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La mia vita è cominciata ieri
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E-book147 pagine2 ore

La mia vita è cominciata ieri

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Info su questo ebook

Dal Capitolo I del libro:
Potete voi dirlo? Potete voi guardare un certo giorno della vostra vita e dire con sicurezza: “Si, allora ho cominciato a vivere, e so ora che cosa è la vita”? Ecco lo stato di spirito di milioni di uomini del nostro tempo. La nostra vita è sempre sul punto di incominciare. E la chimera che noi raggiungeremo un giorno, alla prossima svolta, o quando noi avremo raggiunto la prossima vetta; ma noi sorpassiamo la svolta, noi raggiungiamo la vetta.... ed il fantasma ingannatore di vita ci sfugge continuamente, danzando davanti a noi. Per molti la vita comincerà quando lasceranno la scuola, quando cominceranno a lavorare, o al fidanzamento, al matrimonio, oppure quando i lor bambini cresceranno, od infine al momento di andare in pensione; ma ogni periodo viene, passa, e la vita non è ancor cominciata. Atti compiuti, vittorie e sconfitte attraversate, amore incontrato e dimenticato, amici trovati, poi perduti, tutto ciò è qualcosa della vita; ma è cominciata in noi la Vita stessa, la vita cosciente, reale, parte integrante del grande piano dell’Universo? Per capire il senso di ogni esistenza ed afferrarne il pieno valore, per cominciare finalmente a “vivere”, bisogna avvicinarsi alla fede in Dio, ascoltare Dio e riceverne le direttive. Dio ha un piano per il mondo, ed ha un piano per ogni individuo nel mondo, e ognuno ha piena libertà di seguirlo o di rigettarlo. Ecco la soluzione dei problemi di questo mondo: il cambiamento del mondo per mezzo del cambiamento degli individui. La natura dell’uomo può essere cambiata. Ecco dunque il messaggio del libro : per trovare la pace, per fare la pace, per conservare la pace, occorrono dei pacificatori, non solo dei pacifisti o dei pacifici uomini e donne che, sotto la dittatura di Dio, siano in pace con se stessi ; occorre una fraternità che si elevi al di sopra delle barriere di razza e di nazione; un esercito di “cambiatori di vite” capaci di mostrare il vero volto dell’amicizia in un nuovo ordine del mondo.
LinguaItaliano
EditoreGIANLUCA
Data di uscita16 dic 2019
ISBN9788835348740
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    Anteprima del libro

    La mia vita è cominciata ieri - Stephen Foot

    Table of Contents

    PREFAZIONE

    CAPITOLO PRIMO - LA MIA VITA È COMINCIATA IERI

    CAPITOLO SECONDO - LA SOLUZIONE

    CAPITOLO TERZO - LA PAURA

    CAPITOLO QUARTO - LA VITA INTERNAZIONALE

    CAPITOLO QUINTO - LA VITA INDUSTRIALE E COMMERCIALE

    CAPITOLO VI - VITA SOCIALE

    CAPITOLO VII - EDUCAZIONE

    CAPITOLO VIII – FAMIGLIA

    CAPITOLO IX – CIARLE

    CAPITOLO X – RELIGIONE

    CAPITOLO XI - LEGGENDO LA BIBBIA

    CAPITOLO XII - 1930 – 1950

    CAPITOLO XIII – AGIRE

    LA MIA VITA È COMINCIATA IERI

    S. FOOT

    Prima edizione digitale 2019 a cura di Gianluca Ruffini

    PREFAZIONE

    Nell’aprile del ‘36 a Torino un amico mi passò questo libro nella traduzione francese. Ho cominciato a leggerlo svogliatamente. Era un periodo della mia vita nella quale mi trovavo bloccato ed i miei colleghi della Direzione Generale dell’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche ben potevano accorgersene: grandi parole, grande apparenza, grande egoismo. Ho letto il primo capitolo lentamente: non mi interessava. Le esperienze altrui, soprattutto sul tipo di quelle fatte da Stephen Foot, non potevano interessarmi: io volevo vivere da me la mia vita. Mi trovo qualche tempo dopo a Losanna. E qui che leggo il libro nel testo inglese. Il terzo capitolo e l’ottavo soprattutto mi hanno fatto riflettere. Il decimo capitolo contiene la mia professione di fede. Il dodicesimo è ipnotizzante nella sua realtà. Ora anch’io vivo la stessa avventura di Stephen Foot. Ho dovuto uccidere il mio io e abdicare a me stesso se ho voluto cominciare a vivere la mia vita reale. Oggi il mondo è in convulsione.

    Qualche tempo fa, constatando la cosa, il Duce chiedeva se il difetto era del sistema o nel sistema. La domanda è generale. Noi dobbiamo renderla personale e allora ci accorgiamo che il difetto è in noi. Il vero problema del mondo è la natura umana. Il mondo non ha bisogno di nuovi sistemi ma di uomini nuovi. Nell’introduzione all’edizione francese, Stephen Foot ricorda questo episodio: Nel marzo 1918 l’esercito britannico subì una grande disfatta. Una possente offensiva tedesca sommerse alcune importanti posizioni difensive inglesi. Le truppe della V Armata malgrado, il loro disperato combattimento furono costrette a piegare fino a qualche miglio da Amiens.

    Nell’aprile l’offensiva si estese verso il Nord: benché a Ypres si tenesse duro, tutt’attorno le forze britanniche furono costrette ad indietreggiare. Fu uno dei momenti più critici della guerra: tutti gli uomini utilizzabili, anche i cuochi ed i conduttori di camion, furono lanciati sulla linea di combattimento. Il corpo dei carri armati, nel quale io servivo, fu diviso in piccoli distaccamenti volanti di mitraglieri che correvano a porre le loro mitragliatrici nei punti più pericolosi del fronte. I Tedeschi rinnovarono i loro attacchi con valanghe di truppe ricondotte dal fronte russo, nessuno sapeva quanto tempo si sarebbe potuto tenere. Haig aveva appena lanciato il suo famoso ordine Spalle al muro!. La V armata lottava con ostinazione in attesa del problematico arrivo dei rinforzi. Fu allora che ispezionai alcune unità dei nostri mitraglieri nel settore d’Ypres. Armentières e Bailleul erano già nelle mani del nemico. Parlando con un ufficiale del mio corpo mi resi conto che la posizione che difendevamo era quasi accerchiata e che la situazione era oltremodo disperata. Dissi che rinforzi francesi erano per strada: pareva però che giungessero troppo tardi. Proprio in quel momento dietro la siepe che ci riparava sorsero alcuni ufficiali alleati.

    Balzammo immediatamente in piedi. Erano giovani dall’andatura eroica e dal fiero aspetto, ben serrati nelle loro uniformi azzurro-Savoia. Ridevano e chiacchieravano sottovoce, mentre si avvicinavano a noi, e non mostravano la minima preoccupazione. La loro comparsa e, soprattutto, la loro disinvoltura spazzarono e dispersero d’un colpo l’ansietà della situazione.

    Chi va là? chiedemmo ardentemente. L’avanguardia di Foch. La nostra linea era salva.

    Oggi di nuovo la situazione è disperata: questa volta però è tutto il mondo che ha bisogno di esser soccorso.

    L’odio e la malvagità minacciano di distruggere la pace del mondo: tutta l’umanità ha bisogno di esser rinforzata dal buon volere e dall’amicizia. Le ondivaghe filosofie sociali ed i torrenti paroliferi con cui cerchiamo di tirare a campar oggi non servono più.

    Ecco il messaggio di questo libro.

    Non è qualcosa di nuovo e di estemporaneo, ma qualcosa di vivente e di reale. E il mondo ha oggi soprattutto bisogno di qualcosa di vivente e di reale. Il mondo ha bisogno di Dio.

    VITTORIO PON

    CAPITOLO PRIMO - LA MIA VITA È COMINCIATA IERI

    Potete voi dirlo? Potete voi guardare un certo giorno della vostra vita e dire con sicurezza: Si, allora ho cominciato a vivere, e so ora che cosa è la vita ? Si è pubblicato recentemente, negli Stati Uniti, un libro che ha per titolo La Vita comincerà domani: Ecco lo stato di spirito di milioni di uomini del nostro tempo. La nostra vita è sempre sul punto di incominciare. E la chimera che noi raggiungeremo un giorno, alla prossima svolta, o quando noi avremo raggiunto la prossima vetta; ma noi sorpassiamo la svolta, noi raggiungiamo la vetta…. ed il fantasma ingannatore di vita ci sfugge continuamente, danzando davanti a noi. Per molti la vita comincerà quando la-scieranno la scuola, quando cominceranno a lavorare, o al fidanzamento, al matrimonio, oppure quando i lor bambini cresceranno, od infine al momento di andare in pensione; ma ogni periodo viene, passa, e la vita non è ancor cominciata. Atti compiuti, vittorie e sconfitte attraversate, amore incontrato e dimenticato, amici trovati, poi perduti, tutto ciò è qualcosa della vita; ma è cominciata in noi la Vita stessa, la vita cosciente, reale, parte integrante del grande piano dell’Universo? Ho avuto tre grandi ambizioni nella mia vita; la prima era di riuscire negli affari, la seconda di uscire vivo dalla guerra e senza disonore, la terza di avere una parte importante nell’educazione degli uomini. Prima della guerra, ero al Messico, incaricato in quel paese degli interessi della Società Petroli Shell, e nel dopoguerra fui mandato al Venezuela a dirigervi una delle filiali della Compagnia. Ritornai in Inghilterra nell’autunno del 1920 per darmi all’insegnamento. Transizione sorprendente da direttore di una Compagnia dei petroli a vice-direttore di scuola. Perché ho fatto ciò? Guardando indietro, tredici anni più tardi, mi era ancora impossibile rispondere a questa domanda. Ma nell’aprile del 1933 trovandomi a Nuova York, incontrai due amici coi quali avevo traversato l’Atlantico nel 1920. Presentai loro la questione, ed essi si ricordavano perfettamente che del mio caso si era parlato molto durante quel viaggio. Avevo allora la convinzione, che soltanto per mezzo dell’educazione una nuova guerra poteva essere evitata; perciò ero pronto a consacrare tutta la mia vita a quella missione. Ero convinto, apparentemente, che noi reduci della grande guerra avevamo una grande responsabilità verso la generazione seguente, ed io tenevo ad assumerne la mia parte. I miei amici avevano buona memoria, queste erano le mie ragioni. Ne ho avuto una nuova conferma poco tempo addietro trovando un saggio pedagogico abbozzato sotto questo titolo altosonante: Guerra e Educazione. Questo saggio non sarà mai terminato: ho imparato durante gli ultimi quattordici anni che l’educazione non è sufficiente per prevenire una guerra. Di più ho appreso che se noi continuiamo a riferirci alla sola educazione, abbiamo la probabilità di essere sorpassati mentre attendiamo i risultati. I metodi di educazione sono lenti, troppo lenti; le passioni e gli odi degli uomini si sviluppano invece rapidamente. La gelosia e la paura abitano continuamente nel cuore degli uomini, e questi gemelli incendiari possono da un momento all’altro esser causa di un cataclisma nel quale la nostra civiltà sarà ineluttabilmente spazzata via. Tali erano i pensieri che gradatamente prendevano forma nella mia mente in sul far dell’estate del ‘33. Fu allora che decisi di lasciare la mia comoda vita di direttore di scuola e di ripartire. Volevo ad ogni costo compiere qualcosa che avesse un’azione immediata sul problema del domani: Guerra o Pace. Ma dove e come trovare questa possibilità? Sarà per mezzo di radio conferenze o scrivendo libri, oppure in Parlamento, o in qualche ordine religioso o alla Società delle Nazioni? Stavo fabbricando questi piani nel dicembre del 1933, quando ricevetti una lettera da un ex allievo della scuola, che mi invitava ad alcune riunioni che un Movimento di Gruppo teneva nella nostra città. La lettera, per sé stessa, era sorprendente, perché l’autore non era certamente stato a scuola, un tipo dal quale si poteva attendere uno scritto di tal genere, indirizzato per giunta a me che non ero neppure stato il suo direttore. Io non sapevo nulla del Movimento di Gruppo, se non per sentito dire; per conseguenza ero nettamente critico ad anche ostile. Pensai tuttavia che era meglio che di persona mi rendessi conto della cosa da che mi si presentava l’occasione, andai dunque, alla prima riunione disposto a gettare su questo Gruppo un colpo d’occhio condiscendente. Una delle prime persone che vi incontrai fu M. C. J. Hambro, presidente del Parlamento norvegese, per parecchi anni; proprio il tipo che mi interessava vedere. La mia aria di superiorità cominciò a sparire quando egli mi dichiarò di essere persuaso che il Movimento di Gruppo faceva per la causa della pace un lavoro molto più importante di tutto ciò che si stava tentando un po’ dappertutto nel mondo. In questa stessa riunione, incontrai un gran numero di uomini e donne che, palesemente, avevano una qualità di vita affatto differente di quella che io avevo conosciuto fin allora, e nettamente superiore. Come mai?

    Essi parlavano di ascoltare Dio e riceverne le direttive; un’idea del tutto nuova per me. Quando io pregavo partivo sempre da questo punto: Ascolta, Signore, è Stephen Foot che parla… Era veramente un concetto nuovo per me, quello di restar in silenzio, nell’attitudine di colui che dice: Parla, Signore, il tuo Servitore ascolta…. Essi mi spiegavano questo fatto, per me paradossale, con una logica indiscutibile. Pretendevano che Dio ha un piano per il mondo, bene, anch’io avevo sempre pensato così. Ma aggiungevano che Dio ha un piano per ogni individuo nel mondo, un piano anche per me, e che io avevo piena libertà di seguirlo o di rigettarlo. Non solo, ma andavano oltre, e affermavano che se Dio ha un piano per ogni individuo, era semplicemente sciocco non pensare che Iddio ha anche la possibilità di far conoscere questo piano. Questo concetto era per me nuovo e strano e non potevo non rigettarlo, malgrado le sue apparenze, in fondo assai logiche. Come la maggior parte degli uomini avevo la vaga idea che Dio mi guidasse effettivamente nelle circostanze più importanti della mia vita, ma mi ero rappresentato questa guida in modo assai indefinito e vago, come qualcosa d’illusorio, una specie di rado canovaccio della vita, semplice indice generico dei disegni di Dio. Francamente, credevo del tutto impossibile che Dio potesse indicare a chicchessia, giorno per giorno, i differenti compiti che Egli voleva fossero fatti. Basandomi sulla fede degli altri, cominciai col metodo sperimentale; ed ora so che nulla v’è di più certo al mondo se non questo che se l’uomo ascolta, Dio parla. Anche senz’alcuna esperienza personale, più si pensa e più diventa evidente che se, come molti uomini di scienza ora ammettono, v’è alla base dell’universo uno Spirito matematico omniconoscente, benefico, positivo, che noi chiamiamo Dio, ne consegue che quest’intelletto divino deve avere un piano per la sua Creazione e deve avere un mezzo per far conoscere a ciascuna delle sue creature la parte ch’essa rappresenta in questo piano. Che si penserebbe d’un ammiraglio che fosse incapace di comunicare con le unità della sua flotta o d’un generale che non potesse far giungere gli ordini al suo esercito? Ma in ambedue i casi, dei segnalatori debbono esser pronti a ricever comunicazioni ed ordini. Ma ritorniamo a noi. Un passo preliminare per ricevere gli ordini da Dio è che lo si voglia ascoltare. In secondo luogo, e questo ha un’uguale importanza, noi dobbiamo esser pronti ad obbedire all’ordine quando viene, qualunque sia la

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