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Interfaccia Estrema
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E-book90 pagine1 ora

Interfaccia Estrema

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Info su questo ebook

Un'avventura che segue i canoni classici del cyberpunk, in un universo di Gibsoniana memoria.
Un pirata informatico viene assoldato per indagare su di un omicidio. Durante le indagini scopre una realtà inimmaginabile, dove una Intelligenza Artificiale ha raggiunto livelli di evoluzioni fuori controllo.Tra leggende antiche, musicisti ormai estinti e barbarie da medioevo tecnologico, il protagonista si trasformma da semplice mercenario della matrice in giudice supremo, apre il palmo della mano e scopre di avere il potere di decidere il destino dell'umanità
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2018
ISBN9788828317289
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    Anteprima del libro

    Interfaccia Estrema - Dario Polvara

    L'INTERFACCIA ESTREMA

    PERSONAGGI PRINCIPALI:

    GAVIN MADMAN = Tecnobiker

    IVY GHYDON = Donna guerriera e compagna di Gavin Madman

    JOHN HUBERT = Presidente della Visual Corp Inc, la più grande tra le Corporazioni

    FRANK GOLDFISH = Segretario personale di John Hubert

    TECLA HUBERT = Nipote di John Hubert

    HENRY GORDON = Agente della Tech.K.B., la polizia per il controllo delle intelligenze artificiali

    LOUIS FLESH = Collega di Henry Gordon

    ISAAC TWAIN = Concertista virtuale

    FIGURAVIVA = Intelligenza Artificiale (I.A.)

    CAPITOLO PRIMO Ivy Ghydon

    Ivy Ghydon spense di scatto la sveglia che aveva improvvisamente iniziato a lamentarsi.

    Guardò l'ora, le otto del mattino.

    Il suo sguardo scivolò sul datario appeso al muro: 21 agosto 2120.

    - Un altro fottutissimo giorno! -, pensò.

    Si alzò dal letto cercando con le mani di dare una piega ai suoi capelli nero corvini, tagliati a caschetto fino a coprire le orecchie e specializzati, appena sveglia, ad esplorare l'interno del padiglione auricolare, creando la sensazione di ragnatele tessute durante la notte da maledettissimi ragni virtuali.

    Schiacciò il tasto della cucina automatica e prese la tazza di caffè bollente materializzatasi quasi per magia.

    Si sedette su quello che una volta era un divano, adesso adibito a guardaroba a cielo aperto. Non era certo una brava casalinga, non ne era portata, forse per la mancanza di una figura materna che avrebbe dovuto istruirla in proposito. Non aveva mai conosciuto i suoi genitori, voci narravano che fossero stati uccisi per strada, ma non aveva mai voluto approfondire. Cresciuta svolazzando da un orfanotrofio e l'altro, aveva imparato che la debolezza portava solo all'annientamento, alla distruzione. Aveva così cancellato quel termine dal proprio vocabolario. Qualche ragazzo, troppo ubriaco della propria superbia, ne aveva pagato le spese, disteso per terra dopo aver cercato di fare il gradasso con lei, svenuto, senza difesa, aveva subito fino all'ultimo i calci della sua rabbia. Lei si fermava solo quando il sangue copriva il vero colore del pavimento. Veniva poi punita, rinchiusa per giorni in una stanza buia. Ma quando usciva dall'isolamento, passeggiando per l'orfanotrofio, si divertiva a fissare gli sguardi degli altri, quell'espressione di paura mista a rispetto che era la sua linfa vitale.

    Commise il suo primo omicidio a 13 anni.

    Ancora aveva nella mente gli occhi impietriti dallo stupore del professore che aveva deciso che lei diventasse un giocattolo sessuale, ancora ricordava il suo scatto per non farsi afferrare, la rotazione intorno alla gamba destra. Aveva aperto la sinistra e assestato un bel colpo al professore, facendolo cadere, poi l'aveva colpito in testa con la scultura di non sapeva chi, presa dalla scrivania, fino a farlo svenire.

    Aveva preso la bottiglia di wiskey nascosta nel cassetto dell'archivio, l'aveva rotta contro il muro e ne aveva impugnato il collo. Si era seduta con calma ad aspettare, non aveva fretta. Quando il professore aveva aperto gli occhi, lei non aveva proferito parola, aveva solo affondato la bottiglia rotta nel collo del suo boia fallito e ne aveva tagliato la giugulare, lasciandolo li a morire per dissanguamento.

    Difficilmente si ricordava degli altri omicidi commessi, ma quello era diventato un ricordo indelebili. E' proprio vero il detto IL PRIMO OMICIDIO NON SI SCORDA MAI.

    Mentre ricordava, i suoi occhi azzurri guardarono vacui attraverso il fumo che saliva dalla tazza, nel tentativo di atterrare di nuovo nella realtà.

    - Cazzo! Sono di nuovo senza lavoro! -

    Altro volo mentale verso il 17 luglio, la sera in cui l'uomo che proteggeva venne fatto saltare insieme alla sua stupenda macchina blindata dalla Memory Mafia, la più potente organizzazione criminale della zona.

    Non che gli fregasse qualcosa della sorte dell'uomo, ma, purtroppo, morto lui, lei era di nuovo disoccupata.

    Certo che fare la guardia del corpo ha dei lati fortemente negativi: negli altri lavori, se sbagli spesso te la cavi con un rimprovero più o meno incazzato, mentre qui un tuo errore significa perdere il proprio datore di lavoro, quindi addio impiego e addio stipendio.

    Accese la batteria del braccio meccanico, capolavoro di ingegneria bio-meccanica che si era fatto innestare dopo aver perso l'originale

    - Un'altra fottutissima bomba -

    Mentre si guardava allo specchio, come un deja vu, sentì il dottore che la consigliava di rivestire il braccio meccanico con pelle sintetica. Lei non aveva voluto. La visione del braccio destro, di carne dalla spalla al gomito e di freddo metallo per il resto, attaccato a quel corpo di cui andava fiera, le dava la sensazione di una bellezza crudele e perversa...... E la cosa le piaceva.

    Era così immersa nei suoi pensieri che sobbalzò alla suoneria del teknofono.

    Con un'imprecazione aprì il contatto e apparì il viso di Gavin, l'uomo con cui si stava frequentando ultimamente.

    - Niente di serio -, sosteneva lei, ma da quando facevano coppia aveva perso interesse per gli altri esemplari maschi. Forse si stava pure innamorando, ma non ci pensava, lasciava scorrere tutto così, quando sarebbe servito si sarebbe posta il problema.

    Ciao Ivy, come va?, esordì lui.

    Da schifo grazie.... Che vuoi?, lei doveva sempre recitare la parte di quella che proprio non gli frega niente di te, ma, a quanto pare, questo non infastidiva Gavin.

    Ci vediamo al solito posto più tardi?, chiese il ragazzo.

    Ivy aveva provato a fare la stronza con lui, ma le sue risposte lo disarmavano sempre. Quindi decise di non dire altro se non acconsentire all'appuntamento.

    Sembrava una giornata come le altre, un'altra fotocopia multipla della noia, ma, come recitavano nel preistorico film Matrix, il destino a volte sa essere beffardo.

    CAPITOLO SECONDO Tech.K.B.

    La paura delle Intelligenze Artificiali troppo progredite nacque insieme alla fantascienza. I racconti dove dei robot prendevano il sopravvento sugli esseri umani apparvero prepotentemente alla ribalta. Verso la fine del XX secolo, gli studi sulle rete neurali iniziarono a dare i primi frutti concreti, rendendo per la prima volta scientifica l'ipotesi di creare una IA.

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