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Perfettamente tu
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E-book297 pagine4 ore

Perfettamente tu

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Info su questo ebook

Ivy Nixon è la Vicepresidente del Comitato studentesco della Franklin High School. Ogni anno la scuola organizza un’asta di appuntamenti per raccogliere fondi per la festa del diploma e quest’anno la responsabile è Ivy. Pianificare l’evento è un impegno enorme e Ivy è determinata a dimostrare che può farlo al meglio. Sfortunatamente, però, la lista dei candidati è scarna e il tempo stringe.
Andy Walker, il suo compagno di banco alle lezioni di Arte, carino e solitario, è la sua ultima risorsa. Forse non sarà popolare, ma è divertente, talentuoso e pieno di sorprese. Con un nuovo look e un po’ di attività sui social, Ivy è certa di poter ottenere una buona offerta all’asta per lui.
Andy accetta di aiutarla, anche se con riluttanza, e più tempo Ivy trascorre con lui, più i suoi sentimenti si trasformano da professionali a romantici. Come se non bastasse, grazie al suo intervento, anche le altre ragazze cominciano a notare Andy. Ivy sarà in grado di lasciarlo al miglior offerente all’asta, oppure cercherà un modo per tenerselo?
LinguaItaliano
Data di uscita18 nov 2019
ISBN9788855311007
Perfettamente tu

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    Perfettamente tu - Robin Daniels

    Perfettamente tu

    The Perfect Series Vol. 2

    Robin Daniels

    1

    Titolo: Perfettamente tu - Perfectly #2

    Autrice: Robin Daniels

    Copyright © 2019 Hope Edizioni

    Copyright © 2017 Robin Daniels 

    Titolo originale: Perfectly you

    Published by arrangement with Hershman Rights Management

    www.hopeedizioni.it

    info@hopeedizioni.it

    ISBN: 9788855311007 

    Progetto grafico di copertina a cura di FranLu

    Immagini su licenza Bigstockphoto.com e Depositphotos.com 

    Fotografi: @Phongphan; @Hannamariah, @goglik83 e @Maglara 

    Traduttore: Maria Rodriquez

    Editing: Barbara Graneris

    Impaginazione digitale: Elisa Fasolo

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, istituzioni, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice e non sono da considerarsi reali. Qualsiasi somiglianza con fatti, scenari, organizzazioni o persone, viventi o defunte, veri o immaginari è del tutto casuale. 

    Nessuna parte della presente pubblicazione può essere riprodotta, archiviata o introdotta in un sistema di ricerca, o trasmessa in qualunque forma e con qualunque mezzo (elettronico, meccanico, fotocopia, registrazione o altro) senza previa autorizzazione scritta dal detentore del copyright del presente libro.

    Questo libro è riservato a un pubblico adulto. Contiene linguaggio e scene di sesso espliciti. Non è adatto a lettori di età inferiore ai 18 anni. Ci si rimette alla discrezionalità del lettore.

    Tutti i diritti riservati.

    Indice

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    Ringraziamenti

    Hope edizioni

    Per Kelly, dalla tua più grande fan.

    1

    1

    Bla, bla, bla, bla... sentivo le parole di Rob, ma non le stavo ascoltando.

    «Non mi sembra vero che stavi con quello» mi sussurrò Lilly, avvicinandosi e scuotendo la testa, con uno sguardo incredulo dipinto sul volto. La mia migliore amica dovrebbe aver avuto un’espressione disgustata, ma è difficile esprimere repulsione, se trasudi lussuria e curiosità.

    Strinsi la bocca fino a serrare le labbra e lasciai andare un respiro profondo dal naso. Perché sono uscita con lui per così tanto tempo?

    Mi avvicinai a Lilly e le risposi muovendo un angolo della bocca. «Avevo dei gravissimi problemi mentali e una temporanea pazzia al primo anno, non puoi rimproverarmi, l’emozione di stare con quel Robert Emerson mi ha fregata. Ero ipnotizzata dal suo bel faccino e corpo incredibile, quindi non vedevo che dentro era marcio. Forse è una legge della natura, o qualcosa del genere, che le ragazze sbavino e diventino oche starnazzanti, appena lui le guarda. Prima o poi, Lilly, diventerai immune come me e capirai che il suo narcisismo non è affatto attraente.»

    «C’è qualcosa che vuoi condividere con il resto del gruppo, Ivy?» Rob mi fissava con uno sguardo duro, aspettando la mia risposta.

    Il metodo più efficace per spostare l’attenzione da me, era riportarla su di lui. Se c’era una cosa che Rob adorava, era stare al centro dell’attenzione.

    «Io e Lilly stavamo dicendo quanto ci piace la tua idea di aggiungere all’asta di quest’anno anche una cena.» Finsi l’entusiasmo con il sorriso più grande che riuscissi a fare, aspettando di vedere se il mio diversivo aveva funzionato.

    In realtà, pensavo che la cena fosse un’idea terribile: sarebbe costata un sacco di soldi, ci avrebbe portato via una valanga di tempo e ci sarebbe voluto tanto lavoro. Era un’enorme aggiunta da fare a un progetto già impegnativo, l’organizzazione ci sarebbe costata molto di più e ci avrebbe fatto guadagnare meno. Però, le decisioni di Rob erano legge, e se voleva la cena, avrebbe avuto la cena. Era più facile non contraddirlo.

    Rob mi guardò un momento più del necessario, prima di ricambiare il mio sorriso. «È veramente una buona idea, no?» Si compiaceva di se stesso, ma non ne aveva bisogno, c’erano altre ventitré persone nella stanza a farlo per lui. Del resto, era il ragazzo più popolare della Scuola Superiore Franklin, una pubblicità in carne e ossa della Abercrombie & Fitch: alto, capelli biondi, pelle abbronzata, occhi blu, denti perfetti, addominali scolpiti, e come se non bastasse, era ricco sfondato. La maggior parte delle persone aveva il prosciutto sugli occhi quando si trattava di Rob Emerson. Era molto bello e sapeva essere affascinante quando voleva. Purtroppo, in pochi vedevano le sue meno nobili qualità. Era presuntuoso, egocentrico e altezzoso. Specialmente se non ti riteneva suo pari, e secondo lui, nessuno lo era.

    Rob annuì alla mia approvazione e tornò a blaterare. Non avevo ancora ben capito cosa stesse dicendo, ultimamente, quando parlava, sentivo solo bla, bla, bla, bla... Avrei dovuto ascoltarlo perché era il rappresentante dell’istituto, ma i suoi modi da leader non mi piacevano. Anche se io ero stata eletta vice, Rob si comportava come se la sua fosse una dittatura. Non avrebbe avuto tutto questo successo, se non fossi stata l’unica a cui il suo aspetto fisico non faceva né caldo né freddo. Rob è come il protagonista di Va e Uccidi. Come si fa a batterlo?

    Immagino che carisma e bellezza siano le uniche cose che contano nella politica della scuola. Ecco perché il nostro Paese è un disastro. Rob era esattamente il tipo di persona che i miei compagni volevano li rappresentasse, dato che erano troppo incoscienti per informarsi.

    Passai in rassegna i ragazzi seduti accanto a me e realizzai che molti di loro avrebbero votato alle prossime elezioni presidenziali, tremai al solo pensiero.

    «Quindi, Ivy, a che punto siamo con i volontari per l’asta? Immagino tu abbia abbastanza partecipanti. La data limite per la consegna dei nomi è oggi.» Rob parlava nel suo solito tono di superiorità. Ma dato che, purtroppo, ero il suo braccio destro, e la sua ex fidanzata, non accettavo quasi mai la sua superbia senza sarcasmo o aperta insolenza.

    «Certamente, sua maestà» dissi, inchinando la testa in una finta reverenza. «In qualità di capo del comitato dell’asta, e di una dei suoi sudditi più fedeli, posso assicurarle che tutto è in ordine e sarà presentato al preside Anderson questo pomeriggio.»

    Il sarcasmo si tagliava con il coltello e Rob mi lanciò un’occhiataccia. C’era molto silenzio, tranne per qualcuno che ridacchiava sommessamente. Fu Lilly a romperlo, urlando: «Cavolo!». Solo che lo pronunciò con le vocali molto aperte, accompagnato da schiocco delle dita e mento che si spostava da una parte all’altra, gesto tipico delle donne di colore. Questo siparietto era assolutamente ridicolo fatto dalla minuscola Lilly con i capelli rosso fuoco, ma ebbe l’effetto desiderato. L’intero consiglio scoppiò a ridere. Be’, tutti tranne Rob e la sua fidanzata, Sophia Hill. Quella ragazza era un capolavoro, perfetta per Rob sotto ogni punto di vista, fatti l’uno per il fondo fiduciario dell’altra.

    La trasgressione compiuta nei confronti del nostro benevolente capo venne dimenticata per un attimo, quindi cercai di approfittarne per calmare le acque. «Comunque, a parte lo scherzo, ho solo bisogno di un altro volontario, Rob, e sono sicura che lo troverò prima della fine della giornata» dissi, sorridendo gentilmente. Del resto, dovevo lavorare con lui per il resto dell’anno e non ero una completa stronza. Sapevo essere civile, forse.

    Rob mi fece un cenno brusco e disse: «Bene», prima di chiudere la riunione. Era lunedì mattina e la campanella stava per suonare. Il consiglio studentesco poteva incontrarsi ogni giorno prima dell’inizio delle lezioni. Cosa molto comoda, perché la maggior parte di noi era ambiziosa e con molti impegni dopo la scuola. Oltre al consiglio studentesco, in autunno giocavo a pallavolo, in primavera ero nella squadra di corsa e facevo la fotografa per l’annuario. Ero anche parte dell'associazione National Honor Society e di quella d’Arte studentesca.

    Lilly era una di quelle che non aveva bisogno degli incontri prima dell’orario scolastico, le sue attività extracurriculari consistevano nel sostenere me nelle mie, ma anche lei era membro del consiglio studentesco. In ogni aspetto della sua vita, Lilly era eccentrica e spensierata, ma estremamente leale. Era stato facile convincerla a partecipare.

    Pensavo di averla fatta franca, ma prima che oltrepassassi la porta, Rob mi chiamò a gran voce. «Aspetta Ivy, posso parlarti un minuto?»

    Sospirai e mi voltai verso la mia migliore amica. «Comincia ad andare, non devi stare ad ascoltare la ramanzina che mi beccherò.»

    «Sicura? Posso restare. È il compito dei migliori amici spalleggiarsi, lo sai.»

    Rob arrivò a grandi passi alla porta e si piazzò tra me e la mia minuta ed esuberante migliore amica, come se non fosse nemmeno lì. Lilly rimase a bocca aperta di fronte alla sua palese mancanza di rispetto. Per fortuna, lui le dava le spalle, quindi non vide che lo salutò alzando il dito medio. Sogghignai, vedendo il gesto, poi cercai di concentrarmi su quello che diceva Rob.

    «Che cavolo ti è preso prima, Ivy?»

    «Che cosa intendi, Robert?» chiesi, sbattendo lentamente le ciglia.

    «Sai perfettamente cosa voglio dire. Mi manchi sempre di rispetto e cerchi di farmi sembrare stupido alle riunioni. Sto gestendo il consiglio studentesco con professionalità, e tu vanifichi i miei sforzi ogni giorno. Sei la vicepresidente, dovresti mostrarmi più rispetto di tutti, per solidarietà.»

    Mi sentivo bruciare di rabbia, dovevo essere io a mostrare rispetto a lui? Ma chi si credeva di essere? Cercai di ricompormi prima di rispondere. «Dov’è scritto che il mio lavoro è quello di dimostrare rispetto incondizionato al presidente del corpo studentesco, anche se è un idiota presuntuoso?»

    «È incredibile quanto tu sia diventata spocchiosa, Ivy. Ti stai comportando come una ragazzina viziata.» Fece una pausa, aspettandosi che gli dessi ragione.

    Sì, certo, come no. Rob era in attesa di una mia risposta, le braccia incrociate sul petto e battendo il piede come un bambino petulante.

    Guardai oltre la sua spalla e dovetti mordermi l’interno della guancia per evitare di sorridere. Lilly, alle sue spalle, lo stava imitando. Si era messa nella stessa posa, con le braccia incrociate, il piede in movimento e uno sguardo arrabbiato. Non ricevendo una risposta immediata, Rob continuò la sua predica, e cercai, come al solito, di non ascoltarlo, ma era difficile, perché mentre lui parlava, Lilly cominciò a muovere la bocca senza emettere suoni. Restò una parola indietro per tutta la ramanzina e le sue espressioni facciali erano uno spasso. Quando sembrava che Rob stesse per finire, gli rivolsi nuovamente la mia attenzione.

    «Ivy, se vogliamo che il comitato ci rispetti come leader, dobbiamo mostrarci come un fronte unito. Rispondermi male davanti a tutti non è il miglior modo per essere stimati, mi fai sembrare stupido e tu risulti immatura.»

    «Non sono immatura, mi limito a sottolineare quello che gli altri non vedono.»

    «E cosa, esattamente?» Rob si stava esasperando.

    «Che sei talmente egocentrico che ti aspetti che tutti si pieghino al tuo volere. Ti sei mai fermato a pensare che anche gli altri potrebbero avere buone idee? Che magari non sei l’unica persona nel consiglio che porta a termine le cose? Sembra sempre lo spettacolo di Rob, ogni cavolo di volta. Sono la tua vice, santo cielo. Non dovresti controllare tutto quello che faccio, come se fossi una bambina che deve fare le faccende di casa. Dici che vuoi lavorare come una squadra, ma fai solo vedere agli altri che non ti fidi del mio lavoro. Sono una persona competente e perfettamente capace di portare a termine un compito, senza te che mi assilli come se fossi mia madre.»

    A onor del vero, lo sguardo di Rob si addolcì un po’, e la sua voce era più calma quando rispose al mio sfogo. Allargò le braccia e le sollevò in segno di resa. E lo fece anche Lilly. Il fatto che fosse completamente ignaro del teatrino che si stava svolgendo alle sue spalle, confermava quanto fosse egocentrico.

    «Senti Ivy, so che mi odi. Non so cosa ti ho fatto, ma da quando mi hai lasciato al primo anno, c’è stata molta tensione tra di noi. Prima potevamo tranquillamente ignorarci, ma ora dobbiamo collaborare ed essere almeno civili, perché se non lo facciamo, sarà un anno difficile e siamo solo all’inizio.»

    Rob cercava di comportarsi da persona matura, quindi. Che novità, molto diplomatico da parte sua. Forse aveva capito che non ero il tipo di persona da avere contro. Scommetto che non voleva essere umile, Rob Emerson non conosceva il significato di quella parola. Stava aspettando di nuovo una mia risposta, e sapevo di dover prendere una decisione. Avrei potuto continuare a essere estremamente infastidita dalla tirannia di Rob o avrei potuto comportarmi bene e cercare di cambiare il modo in cui venivano gestite le cose, magari rendendo il consiglio studentesco un’esperienza più gradevole per tutti. Avrebbe dovuto essere una decisione facile da prendere, ma la ragazzina viziata che era in me, voleva farlo soffrire.

    «Va bene» dissi con un sospiro. Se Rob poteva fare l’adulto, allora avrei potuto farlo anche io. «Smetterò di prenderti in giro davanti a tutti, se tu prometti che smetterai di trattarmi come una bambina di cinque anni. E devi promettermi che coinvolgerai altre persone, smettila di essere dispotico e tratta gli altri membri del consiglio come tuoi pari e non come servi.» Gli allungai la mano, aspettando che la stringesse. «Tregua?»

    La bocca di Rob si sollevò da un lato, lasciando intuire un’ombra di sorriso sulle sue labbra. Afferrò la mia mano e la strinse con decisione. Un politico davvero educato. «Tregua» disse a sua volta, mentre suonava la campanella della prima ora. Si voltò per andarsene, andando a sbattere contro Lilly che era qualche centimetro dietro di lui. Con finta innocenza, lei uscì fuori dalla sua traiettoria per farlo ritornare in classe.

    Non appena Rob fu abbastanza lontano, ci mettemmo a ridere. Avevamo lezione alla fine del corridoio, quindi lo imboccammo ridacchiando ancora per il teatrino di Lilly.

    «Imiti benissimo Rob Emerson, amica mia» mi complimentai. «Peccato che abbia promesso di non prenderlo più in giro. Questa tregua ci rovinerà il divertimento.»

    Lilly mi lanciò uno sguardo malizioso. «Parla per te, sei stata tu a dire che non lo avresti preso in giro. Io non ho promesso nulla.»

    «Be’, almeno una di noi può farlo» dissi imbronciata.

    «Anche tu puoi farlo» insistette Lilly, abbracciandomi. «Devi solo farlo in modo meno plateale.»

    Le sorrisi. Era la mia migliore amica dalle scuole medie, dove avevamo fatto subito amicizia perché Jeff Morris trovava divertente prenderci in giro per il fatto che ci chiamavamo come delle piante. Da quel momento ci siamo legate, alle radici, per continuare la metafora. Era praticamente il mio esatto opposto. Lei aveva capelli lunghi, ricci e rossi, mentre i miei erano un caschetto alle spalle biondo fragola. Lei gli occhi tondi e castani, io a mandorla e blu. Lei la tipica carnagione dei rossi, chiara con qualche lentiggine sul naso, io abbastanza abbronzata e senza lentiggini. Nel suo metro e cinquantasette sembrava ancora più piccola accanto alla mia figura atletica di un metro e settantadue, e pensavo che, a malapena, pesasse quarantacinque chili bagnata.

    E le differenze non si fermavano all’aspetto fisico. Anche i nostri caratteri erano completamente differenti. Io ero la classica personalità di tipo A. Mi piaceva avere la responsabilità e il controllo, ambiziosa e perfezionista. Ero anche una persona onesta, cosa che, secondo me, era una delle mie qualità migliori, ma in effetti, anche una delle mie più grandi debolezze. La maggior parte delle persone che conoscevo apprezzava la mia onestà. I miei amici sapevano cosa pensavo o da che parte mi schieravo. Ma c’era una piccola parte dei miei compagni offesa a causa della mia onestà. Non avevo mai ferito qualcuno intenzionalmente, ma tendevo a parlare prima di pensare.

    Lillian Atkins era la tipica personalità B. Io avevo tanti amici a causa delle mie attività extra-scolastiche, mentre Lilly aveva tanti amici perché era come una boccata d’aria fresca. Era carina, divertente e spavalda, sempre pronta a farti ridere. Era eccentrica, ma non le importava che la gente pensasse fosse strana. Indossava sempre un outfit o un accessorio bizzarro. Per esempio, quel giorno aveva le scarpe da bowling. Il suo atteggiamento era contagioso e non si poteva fare a meno di essere allegri in sua presenza.

    «Lilly, sai che essere discreta non è una delle mie molteplici qualità» mugolai.

    Rise di me, mentre prendevamo posto. «Sì, Ivy, lo so, sarai sicuramente messa alla prova dal tuo nuovo accordo con Rob, ma è proprio questo che lo renderà super divertente per me.» Lilly ammiccò con le sopracciglia, godendo del mio fastidio.

    Sospirai in maniera teatrale. «Be’, dopo aver tanto vantato la mia competenza, credo che farò meglio a trovare un volontario entro fine giornata. Altrimenti la mia scenata sarà stata vana e sembrerò un’idiota. Niente di meglio che non finire un lavoro per essere considerata competente.»

    Lilly entrò in modalità problem-solving. «Che ti serve? Ragazzo o ragazza?»

    «Ho già dieci ragazze iscritte, ma solo nove ragazzi. Ho chiesto a quasi tutti quelli che conosco, ma o le loro ragazze non vogliono che vengano messi all’asta, o vogliono fare un’offerta per una ragazza iscritta.»

    «Non puoi aver chiesto a ogni ragazzo della scuola.»

    «Ho chiesto a qualsiasi ragazzo che ci potrebbe far guadagnare abbastanza. Del resto, è una raccolta fondi per organizzare una festa di fine anno fantastica. Senza offesa per i nerd dell’ultimo anno, molti sono ragazzi simpatici, ma dubito che il capitano del club di scacchi o il presidente del club di cosplay ci farebbe guadagnare molto.»

    «Mah» disse Lilly, schioccando la lingua. «Ora chi è la presuntuosa? Probabilmente ci sono un sacco di ragazze pronte a mettere le mani su un uomo che ama fare i giochi di ruolo» aggiunse con sguardo malizioso.

    «Non scherzare, Lilly» dissi, alzando gli occhi al cielo.

    «Sono seria, solo perché un ragazzo non somiglia a Rob Emerson, non significa che non piaccia alle ragazze.» Era suo compito rimproverarmi per essere critica, un’altra delle mie caratteristiche tutt’altro che positive.

    «Hai ragione» ammisi. «Ma come capo del comitato dell’asta, il mio nome è legato al successo dell’evento. Se non raccogliamo abbastanza denaro, non solo avremo una festa per l’ultimo anno orribile, ma Rob non mi affiderà più nessun incarico.»

    «Andrà bene, Ivy. Sono sicura che troverai il ragazzo perfetto per completare la tua lista entro fine giornata. Promettimi solo che non escluderai qualcuno solo perché non è il tuo candidato ideale.»

    Lilly era sempre la voce della ragione, e l’unica persona che poteva permettersi di rimproverarmi in quel modo. Sospirando, acconsentii alla richiesta della parte migliore di me.

    «Lo prometto.»

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    L’asta degli appuntamenti per i maturandi era un evento annuale alla Scuola Superiore Franklin, i cui incassi andavano all’organizzazione della festa del diploma. Il consiglio studentesco si occupava di entrambi gli eventi, e quest’anno Rob mi aveva incaricata di gestire l’asta, mentre lui si era auto-assegnato il compito di organizzare la festa. Ovviamente, ero io a dover raccogliere soldi perché lui potesse spenderli.

    La tradizione dell’asta era cominciata cinque anni prima. L’ex preside della Franklin, Mr. Nelson, era un vecchio maiale, e lo sapevano tutti tranne il consiglio di istituto. Guardava sempre in modo lascivo le belle ragazze o trovava la maniera, che sembrasse innocente, per toccarle. Quindi, quando i ragazzi dell’ultimo anno proposero di fare un’asta di appuntamenti, non si accorse dei potenziali problemi a causa della sua immoralità. Probabilmente pensava a come fare un’offerta per un appuntamento.

    La prima asta fu un successo, ma causò molti problemi. Erano stati venduti solo gli appuntamenti con le ragazze, quindi alcune si sentirono degli oggetti e altre erano scontente perché non avevano potuto fare offerte. Alcune non erano contente dei ragazzi che le avevano scelte e non si presentarono all’appuntamento. Risultato? Acquirenti molto arrabbiati che avevano sborsato tanti soldi per niente. Una ragazza tenne fede all’impegno, portando il ragazzo in gelateria, ma concludendo la serata subito dopo. Non era giusto. Praticamente, il ragazzo aveva pagato 200 dollari per un gelato. La disattenzione maggiore fu quella di non inserire un limite d’età. Si dice che una mamma molto arrabbiata sia andata a dare una strigliata al preside Nelson, perché sua figlia di quattordici anni era stata comprata da un diciottenne, senza il suo consenso.

    L’anno successivo il preside Nelson andò in pensione, e il vicepreside Anderson prese il suo posto. Lui voleva eliminare l’asta, ma l’evento era chiaramente molto remunerativo, quindi permise di continuarlo a patto di seguire un’interminabile lista di regole.

    Uno: potevano partecipare solo i ragazzi dell’ultimo anno, e se non erano maggiorenni, avevano bisogno di un’autorizzazione firmata. Due: ci dovevano essere ragazzi e ragazze in egual numero. Tre: le attività da svolgersi durante l’appuntamento dovevano essere pianificate e pagate dalla persona che veniva scelta, chiaramente descritte durante l’evento, e da svolgersi entro una settimana. Ultimo: i partecipanti e i genitori dovevano firmare

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