare di farmi travolgere dalla paura. Non sono più in remissione? Quasi mi strozzai pronunciando quella domanda. È per questo che sei venuto?

    No, padrona. Sei in salute.

    La sua calma sicurezza arrestò l’allarme crescente. Espirai lentamente, ma non era abbastanza. Indietreggiai finché le mie gambe si scontrarono con il lato del letto, mi sedetti e mi concentrai a fare respiri profondi e a espellere la paura.

    La mia squadra medica mi aveva assicurato di avermi curata dal cancro. Per anni, i miei controlli si erano rivelati positivi. Avevo sconfitto le mie preoccupazioni, o, almeno, era quello che pensavo. A quanto pareva non era così. Allora perché sei qui?

    Mi prenderò cura di te anche io, anche se in modo diverso rispetto ad Adele. Si inginocchiò davanti a me, portando il volto al mio stesso livello. Davvero, padrona, fidati se ti dico che va tutto bene. Sono qui per offrirti dei desideri.

    Le sue parole mi calmarono. Grant era affascinante come quando l’avevo visto in autunno. Quando era un tuttofare. Quando era innamorato di Lacey. Desideri? Come un genio?

    Esatto.

    Eri anche il genio di Lacey? Prima che ti cedesse a me?

    Ho servito anche lei, sì, ma non mi ha ceduto. Ha suggerito te come potenziale incarico, e l’Associazione ha accettato.

    L’Associazione?

    Appartengo all’Associazione degli Esseri Soprannaturali Benevoli. La nostra missione è quella di assistere gli umani bisognosi.

    Il suo tono britannico sexy mi distrasse momentaneamente. Parla quanto vuoi, Grant. Amo il tuo accento.

    Grazie. Sorrise.

    Wow. Mozzafiato. Per quanto rimarrai qui?

    Per tutto Gennaio. Riceverai trenta desideri. Uno al giorno per un mese.

    Trenta desideri. Sarebbe rimasto per tutto il mese di Gennaio. Che genere di cose sai fare?

    Ho esperienza in una varietà di imprese terrestri.

    Quindi se io desidero qualcosa, tu lo esaudisci?

    Potrei rifiutare se la richiesta non rispetta le linee guida. Si alzò e allungò la mano. Apparve un rotolo di pergamena. Forse prima preferisci leggere attentamente questo.

    Presi il documento e lessi ad alta voce.

    Associazione degli Esseri Soprannaturali Benevoli

    Linee Guida per i Desideri

    I desideri devono osservare le leggi di Dio, le leggi della natura e le leggi dello Stato in cui il padrone o la padrona risiedono.

    I desideri devono essere portati a termine nello stesso giorno in cui sono stati espressi.

    I desideri non possono essere ripetuti.

    I desideri devono essere umanamente possibili.

    Umanamente possibili? Arricciai il naso, indispettita. Puoi usare la magia per me?

    Posso. Però si aspettano che io limiti i miei poteri a quelle rare circostanze che li possano giustificare.

    Mi avevano mandato un ragazzo con poteri soprannaturali, però non era

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