Elvia nel cielo

Di Maurizio Guidali

Cosa ci fanno una vecchia gru e una fune arrugginita distese su un prato?

E un traliccio di ferro per l’alta tensione che con i sui cavi si erge tra gli alberi?

Per risolvere l’enigma della gru Elvia, della fune Melania e del traliccio Alceo bisogna andare indietro nel tempo di molti anni, per raccontare la storia di due ragazzi, Carlino e Joele.

Una storia di amicizia vera, di sincera collaborazione e di sano altruismo.

Per imparare a capire ed accettare chi non conosciamo, anche chi a un primo sguardo sembra così diverso.

• Lingua: Italiano
• Editore: Youcanprint
• Data di uscita: 23 ott 2019
• ISBN: 9788831607742

Anteprima del libro

Guidali

ELVIA

Se ne stava tranquillamente adagiata sull’enorme prato incolto tanto che era difficile vederla immediatamente perché semi sepolta da un fitto intreccio di piante, arbusti ed alta erba verde che non veniva tagliata da chissà quanto tempo.

Se però riuscivi ad aguzzare la vista e a mettere a fuoco completamente la sua immagine, ti ritrovavi a vedere che mostrava ormai segni evidenti di ruggine in molte delle sue parti: anche se il colore marrone scuro del ferro arrugginito ben si sposava con il verde della vegetazione tutta intorno, non vi erano dubbi di sorta che fosse un segno di quanto tempo fosse ormai passato e di quanto fosse diventata proprio vecchia.

Quello che per molti anni era stato per intero il suo vestito giallo intenso di gru, oramai non si riusciva più a riconoscere e solo in alcune parti dove si poteva intravedere ancora qualcosa, risultava di una colorazione molto pallida; giusto per rendere meglio l’idea, si potrebbe dire di un giallo sbiadito come se fosse il risultato di un lavaggio continuo in acqua corrente per parecchi anni.

Ad uno sguardo più attento, Elvia, perché questo era il nome che le era stato dato, appariva anchesì piegata quasi su se stessa, come se uno dei pezzi di traliccio che ne costituiva l’ossatura portante si fosse piegato facendo una sorta di curva a gomito molto simile alla lettera V maiuscola del nostro alfabeto.

Quando poi ti avvicinavi ulteriormente e spostavi un poco le piante e gli arbusti che costituivano quel fitto intreccio, ti accorgevi che lì vicino ad Elvia c’era anche Melania tutta attorcigliata su se stessa, a dare proprio l’idea di una vecchia fune metallica che, sebbene in buona parte arrugginita e sfilacciata, in molti tratti stava strettamente e saldamente avvinghiata al pezzo di traliccio piegato a V di Elvia.

Cosa ci facessero una vecchia gru ed una fune arrugginita in quel prato incolto era proprio una bella domanda che non trovava lì per lì una risposta né immediata né tantomeno logica.

Se provavi a cercare una risposta alzando lo sguardo oltre il prato, a parte la casa di Carlino ben visibile poco distante da lì, tutt’intorno non si vedeva altro che verde, un susseguirsi continuo di prati e boschi che venivano interrotti nel loro confondersi con il cielo solo da un altissimo traliccio dell’alta tensione, che riceveva i suoi cavi da chissà chi