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Alla Fine
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E-book242 pagine3 ore

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Info su questo ebook

Quattro studenti universitari vanno sulle montagne del Colorado per due settimane di riposo, relax e divertimento invernale sulle piste per principianti. Ciò che invece trovano è la fine del mondo che conoscevano, quando la città di Denver viene distrutta da un'esplosione nucleare poco dopo il loro arrivo.

Senza elettricità, senza cellulari e senza comunicazioni, sono isolati sulla cima di una montagna e non hanno la possibilità di scoprire cosa stia accadendo altrove nel paese.

Si trattava di un incidente nucleare o di un attacco intenzionale? Era limitato a Denver o era l'inizio della Terza Guerra Mondiale?

Data l'assenza di forze dell'ordine e di minacce di punizione da parte del sistema giudiziario, le persone con tendenze antisociali o criminali sono libere di fare ciò che vogliono. I precedenti diritti alla vita, alla libertà e al conseguimento della felicità sono scomparsi. Ora tocca ad ogni uomo e donna garantirsi e assicurarsi questi diritti …

… o morire nel tentativo

LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2020
ISBN9781071529393
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    Anteprima del libro

    Alla Fine - Edward M Wolfe

    DEDICA

    ––––––––

    Shaelee e Zacharia,

    Vi voglio bene, ragazzi, e spero che non viviate mai un’apocalisse al di fuori di un’opera di narrativa.

    Uccidere è proibito, quindi tutti gli assassini vengono puniti, a meno che non uccidano su larga scala e al suono delle trombe. — Voltaire

    Parte 1

    Primo Strike

    Capitolo Uno

    Se si trattava della Terza Guerra Mondiale, non è stata così brutta come la dipingevano, disse Jim. I più vicini a lui, Josh e Hailey, non risposero.

    Si trovavano nel seminterrato di una baita affacciata ad ovest, verso una montagna, che aveva delle finestre rivolte ad est, verso Denver, ad entrambi i piani.

    Angela era seduta alla finestra dall’altra parte della stanza e guardava la nuvola a forma di fungo all’orizzonte; si voltò verso Jim e disse: Sei pazzo?

    Jim chinò la testa e inarcò le sopracciglia, guardandola senza rispondere.

    Milioni di persone potrebbero morire o essere morte in questo momento! urlò lei.

    Lo dici come se fosse una brutta cosa, disse lui, alzandosi dal pavimento e stirandosi la schiena, curvandosi all’indietro il più possibile. Vado a vedere se riesco a trovare una radio. Si diresse alle scale che portavano di sopra, al piano terra.

    Sei proprio uno stronzo, disse Angela, dando un’occhiata furiosa a Jim che le passava davanti.

    Sto solo andando a cercare una radio. Cavolo. Calmati, Angela. Pensa che questa vacanza è stata appena prolungata a tempo indeterminato. Non è una figata?

    Ebbe la tentazione di urlargli su per le scale: Vaffanculo, Jim. Sul serio, stavolta! ma le venne in mente che Jim probabilmente stava usando quel sistema per far fronte alla situazione. Forse avrebbe dovuto lasciarlo un po’ in pace. Però era ancora arrabbiata per ciò che aveva detto. Si rivolse a Josh e Hailey e chiese: Gli credete?

    Josh scosse lentamente la testa. Hailey era appoggiata a Josh, con la testa posata sul suo petto, e aveva pianto fino ad addormentarsi. Josh continuò ad accarezzarle delicatamente i capelli fissando il nulla.

    Quando Jim raggiunse la cima delle scale esitò un attimo prima di aprire la porta, pensando che si sarebbe potuto esporre alle radiazioni nucleari. Respinse quel pensiero appena gli venne in mente. L’esplosione nucleare era troppo distante per poterli influenzare lì, sulla montagna. Ne era sicuro. Aprì la porta e annusò l’aria, poi sorrise della propria stupidità. Non era possibile sentire l’odore delle radiazioni.

    Superò la porta, girò a destra ed entrò in cucina. Non si sentiva alcun rumore, né dalla baita, né da qualsiasi altra parte al suo esterno. Non c’erano molti vicini in quella zona, dato che era adiacente a una stazione sciistica che ospitava solo sciatori principianti, ma di solito si sentiva qualche persona che tagliava la legna, qualche spazzaneve o qualche auto con le catene.

    Ora il silenzio era assoluto. Sembrava che fosse notte fonda. Guardò l’orologio del microonde, che avrebbe dovuto mostrare l’ora con delle brillanti luci a LED, ma non vide nient’altro che un rettangolo di vetro scuro sopra i pulsanti. Non mostrava neanche le 12:00 lampeggianti. O il microonde era rotto o mancava la corrente. Accese la luce della cucina. Non è successo niente. Non era ancora convinto. Stava pensando troppo razionalmente. Forse la lampadina era bruciata. Forse diverse lampadine erano bruciate. Trovare una radio gli avrebbe dato una chiara risposta sulla questione della corrente elettrica.

    Ricordò di aver visto una radio quando erano arrivati alla baita e lui aveva dato un’occhiata alle stanze per familiarizzarsi con quel posto. Cercò di scacciare il pensiero di Denver e di cosa potesse significare quell’esplosione nucleare. Doveva pensare. Aveva in mente un’immagine della radio poggiata su uno scaffale polveroso. Dov’era?

    Aveva pensato che fosse in cucina, ma non c’era. Attraversò la cucina, uscì dall’altro lato ed entrò in un piccolo corridoio con due porte chiuse. Una porta conduceva ad una stanza da letto inutilizzata e l’altra ad una lavanderia/ripostiglio.

    Ora ricordava. La radio era su uno scaffale, sopra la lavatrice e l’asciugatrice. Entrò nello stanzino e andò dritto allo scaffale. Vide che il cavo elettrico della radio era collegato ad una presa. Girò la manopola dell’accensione/volume completamente a destra. Non ne uscì alcun suono. Girò rapidamente la manopola della sintonia a destra. L’indicatore rosso della frequenza si spostò a piccoli scatti, seguendo i movimenti delle sue dita, dall’inizio della scala a 540 fino al 1600 all’altra estremità dello spettro, ma la radio rimase silenziosa per tutto il tempo.

    Jim si chiese se le batterie della radio venissero disattivate quando era collegata alla presa. La scollegò, poi la spense e la riaccese. Quando la accese ci fu un piccolo schiocco e Jim pensò che stesse prendendo vita. Poi però sentì un altro schiocco e comprese che quel suono veniva da qualche parte all’esterno.

    Girò la radio e tolse il coperchio posteriore. C’erano delle batterie ma non sapeva valutare se fossero buone, a meno che ci fossero degli evidenti segni di corrosione che queste non avevano. Portando con sé la radio, Jim tornò in cucina e la posò per cercare delle batterie nuove.

    Sentì un altro colpo all’esterno e stavolta lo riconobbe come il rumore di una pistola di piccolo calibro. Saccheggi? Di già? Jim si accigliò a quel pensiero. Impossibile. La gente non può venire qui a saccheggiare. Non ancora, comunque. Uscì dalla cucina passando per la sala principale della baita e uscì. Stavolta non pensò alle radiazioni prima di aprire la porta. Quando mise piede fuori fiutò l’aria, alla ricerca dell’odore di polvere da sparo, ma non sentì nient’altro che l’odore degli abeti e dei pini.

    Si guardò intorno, chiedendosi da dove potesse provenire quel rumore. C’era un’altra baita dall’altra parte della strada, venti metri a sinistra. Quello era l’unico posto possibile, pensò. Se aveva ragione e quei rumori erano effettivamente degli spari, pensò che fosse necessario andare a controllare cosa stesse succedendo.

    L’aria era fredda e lui non indossava la giacca, ma non pensò di tornare indietro a prenderla. Se qualcuno aveva sparato tre volte, stava succedendo qualcosa; poteva essere successo qualcosa di brutto.

    Jim iniziò a correre e attraversò la strada in direzione dell’altra baita. Non si prese la briga di guardare prima di attraversare la strada. C’era troppo silenzio perché stessero arrivando delle auto. Nel vialetto della baita a cui si stava avvicinando c’era una bella automobile. Jim rallentò il passo e arrivò alla porta principale. Gli sembrò di sentire qualcosa all’interno. Più si avvicinava, più il rumore diventava chiaro. Sembrava un ragazzino ritardato che si lamentava o piagnucolava. Jim immaginò un bambino mentalmente disabile con un’arma da fuoco. Se mai ci potesse essere una ricetta per un disastro ... Canticchiò mentalmente una versione modificata di una canzone della cabarettista Julie Brown.

    Correte tutti. Il ritardato ha una pistola.

    Sorrise, pensando di potersi trovare di fronte a un bel casino tutt’altro che divertente. Non sapeva perché gli venisse sempre in mente la cosa più inappropriata da dire, in qualunque circostanza. Gli veniva in mente, semplicemente, e per lui era divertente. Sentì di nuovo i gemiti.

    Aprì la controporta e iniziò a bussare con le nocche alla porta di legno. Aveva già le mani gelate e sbatterle sul legno duro gli fece male. Prese il batacchio d’ottone e lo batté contro la piastra di metallo un paio di volte, poi lo lasciò andare. Il suono lamentoso e piagnucoloso divenne più forte e insistente. Jim era sicuro che ci fosse qualcosa che non andava. Sembrava che qualcuno avesse bisogno di aiuto. Provò a muovere la maniglia. La maniglia girò. Aprì la porta e scoprì la fonte di quei suoni lamentosi.

    Dentro c’erano due persone. Una stava emettendo quel terribile gemito e l’altra era silenziosamente morta. Distesa su un tappeto di pelle d’orso, di fronte al crepitio del caldo caminetto, c’era una giovane donna bionda che Jim immaginò potesse essere molto attraente prima di beccarsi due proiettili in testa.

    Più lontano dal camino e più vicino a Jim c’era un uomo sdraiato a terra che girava lentamente in tondo. Sanguinava dalla testa e sembrava che stesse cercando di spingersi col piede destro restando disteso sul fianco. Poggiava il piede a terra e poi cercava di spingersi. Il suo corpo girava un po’ sul pavimento di legno lucido, poi ripeteva il movimento. Le sue braccia giacevano inerti sul pavimento. Gemeva ogni volta che usava il piede e faceva girare il corpo un po’ di più in senso antiorario, forse per la frustrazione, come se stesse cercando di fare qualcosa di diverso dal girare in tondo e si stesse scontrando con ripetuti fallimenti.

    Jim disse: Che cazzo stai facendo?

    La gamba attiva dell’uomo scattò, come se si fosse spaventato nel sentire la voce di Jim. Dopo un’altra rotazione parziale, l’uomo riuscì a vedere Jim che lo guardava dall’alto in basso. Iniziò a lamentarsi con maggiore intensità. Si guardò intorno selvaggiamente e spalancò gli occhi quando vide la pistola, non lontana da dove si trovava lui ma ancora troppo distante dato che non riusciva a muovere le braccia. Guardò la pistola, poi Jim, poi gemette due sillabe: Aaaaa ii!

    Le ripeté diverse volte. Sebbene la sua faccia fosse paralizzata, con il lato sinistro della bocca tirato abbastanza indietro da esporre i molari e il lato destro chiuso, Jim capì che quell’uomo lo stava implorando. Vide il sangue che sgocciolava sul pavimento dalla tempia dell’uomo e comprese cosa fosse successo. Si trattava di un omicidio-suicidio fallito. In parte fallito, in realtà, visto dato che la donna era evidentemente morta.

    L’uomo a terra si girò finché non riuscì a raggiungere la pistola col piede, poi cercò di calciarla verso Jim. Andò quasi verso Jim, abbastanza da fargli comprendere cosa significasse Aaaaa ii. Voleva che Jim completasse l’opera. Stava cercando di implorare sparami, senza consonanti.

    Jim disse: Vaffanculo, poi si girò e se ne andò. Adesso era incazzato. Dopo ciò che quel bastardo aveva fatto alla donna bionda, non meritava di essere aiutato a morire. Meritava di soffrire. Jim era talmente arrabbiato da pensare di tornare dentro e sparare a quel figlio di puttana con la sua pistola per sfogare la propria rabbia, ma si rifiutò di porre fine alle sue sofferenze.

    Evidentemente erano una coppia ed erano venuti assieme alla baita, probabilmente era una fuga romantica. Era scoppiata l’atomica e il tizio era andato fuori di testa. Jim si chiese se avessero deciso di comune accordo di commettere suicidio. No, pensò. Le aveva sparato alla nuca. Il bastardo aveva deciso anche per la donna che a quel punto la vita fosse troppo terribile da sopportare. Lei avrebbe dovuto avere voce in capitolo.

    Si guardò alle spalle e gridò: Stronzo.

    Due

    Angela era in piedi alla fine del vialetto, a braccia incrociate per non gelare, quando vide Jim uscire dalla baita. Aveva avuto paura che gli fosse successo qualcosa e fu sollevata nel vedere che sembrava illeso.

    Che ci facevi laggiù? È successo qualcosa? Mi è sembrato di sentire degli spari dopo che sei uscito dalla stanza.

    Jim rimase immobile con lo sguardo basso, senza risponderle.

    Jim, cos’è successo?

    Non vuoi saperlo, rispose, oltrepassandola.

    Jim! Cos’è successo? chiese lei, voltandosi per seguirlo.

    Jim si fermò, si girò e disse: Te l’ho detto, non vuoi saperlo!

    In realtà voglio saperlo, Jim. È per questo che te l’ho chiesto. Due volte, per di più.

    Torniamo alla baita. Possiamo parlarne lì. Ti congelerai. Jim desiderò di aver preso la giacca, così avrebbe potuto dargliela. Ma lei era stata tanto stupida quanto lo era stato lui per uscire al freddo senza indossarla.

    Sentì la rabbia ribollire dentro di sé per l’omicidio della donna bionda, ma stare vicino ad Angela ebbe un effetto calmante su di lui. In qualche modo gli faceva sempre provare qualcosa di simile alla compassione. Mise il braccio attorno alla vita di Angela e riprese a camminare verso la loro baita. Angela non oppose resistenza, anche se non era soddisfatta della sua risposta.

    Con sorpresa di entrambi, quando Angela e Jim entrarono nella baita scoprirono che Josh e Hailey si erano alzati dal divano e stavano girando per la casa come se fossero tornati normali. Avevano raccolto le loro cose e le avevano portate di sopra. Sembravano pronti ad andarsene.

    Che succede, ragazzi? chiese Angela.

    Torniamo a casa, rispose Hailey. La nostra vacanza è chiaramente rovinata, quindi non ha senso restare qui per due settimane. Jim la guardò e iniziò a dire qualcosa su quanto quella cosa sembrasse stupida, ma entrò nella baita scuotendo la testa, li superò e si diresse verso il seminterrato. Fanculo, mormorò mentre scendeva.

    Angela guardò Jim e poi di nuovo Hailey, restando per un attimo senza parole. Hailey! È tutto distrutto! Quella laggiù era una bomba atomica. Ti rendi conto di ciò che dici?

    Angela, io ho capito che è successo qualcosa di terribile a Denver. Ma noi viviamo a Boise e ora ce ne torniamo a casa. Se voi volete restare qui a sciare, è una vostra scelta. Hailey si guardò intorno nella stanza per vedere se avesse dimenticato qualcosa e prese una copia della rivista People da un tavolino con su una lampada, accanto alla porta di ingresso. Si rivolse a Josh e disse: Penso di aver preso tutto. Sei pronto?

    Josh era a pochi metri dalla porta, immobile in mezzo a quattro valigie. Annuì lentamente. La sua espressione non era cambiata da quella che aveva nel seminterrato, mentre guardava la nuvola a forma di fungo che cresceva, saliva e si espandeva su Denver.

    Ci rivediamo a Boise, Angela. Hailey andò fino alla porta e la aprì, poi si girò verso Josh e disse: Dai! Andiamo. Josh eseguì, come un androide appena uscito dalla modalità di riposo, e prese due delle quattro valigie mentre Hailey teneva aperta la porta. Lei prese le altre due e le portò fuori.

    Angela era sbalordita. La loro vacanza era stata rovinata? Adesso stavano semplicemente andando a casa? Erano pazzi. Jim aveva detto delle cose pazzesche, ma in realtà sapeva ciò che stava dicendo e facendo. Josh e Hailey erano completamente fuori di testa. Angela li seguì, sentendosi in dovere di farli rinsavire.

    Ragazzi! In questo momento potremmo essere nel bel mezzo della Terza Guerra Mondiale. Non potete tornarvene semplicemente a Boise in auto. Potrebbero esplodere bombe ovunque. Probabilmente questo è il posto più sicuro in cui potremmo stare. Siamo in cima a una cazzo di montagna. Ehi! Mi sentite?

    Josh aprì il bagagliaio della sua Isuzu Rodeo e ci infilò una valigia, poi l’altra. Hailey mise le sue accanto a Josh e lui caricò doverosamente anche quelle. Terminato quel compito noto ed immediato, si voltò verso Hailey e la fissò in attesa di nuove istruzioni.

    Se Hailey non avesse detto nulla, sembrava fosse pronto a rimanere lì per tutta la notte e il giorno successivo, finché avesse ricevuto nuove direttive.

    Hailey! urlò Angela, avvicinandosi alla sua migliore amica. Non puoi andartene. Anche se Boise fosse sicura non è sicuro andarci. Pensi di poter attraversare Denver, satura di radiazioni, come se niente fosse? Ti prego, fermati e pensa a ciò che stai facendo!

    Andiamo! sbottò Hailey a Josh. Non voglio mai più tornare qui. Josh eseguì come un robot. Si allontanò da lei e si avvicinò diligentemente al lato del guidatore del veicolo.

    Angela pensò di aver finalmente capito cosa stesse succedendo. Hailey! gridò, mentre l’altra ragazza apriva la portiera del passeggero. Ascoltami. Sei in una fase di negazione. Non sai ciò che fai. E Josh ... Josh è sotto shock. Non sta pensando affatto. Andiamo, ragazzi, li implorò. Per favore, tornate dentro. Parliamone. Scopriamo almeno cosa dicono i notiziari. Ok? Dai, mi sto congelando. Entriamo e ascoltiamo un notiziario.

    Hailey si infilò nel sedile del passeggero, guardò Angela e disse: Addio, Angie. Dì a Jim che lo ringrazio per aver rovinato la nostra vacanza, poi chiuse la portiera. Angela vide Hailey girare la testa verso Josh e dirgli qualcosa che non riuscì a sentire. Un attimo dopo, il motore si avviò. Le piccole luci bianche di retromarcia sul retro del veicolo si accesero e l’auto arretrò lungo il vialetto, girando a sinistra quando raggiunse la strada. Le luci dei freni si accesero per un istante, le luci di retromarcia si

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