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Un segreto tra le labbra: Harmony Collezione
Un segreto tra le labbra: Harmony Collezione
Un segreto tra le labbra: Harmony Collezione
E-book165 pagine2 ore

Un segreto tra le labbra: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Con il cuore che le martella nel petto, Logan Copeland non riesce a concentrarsi sulle parole di Rowan Argyros. Mentre lui le comunica che la sua vita è in pericolo, Logan riesce solo a pensare che l'uomo che ha davanti è lo stesso che, una notte di tre anni prima, l'ha sedotta per poi offenderla soltanto la mattina dopo... e che è il padre di sua figlia.



Costretta a partire con lui per l'Irlanda e a una convivenza forzata nel suo castello, Logan si rende conto di essere ancora sensibile al fascino di Rowan. Ma scopre anche che, se vorrà entrare di nuovo nel suo letto, sarà costretta a sposarlo.
LinguaItaliano
Data di uscita20 feb 2018
ISBN9788858977194
Un segreto tra le labbra: Harmony Collezione
Autore

Jane Porter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un segreto tra le labbra - Jane Porter

    successivo.

    1

    «Logan, c'è una marea di gente qui fuori... Logan, ma mi stai ascoltando?»

    Irritata per quell'ennesima interruzione, Logan Copeland sollevò lo sguardo dal programma che stava leggendo, poi lanciò un'occhiataccia al suo abitualmente efficiente segretario, Joe Lopez, il collaboratore che aveva sempre considerato alla stregua di una benedizione... In quel momento però non le sembrava più tale. «Sì, ti ascolto» borbottò.

    «Abbiamo un problema.»

    «Un altro?» domandò Logan, il tono incredulo. Mancavano meno di ventiquattro ore al gala di beneficenza, il più importante di tutta la sua carriera, ma niente stava andando per il verso giusto nelle prove della sfilata di moda che sarebbe stata il punto focale della serata, così come niente sarebbe andato per il verso giusto nell'immediato futuro se avessero continuato a interromperla. «Sinceramente non abbiamo tempo per questo» sottolineò. «Io non ho tempo per questo. Però se vuoi gestire l'evento di domani a modo tuo, per me va bene...»

    «Niente affatto» la interruppe Joe. «Ma la situazione è seria, e ho bisogno di te.»

    «Ma perché ogni cosa dev'essere una complicazione?» sospirò lei. «A meno che non si tratti di vita o di morte, dovrai cavartela da solo e lasciarmi il tempo per...»

    «I giornalisti sono ovunque» la interruppe Joe.

    «Davvero, non capisco perché ti preoccupi. Questa è una buona notizia. È necessario che il gala abbia una grande risonanza» commentò Logan sollevata. «Come potrebbe essere un problema la presenza della stampa?»

    «Lo è, perché i paparazzi non sono qui per il party di domani. Non sono interessati all'Hollywood Ball. Sono interessati a te.»

    «Per la conferenza stampa che ho organizzato, immagino» precisò Logan stringendo la sua cartellina al petto, ma il tremito della voce rivelava quanta poca convinzione ci fosse nella sua affermazione.

    Joe affondò le mani nelle tasche dei jeans. «No» insistette. «Non per questo.»

    In silenzio, Logan guardò il giovane che era diventato per lei un collaboratore insostituibile sin da quando lo aveva assunto circa due anni prima, per la precisione dodici mesi dopo lo scandalo che aveva visto suo padre, Daniel Copeland, come protagonista. In molti si erano rifiutati di avere qualcosa a che fare con lei quando si era risaputo che suo padre era il peggio del peggio, un imbroglione di gran classe che aveva truffato non solo i ricchi ma anche i lavoratori, riducendo la gran parte dei suoi clienti in miseria.

    Joe invece era cresciuto in un quartiere malfamato della periferia di Los Angeles, di conseguenza non aveva considerato l'immoralità legata al cognome Copeland come un problema. Aveva avuto bisogno di un lavoro e lei di un assistente. La relazione fra loro aveva funzionato alla perfezione.

    Joe, come tutti, era al corrente di cosa aveva fatto suo padre, ma contrariamente alla maggioranza conosceva anche il prezzo altissimo che lei aveva pagato per quello. Un prezzo che includeva non essere più una persona gradita negli ambienti che contavano, di conseguenza l'unico settore dove le era ancora permesso lavorare era quello del no-profit.

    «Sono qui per te» ripeté Joe. «Anzi, per tuo padre» precisò. «Dev'essere successo qualcosa.»

    Un nodo le serrò la gola, il cuore prese a martellarle nel petto. Tutto quello che Logan riuscì a fare fu fissarlo in silenzio.

    «Hai controllato i messaggi sul cellulare?» s'informò Joe. «Sono sicuro che ne avrai ricevuti a decine.»

    «È stato liberato?» domandò lei con un filo di voce. «I rapitori...»

    «Controlla il telefono» ordinò una voce maschile, più imperiosa e impaziente di quella di Joe.

    Lentamente Logan si girò per guardare Rowan Argyros, i cui occhi verdi rilucevano di disprezzo. E se Rowan Argyros, il suo peggior rimpianto e più grande errore, era lì, poteva significare solo una cosa, perché tre anni prima le aveva chiarito in modo brutale cosa pensava di lei.

    Ma non voleva ricordare quella notte, e nemmeno il giorno successivo, i mesi successivi...

    Meglio non ricordare affatto, decise, perché Rowan avrebbe intuito ogni suo pensiero per poi usarlo contro di lei alla stregua di munizioni, e se c'era una cosa di cui un crudele ex comandante dell'esercito non aveva bisogno, era di altre munizioni.

    Al momento non aveva l'aspetto di un militare, ragionò. E neanche lo aveva avuto la sera in cui lo aveva conosciuto, durante l'asta degli scapoli per la raccolta di fondi da destinare agli orfani delle zone di guerra. Lui era stato uno degli scapoli, lei aveva fatto parte del comitato organizzativo. Le donne presenti erano praticamente impazzite, dimostrandosi disponibili a sborsare una fortuna pur di accaparrarselo. Lei non aveva avuto una fortuna da spendere ma, quando Rowan l'aveva guardata, fiamme roventi l'avevano avvolta, e quell'incendio non si era spento mentre le offerte si susseguivano. Infine lo aveva comprato, o meglio, aveva comprato una notte con lui per svariate migliaia di dollari.

    Ventimila, per la precisione.

    «Venduto a Logan Lane!» aveva dichiarato il battitore quando nessuna fra le presenti aveva rilanciato la sua offerta.

    Il rimorso l'aveva aggredita istantaneamente. Aveva dato fondo a tutti i suoi averi per una notte insieme a uno sconosciuto. Una vera follia.

    A quel tempo aveva ignorato anche di cosa si occupava la Dunamas Intelligence. Assicurazioni per yacht? Cantieri nautici? Spedizioni marittime? Non aveva avuto alcun indizio riguardo all'azienda e al suo proprietario, ma in tutta onestà non era stata turbata più di tanto per quello.

    E lui lo aveva capito, era stato chiaro dal sorriso beffardo che gli aveva incurvato le labbra.

    Aveva compreso perché lo aveva voluto a tutti i costi.

    Per la sua intensa energia virile, solo per dirne una. Perché fra tutti gli scapoli belli e ricchi messi all'asta lui era stato quello dotato di un fascino maggiore, un fascino quasi animale. Perché non aveva potuto resistergli, e non era stata la sola. Molte donne avevano combattuto per assicurarsi il privilegio di trascorrere una notte con quell'uomo altissimo dalla pelle abbronzata e dai capelli neri troppo lunghi. C'era qualcosa in lui che attraeva in modo inesorabile, e che aveva attratto anche lei. Non era stata capace di non desiderarlo, esattamente com'era successo a tutte le altre.

    Tutte quante lo avevano desiderato, ma lei era stata quella che aveva offerto la cifra più alta. E così aveva vinto.

    Rowan l'aveva fissata per tutto il tempo, il sorriso ben fermo sulle labbra. L'aveva provocata e lei era caduta in trappola, dimostrando tutta la sua debolezza.

    Dimostrando quanto fosse facile manipolarla.

    Il sesso era stato bollente, intenso e soddisfacente. Non le era sembrato sporco. Le era sembrato... Giusto. Ma si era sentita sporca in seguito, quando lui aveva scoperto che il suo cognome non era Lane, ma Copeland.

    A quel tempo era stata già denigrata a livello nazionale a causa di suo padre, ma essere addirittura definita sgualdrina dal suo primo amante, un uomo che oltretutto era il miglior amico del neo sposo di sua sorella gemella, era stato davvero troppo.

    Fra tutti gli uomini, aveva scelto proprio Rowan Argyros per la sua prima volta, un greco irlandese dalla natura appassionata e cinica. C'era un motivo se lui aveva seguito la carriera militare. Il rischio non lo spaventava, anzi, corteggiava il pericolo.

    I suoi nervi di acciaio lo mettevano in grado di valutare le possibilità e di raggiungere sempre l'obiettivo prefissato.

    Lo sapeva bene, perché Rowan aveva valutato lei poi annullato la sua resistenza.

    Respirò a fondo nel tentativo di ignorare il passato e i tanti ricordi dolorosi. Odiava il passato. Solo durante l'ultimo anno era riuscita a venire a patti con il presente e a contemplare la possibilità di un futuro. Di un bel futuro, posto che fosse stata in grado di perdonare se stessa e di perdonare lui...

    No, non Rowan. Non avrebbe mai perdonato Rowan, ma doveva almeno tentare di perdonare suo padre. E ci stava provando, davvero.

    «Mio padre...» mormorò, continuando a fissarlo. Era alto, imponente e bello come sempre, notò, anche se adesso portava i capelli corti. «Lui è...?»

    «Sì» confermò Rowan.

    «Come?» chiese Logan, cercando di parlare con voce ferma. Lo vide esitare, ma era sicura che fosse a conoscenza di ogni dettaglio. Era uno specialista che lavorava nel campo della sicurezza e della pirateria marittima, di base a Napoli ma con contatti ad Atene e a Londra, oltre che in Irlanda. Non che fosse stato lui a fornirle quelle informazioni. Lo avevano fatto sua sorella Morgan e il marito di quest'ultima, Drakon Xanthis, dopo il loro matrimonio.

    «Ha importanza?»

    «Ovviamente ne ha» precisò lei. Lo odiava, decise. Lo odiava perché le aveva portato via la verginità, deridendola subito dopo per aver goduto fra le sue braccia. A quel punto se n'era andato, abbandonandola, quasi non ci fosse stato anche lui in quel grande letto.

    Il suo silenzio la indusse a temere il peggio. Un crampo le aggredì lo stomaco, il cuore prese a martellarle nel petto. Avrebbe preferito saperlo da Morgan o da Jemma, o anche da suo fratello, Bronson. Tutti le avrebbero comunicato la notizia con maggior tatto.

    «Lo hanno...?» iniziò, solo per capire di non avere la forza per ascoltare la risposta, cioè che suo padre, rapito e tenuto prigioniero sulle coste dell'Africa, era stato torturato prima di essere ucciso.

    Cercò di concentrare la sua attenzione su Joe, il miglior assistente che poteva sperare di avere, ma continuò a vedere solo Rowan e i suoi glaciali occhi verdi che la fissavano. E poi non lo distinse più così bene.

    «Non farlo» la ammonì Rowan.

    La sua visuale si oscurò e lei sbatté le palpebre, quasi divertita perché lui sembrava essere ancora convinto di poterle dare ordini, pensò un attimo prima che tutto quanto diventasse buio.

    Rowan si lanciò in avanti ma non abbastanza velocemente da impedirle di cadere sul pavimento della sala da ballo e di battere la testa sullo spigolo del palcoscenico. Si chinò e la sollevò fra le braccia, biasimando se stesso per non averla afferrata in tempo. Era leggera come una piuma e aveva il viso pallido, notò. Gocce di sangue fuoriuscivano dal taglio sulla tempia, impregnandole i capelli color del grano maturo. Le sarebbe rimasta una brutta cicatrice, ipotizzò.

    Ciò nonostante gli sembrò ancora più bella di come la ricordasse. Zigomi pronunciati, labbra piene, naso piccolo e aristocratico. D'altra parte, la bellezza non era il problema. Fosse stata semplicemente bella, non avrebbe biasimato se stesso per la notte che avevano trascorso insieme, anzi, ma lei non era solo una donna attraente, era Logan Copeland, una degli scandalosi e immorali Copeland. Era già imbarazzante che lo avesse comprato a un'asta, ma che poi lo avesse pagato con soldi rubati era davvero troppo.

    «Prendi le sue cose» ordinò al giovane uomo che si era affrettato al suo fianco. Non si sarebbe sorpreso seppure avesse scoperto che era l'amante di Logan, una sorta di boy toy... Scosse appena la testa, come per cancellare quel pensiero. Non gli piaceva, ma del resto non gli piaceva nulla di quella giornata.

    Nessuno lo aveva costretto a recarsi lì di persona. Avrebbe potuto mandare uno dei suoi uomini. Tutti i dipendenti della Dunamas Intelligence provenivano da corpi militari specializzati americani, inglesi, russi, francesi e spagnoli. Non solo li aveva assunti personalmente, ma aveva anche supervisionato il loro addestramento.

    Uno qualsiasi di loro avrebbe potuto sostituirlo, ma non aveva voluto che qualcun altro si avvicinasse a lei. Si era detto che la sua intenzione era stata quella di proteggerli, Logan dopotutto era una sirena incantatrice, ma ora che l'aveva fra le braccia capiva che si trattava di una faccenda molto più personale. Aveva tenuto i suoi uomini lontano da lei perché, anche dopo tre anni, nella sua mente il corpo di Logan gli apparteneva ancora.

    Tentò di

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