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Profumo di nonna
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E-book80 pagine1 ora

Profumo di nonna

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Info su questo ebook

Il tempo, forse, è un limite, a volte sembra non passare mai e quando hai bisogno che sia lento è come le stelle cadenti. Tutti le vedono, ma quando ti giri a guardarle anche tu è troppo tardi!
Guglielmina, la protagonista del racconto, ricorda il tempo dell’infanzia e dell’adolescenza trascorse nella casa rurale della nonna paterna nel cuneese, in un luogo incantevole immerso nella natura e quasi dimenticato, dove si recava con la sua famiglia nei fine settimana e nel periodo delle vacanze estive, incontrando i parenti che vi si riunivano abitualmente.
Attraverso una sorta di porta del tempo, guarda con gli occhi di una donna, ormai madre, ciò che rimane del passato e analizza il presente che sprigiona una lieve e intensa fragranza che le ricorda la nonna, persa all’età di quattro anni, che è rimasta indelebile dentro di sé con tutto il suo mondo genuino fatto di piccole cose e grandi sacrifici, così come un resto fossile lascia la sua impronta nel tempo. Non c’è più ma si vede.
Com’è oggi la casa in collina? 
E che cosa scoprirà Guglielmina?

Un racconto semplice e ricco di emozioni e stati d’animo, in un avvicendarsi di passaggi tra passato, presente e futuro, che si sviluppa privilegiando il filo conduttore del ricordo e delle sensazioni, piuttosto che la sequenza temporale dei fatti.
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita30 set 2019
ISBN9788833663432
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    Anteprima del libro

    Profumo di nonna - Wilma Coero Borga

    anch’io.

    CAPITOLO I

    Il cortile è immenso per una bambina di quattro anni. Corro in continuazione col mio bel vestitino; entro ed esco dallo stanzino dove si trova nonna, attraversando la cucina, una stanza spartana con la stufa a legna, la credenza e un tavolo rettangolare ricoperto da una tovaglia cerata. Dietro la porta, di fianco alla credenza, c’è la cantina con le botti per il vino; di fianco alla finestra, la porta spessa e pesante con il chiavistello che dà accesso alla stalla. Sul soffitto i ganci per appendere i salami.

    Oggi l’atmosfera è diversa. Sono tutti troppo seri. Un rumore noioso e ripetitivo scandisce il silenzio. Guardo mamma, che a sua volta osserva nonna, e poi ritorno in cortile.

    «Perché nonna Maria si trova in questo strano letto? Perché un signore che non ho mai visto fa un rumore fastidioso attorno a lei? E poi per quale motivo qualcuno non si decide a parlare e lo fa smettere? Nonna sta dormendo, bisognerebbe fare silenzio!»

    Quel rumore tedioso e l’odore della fiamma ossidrica restano stampati nella mia memoria per sempre. I ricordi precedenti a questo episodio sono sfumati o inesistenti. Mi sono posta alcune domande su come possa essere stata nonna e che cosa avesse fatto nella sua vita. Ho aspettato che fosse proprio la vita con i suoi fatti a far emergere i ricordi di un tempo, a riportare a galla il passato, senza fretta, un po’ per volta. Qualche fotografia sbiadita in bianco e nero, aneddoti catturati qua e là, oggetti appartenuti a lei, ma soprattutto luoghi in cui è vissuta che parlano di lei e del suo mondo di allora fatto di fatica e duro lavoro, di dispiaceri e di gioie, di figli e di nipoti, di alti e di bassi. Storia di vita vera, vissuta in un posto incantevole: la sua casa in collina nel cuneese. Un luogo semplice, rustico, privo delle comodità che conosciamo oggi, immerso e quasi dimenticato in mezzo alla natura circostante.

    Che cosa si è in grado di provare a quattro anni quando un evento sgradevole entra a far parte della vita e nessuno te lo spiega perché tutti pensano che sei troppo piccola per capire e per ascoltare? Probabilmente poco, quasi niente, perché il legame non è ancora abbastanza forte e consapevole da permetterti di soffrire. Tutto appare naturale, un evento ineluttabile dell’esistenza che non va appesantito ulteriormente. Ma in realtà il ricordo di un affetto sincero rimane scritto, memorizzato dentro l’anima e riaffiora in seguito, crescendo. Si potrebbe paragonare a un resto fossile che ha lasciato la sua impronta, o a un file cancellato che si può recuperare perché in realtà è ancora nella memoria del computer. Deve essermi successo questo. Il mio file non è mai andato perduto e lentamente è stato ricondotto a galla dalla mia consapevolezza e dall’amore che lei mi ha trasferito nei primi anni di vita.

    Prima di conoscere Torrebricco, la frazione in cui si trova la casa in collina, bisogna spendere alcune parole sul paese in cui è inserita: Barge.

    È situato ai piedi del monte Bracco, a trecentosettanta metri d’altezza, nella valle Infernotto nel punto in cui il torrente Chiappera e l’Infernotto originano il Ghiandone.

    In epoca romana era un piccolo villaggio della Colonia romana di Cavour. Nel XII secolo la cittadina si trovava sotto il dominio dei conti di Torino e nel XIII e XIV secolo passò prima ai marchesi di Saluzzo e successivamente agli Acaia, e dal 1363 ai Savoia. A quel tempo contava solo cinquecento abitanti. La popolazione viveva nella condizione di servi dei signori per i quali coltivavano la terra e si occupavano di faccende domestiche. Nel Quattrocento conobbe un forte sviluppo grazie alla lavorazione del ferro e fu luogo d’incontro di mercanti provenienti dalla pianura e da oltralpe. Il Cinquecento, invece, fu un periodo funesto per gli orrori della guerra e il continuo passaggio di eserciti spagnoli e piemontesi che lasciarono distruzioni e miseria, culminato con la peste del 1630 che devastò la regione. Nonostante ciò i bargesi crebbero di numero e in ricchezza e il paese venne tenuto sempre più in considerazione per la sua posizione strategica e per il suo forte-castello. Nei secoli successivi vi fu una rapida ripresa e i primi anni del Novecento portarono un periodo di prosperità legato allo sviluppo industriale.

    Oggi Barge è un paese prevalentemente agricolo, con produzione di castagne, mele e con la presenza di industrie legate alla raccolta e alla conservazione dei funghi porcini. Un’ulteriore risorsa è rappresentata dallo sfruttamento delle cave di gneiss da parte delle industrie locali.

    Lasciamo Barge alle nostre spalle e proseguiamo sulla statale che conduce a Saluzzo. Imbocchiamo una stradina asfaltata alla nostra destra e saliamo lentamente nella frazione.

    Costeggiando boschi e vigneti, orti e frutteti raggiungiamo una strada di ghiaia, con al centro una striscia d’erba che diventa sempre più stretta, e finalmente ci troviamo dinnanzi a una salita con una curva a gomito. Superiamo velocemente un bosco di castagni e un vecchio pozzo in guisa di casetta. Sulla riva sinistra, nella stagione giusta, si vedono le prime fragoline, oppure la garitola, un fungo giallo che oggi si trova raramente persino nei boschi. Con l’inizio della primavera la primula, un allegro fiore giallo che fischia soffiando tra i suoi petali, fa capolino tra i fili

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