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Grazie, fratellino...: Harmony Collezione
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E-book152 pagine2 ore

Grazie, fratellino...: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Oltre al “danno”, la beffa!

Louise Brown sa bene che suo fratello Neil non è mai stato un “pozzo” di memoria, ma questa volta aveva davvero esagerato! Si è semplicemente scordato di comunicarle che ha affittato la casa in cui loro due convivono!

E così, lei si è ritrovata...
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2017
ISBN9788858963364
Grazie, fratellino...: Harmony Collezione
Autore

Lindsay Armstrong

Dicono che l'Africa resti per sempre nel cuore di chi vi è nato... Lindsay Armstrong è nata in Sud Africa ed è cresciuta con tre ambizioni ben precise: diventare una scrittrice, vedere il mondo e diventare guardia forestale. Non è riuscita a realizzare il suo ultimo obiettivo, ma l'amore per la natura selvaggia e per l'Africa non l'ha mai abbandonata.

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    Anteprima del libro

    Grazie, fratellino... - Lindsay Armstrong

    successivo.

    1

    Louise Brown era appena uscita dalla doccia quando il campanello della porta d'ingresso suonò. Prese un telo di spugna, si asciugò sommariamente e indossò un accappatoio di cotone.

    Il campanello suonò di nuovo mentre lei si precipitava per le scale; era stato uno squillo più prolungato e insistente, questa volta. Louise borbottò qualcosa fra i denti, superò in un balzo gli ultimi gradini e aprì la porta, il respiro ancora affannoso. «Sì?»

    «Ah!» esclamò l'uomo fermo sulla soglia della porta guardandola dall'alto della sua imponente statura. «Lei chi è?»

    Lei guardò quell'apparizione, sorpresa. Era grande e grosso, con un paio di spalle ampie e altissimo. Lo osservò meglio e vide che indossava un paio di jeans su una camicia sportiva e degli stivali impolverati; poi scosse la testa come a volersi schiarire le idee, e chiese: «Se lei non sa chi sono io, perché si è preso il disturbo di suonare alla mia porta? Posso chiederle piuttosto chi è lei?».

    L'uomo aveva gli occhi di un blu incredibilmente intenso, ebbe il tempo di notare Louise durante la pausa che seguì le sue parole. E vide anche come lo sconosciuto la squadrò da capo a piedi prima di risponderle. «Richard Moore, signora, piacere di conoscerla. E sono venuto per restare.»

    «Oh, no, niente affatto!» esclamò lei atterrita, dopo aver scoperto che il sottile accappatoio le aveva aderito al corpo ancora umido come una seconda pelle.

    «Glielo posso assicurare...» L'uomo guardò il numero sulla porta e poi un foglio che stringeva in mano. «Questa è la residenza dei Brown, oppure no?»

    «Sì, ma...»

    «Allora sono nel posto giusto» replicò lui, una nota di impazienza nella voce. «Se mi lascia entrare, potremo chiarire la faccenda.»

    «No, non la lascio entrare!» affermò decisa Louise, raddrizzando fieramente le spalle. «Ora, vuole farmi la cortesia di andarsene, per favore?» E si accinse a chiudere la porta.

    Ma Richard Moore non sembrava affatto intenzionato a obbedirle. Svelto, mosse un passo in avanti e continuò a parlare con evidente irritazione. «Ascolti, signora, sembra che Neil si sia scordato di parlarle di me. E certamente ha dimenticato di dire a me che la sua donna vive in casa, ma...»

    «Neil!» gridò lei. «Oh, ma perché continua a farmi questo? Suppongo che lei sia un altro dei suoi protetti. Comunque, per sua informazione, signor Moore, io sono la sorella di Neil, e non la sua mantenuta.»

    L'uomo socchiuse gli occhi e cercò, senza successo, di non ridere. Quando recuperò la serietà, riprese a parlare con tono grave. «Le porgo le mie scuse, signorina Brown. Comunque è stato proprio Neil a invitarmi a trascorrere qui due settimane.»

    «Questo è impossibile» replicò lei. «Io non ho nessuna intenzione di dividere la mia casa con un completo estraneo per due settimane!»

    «Se solo potessi parlargli un attimo...»

    «Anche questo è impossibile. È in viaggio nell'East Gippsland, e non solo non si è ricordato di lei, signor Moore, ma ha anche dimenticato di portare con sé il suo telefono cellulare. Tipico di Neil!»

    Richard Moore incrociò le braccia sul petto e la guardò. «E quindi, cosa suggerisce di fare, signorina Brown?»

    «Che cosa intende dire?»

    «Dovrei vagabondare per le strade?»

    «Be', la costa offre svariate sistemazioni... Oh, coraggio, entri pure» concluse Louise con rassegnazione. «Farò qualche telefonata per lei.» Aprì la porta e gli indicò il soggiorno. «Aspetti qui mentre vado a mettermi qualcosa addosso.»

    Richard sollevò le valigie e varcò la soglia. Guardò la donna che risaliva le scale, poi inarcò un sopracciglio e si chiese perché mai l'amico avesse omesso di parlargli della sua sorprendente sorella. Chissà, forse lei non si era resa conto di come il suo corpo non fosse affatto celato da quell'accappatoio bagnato... Sorrise ricordando i fianchi tondi, le curve ai posti giusti, la snellezza della vita, le gambe lunghe...

    E poi c'era quella massa di capelli che, una volta asciutta, avrebbe dovuto essere del colore del grano, quella pelle chiara come la porcellana, gli occhi verdi, un paio di labbra che sfioravano la perfezione e che invitavano a pensieri lussuriosi...

    Sorrise e si strinse nelle spalle ricordando che Neil Brown era tanto svagato quanto lui era preciso, una caratteristica a volte divertente ma che per lo più risultava estremamente irritante. Come in quell'occasione, per esempio. Cosa ci faceva nell'East Gippsland quando avrebbe dovuto essere lì con lui?

    E cosa farò per i prossimi quindici giorni?, si chiese. Imporrò la mia presenza alla sua bella ma decisamente ostile sorella?

    Intanto Louise stava guardando esasperata la sua immagine riflessa nello specchio della stanza da letto. Si era fatta la doccia a mattino così inoltrato solo perché era appena tornata da una nuotata nell'oceano. Praticamente era andata ad aprire la porta nuda, e la cosa di certo non era sfuggita al signor Moore.

    Sospirò, e si accinse a vestirsi. Cosa avrebbe fatto di quell'uomo? E dove lo aveva scovato Neil, quali erano i loro progetti per i successivi quindici giorni?

    Tutti quei pensieri furono seguiti nella sua mente da un ritratto molto nitido del fratello. Zoologo e appassionato ambientalista, Neil riusciva a farla infuriare come nessun altro, a causa della sua eterna distrazione. Comunque lei gli voleva un mondo di bene, e lo rispettava non solo come fratello ma soprattutto come persona.

    Erano comproprietari di quella casa a MacRae Place, e avevano raggiunto un buon accordo. Neil non trascorreva molto tempo a casa, e quando lo faceva, spesso in compagnia di qualche amico che nutriva la stessa sua passione per gli animali e la natura, lei si adeguava alla situazione senza problemi. Teneva sempre pronta la camera degli ospiti, e il congelatore era costantemente rifornito, dal momento che i visitatori arrivavano per lo più senza preavviso. Ma questa volta era diverso, pensò, o, per dirla meglio, quest'uomo era diverso.

    Si fermò al centro della stanza mentre qualcosa riguardante lo sconosciuto sembrava far capolino nella sua mente. Louise si sforzò invano di dare una forma più definita a quella sensazione, e quindi riprese a vestirsi, pensando al miglior modo per affrontare il signor Moore, e i suoi intensi occhi blu.

    «Eccomi» esclamò scendendo le scale circa venti minuti dopo. Aveva indossato pantaloni corti, una blusa di seta senza maniche e delle scarpe senza tacco. I lunghi capelli erano raccolti in una coda, e si era messa appena un po' di trucco sul viso.

    «Sono qui» mormorò Richard, alzandosi con cortesia. «Che bella casa.»

    «Grazie.» Lei guardò il suo soggiorno con evidente orgoglio. Era una stanza ampia, le pareti color albicocca, le persiane di legno alle finestre. Due grosse librerie ospitavano innumerevoli volumi e una ricca collezione di riviste, tre comode poltrone erano sistemate intorno a un piccolo tavolino da caffè. Molti quadri ravvivavano l'ambiente e c'era un bel pianoforte di legno lucido in un angolo.

    «Allora, mi parli di lei, signor Moore» lo invitò. «Come ha conosciuto Neil?» chiese prima di prendere posto su una delle poltrone.

    Dopo un attimo di esitazione, l'uomo si sedette di fronte a lei. «Fotografando i rinoceronti, allo zoo di Dubbo.»

    Louise scosse la testa.

    «Disapprova forse questa attività?» chiese l'uomo, un sopracciglio inarcato.

    «No, però da quando hanno iniziato il programma di riproduzione a Dubbo, Neil è arrivato a livelli di comportamento quasi paranoici.»

    «Forse perché si tratta di specie molto rare e in pericolo di estinzione» spiegò lui.

    «Sì, questo lo so. Dunque, lei è un fotografo? È questa la professione che svolge?»

    «Mmh... Be', possiamo dire così.»

    Lei lo guardò. L'uomo era seduto un po' chino in avanti, le mani incrociate sulle ginocchia. I capelli erano lisci, e un ciuffo continuava a ricadergli sugli occhi, e il viso era ombreggiato da una barba ispida e incolta. La sua camicia esibiva diversi rattoppi, e gli stivali impolverati erano decisamente malandati.

    Ma questi particolari non sminuivano affatto il suo atteggiamento sicuro, né nascondevano la sua indubbia bellezza.

    Consapevole di quegli occhi blu che la fissavano un po' sorpresi, Louise abbandonò i suoi pensieri. «Capisco» commentò. «E suppongo che mio fratello l'abbia presa sotto la sua ala protettrice.»

    Richard Moore annuì e disse lentamente: «È molto difficile aver successo in questo campo».

    «Quanti anni ha?» Non sapeva dire cosa l'aveva spinta a porgli quella domanda, se non che c'era un dettaglio in quell'uomo che non quadrava. La maggior parte dei protetti di suo fratello erano degli studenti universitari, quasi tutti miti e modesti, così coinvolti nei loro studi da farle credere che avrebbe potuto anche danzare nuda sul tavolo senza che loro la notassero. Insomma, erano decisamente restii a socializzare, in particolare con le donne.

    Quell'uomo, invece, poteva essere anche un fotografo senza successo, ma difficilmente avrebbe potuto appartenere alla categoria dei protetti di Neil.

    «Trentadue» rispose lui.

    «Mi scusi se sono indiscreta, ma non le sembra un'età un po' troppo avanzata per cercare di sfondare in un campo professionale?»

    «Uhm, forse, ma con l'aiuto di Neil, potrei...»

    Louise era sul punto di replicare, poi cambiò idea. «Le dispiacerebbe aspettare un attimo?» chiese, alzandosi dalla sua poltrona.

    «Niente affatto.» Richard la guardò mentre si accingeva a uscire dalla stanza con passo elegante, notò le lunghe gambe e la pienezza del seno evidenziata dalla stoffa sottile della blusa. I loro sguardi si incrociarono per un attimo, e lei non poté fare a meno di leggere apprezzamento in quegli occhi blu. Ma si limitò ad alzare la testa e a continuare verso la porta.

    Entrò nello studio di Neil, scosse la testa esasperata perché cercare qualcosa in quel caos era come trovare un ago in un pagliaio.

    «Forse sarai un brillante zoologo, mio caro fratello» mormorò, «ma sei anche la persona più disordinata e disorganizzata del mondo!» Poi esclamò un Dia volo!, mentre urtava accidentalmente una cartella con tenente centinaia di fogli che si sparsero sul pavimento. Ecco l'agenda di Neil, caotica come lui!, pensò Louise mentre si chinava a raccogliere le pagine. Ne sfogliò qualcuna fino ad arrivare alla data odierna, dove c'era un'annotazione: Arriva Richard. Non devo dimenticare di dirlo a Lou. Questo era tutto.

    Sospirò e cercò di rimettere insieme tutti quei fogli. Almeno quella breve nota aveva reso più credibile la presenza dell'uomo: Neil lo conosceva e l'aveva invitato a restare da loro. Si morse il labbro inferiore e prese la sua decisione.

    «Ascolti» esordì, rientrando nel soggiorno, «la ospiterò per un paio di giorni. Mio fratello riesce a essere estremamente distratto, ma almeno ha annotato il suo arrivo sull'agenda. Dunque, mi scuso a nome suo ma se non avremo presto sue notizie, ritengo che rimanere oltre sarà solo una perdita

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