L accordo del milionario: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Per evitare di veder fallire ogni suo progetto, Rosie si vede costretta ad accettare la proposta del suo antico innamorato, ma pur desiderandolo ancora intensamente sa di non potersi fidare. Lui l'ha tradita sposando la sua migliore amica, e il rischio che ora corre con lui è altissimo: Rosie potrebbe perdere infatti molto più di una semplice eredità.
Cathy Williams
Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.
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Anteprima del libro
L accordo del milionario - Cathy Williams
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Deal with Di Capua
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2013 Cathy Williams
Traduzione di Chiara Fasoli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-775-1
Frontespizio. «L'accordo del milionario» di Williams Cathy1
Rosie non aveva mai partecipato a una cremazione. Suo padre, morto otto anni prima, era stato sepolto, dopo una toccante cerimonia alla quale aveva preso parte un numero sorprendentemente alto di persone, considerando che l’uomo aveva passato gran parte della propria vita attaccato a una bottiglia di whisky.
Anche i suoi amici erano intervenuti per confortarla e sostenerla, e all’età di diciotto anni ne aveva avuto davvero bisogno.
Nonostante il suo amore per la bottiglia, suo padre era sempre stato un uomo gioviale e piacevole, e il numero di presenti in quella calda giornata estiva ne era stato la prova. Questa cerimonia invece...
Era arrivata in ritardo. Faceva molto freddo, e una serie di piccoli inconvenienti aveva reso il viaggio più lungo del previsto. Ghiaccio sulla strada, l’ora di punta sulla metropolitana, un’attesa lunghissima prima che il treno potesse entrare nella stazione di Earl’s Court. Contava su quel ritardo, voleva poter rimanere in fondo alla cappella e sparire subito prima della fine del servizio. Si era aspettata una grande folla nella quale potersi mimetizzare.
Una volta entrata, però, Rosie si sentì stringere il cuore alla vista dell’esiguo numero di persone intervenute alla cremazione di Amanda Di Capua, nata Amanda Wheeler.
Dopo aver compiuto lo sforzo di assistere alla cerimonia, l’unica cosa che voleva fare era andarsene, ma le sue gambe sembravano avere vita propria, così la spinsero lentamente verso il gruppo di persone radunate davanti all’altare.
Era ovvio che lui fosse presente. Perché mentire a se stessa dicendosi di non averlo visto? Nell’istante stesso in cui aveva messo piede nella cappella, il suo sguardo era corso nella sua direzione. Era facile da individuare, lo era sempre stato. Tre anni non erano stati neanche lontanamente sufficienti a farle dimenticare quanto fosse alto e imponente. In una stanza piena di persone era sempre in grado di risaltare, era fatto così.
La tensione nervosa che aveva iniziato a crescere in lei una settimana prima, quando aveva ricevuto la telefonata che la informava della morte di Amanda e deciso che avrebbe partecipato al funerale perché, dopotutto, un tempo Mandy era stata la sua migliore amica, si stava trasformando in una travolgente ondata di nausea. Si costrinse a respirare e si strinse saldamente nel pesante cappotto che indossava.
Avrebbe desiderato che Jack fosse al suo fianco, ma lui non ne aveva voluto sapere. Il suo rancore nei confronti della loro vecchia amica era ancora più profondo di quello di lei.
La cerimonia terminò mentre era ancora persa nei propri pensieri, e lo sparuto gruppetto iniziò a voltarsi per lasciare la cappella.
Angelo era tra loro. Il bellissimo, affascinante Angelo. Come aveva preso la morte della giovane moglie? L’aveva già vista? Rosie si chiese se fosse ancora in tempo per defilarsi, ma era troppo tardi, una donna si stava dirigendo verso di lei. Le strinse amichevolmente la mano e si presentò come Lizzy Valance.
«Ti ho telefonato, ricordi?» disse tamponandosi gli occhi con un fazzolettino.
«Sì, certo...»
«Ho trovato il tuo nome nell’agenda di Mandy, ma ti avrei cercata in ogni caso, perché lei parlava sempre di te.»
«Oh, davvero?» Rosie strinse le labbra. Con la coda dell’occhio vedeva Angelo parlare con il vicario e allo stesso tempo lanciare occhiate impazienti all’orologio che portava al polso. Non sembrava affatto un marito affranto dal dolore, ma che ne poteva sapere lei? Non vedeva né lui né Amanda da molto tempo, non aveva idea di come fosse stata la loro vita insieme. Era vagamente consapevole della presenza di Lizzy, che le parlava dei momenti felici passati con Mandy, anche se quei momenti si erano fatti sempre più rari verso la fine, a causa dell’alcolismo di Mandy.
Rosie non voleva sapere. Non voleva sentir parlare dei problemi e delle difficoltà della sua ex amica. Erano lontani i tempi in cui poteva provare comprensione per Amanda.
«Com’è morta?» chiese bruscamente. «Hai parlato di un incidente. È rimasto coinvolto qualcun altro?»
La conversazione tra Angelo e il vicario era giunta al termine, e lui si stava voltando nella sua direzione. Rosie si concentrò sulla donna di fronte a lei e assunse un’aria di sobria compostezza, ma dovette stringere le mani a pugno per impedirsi di tremare.
«Fortunatamente no. Ma lei aveva bevuto. È terribile. Le avevo detto infinite volte che avrebbe dovuto chiedere aiuto, ma lei si rifiutava di ammettere di avere un problema, ed era così allegra e divertente quando... sai...»
«Scusami, ma ora devo proprio andare.»
«Ma stiamo andando tutti quanti al pub vicino a casa sua...»
«Mi dispiace.» Angelo si stava avvicinando, e Rosie fu sopraffatta dal desiderio di scappare più in fretta che poteva.
Non sarebbe dovuta venire. La vita era già abbastanza difficile, non c’era posto per la nostalgia. Lei, Jack e Amanda potevano aver iniziato la loro storia insieme, ma le cose poi erano andate diversamente, e lei non avrebbe dovuto risvegliare vecchi fantasmi.
Sapeva che avrebbe visto Angelo. Come aveva potuto illudersi che la cosa l’avrebbe lasciata indifferente? Lei gli aveva donato il suo cuore senza alcuna riserva e lui l’aveva preso, calpestato poi era fuggito con la sua migliore amica. Credeva davvero di essere riuscita a superare la cosa abbastanza da rivederlo senza conseguenze?
«Rosie Tom. Sei l’ultima persona che mi sarei aspettato di vedere qui. No, forse dovrei dire soltanto che non sei la benvenuta.»
Non appena la funzione era terminata e lui aveva accennato a voltarsi l’aveva vista, avvertendo ogni singolo muscolo del suo corpo irrigidirsi, dominato da un lato dall’astio e dall’altro da una potente risposta fisica che lo aveva fatto infuriare ancora di più.
Nella cappella a malapena illuminata dalla fredda luce invernale, lei risaltava su tutti. Alta e slanciata come un giunco, i riflessi ramati dei suoi morbidi capelli non mancavano mai di attirare l’attenzione. La sua pelle di alabastro, che sembrava fatta per essere decorata da piccole, adorabili lentiggini, era invece perfettamente intatta e levigata, e i suoi occhi erano del colore dello sherry.
Possedeva una bellezza delicata in grado di far girare la testa a qualsiasi uomo. Le labbra di Angelo si serrarono in una smorfia mentre cercava di arrestare i ricordi che si stavano facendo strada nella sua mente.
«Questo è un luogo pubblico» tenne a precisare Rosie a quel punto. «Potrò anche non essere la benvenuta per te, ma io ho tutto il diritto di venire a fare le mie condoglianze.»
«Non farmi ridere. Tu e Amanda non eravate in buoni rapporti. Come hai saputo della sua morte, in ogni caso?»
Aveva tagliato i capelli. L’ultima volta che l’aveva vista erano lunghi e le ricadevano in pesanti boccoli sulla schiena. Ora erano ancora mossi, ma con un taglio scalato che le raggiungeva le spalle. Era sofisticata e attraente come sempre.
«Ho ricevuto una telefonata dalla sua amica Lizzy.»
«E hai subito pensato di seppellire l’ascia di guerra e venire qui a spargere grosse lacrime di coccodrillo. Ma fammi il favore.»
Rosie prese un profondo respiro. Non riusciva quasi a guardarlo negli occhi. Troppi ricordi. Ma non importava che lo guardasse effettivamente o meno, la sua immagine era impressa nella sua mente con spaventosa chiarezza.
I corti capelli corvini, gli occhi profondi di una particolare sfumatura di verde, i duri lineamenti del suo viso che aumentavano se possibile ancor più il suo fascino, il corpo muscoloso e naturalmente abbronzato.
«Non avevo intenzione di spargere alcuna lacrima. Ma siamo cresciute insieme. E ora credo sia arrivato il momento di andarmene. È solo... Qualunque cosa sia accaduta, Angelo, mi dispiace per la tua perdita.»
Lui portò la testa all’indietro e scoppiò a ridere. «Ti dispiace per la mia perdita? Faremmo meglio a uscire, Rosie, altrimenti potrei scoppiare a ridere di nuovo e non mi sembra un comportamento appropriato all’interno di una cappella.»
Prima che avesse la possibilità di protestare, lui le afferrò il polso e la condusse verso l’uscita.
«Mi stai facendo male!»
«Davvero? Sorprendentemente non me ne importa nulla.» Raggiunsero l’esterno e si fermarono in un angolo in disparte. «Ora, perché diamine ti sei presentata qui?»
«Te l’ho detto. So che è passato qualche anno, ma io e Amanda eravamo amiche un tempo, ed ero triste al pensiero di come sono andate le cose...»
L’oscurità stava calando rapidamente e Rosie non riusciva a distinguere l’espressione del suo viso, ma non aveva bisogno di vederlo, la sua voce era tagliente come un vetro affilato. Recarsi lì era stato un errore.
«Non me la bevo. Sei un’approfittatrice, e se pensi di poterti presentare qui e raccogliere le briciole, ti sbagli di grosso.»
«Come ti permetti?»
«Non provarci, Rosie. D’altra parte non mi sarei dovuto aspettare nulla di diverso da una specie di cameriera incontrata per caso in un locale tanti anni fa.»
Rosie perse il controllo. La sua mano scattò in avanti e colpì con forza la guancia di lui. Prima che potesse arretrare, Angelo le afferrò il polso e la tirò verso di sé finché lei non riuscì a respirare il profumo penetrante che aveva sempre trovato così attraente.
«Se fossi in te non ci proverei di nuovo.»
«Mi dispiace...» mormorò, sconvolta dalla propria mancanza di autocontrollo e ancor più dal modo in cui il suo corpo stava reagendo alla vicinanza di quello di lui. Si divincolò dalla sua stretta d’acciaio e improvvisamente come l’aveva afferrata lui la lasciò andare poi fece un passo indietro.
«È solo che non mi piace essere chiamata approfittatrice. Non sono venuta qui per cercare di ottenere qualcosa da te, Angelo.»
«Una volta opportunisti, lo si è per sempre.»
«Ti ho già detto che...»
«Sì, l’hai fatto. Non ho intenzione di tornare nuovamente sull’argomento, Rosie.» Sul suo viso apparve un sorriso cinico. Anche dopo tutto quel tempo, e con una notevole dose di astio nei confronti della donna di fronte a lui, Angelo non riusciva a distogliere gli occhi dal suo viso, così come non era riuscito a controllare la propria reazione quando aveva avvertito il suo corpo delicato premuto contro il proprio.
«Angelo, non sono venuta qui per litigare con te.»
«Bene» rispose lui, scrollando le spalle con un gesto incredibilmente sensuale.
Dal primo momento in cui aveva posato gli occhi su di lui, Rosie era rimasta travolta. A quel tempo lavorava a Londra da poco più di un anno. Faceva la cameriera in un locale molto costoso i cui clienti, aveva capito ben presto, erano uomini sposati che portavano avanti relazioni clandestine, o che progettavano di farlo. Neppure nel quartiere malfamato nel quale era cresciuta aveva mai dovuto respingere tante avance indesiderate.
Da piccola lei sognava di lavorare in un ristorante di classe, partendo dal basso per poi fare carriera e avviare una propria agenzia di catering. Amava cucinare ed era