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Il Regno di Mezzo: La Maledizione: Il Regno di Mezzo, #1
Il Regno di Mezzo: La Maledizione: Il Regno di Mezzo, #1
Il Regno di Mezzo: La Maledizione: Il Regno di Mezzo, #1
E-book353 pagine4 ore

Il Regno di Mezzo: La Maledizione: Il Regno di Mezzo, #1

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Info su questo ebook

Will si rifiutò di ammettere all'impiegata delle Risorse Umane della Radical Interactive di non aver mai giocato al loro MMORPG in realtà virtuale di debutto, Il Regno. Da quello che aveva potuto osservare in alcuni video e sentire in alcune recensioni, il gioco faceva schifo. Dopo il fallimentare tentativo da parte della compagnia di entrare nell'idustria dei video giochi, avevano cambiato obiettivo concentrandosi su programmi educativi su scala minore.

Essere un beta tester per la Radical Interactive non era il lavoro dei sogni che Will si era immaginato, ma aveva sperato che lo avrebbe aiutato ad infilare un piede nella porta per diventare un giorno un grafico per la compagnia. Compilando gli ultimi documenti per l'assunzione, non si era accorto che stesse letteralmente cedendo la sua vita per iscritto.

Essendo ora una fenomenale compagnia di successo, la Radical Interactive stava lavorando a qualcosa a porte chiuse che avrebbe potuto cambiare per sempre l'industria medica e quella dei video giochi. Il Regno era rinato. L'unico problema era che non si trattava di un gioco — perlomeno non per quelli intrappolati al suo interno. 

Abbandonato in un mondo fantasy pieno di mostri da incubo, impressionante magia e molta più distanza da coprire a piedi di quanta Will si credesse fisicamente capace di poter percorrere, essendo un semplice impiegato nerd, dovrà navigare attraverso i perigli del Reame e svelare il mistero di come sia arrivato lì e di come uscirne. La fantasia incontra conseguenze della vita reale in un gioco che potrebbe significare la differenza tra la vita e la morte. Ma prima, Will dovrà riuscire a smettere di essere un pivello...

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita11 gen 2020
ISBN9781071527153
Il Regno di Mezzo: La Maledizione: Il Regno di Mezzo, #1

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    Anteprima del libro

    Il Regno di Mezzo - Phoenix Grey

    PROLOGO

    TERRA – 3 febbraio 2057

    L’energia scorreva attraverso Will mentre scribacchiava le sue informazioni personali sui documenti d’assunzione per il suo nuovo lavoro da beta tester alla Radical Interactive. Questa era l’unica volta che aveva provato così tanta eccitazione all’aver ottenuto un lavoro. La giovane segretaria aveva sorriso al suo eccessivo entusiasmo quando l’aveva fatto entrare e gli aveva detto di accomodarsi nella sala d’attesa mentre attendava che il rappresentante delle risorse umane lo chiamasse per compilare i documenti dell’assunzione.

    Ancora non gli sembrava vero. Quanti ragazzi sognavano di lavorare per una compagnia come la Radical Interactive, un gigante nell’industria della realtà virtuale? Le posizioni nel team di beta tester alla Radical Interactive erano limitate ed agognate da aspiranti grafici; era il primo passo per iniziare una carriera nella compagnia.

    Tutti iniziavano dal fondo. Che fossi riuscito o meno ad avanzare dipendeva dalle tue capacità e da quanto lo volessi. Will era laureato in progettazione di video giochi. Si era laureato da tre anni, ormai, ma non era mai riuscito ad infilare il piede nella porta di nessuna delle compagnie di video giochi. Era un’industria spietata, con migliaia di ragazzi come lui che combattevano per una minuscola opportunità. Lui sapeva che la maggior parte delle persone con lauree in progettazione di video giochi non sarebbe mai riuscita a lavorare in quel settore. Molti dei suoi amici e dei membri della sua famiglia lo avevano avvertito riguardo ai rischi di perseguire una carriera nel settore. Testardo e determinato, lui aveva ignorato i loro moniti. Anche due dei suoi amici erano andati al college per studiare aspetti differenti della progettazione di video giochi. Non li aveva mai considerati come concorrenza né si era fermato a pensare alla moltitudine di gente che aveva incontrato online che era andata a scuola per il suo stesso motivo. Per la maggior parte della sua vita, era stato abbastanza fortunato. Aveva genitori fantastici che lo amavano e lo supportavano, amici meravigliosi che lo appoggiavano sempre ed una ragazza nerd che aveva incontrato a lezione di sviluppo dei personaggi. Perché gli dei non avrebbero dovuto essere dalla sua parte anche questa volta?

    Appena finito il college, aveva mandato il suo curriculum ad ogni compagnia di video giochi alla quale fosse riuscito a pensare. Perché iniziare dal fondo quando aveva già scontato la sua pena ed ottenuto la laurea? Aveva puntato dritto alla giugulare, inserendo il suo nome per posti di lavoro come progettatore di video giochi, che richiedevano anni di esperienza.

    Dopo alcuni mesi di lettere di rifiuto, era diventato più umile. Forse, dopo tutto, non era così facile ottenere un lavoro in quell’industria? Pensava di avere un portfolio impressionante, ma doveva ammettere di averne visti altri online molto migliori. Era chiaro che il mondo era pieno di progettatori straordinariamente talentuosi in cerca di lavoro.

    I suoi genitori iniziarono a fargli pressione perché si trovasse un lavoro e, alla fine, lui iniziò a lavorare part-time in un ristorante mentre cercava di migliorare il suo portfolio per essere all’altezza della concorrenza e continuava a presentare domanda ogni volta che si presentava un’opportunità di lavoro in una delle maggiori compagnie di video giochi. Ma la fortuna non sembrava essere dalla sua parte e la fredda realtà della sua follia iniziò ad insinuarsi in lui, insieme alla disperazione. Probabilmente non avrebbe mai lavorato in una compagnia di video giochi.

    Non volendo sprecare completamente la sua laurea, fece ingresso nel campo dell’assistenza tecnica. Il suo lavoro non gli dispiaceva, ma non era ideale. C’erano poche cose più spiacevoli che ricevere una chiamata di lavoro ed andare a casa di qualcuno per poi scoprire che il suo gatto era passato dietro al computer e l’aveva scollegato. Le persone erano diventate davvero così pigre che preferivano chiamare la sua compagnia invece di seguire un cavo? La risposta era sì. Sfortunatamente, il mondo in cui viveva era pieno di idioti che non smettevano mai di meravigliarlo.

    Avrebbe definito la sua vita stantia, in mancanza di un termine migliore. Si era abituato ad una buffa esistenza, riparando computer durante il giorno e rifugiandosi nei mondi fantastici che avrebbe voluto aiutare a creare durante la notte. Ogni volta che usciva un nuovo gioco, provava una sensazione dolce-amara. Sebbene amasse giocarci, quelli gli ricordavano anche come avrebbe dovuto essere la sua vita. Come avevano fatto quelle persone ad ottenere quei lavori? Se lo domandava spesso. Avevano delle conoscenze? In realtà il suo portfolio era una merda e lui non lo sapeva? L’aveva chiesto a parecchi amici e loro sembravano sempre colpiti dal suo lavoro. Ma forse le loro opinioni erano di parte o stavano semplicemente cercando di essere gentili. Non era sicuro che gli importasse più. La vita non gli aveva dato le carte che avrebbe voluto, quindi doveva giocare con quelle che aveva.

    Riceveva ancora un’email di notifica ogni volta che veniva offerto un nuovo lavoro nei video giochi, ma non si lasciava mai sopraffare dalla speranza quando rispondeva agli annunci. Perché avrebbe dovuto farlo, quando sapeva già cosa aspettarsi? Ogni lettera prestampata gli diceva che avevano trovato un candidato migliore per la posizione. Era diventato insensibile a forza di leggerle. La metà delle volte non apriva neanche le email. Perché avrebbe dovuto, quando la prima linea visibile nell’anteprima diceva ‘La ringraziamo per il suo interesse. Ci dispiace informarla che...’

    Già, sono sicuro che siate davvero dispiaciuti.

    Radical Interactive non era una compagnia di video giochi, il quale era probabilmente il motivo per cui non avevano semplicemente scartato il suo modulo quando era arrivato sulla scrivania delle Risorse Umane. Il loro target di mercato erano il settore medico e quello dell’educazione, progettando software che utilizzavano avanzati sistemi VR per insegnare applicazioni pratiche. Non era una cosa particolarmente eccitante per Will. Quello che era eccitante era che padroneggiassero la più realistica resa degli oggetti nel mondo del VR fino a quel momento. Solo i migliori grafici lavoravano per loro, il che significava che Will avrebbe avuto un’ottima chance di far conoscere il suo nome se fosse riuscito a farsi strada nella compagnia.

    Will era così abituato a ricevere lettere di rifiuto che per poco non eliminò l’email di risposta della Radical Interactive, non appena la vide. L’aveva selezionata insieme a tutte le altre email spazzatura che riceveva giornalmente. Giusto un attimo prima di premere il pulsante cancella aveva notato che l’anteprima riportava un ‘Congratulazioni’.

    Quando aprì l’email, pensò che il cuore stesse per schizzargli fuori dal petto. Aveva ottenuto un colloquio telefonico! Era così eccitante! Era la prima volta che una compagnia gli dava la possibilità di dimostrare il suo valore!

    Il resto sembrò un sogno. Ad essere onesti, Will non credeva che ce l’avrebbe fatta a superare il colloquio. Sebbene la Radical Interactive non fosse una compagnia di video giochi, le posizioni erano estremamente ambite. Perse quasi il controllo quando gli fecero i complimenti per il suo portfolio e decisero di assumerlo immediatamente. Ora avrebbe finalmente avuto la possibilità di realizzare il suo sogno.

    Compilò i moduli in un batter d’occhio, scarabocchiando il suo nome così velocemente da risultare appena leggibile sulla maggior parte delle pagine. I suoi occhi analizzarono i documenti, le certificazioni uniche e gli accordi di riservatezza e tutta la burocrazia di un nuovo lavoro. Aveva visto moduli simili in molti altri posti in cui aveva lavorato. Solo quando raggiunse l’ultima pagina si fermò.

    Autorizzazione per il Beta Testing de Il Regno

    Se si ricordava correttamente, Il Regno era stato il viaggio inaugurale della Radical Interactive nel mondo VRMMORPG. A quel tempo, la compagnia era appena stata lanciata e non avevano i fondi per assumere i migliori grafici del settore. Il gioco si bloccava, andava a scatti ed aveva suscitato una reazione deludente quando contrapposto alla concorrenza. Le vendite del gioco non erano mai aumentate ed era praticamente stato dimenticato ancora prima di aver guadagnato terreno. La compagnia era quasi fallita a causa del fallimento del progetto. Era in quel momento che avevano spostato la loro attenzione su applicazioni minori, concentrandosi sulla qualità dei loro brevi giochi educativi piuttosto che disperdere le loro risorse per costruire un gigantesco mondo coinvolgente.

    Per un attimo Will si sentì eccitato all’idea che potessero essere interessati a rinnovare e rilanciare il gioco. Quello era un progetto a cui gli sarebbe decisamente piaciuto lavorare. Ma mentre continuava a leggere il foglio, capì che non stavano progettando una vasta distribuzione. Piuttosto, stavano testando il gioco su pazienti con danni cerebrali, lavorando con l’industria medica nella speranza che potessero usare il gioco per riparare parti lesionate del cervello, per rendere migliori le vite dei pazienti. Will non riusciva a capire come la scarsa resa del gioco potesse fare altro a parte frustrare le persone che dovevano subirlo. I video di gameplay che aveva visto erano tutt’altro che impressionanti, che era il motivo per cui non aveva mai comprato il gioco. Ovviamente, a loro non l’avrebbe mai detto.

    C’è qualcosa che non va? domandò Belinda, la signora delle Risorse Umane, quando vide Will aggrottare la fronte. Aveva un aspetto severo e professionale, in un’aderente gonna beige ed una camicia bianca con delle balze intorno al collo. I suoi capelli castano chiaro erano tirati indietro in un’elegante coda di cavallo. Occhiali neri squadrati dal bordo spesso le incorniciavano gli occhi, dandole quell’aria da bibliotecaria sexy e pudica.

    No. Will scosse la testa. Stavo solo sperando che voleste riportare in vita Il Regno. Se Radical Interactive avesse deciso di ritornare all’industria di video giochi, per lui sarebbe stato come un sogno che diventava realtà.

    Ci hai mai giocato? la sua voce era piena di scetticismo. Will dubitò che avesse ricevuto molte risposte affermative. Ma d’altronde, forse lui si sbagliava. La maggior parte delle persone che voleva davvero lavorare per una compagnia faceva ricerche approfondite, e Il Regno era stato il punto di partenza della Radical Interactive. Che a lui piacesse o meno, avrebbe probabilmente dovuto comprarne una copia e giocarci per un po’ se voleva avanzare nella compagnia. Sarebbe stata una buona tattica adulatoria se mai avesse avuto la possibilità di parlare con i superiori. Sicuramente avrebbe trovato qualcosa da lodare riguardo al gioco, anche se avesse fatto schifo.

    E tu? Lui le rigirò la domanda, non volendo essere offensivo.

    No. I video giochi non fanno proprio per me, ammise lei con una nota d’imbarazzo.

    Presumo che non sia necessario amare i video giochi per lavorare alle Risorse Umane.

    Mi piacerebbe vedere la Radical Interactive tornare alla progettazione di video giochi. Come VRMMORPG su larga scala e cose così, confessò Will. Sicuramente non era un problema rivelarglielo. Inoltre, la compagnia si chiamava Radical Interactive. Cosa c’era di così radicale nel progettare cose per le scuole e per l’industria medica? Niente. Avrebbero dovuto cambiare il proprio nome in qualcosa di meno fico se quella era la direzione che avevano intenzione di prendere.

    Non credo che accadrà mai, disse Belinda, dimostrando chiaramente di non essere al corrente dei progetti che la compagnia aveva in programma per il futuro. Ma ho sentito dire che Il Regno è davvero bello. Hai visto dei filmati?

    Non di recente, rispose lui a bassa voce, soffrendo internamente al ricordo di giocatori che camminavano attraverso prati senza struttura, oscillando armi non realistiche contro mostri innaturalmente spigolosi con pixel malfunzionanti sullo sfondo.

    Will avrebbe mentito se avesse detto che il suo cuore non era sprofondato un po’ al pensiero che, molto probabilmente, la Radical Interactive non sarebbe mai tornata alla progettazione di veri giochi. Certo, quello che facevano aiutava a far progredire il mondo, ma non era esattamente il sogno proibito di un nerd. La sua eccitazione diminuì soltanto per un secondo. Forse, se fosse riuscito a salire di grado, avrebbe potuto cambiare le cose—avrebbe potuto convincere i CEO che sarebbe valsa la pena di spendere i loro soldi per investire in un altro gioco. Dopotutto, ora avevano uno dei migliori team di progettazione al mondo, e lui era sicuro di poter aiutare a sistemare il loro problema con la grafica traballante.

    Sospirò felicemente al pensiero, scarabocchiando il suo nome in fondo alla pagina. In quel momento, non aveva idea a cosa stesse andando incontro.    

    CAPITOLO UNO

    TERRA – 15 agosto 2057

    Era una giornata di merda, ed era parzialmente colpa di Will. Era rimasto sveglio quasi fino alle 4 la notte precedente, giocando a Masterwind, un nuovo VRMMORPG pubblicato da Phantomrealm Media, la sua compagnia preferita di video giochi.

    Quando aveva indossato l’elmetto bianco che serviva a farlo immergere nel mondo fantastico, gli era sembrato di cadere in un sogno. Tutto ciò che era intorno a lui era sbiadito e lui era diventato tutt’uno con il gioco. Era diverso da qualunque altra cosa avesse provato prima di quel momento. L’elmetto dava al gioco accesso al lobo parietale del giocatore, permettendo alla persona di percepire sensazioni.

    Phantomrealm Media non era la prima compagnia di video giochi a sfruttare la manipolazione cerebrale, ma erano i migliori nel settore in quel momento. Per la prima volta in assoluto, avevano introdotto la sensazione del dolore. I giocatori non si sarebbero più gettati in un combattimento con un nemico di livello doppio al loro senza pensarci.

    Will ne aveva provato gli effetti la notte precedente, quando aveva tentato di battersi con un draghetto di una dozzina di livelli più forte. Un morso da parte della bestia aveva mandato ondate di dolore lungo il suo braccio come il battito di un tamburo, anche se gli aveva ricordato più uno spasmo muscolare che un morso. Spiacevole e pungente, ma non insopportabile. Abbastanza da fargli fare un passo indietro e riconsiderare la sua mossa successiva prima di andare di nuovo alla carica alla cieca.

    Dopo che il suo amico si era unito a lui per aiutarlo a sconfiggere il drago, Will aveva bevuto una pozione curativa ed era andato per la sua strada. Tutto è bene quel che finisce bene.

    Un po’ masochista e sempre desideroso di superare i limiti, Will aveva esortato i suoi amici a fare un patto suicida e ad uccidersi a vicenda per vedere cosa si provava. Un mostro avrebbe portato allo stesso risultato, ma era molto più divertente dire cazzate, farsi fuori a vicenda e ridere aspettando la morte imminente.

    Sebbene non morirono tutti contemporaneamente, alla fine arrivò per ognuno il turno di provare la veloce esplosione di dolore nel punto in cui era stato colpito e quindi una debolezza drenante che attraversava il corpo prima che lo schermo diventasse nero, mostrando il messaggio:

    Il fatto che la morte avesse delle conseguenze oltre al tipico oh merda, ho perso la mia attrezzatura e respawn rendeva il gioco molto più realistico e divertente.

    A dire la verità, Will aveva passato la maggior parte della sua nottata toccando cose senza motivo, sentendo la consistenza del metallo e dei tessuti e del legno, la freschezza dell’acqua sulla punta delle dita, sebbene non sembrasse bagnata. Era anche riuscito a convincere una delle sue amiche a permettergli di toccarle il seno. Era stato eccitante in tutti i sensi, sentire la morbidezza della sua carne. Non era perfettamente realistico, ma ci andava vicino. Per fortuna, al suo personaggio non appariva un’erezione senza che lui lo volesse, una cosa sulla quale avrebbe voluto avere più controllo anche nel mondo reale.

    All’inizio, aveva pianificato di andare a dormire non appena il gioco gli avesse mostrato il suggerimento di fare una pausa, ma Will si stava divertendo così tanto che, dopo aver fatto la necessaria pausa di quindici minuti, era ritornato subito dentro per altre quattro ore. Sfortunatamente, dopo si era sentito così stanco a forza di giocare che non aveva udito la sveglia. Quando finalmente si era svegliato, Will era stato quasi intenzionato a chiamare in ufficio finché non si era ricordato che la sua situazione era già abbastanza delicata per quanto riguardava le presenze, dato che non era andato a lavoro per seguire un torneo di video giochi con i suoi amici. Ma dannazione, quanto era tentato.

    Il pensiero di trascinarsi fuori dal letto e sottoporsi ad otto ore di operazione a cuore aperto simulata non era affatto accattivante, specialmente perché lavorava allo stesso progetto da quasi tre settimane. Era abbastanza sicuro che, per quando il software fosse stato pronto per il lancio, lui sarebbe stato in grado di effettuare operazioni a cuore aperto nella vita reale. Dopo tutto era quello lo scopo del software, insegnare ad aspiranti chirurghi. Tutto questo stava dando a Will un tipo di educazione completamente diverso da quello che si sarebbe mai aspettato e non si sentiva minimamente più vicino al suo obiettivo di fare carriera come grafico nella compagnia, anche se quello era proprio ciò che diceva a sé stesso ogni mattina per convincersi ad uscire dal letto.

    Prima di ottenere il lavoro, aveva sentito dei pettegolezzi su quanto fosse noioso essere un beta tester, ma quello era riduttivo. Compiere le stesse azioni, ancora e ancora, giorno dopo giorno, lo faceva sentire come un automa. La tecnologia non era abbastanza sviluppata da poter far testare tutte queste simulazioni ad un software in cerca di difetti? Forse doveva essere contento che non fosse così; altrimenti, lui non avrebbe avuto un lavoro.

    Ma c’era qualcos’altro di sconcertante riguardo al suo lavoro. Era tutto così realistico. Era come se la Radical Interactive fosse entrata in una sala operatoria con una videocamera ed avesse registrato un’operazione, per poi essere riuscita in qualche modo a metterla nel video gioco con un ridicolo ammontare di dettagli. Indossando il loro visore VR, era come trovarsi lì con un vero paziente. Will non riusciva neanche ad immaginarsi come fosse progettare qualcosa di così intricato. Era così ben fatto che lui sarebbe riuscito ad illudersi che fosse tutto vero, non fosse stato per la mancanza dell’odore metallico del sangue che avrebbe senza dubbio permeato la stanza a causa della cavità toracica aperta proprio di fronte a lui.

    Anche la Radical Interactive utilizzava l’accesso al lobo parietale, anche se in misura molto minore. Will credeva che anni di film dell’orrore e video giochi lo avessero già desensibilizzato, ma non lo avevano preparato neanche lontanamente per questo tipo di realismo. Riusciva a sentire la levigatezza del bisturi fra le dita, il modo in cui la pelle cedeva sotto al suo peso, creando un debolissimo schiocco quando lo spingeva. La prima volta che Will aveva provato il programma, si era sentito male guardando attraverso lo sterno del paziente per raggiungere il cuore che ancora batteva. Aveva dovuto fare diverse pause, per le quali era sicuro che i suoi colleghi lo avrebbero deriso se non fossero stati immersi nello stesso scenario nelle loro sale operatorie private.

    Ma ora si era abituato. Vedere sangue e budella e le peggiori malattie umane faceva parte della sua vita giornaliera. Indossare il visore e trasformarsi da un aspirante grafico di video giochi ad un dottore. Lui e i suoi colleghi si definivano, scherzosamente, dottori, quando erano lontani dall’ufficio, a farsi una birra. Sarebbe stato un bel modo di rimorchiare ragazze se Will non fosse già stato in una relazione—una relazione che sembrava stesse morendo ogni giorno di più da quando si era trasferito in California per lavoro, lasciandosi la famiglia e gli amici alle spalle, in Ohio.

    All’inizio Will si era sentito eccitato all’idea di trasferirsi dall’altro lato del Paese. Prima di tutto, la sua carriera aveva la precedenza. Sheila lo sapeva. Sebbene farlo gli avesse spezzato il cuore, Will aveva dato a Sheila la possibilità di abbandonare la relazione prima di andarsene, ma lei aveva insistito che avrebbero potuto far funzionare le cose nonostante la distanza. All’incirca per tutto il primo mese da quando si era trasferito, si erano assicurati di videochiamarsi ogni giorno. Ma con il passare delle settimane e dei mesi, erano rimasti sempre meno in contatto. Ora era fortunato a ricevere un messaggio al giorno da lei ed una videochiamata una volta alla settimana. Lui riusciva a sentire la noia che provava lei nella relazione quando parlavano e, ad essere onesti, lui provava la stessa cosa. Questo, però, non gli faceva desiderare di lasciarla andare. Si erano trovati bene insieme quando lui era in Ohio, avevano così tante cose in comune che non si stancavano mai di passare del tempo insieme. Will era stato sicuro che lei fosse la ragazza che avrebbe sposato, fino al momento in cui non aveva ricevuto l’email della Radical Interactive. Aveva anche comprato un anello di fidanzamento con l’intenzione di chiederle di sposarlo. Ma tutto quello era andato in frantumi non appena aveva scoperto di doversi trasferire e che lei non fosse disposta a farlo con lui.

    Lei aveva cambiato il suo indirizzo di studi poco dopo che si erano conosciuti, passando a veterinaria, realizzando che fosse probabilmente più redditizio che provare ad entrare nell’industria di video giochi, già satura. Quando si erano conosciuti, lei lavorava già part-time come tecnico di un canile in un ospedale veterinario, ed era ovvio che amasse molto gli animali e tenesse al loro benessere. Aveva senso che volesse continuare in quell’ambito lavorativo. Ora era un tecnico veterinario e le era rimasto soltanto un anno di scuola prima di poter iniziare il tirocinio e le era stata promessa una posizione all’ospedale veterinario nel quale lavorava, quindi non aveva senso per lei seguire Will in California, quando aveva iniziato a costruire le basi della sua carriera molto prima di lui.

    Cosa ancora peggiore, nessuno dei due aveva un progetto provvisorio di trasferirsi, eventualmente, per essere più vicino all’altro. Per quanto questo lo facesse soffrire, Will era abbastanza sicuro che Sheila contasse sul fallimento della sua carriera così che lui avrebbe dovuto tornare a stare in Ohio con lei, sebbene lei mostrasse sempre e soltanto supporto per le sue decisioni, dietro ad un velo di dolore. Lei era una buona fidanzata. Nessun uomo avrebbe potuto chiedere di meglio, ed era per questo che, sentendo di perderla, soffriva così tanto.

    Quando Will telefonò al suo capo per dirgli che avrebbe fatto tardi, venne accolto con irritazione. Avrebbe dovuto aspettarselo. Quello che non si era aspettato, era la riunione che seguì non appena arrivato a lavoro, con i suoi superiori che lo accerchiarono in uno degli uffici tipicamente riservati per piccoli incontri. Fu con sguardi pieni di disapprovazione che lo informarono che, se fosse arrivato in ritardo un’altra volta, avrebbe perso il lavoro. Lui subì la ramanzina come un cane bastonato, la coda fra le gambe, borbottando scuse. Gli ricordarono che lavorare per la Radical Interactive era una grande opportunità, e lui non osò dissentire.

    Era vero, dopo tutto. Questa era la sua unica chance nella vita, un’opportunità che non veniva offerta alla maggior parte di aspiranti grafici. Lui era quasi tanto confuso quanto lo erano loro sul perché stesse mandando tutto a puttane. Ma nel profondo del suo cuore, sapeva che il motivo era la mancanza di passione per quel lavoro. Le prime settimane, quando aveva potuto vedere tutto quello che la Radical Interactive aveva da offrire, erano state eccitanti, avendo anche la possibilità di giocare con la loro tecnologia, in maniera limitata. Ma l’odore di macchina nuova era andato perduto molto presto, a causa della ripetitività del suo lavoro. E c’erano dei giorni in cui era addirittura arrivato a temere l’idea di andare a lavoro.

    Non farò di nuovo tardi, promise, cercando di suonare il più sincero possibile.

    Sarà meglio per te, lo ammonì il suo supervisore, con un tono di voce strettamente professionale. Di solito, era difficile prenderla sul serio. Era alta appena un metro e cinquantasei, con un volto giovanile costellato di lentiggini, e gli sembrava di essere rimproverato da una ragazzina, non qualcuno di due anni più grande. Lei era un maschiaccio in tutto e per tutto, ed era davvero brava come supervisore, se doveva dire la verità. Se non fossero stati colleghi, a Will piaceva pensare che sarebbero potuti essere amici. Sapeva che lei odiasse fargli la ramanzina tanto quanto lui odiasse riceverla.

    Mentre usciva dalla sala riunioni e tornava al suo cubicolo, tutto ciò a cui riusciva a pensare era che forse il desiderio di Sheila si sarebbe avverato. Se Will avesse perso il suo lavoro, sarebbe rimasto ancora in California per uno o due mesi, cercando di trovare un altro

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