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Boundless - Senza limite
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E-book532 pagine7 ore

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Info su questo ebook

Diviso tra il tempo e due mondi, Zaknafein, si è sempre sentito in conflitto. Quel tumulto interiore è stato amplificato dalla sua posizione di inferiorità di elfo scuro e maschio nella società matriarcale dei drow. Solo il suo status di valoroso guerriero, così come la sua amicizia con il mercenario Jarlaxle, lo manteneva sano di mente. Ma al momento della sua morte, fu lieto di sapere di aver lasciato in eredità il figlio Drizzt.
Qualcuno però non è pronto ad accettare la morte di Zaknafein, che, centinaia di anni dopo, torna in un mondo che non riconosce più. I compagni di suo figlio non sono i maschi orgogliosi e bigotti a cui il guerriero drow era abituato nella sua vita precedente. La cerchia di Drizzt comprende nani, elfi e, forse fatto ancor più sconcerante, una moglie umana.
Lottando per sopravvivere nel nuovo mondo profondamente trasformato, Zaknafein si rende conto che qualcosa è rimasto immutato: la minaccia dei demoni e le macchinazioni di una matrona drow che non si accontenta più della posizione della sua famiglia tra i ranghi delle altre Casate.
LinguaItaliano
EditoreArmenia
Data di uscita6 apr 2023
ISBN9788834436585
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    Anteprima del libro

    Boundless - Senza limite - R.A. Salvatore

    PERSONAGGI

    Nel passato… tutti drow

    CASA DO’URDEN

    Matrona Malice: Giovane e feroce, a capo di Casa Do’Urden. Ambiziosa e insaziabile, è determinata a salire nella gerarchia dei circa ottanta casati di Menzoberranzan per ottenere un giorno un posto nel Consiglio Direttivo riservato ai primi otto casati.

    Zaknafein Do’Urden: Un tempo maestro d’armi di Casa Simfray, venne salvato dalla battaglia che distrusse quel casato e consegnato all’insaziabile e ambiziosa Matrona Malice Do’Urden perché fungesse da maestro d’armi e suo consorte. Con Zaknafein tra le sue fila, Casa Do’Urden è considerata una reale minaccia per molti dei casati di rango superiore.

    Patrono Rizzen: Consorte ufficiale di Malice, padre di Nalfein, è considerato dall’ambiziosa Malice un compagno terribilmente mediocre.

    Nalfein Do’Urden: Figlio maggiore di Malice, maschio anziano del casato, Nalfein è tutto ciò che ci si potrebbe aspettare dal frutto dei lombi di Patrono Rizzen.

    Briza Do’Urden: Figlia maggiore di Malice. Imponente e temibile..

    CASA XORLARRIN

    Matrona Zeerith Xorlarrin: Potente guida del casato cittadino che occupa il quarto posto.

    Horroodissomoth Xorlarrin: Mago di Casa Xorlarrin e un tempo signore della Sorcere, l’accademia drow i praticanti di magia arcana.

    Kiriy: Sacerdotessa di Lolth, figlia di Zeerith e Horroodissomoth.

    CASA SIMFRAY

    Matrona Divine Simfray: Governa il casato minore.

    CASA TR’ARACH

    Matrona Hauzz: Defunta matrona del casato minore.

    Duvon Tr’arach: Figlio della Matrona Hauzz, un tempo maestro d’armi di Casa Tr’arach, determinato a dimostrare il proprio valore.

    Daungelina Tr’arach: Figlia maggiore della Matrona Hauzz e prima sacerdotessa del casato minore.

    Dab’nay Tr’arach: Figlia della Matrona Hauzz. A causa della caduta del casato è attualmente al servizio di Jarlaxle.

    CASA Baenre

    Matrona Madre Yvonnel Baenre: Nota anche come Yvonnel l’Eterna, la Matrona Madre Baenre è il capo indiscusso non soltanto del Primo Casato ma dell’intera città. Se altre famiglie possono riferirsi alla propria matrona come alla matrona madre, in città tutti usano quel titolo per Yvonnel Baenre. È la drow vivente più anziana e si trova in una posizione di grande potere da più tempo di quanto chiunque in città possa ricordare.

    Gromph Baenre: Figlio maggiore della Matrona Madre Baenre, arcimago di Menzoberranzan, maschio di rango superiore in città e secondo molti il mago più notevole dell’intero Buio Profondo.

    Dantrag Baenre: Figlio della Matrona Madre Baenre, maestro d’armi del grande casato, considerato uno dei migliori guerrieri della città.

    Triel, Quenthel e Sos’Umptu Baenre: Tre delle figlie della Matrona Madre Baenre, sacerdotesse di Lolth.

    ALTRI notabili

    K’yorl Odran: Matrona di Casa Oblodra, rilevante per la capacità di usare l’insolita magia mentale chiamata psionica.

    Jarlaxle: Un furfante senza casato che ha dato vita alla Bregan D’aerthe, una banda di mercenari che con discrezione provvede alle necessità di numerosi casati drow, ma soprattutto alle proprie.

    Arathis Hune: Luogotenente di Jarlaxle e straordinario assassino. Come parecchi altri membri della brigata Bregan D’aerthe, è entrato a farne parte dopo la caduta del suo casato.

    Nel passato… razze diverse.

    Drizzt Do’Urden: Nato a Menzoberranzan e fuggito dai malvagi costumi della città. Guerriero drow, eroe del nord e Compagno di Mithral Hall assieme ai suoi quattro cari amici.

    Catti-brie: Moglie umana di Drizzt, Prescelta della dea Mielikki, abile sia nella magia arcana sia in quella divina. Compagna di Mithral Hall.

    Regis (Ragno Paraffina): Halfling marito di Donnola Topolino, capo della comunità halfling di Vigneti Sanguinanti. Compagno di Mithral Hall.

    Re Bruenor Battlehammer: Ottavo re di Mithral Hall, decimo re di Mithrall Hall, ora re di Gauntlgrym, una antica città dei nani che ha rivendicato assieme alla sua famiglia. Padre adottivo di Wulfgar e di Catti-brie.

    Wulfgar: Nato nella Tribù dell’Alce nella Valle del Vento Gelido, il gigantesco umano fu catturato in battaglia da Bruenor che lo adottò. Compagno di Mithral Hall.

    Artemis Entreri: Un tempo nemesi di Drizzt, in combattimento l’assassino umano eguaglia o quasi il guerriero drow. Ora gestisce assieme a Jarlaxle la Bregan D’aerthe e considera suoi amici Drizzt e gli altri Compagni di Mithral Hall.

    Guenhwyvar: Pantera magica, compagna di Drizzt, evocata al suo fianco dal Piano Astrale.

    Andahar: Cavalcatura evocata di Drizzt, è un unicorno magico. A differenza di Guenhwyvar, che è realmente viva, Andahar si concretizza solo grazie alla magia.

    Lord Dagult Neverember: Signore ufficiale di Waterdeep e lord protettore di Neverwinter. Un umano focoso e ambizioso.

    Penelope Harpell: Capo degli eccentrici maghi noti come gli Harpell, che dalla loro residenza, Ivy Mansion, sorvegliano la città di Longsaddle. Penelope è una maga potente, che ha fatto da mentore a Catti-brie e occasionalmente ha frequentato Wulfgar.

    Donnola Topolino: Halfling moglie di Regis, a capo della città halfling di Vigneti Sanguinanti. Originaria di Aglarond, nel lontano oriente, dove un tempo capitanava una gilda di ladri.

    Inkeri Margaster: Una signora di Waterdeep, la nobildonna è considerata il capo del casato waterdhaviano di Margaster.

    Alvilda Margaster: Cugina di Inkeri, pure lei nobile signora di Waterdeep.

    Brevindon Margaster: Fratello di Inkeri, altro nobile waterdhaviano.

    Gran Maestro Kane: Monaco umano che ha trasceso le proprie spoglie mortali diventando un essere che va oltre il Piano Materiale, Kane è il Gran Maestro dei Fiori del Monastero della Rosa Gialla nella remota Damara. È amico e mentore di Drizzt quando infine il drow tenta di trovare pace lungo un percorso turbolento.

    Dahlia Syn’dalay (Dahlia Sin’felle): Bella elfa alta e dagli occhi azzurri, Dahlia colpisce sia per il proprio aspetto sia per la brillante tecnica di combattimento. Un tempo amante di Drizzt, ora è la compagna di Artemis Entreri, e i due hanno scoperto di procedere meglio insieme che da soli.

    Thibbledorf Pwent: Vera e propria arma ambulante, con la sua armatura fornita di spuntoni e di protuberanze taglienti, il nano Pwent è un coriaceo combattente la cui lealtà è forte quanto l’aroma che emana. Capitanava qualunque carica apparentemente suicida gridando Mio Re! e ha dato la vita per salvare Re Bruenor nelle viscere di Gauntlgrym. Ma la morte non è stata la fine per Pwent, poiché è stato ucciso da un vampiro, diventandolo a propria volta. Per questo, ormai un essere dannato e miserevole, si aggira nei tunnel inferiori di Gauntlgrym soddisfacendo la propria insaziabile fame e nutrendosi dei goblin che abitano ai confini del regno dei nani.

    I fratelli Bouldershoulder, Ivan e Pikel: Ivan Bouldershoulder è un ingrigito veterano di molte battaglie, magiche e mondane. Ha raggiunto una posizione di grande fiducia diventando comandante delle guardie di Gauntlgrym agli ordini di Bruenor.

    Più eccentrico di Ivan, Pikel dai capelli verdi si crede un druido, o più precisamente un duu-dad, e ha aiutato Donnola Topolino a creare magnifici vigneti a Vigneti Sanguinanti. Il suo vocabolario limitato e strampalato accresce l’ingannevole aria di ingenuità di questo nano assai potente.

    Kimmuriel Oblodra: Potente psionico drow, Kimmuriel è alla guida della Bregan D’aerthe assieme a Jarlaxle. È il complemento razionale dell’impulsivo Jarlaxle, e Jarlaxle lo sa.

    Esseri eterni.

    Lolth, Signora del Caos, Regina Demone dei Ragni, Regina delle Fosse delle Ragnatele Demoniache: La potentissima demone Lolth regna come dea più influente dei drow, soprattutto a Menzoberranzan, la città drow più grande conosciuta anche come Città dei Ragni per la devozione dei suoi abitanti. Fedele al proprio nome, la Signora del Caos stupisce e traumatizza costantemente i suoi seguaci, tenendo i propri veri piani celati dietro l’intreccio di altri schemi più ovvi e comprensibili. Il suo fine ultimo, sopra ogni altro, è il caos.

    Eskavidne e Yiccardaria: Demoni inferiori noti come yochlol, servono Lolth in qualità di sue ancelle. Entrambe si sono dimostrate così abili e capaci che Lolth dà loro grande libertà di azione nel manifestarsi tra i drow e creare estrema confusione e disordine.

    PROLOGO

    Anno dei Nani Rinati

    Calendario delle Valli 1488

    Pur udendo il respiro faticoso del suo povero pony, Regis non osò rallentare. Perché le ombre nelle ombre non erano lontane, esseri neri, deformi, trascinati e distorti da una rabbia malvagia e inarrestabile.

    Demoni. Demoni ovunque, nella foresta.

    L’halfling procedeva zigzagando tra gli alberi, spingendo il povero Pancia-che-brontola ad andare avanti. Raggiunto un grande masso dove il sentiero piegava in direzione sud e verso una radura, Regis fece una smorfia notando che il manto bianco e marrone del suo pezzato era coperto di sudore.

    Perlomeno adesso poteva fermarsi, anche se per poco, e soltanto perché dalla direzione opposta stava entrando nella radura Showithal Terdidy, uno dei comandanti dei Pony Ridenti.

    «Dov’è Doregardo?» chiese Regis, avvicinandosi all’amico.

    Showithal indicò con il capo il sentiero da cui era arrivato. «Il bosco è pieno di demoni», disse. «Non possiamo passare».

    «E stanno andando tutti nella stessa direzione», aggiunse Regis.

    Showithal annuì. «Doregardo è convinto che quei mostri siano guidati da un fine superiore, e che sappiano di Vigneti Sanguinanti», spiegò. «Stando ai rapporti che si susseguono lungo le file, le bestie si muovono in un ampio arco e colpiranno la città tutte assieme».

    «Quindi ci devi arrivare prima di loro», ordinò Regis. «Tutti voi, fate dietro front e cavalcate come se la vita di tutti quelli che abitano a Vigneti Sanguinanti dipendesse dalla vostra rapidità, perché di certo è così».

    «Le fattorie… i villaggi…».

    Regis scosse la testa. «Non potete raggiungerli, e anche se qualcuno di voi ci riuscisse porterebbe soltanto i demoni da ulteriori vittime. I contadini udranno i mostri: hanno sempre vissuto in zone selvagge, quindi troveranno un rifugio e si nasconderanno. Voi dovete andare a Vigneti Sanguinanti. Tutti voi».

    «Tutti noi, Ragno Paraffina», lo corresse Showithal.

    Regis scosse di nuovo il capo. «Bisogna avvertire Waterdeep», spiegò. Pronunciare quelle parole era per lui di una difficoltà estrema, poiché non avrebbe voluto altro che girare il pony e tornare al galoppo a Vigneti Sanguinanti, quindi salire sul vagoncino del treno accanto alla sua amata Donnola e al caro Pancia-che-brontola e raggiungere così la salvezza a Gauntlgrym. Ma non poteva. Non subito.

    Non in quella vita.

    Nella sua vita precedente, Regis era stato quello che si aggregava al seguito delle idee altrui, rendendo troppo spesso più difficile la vittoria per i suoi amati Compagni di Mithral Hall, invece di essere d’aiuto. O almeno era così che la vedeva lui. In quegli anni di tanto tempo prima, Regis era stato tutt’altro che un eroe. Ma questa volta, con questa rinascita, era deciso a cambiare le cose. Non sarebbe più stato un peso. Sarebbe vissuto da eroe degno dell’amicizia di Drizzt, Bruenor, Catti-brie e Wulfgar.

    Adesso sapeva cosa fare. Doveva andare a Waterdeep, la grande Città degli Splendori, la Corona del Nord, la città più potente e influente di tutto il Faerûn. I signori di Waterdeep potevano respingere la marea demoniaca, e Regis doveva andare da loro.

    «Se vai a Waterdeep, non cavalcherai da solo», insistette Showithal, portando il proprio pony accanto a Pancia-che-brontola.

    «Vai a dire ai Pony Ridenti di tornare a Vigneti Sanguinanti», ordinò Regis. «Anche quella missione è fondamentale».

    Del trambusto tra gli alberi a margine della radura fece voltare i due.

    Demoni.

    «Vai!» ordinò Regis, assestando una pacca al fianco del pony di Showithal, che si allontanò con un balzo, quindi fece voltare Pancia-che-brontola e galoppò via nell’oscurità nella direzione opposta.

    Mentre riprendeva a zigzagare tra gli alberi venne seguito da passi pesanti e sopra di lui, sopra il fitto dei rami, si udì un forte ronzio.

    «Lo so, amico mio», mormorò all’orecchio del povero pony. «Regalami ancora questa corsa e poi potrai riposare».

    Regis non credeva alle proprie parole. Sapeva che Pancia-che-brontola gli avrebbe dato qualunque cosa gli chiedesse, ma era anche consapevole che con ogni probabilità stava spingendo il suo bel pony dagli occhi azzurri dritto alla morte.

    Ma non aveva alternative.

    Era circondato. Erano sopra di lui e, scoprì con grande sgomento, anche al di sotto, poiché all’improvviso il terreno esplose, con immense tenaglie che recidevano con facilità le radici degli alberi mentre un gigantesco demone si faceva strada a forza nel terreno. Emerse un massiccio glabrezu con quattro braccia, che con lunghe falcate ciondolanti teneva senza problemi il passo di Pancia-che-brontola.

    Dietro Regis, un demone simile a un avvoltoio saltellava, un po’ volando e un po’ correndo, avvicinandosi sempre più.

    Il respiro di Pancia-che-brontola era ormai quasi un rantolo e Regis sapeva che non sarebbe riuscito a correre più veloce di quel demone.

    Tuttavia, disse «No», e abbassò la testa, persuadendo la sua povera cavalcatura a continuare più in fretta, in modo persino spericolato, augurandosi di non andare a sbattere contro un albero.

    Nessun halfling aveva mai cavalcato un pony meglio di Doregardo, di questo Showithal era profondamente convinto, e una volta di più il suo amico glielo stava dimostrando.

    Doregardo condusse il proprio stallone nero attraverso l’intrico di alberi senza il minimo sforzo, quasi senza neppure rallentare davanti a ostacoli e rovi, anticipando ogni svolta con maestria e piegandosi in avanti a spronare il suo pony, ovviamente fiducioso che l’animale avrebbe obbedito. E che anche la cavalcatura avesse totale fiducia in lui era altrettanto ovvio.

    Doregardo era inseguito da una moltitudine di demoni, inclusi parecchi che aveva astutamente fatto in modo che non dessero la caccia a Showithal. E Doregardo non l’avrebbero preso, Showithal ne era convinto.

    Nessuno poteva prendere il grande Doregardo dei Pony Ridenti.

    Fece rallentare la sua cavalcatura per scendere giù lungo un pendio e raggiungere un altro boschetto, con i demoni che gli correvano dietro avanzando carponi. Nonostante la grande fiducia, Showithal trattenne il fiato e fece una smorfia quando vide quegli alberi agitarsi violentemente e udì grugniti e ruggiti e urla da parte dei mostri.

    Ma Doregardo uscì al galoppo dal folto degli alberi, senza il minimo danno né a lui né al suo pony, almeno per quanto poteva vedere da lontano Showithal, e senza essere inseguito, mentre nel boschetto il combattimento continuava.

    Nonostante la situazione disperata, a Showithal Terdidy sfuggì un sorriso: Doregardo aveva messo i demoni gli uni contro gli altri in un frenetico garbuglio di artigli, tenaglie e denti.

    Quando, dopo non molto, i due si ritrovarono in una piccola radura, fu chiaro che Doregardo aveva regalato a entrambi un po’ di tempo.

    «Tutti i nostri compagni sono diretti a Vigneti Sanguinanti», spiegò Doregardo al suo secondo. «Per ora non abbiamo perso nessuno, ma non durerà a lungo».

    «I mostri sono troppi», convenne Showithal.

    Con un tempismo eccezionale, i cespugli alle loro spalle presero ad agitarsi e nella radura uscirono due demoni deformi. La coppia di halfling, però, se ne era già andata, con Doregardo che aveva lasciato il passo a Showithal in una corsa verso il lontano insediamento, mentre lui riprendeva la danza nella foresta.

    Ma sui fianchi incombevano altre ombre e un intenso ronzio li seguiva dall’alto, e nonostante tutti i loro sforzi e le brillanti manovre di Doregardo, quando si incontrarono di nuovo su un’ampia strada erano consapevoli di trovarsi in guai grossi. Si riunirono ancora poco dopo in un’altra piccola radura, avendo ben chiara la difficoltà della situazione.

    «Ci riusciranno altri», disse cupo Doregardo al suo amico.

    «Ci riusciremo noi!» insistette Showithal.

    Doregardo assentì, ma era evidente che non fosse convinto. E lo stesso valeva per Showithal, perché adesso le ombre in movimento si trovavano davanti a loro, tra gli alberi a destra e a sinistra.

    «D’accordo, allora», sentenziò Doregardo. «Tu alla carica. Testa bassa e al galoppo. Io terrò occupati i nostri mostruosi amichetti. Porta il mio amore a Ragno e Donnola, okay?».

    Spronò il pony e fece per allontanarsi, ma non riuscì quasi a muoversi perché Showithal gli aveva afferrato le redini e tratteneva la sua cavalcatura.

    Doregardo lo guardò con aria interrogativa.

    «Mi libererai la strada soltanto per farmi catturare poco più avanti», spiegò Showithal. «E lo sai. Unicamente Doregardo può raggiungere Vigneti Sanguinanti, e unicamente da solo».

    «Ci arriveranno altri», insistette Doregardo.

    «No», replicò sottovoce Showithal. «Vai tu, a tutta velocità».

    «Ti posso garantire un buon vantaggio».

    I due halfling, amici da tutta la vita, compagni d’armi per decenni, si scambiarono una lunga occhiata, di amicizia e amore fraterno.

    E di accettazione.

    «Vai», disse Showithal.

    Ma Doregardo continuava a scuotere il capo.

    «Renderai inutile il mio valore», aggiunse Showithal.

    Doregardo stava per rispondere ma in verità non c’era niente da dire. Era convinto che nessuno dei due sarebbe uscito vivo dalla foresta, ma se uno aveva una possibilità, grazie a un po’ di vantaggio, quello era ovviamente lui. «Prega che Regis… Ragno, raggiunga Waterdeep», disse.

    «Prego che Doregardo raggiunga Vigneti Sanguinanti», replicò Showithal. «E che porti in salvo Lady Donnola e tutti gli altri dietro le possenti difese di Re Bruenor».

    «Allora, amico mio, ci vedremo là», concluse Doregardo. «A Gauntlgrym, dove l’orda di demoni vacillerà».

    Showithal annuì, ma non riuscì a trovare la forza di rispondere a parole. Diede uno strattone alle redini e assestò una pacca sul posteriore del pony nero di Doregardo che gli passava accanto.

    Doregardo schizzò via e Showithal Terdidy estrasse la spada.

    Sembrava davvero cosa da poco quell’arma, a paragone delle sagome massicce che si aggiravano nell’ombra.

    Vada come deve andare.

    Nonostante gli inseguitori, per scendere da un pendio ripido Regis dovette far rallentare Pancia-che-brontola. Con le redini strette nella mano sinistra, l’halfling afferrò la piccola balestra che teneva appesa al collo continuando a voltarsi indietro, aspettandosi di essere aggredito da qualche enorme demone. Sapeva che quei mostri erano vicini, tuttavia fino a quel momento nessuno lo aveva assalito.

    Raggiunto il fondo, poté tirare un piccolo sospiro di sollievo e svoltò intorno a un grande masso, riprendendo il galoppo sul sentiero pianeggiante.

    Ma Regis stava andando alla cieca, in una zona che non conosceva, e il sentiero si rivelò senza sbocco: davanti a lui si stagliava un muro di alberi. Non aveva vie d’uscita.

    Fermò il pony e fece dietro front, avendo come uniche opzioni tornare indietro o abbandonare Pancia-che-brontola e scappare a piedi nel bosco.

    Vicino al masso, non molto distante da lui, comparvero due mostri: il gigantesco demone con quattro braccia e muso di cane, grande tre volte l’halfling, e un altro, non molto più piccolo, che sembrava un bizzarro incrocio tra un grosso umanoide e una poiana.

    Regis considerò le proprie patetiche armi, più che certo che entrambi quei mostri avrebbero potuto farlo a pezzi senza il minimo sforzo.

    «Moriremo insieme, Pancia-che-brontola», disse, mentre i due aggressori avanzavano lenti, muovendosi in modo chiaramente coordinato per non lasciargli lo spazio di caricare, superarli e fuggire. «Non potrei trovare un compagno più valoroso con cui condividere questi ultimi attimi di gloria. Uah-ho!».

    Pancia-che-brontola si sollevò sulle zampe posteriori e nitrì, come a dirsi d’accordo, e non appena il pony fu di nuovo su quattro zampe, Regis lo spronò alla carica.

    Ma subito si bloccò, tirando con forza le redini per trattenere la cavalcatura sudata, poiché i demoni là di fronte si erano scagliati non nella loro direzione ma l’uno contro l’altro!

    Era stato il demone avvoltoio, un vrock, a iniziare, girando su se stesso all’improvviso, così bruscamente da inciampare contro il suo compagno, per poi emettere uno strano strido innaturale e fare un salto, sbattendo le braccia simili ad ali, e ricadere di schianto sul mostro a quattro braccia, testa in avanti per conficcare con forza il becco appuntito nella carne del demone. Mirava al collo, e quasi riuscì nell’intento, cosa che avrebbe posto subito fine allo scontro, ma il glabrezu si scostò quel tanto che bastava a ricevere il colpo alla spalla. Entrambe le sue braccia a tenaglia si strinsero attorno al vrock, e il glabrezu, molto più pesante del compagno, continuò a ruotare facendo perdere l’equilibrio a entrambi cosicché caddero al suolo avvinghiati, rotolando e dimenandosi, picchiando, mordendo, beccando. E quelle tenaglie grandi e terribili scattavano e tiravano, incidendo nel vrock profonde ferite da cui scaturiva verde bile e sangue nero.

    Regis non sapeva come interpretare la scena: sapeva che i demoni erano caotici al massimo, che avrebbero ucciso qualunque cosa, anche i propri compagni, ma non si sarebbe mai aspettato quella svolta improvvisa, non con un halfling grassottello e un pony ancor più in carne a disposizione per un comodo banchetto.

    Era così stupefatto che per parecchio tempo non riuscì, non poté reagire davanti ai due mostri che si aggredivano a vicenda con demoniaco abbandono. Però trasalì, più volte, a causa degli spaventosi suoni emessi dai mostri in lotta, mentre Pancia-che-brontola arretrava nervoso con le orecchie appiattite. Regis era un cavaliere sufficientemente esperto da capire che il povero pony era sul punto di crollare, per la paura se non per la stanchezza.

    Questo fece uscire l’halfling dalla trance. Si chinò in avanti e sussurrò al pony parole tranquillizzanti.

    «Andiamo, Pancia-che-brontola», disse. «Calmati adesso, superiamo quelle bestie».

    Spinse avanti la sua cavalcatura, sul lato, e se per un pony era possibile camminare in punta di piedi, era proprio quello che fece Pancia-che-brontola.

    Regis non si voltò a guardare i demoni che combattevano rotolando l’uno sull’altro. Si tenne basso, continuando a bisbigliare all’orecchio del pony, preparandolo a lanciarsi in una corsa sfrenata. Stava proprio per farlo quando entrambi sobbalzarono, sbigottiti. Regis si mise a sedere dritto mentre Pancia-che-brontola, disperato, arretrava di nuovo, la testa sollevata per la sorpresa e il terrore, mentre una sagoma scura attraversava volando il sentiero davanti a loro.

    Quella sagoma, il corpo del vrock, colpì un albero e si avvolse parzialmente attorno al tronco per poi scivolare a terra mentre dal cadavere saliva del fumo nero e il mostro morto riprecipitava attraverso i piani dell’esistenza raggiungendo l’Abisso infuocato.

    Rimaneva quindi il glabrezu, che si drizzò in piedi, malconcio ma vivissimo e molto, molto arrabbiato.

    Il demone si spostò dal lato del sentiero, le quattro braccia spalancate come a sfidare l’halfling a tentare di superarlo.

    Regis sapeva che non ce l’avrebbe fatta. Pensò di smontare dal pony e attaccare, aprendo la strada per il suo amato Pancia-che-brontola.

    Ma dove sarebbe potuto andare da solo?

    «Mio valoroso destriero, combattiamo!» disse ad alta voce, tentando di mostrare sicurezza e sollevando davanti a sé il magnifico stocco. «Per Pancia-che-brontola, per Vigneti Sanguinanti, per i Compagni di Mithral Hall!».

    Quando Doregardo riprese il pieno controllo della propria spaventata cavalcatura, aveva messo parecchia strada tra sé e Showithal, che aveva perso di vista dopo che il suo pony era sceso fiancheggiando degli alberi per poi raggiungere la cima di un crinale e proseguire giù dal lato opposto. Il comandante dei Pony Ridenti tirò con forza le redini, facendo fermare slittando il suo destriero. Poi, con le ginocchia e un esperto controllo delle briglie, Doregardo lo fece ripartire al galoppo.

    E cavallo e cavaliere vennero quasi travolti dalla carica del pony di Showithal.

    Pony senza cavaliere.

    Solo allora Doregardo riconobbe le grida alle sue spalle, i gemiti del suo amico. Un colpo dei talloni e il suo pony balzò via, per fermarsi di nuovo slittando nell’udire un ultimo, disperato grido di morte.

    L’amicizia di Doregardo richiedeva che lui tornasse indietro da Showithal.

    La responsabilità di Doregardo verso la sua gente richiedeva che continuasse la ritirata, per organizzare e avvertire qualunque alleato trovasse.

    Ma era il suo impegno verso Lady Donnola a non lasciargli possibilità di scelta: Vigneti Sanguinanti doveva essere avvisata altrimenti sarebbero morti in centinaia.

    «Ci rivedremo nei Verdi Campi del Monte Celestia, amico mio», mormorò nel vento della sera, quindi fece di nuovo voltare il pony e si diresse al galoppo verso la città halfling.

    Nonostante il dispiacere, che era davvero forte, Doregardo comprese di avere fatto la scelta giusta quando fu individuato dalle sentinelle notturne di Vigneti Sanguinanti, che lo salutarono con gioia, del tutto ignare dell’arrivo imminente di un esercito di demoni.

    «Alle armi! Alle armi!» gridarono le sentinelle halfling una volta avvertite, e il grido si propagò tra tutte le fila e poi nel piccolo villaggio dove cominciarono ad accendersi candele in ogni casa.

    Doregardo lanciò la sua cavalcatura direttamente verso la modesta abitazione di Lady Donnola, e la trovò che usciva dalla porta.

    «Non possiamo combatterli», esordì urlando prima ancora di averla salutata. «Non alle armi, no! A Gauntlgrym, altrimenti moriremo tutti!».

    «Combattere… chi?».

    «Demoni, mia signora. In una quantità tale mai vista da me e neppure raccontata nei canti dei bardi. Demoni in grado di eguagliare gli stormi di draghi che hanno distrutto Vaasa al tempo del Re Stregone!».

    A quelle parole, Lady Donnola, che conosceva bene la propensione all’iperbole di Doregardo, inarcò le sopracciglia.

    «Showithal è morto, mia signora», le disse cupo, e proprio lì vicino c’era il pony di Showithal, triste, solo e abbandonato.

    «E dov’è Regis?» domandò lei con improvvisa insistenza.

    «Intenzionato a portare la notizia a Waterdeep».

    «Ma hai appena detto…» fece per replicare lei, ma la voce le venne meno.

    Doregardo comprendeva la sua rassegnazione, poiché entrambi sapevano che non era facile far cambiare idea a Regis trattandosi di una missione così chiaramente fondamentale per la sopravvivenza di Vigneti Sanguinanti. «Non possiamo combatterli», ripeté Doregardo. «Non possiamo fermarli. Andiamo a Gauntlgrym, ti imploro, e preghiamo che le difese di Re Bruenor siano in grado di respingere quell’orda».

    «Metti in dubbio la forza di Gauntlgrym?» replicò Donnola, scuotendo la testa.

    Doregardo non rispose, restando impassibile in groppa al suo stallone.

    «Quanti sono?» chiese Donnola.

    «Scappate, signora, te ne prego. Non provate neppure a fermarli o rallentarli. Scappate e basta».

    La comunicazione passò da Donnola alle sue guardie personali e da queste alle sentinelle. E così la notizia del ritiro a Gauntlgrym echeggiò per l’intera cittadina. Gli halfling afferrarono quanto potevano e corsero all’ingresso della galleria che portava alla città dei nani, dove c’era sempre un treno di vagoncini pronto mentre un altro poteva essere recuperato in fretta dalle profondità della montagna.

    Su ordine di Donnola, Doregardo si recò alla piattaforma dei vagoncini per organizzare la fuga in quella fondamentale strettoia.

    Altri membri dei Pony Ridenti e dei Kneebreakers penetrarono in città provenienti dalle colline e dalle foreste circostanti, molti con ferite dovute a brevi scontri con l’orda demoniaca. Chiunque era in grado di rendersi utile lo fece, il gruppo abituato alla disciplina aiutava gli altri halfling a salire sui vagoni che venivano spinti nella buia discesa che portava a Gauntlgrym non appena nella galleria di ritorno si scorgevano le luci del treno precedente.

    Famiglie, bambini, cavalli, bestiame, animali da compagnia e cose preziose, tutto veniva fatto salire a bordo e, nonostante la mancanza di preavviso, l’evacuazione pareva procedere senza problemi.

    Ma poi il vento cominciò a portare l’eco delle grida demoniache, e l’aria si riempì di un forte ronzio mentre uno sciame di chasme volanti calò sul villaggio condannato.

    Doregardo urlava ordini in tutte le direzioni e i suoi subordinati li facevano circolare.

    «Mostri volanti!» gli disse uno dei suoi.

    «Raduna ragazze e ragazzi», replicò deciso Doregardo. «Combatteremo fino alla fine, per far fuggire i nostri amici».

    A quell’atteso ordine non un Pony Ridente né un Kneebreaker batté ciglio: in realtà, Doregardo non avrebbe neppure avuto bisogno di darlo. Si misero in formazione senza fare un fiato.

    Lungo tutto lo schieramento i pony appiattirono le orecchie quando al di sopra di una vicina collina comparve la scura nuvola di chasme, nera contro il cielo stellato, e in quel momento Doregardo temette che la maggior parte degli abitanti del villaggio sarebbe stata massacrata.

    Sensazione che si acuì ulteriormente quando comparve un’altra nuvola nera, stavolta proprio sopra di loro, piena di lampi e fulmini.

    «È una magia demoniaca?» gridò uno della banda di halfling.

    «Naaa», fu la risposta burbera che fece voltare tutti gli halfling, Doregardo incluso, verso il treno, dove un vecchio nano li osservava. «È solo mio fratello», spiegò Ivan Bouldershoulder mentre il tuono cominciava a farsi sentire.

    Si sollevò un vento fortissimo, che soffiava dritto sulle orrende facce dei demoni volanti, rallentandoli. Dalla nuvola presero a saettare lampi, non a caso, ma diretti a fendere il mostruoso stormo.

    «Mio fratello», ripeté Ivan con un sorriso colmo di orgoglio imitando l’insolito accento di Pikel.

    Il secondo treno a pieno carico lasciò la stazione sopraelevata per tuffarsi nella buia caverna, giù nel profondo della montagna. Intanto risaliva il terzo, che si fermò ballonzolando. E quello era pieno di guerrieri nani, soldati del Clan Battlehammer, che balzarono fuori a formare una linea difensiva, spingendo al riparo gli halfling in fuga.

    Il petto di Doregardo si gonfiò di orgoglio e speranza per la precisione e la disciplina dei suoi e dei loro coraggiosi vicini. Tuttavia, sapeva che ben presto lui e quanti erano affidati alla sua responsabilità si sarebbero ritrovati coinvolti in una battaglia disperata, poiché la nuvola magica non sarebbe stata sufficiente a fermare del tutto lo sciame di demoni volanti.

    Con pesanti balestre in pugno, un gruppo di nani Battlehammer si parò davanti alla linea difensiva dei cavalieri di Doregardo. All’unisono, poggiarono a terra un ginocchio lasciando tra un guerriero e l’altro lo spazio sufficiente a far passare un pony, quindi sollevarono le balestre contro la minaccia in avvicinamento. All’estremità destra della linea, non lontano da Doregardo, la comandante nana abbaiò l’ordine di attendere.

    Nonostante le terribili circostanze, Doregardo non poté non sorridere alla vista di quella nana. Non sapeva se si trattasse di Pugno o di Furia, Tannabritches o Mallabritches, le regine gemelle di Gauntlgrym. Di certo, però, era una di loro, una delle mogli di Re Bruenor là fuori sulla linea del fronte per respingere l’attacco di un’orda di demoni.

    I chasme chiusero i ranghi. Un altro fulmine si protese a portare distruzione in mezzo al gruppo, facendo a pezzettini alcuni mostri e recidendo le delicate ali di molti altri che precipitarono al suolo roteando. Ma la nuvola di Pikel si stava dissolvendo ed erano rimasti parecchi demoni.

    «Scagliate!» strillò la comandante nana e, all’unisono, i balestrieri fecero partire una selva di pesanti quadrelli verso il cielo, in alcuni casi convergendo sul medesimo bersaglio, dato che gli abili soldati Battlehammer erano in grado di sceglierlo. Dal cielo cadde un’altra decina di chasme.

    «Caricate!» giunse immediato l’ordine, che già stava venendo eseguito.

    «Per la Regina Mallabritches!» gridò un nano vicino a Doregardo, chiarendogli così l’identità della comandante.

    «Urrà!» gridarono tutti gli altri, e gli halfling si unirono al coro.

    I demoni scesero e la cavalleria halfling balzò avanti. «A quattro!» urlò Doregardo, e i cavalieri si divisero in formazione a diamante.

    «In piedi, Battlehammer», ruggì la Regina Mallabritches «e tirate giù quel che sta su».

    Doregardo non sapeva bene cosa volesse dire quell’ordine, ma al momento era troppo impegnato per fare supposizioni. Alla testa dei suoi, caricò contro un terzetto di chasme mentre i demoni si sollevavano sulle zampe posteriori, i lunghi pungiglioni che fremevano pregustando il sapore del sangue.

    Due rimasero vicino al terreno per impegnare gli halfling, ma il terzo, quello al centro contro cui era rivolta la carica di Doregardo, d’improvviso salì in alto, mentre i suoi compagni si avventavano su Doregardo per stringerlo in una morsa.

    Lui fece abilmente girare il suo pony, la spada in una direzione a respingere un chasme, il pony che sgroppava e scalciava all’indietro facendo volare via l’altro.

    A quel punto Doregardo comprese l’ordine della regina dei nani, poiché l’aria sopra di lui fu tutta un crepitare di quadrelli di balestra che colpirono il demone che si stava sollevando non appena fu a distanza di sicurezza dalla testa di Doregardo, uccidendolo e tirando giù quel che stava su proprio come ordinato.

    I tre compagni di Doregardo intervennero con forza nel combattimento, sopraffacendo il chasme che lui aveva respinto con la spada, facendo precipitare l’orribile essere mezzo umano e mezzo insetto con le loro lunghe lance, per poi farlo calpestare dalle cavalcature ben addestrate. Sull’altro lato, il chasme tramortito dal pony di Doregardo si levò in volo all’arrivo del gruppo al galoppo, ma andò troppo in alto e una raffica di quadrelli delle balestre dei nani lo fece a pezzi.

    Era un buon inizio. Ma era soltanto un inizio, come ben sapeva Doregardo, e il suo gruppo si ritrovò sotto attacco prima di poter formare di nuovo correttamente il diamante. Dalla sua destra giunsero richieste di aiuto da parte di altri cavalieri mentre la cavalleria si impegnava a tenere a bada i rapidi chasme.

    Molti di quei demoni, però, dilagarono al di sopra degli halfling, affrontando un’altra salva di dardi di balestra pur di incalzare da presso quei nani. E ne passò un numero sufficiente, per cui Doregardo cominciò a pensare di avere perso il supporto aereo, ma in quel mentre la Regina Mallabritches ordinò: «Ascia!».

    Con un colpo a incrocio della spada, l’halfling infilzò un aggressore, quindi riprese posizione giusto in tempo per intercettare l’improvviso assalto di un altro e tagliare a metà la lunga proboscide del demone. Doregardo approfittò del momento di tregua per dare un’occhiata alle forze di Mallabritches e vedere se avessero bisogno di aiuto. Nonostante il feroce combattimento che si stava svolgendo lungo tutta la linea dei nani, il suo sguardo andò oltre e vide l’ultimo vagone di un treno sparire nella montagna in direzione di Gauntlgrym. Treno immediatamente sostituito da un quarto pieno di guerrieri Battlehammer, e non soltanto quelli poiché c’era anche la famosa Brigata Gutbuster. Quell’élite di feroci combattenti sfrenati balzò giù dal vagoncino prima ancora che si fosse fermato sulla piattaforma, atterrando di corsa, rotolando, rimbalzando e contorcendosi in ogni modo utile a raggiungere in fretta la battaglia.

    Ovviamente ciò rincuorò Doregardo, ma lo intimorì anche: era convinto che il loro unico compito fosse proteggere gli ultimi abitanti del villaggio in fuga per poi battere subito in ritirata e raggiungere le più imponenti difese di Gauntlgrym.

    Fedeli alla propria reputazione, i Gutbuster non parevano affatto intenzionati a battere in ritirata. Era molto probabile che quegli sciocchi cocciuti sarebbero rimasti là preda della frenesia del combattimento anche dopo che tutti gli innocenti fossero stati evacuati. Se fosse andata così, decise il comandante degli halfling, l’avrebbero fatto da soli.

    Si voltò verso la sua squadra mentre il diamante si spostava sulla destra dove una famiglia correva a perdifiato per salvarsi da un demone volante che l’inseguiva.

    Mentre i suoi si muovevano per intercettarlo, Doregardo notò che i rami di alcuni alberi in lontananza si stavano agitando. L’orda era arrivata e incombeva su di loro, abnormi forme umanoidi, gli sgraziati demoni minori conosciuti con il nome di mane, che uscivano dal bosco a passo strascicato simile a un esercito di uomini risorti dalla morte. Dietro di loro, in mezzo a loro, qua e là si vedevano i loro padroni, veri demoni di ogni genere, sufficienti a essere considerati una forza soverchiante anche senza contare la moltitudine di mane e chasme.

    «Fateli arrivare al treno in fretta, miei cavalieri!» disse ai suoi tre compagni.

    Si erano appena posizionati tra gli halfling e i mostri che li inseguivano, tenendo impegnato il chasme, quando un poderoso schiocco riportò lo sguardo del comandante della cavalleria verso la fila di alberi.

    Temette che ne uscisse un altro mostro. Invece, proprio davanti all’orda in avvicinamento, vide una figurina solitaria, un nano vestito di verde, che agitava un braccio sollevato. Doregardo si rese conto che il nano stava chiedendo aiuto ad alberi e piante… e quelli lo ascoltavano!

    I rami si piegarono a colpire i demoni; le erbe si attorcigliarono intorno alle caviglie dei mane, rallentandone alcuni, bloccandone altri. La speranza fiorì, ma solo per un istante, poiché un immenso demone pose fine all’incantesimo del nano druido. Era arrivato un imponente balor, il più grande dei demoni eccezion fatta per i signori dei demoni. Tutto oscurità e fuoco, il possente mostro pestò i piedi, lanciando fiamme su erba e cespugli per punirli di avere osato tentare di afferrarlo, e avanzò deciso verso il nano solitario, la frusta di fuoco che roteava in alto, schioccava in avanti ed emetteva fiamme letali.

    La frusta schioccò proprio sopra il nano, Pikel Bouldershoulder, che si sciolse sotto di essa, mentre quella scagliava avanti una terribile sfera di fuoco.

    Nonostante la distanza, il

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