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L'Angelo di Domingo
L'Angelo di Domingo
L'Angelo di Domingo
E-book267 pagine3 ore

L'Angelo di Domingo

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Info su questo ebook

Quando Angela arriva, tutti pensano che sia un fantasma o una fata o l'orribile mantequero che ti succhia il grasso dalle ossa. Ma Domingo ne sa di più. "Soy Angela" gli dice quando si incontrano - "Sono un angelo".

Questa è il racconto della loro storia d'amore. Ma è anche la storia della gente di un piccolo villaggio di montagna. Gli eventi di questa storia sono basati sulle reali esperienze degli abitanti dei Villaggi Bianchi di Spagna e delle loro fatiche nel mantenere in vita le loro comunità durante gli anni della guerra e dell'oppressione del governo franchista.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita27 feb 2021
ISBN9781071589236
L'Angelo di Domingo

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    Anteprima del libro

    L'Angelo di Domingo - Jenny Twist

    L’Angelo di Domingo

    Di Jenny Twist

    Jenny Twist, Copyright © 2014

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    ––––––––

    L’autore è l’unico detentore dei diritti di copyright. L’autore può far valere i suoi diritti di copyright in maniera estensiva.

    La licenza di questo e-book riguarda esclusivamente il proprio divertimento personale. Questo e-book non può essere rivenduto, riprodotto o trasmesso con nessun mezzo in nessuna forma o passato ad altre persone senza il permesso specifico dell’autore. Se vuoi condividere questo libro con altre persone, per favore, acquistane un’altra copia per ogni persona a cui desideri darlo. Se stai leggendo questo libro e non lo hai acquistato, o non è stato acquistato per il tuo uso esclusivo, sei pregato di restituirlo al tuo fornitore e acquistare la tua copia. Grazie per aver rispettato il duro lavoro di questo autore.

    Questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a persone vive o morte è puramente casuale.

    ––––––––

    Meriti

    Editore: Emily Eva Editing

    http://emilyevaediting.weebly.com/

    Artista di Copertina: Novel Prevue

    http://www.novelprevue.com/cover-art.html

    Questa storia è stata originariamente pubblicata da:

    Mélange Books, LLC

    White Bear Lake, MN 55110

    www.melange-books.com

    Tutti i diritti sono ora tornati all’autore.

    Dedica:

    Alla memoria di Mike Friend.

    C’era una famiglia così povera, così povera, che non aveva terra, non aveva cibo, niente. Qualcuno li aveva accusati di aver rubato del cibo dal proprio campo, così i soldati erano andati con due camion, uno vuoto e uno con a bordo una squadra armata. Avevano preso l’intera famiglia, uomini, donne e bambini, la moglie era incinta. Li avevano fucilati e seppelliti da qualche parte lì vicino mentre il camion ritornava vuoto poco dopo.

    Manuel Muñoz Benavides ~ Aprile 2014, racconto delle sue esperienze di quando era bambino e le truppe Nazionaliste arrivarono al sul villaggio durante la Guerra Civile.

    L’Angelo di Domingo

    Capitolo Uno

    Quando Domingo arrivò nella piazza, c’era tutto il mondo. Tutti i tavoli e le sedie del Bar Plaza erano occupati e la gente che viveva nelle vicinanze aveva portato i propri tavoli e sedie di fuori. Anche così, c’erano persone sedute sui gradini della chiesa e sul bordo delle mangiatoie del lavatoio.

    Cosa succede? chiese Domingo, ma nessuno se ne accorse.

    Entrò nel bar.

    Cosa succede? chiese.

    Pepe lo zoppo alzò lo sguardo e sorrise con piacere a Domingo. Abbandonando i clienti all’altro capo del locale, gli andò incontro e disse, La strana donna è entrata nel villaggio oggi. La forestiera che ha acquistato la piccola villetta del sindaco Guillermo per duecentomila pesete. Lei è alta quanto la casa e la sua pelle è così bianca che sembra un cadavere e i suoi capelli sono del colore delle arance, e... fece una pausa ad effetto, ignorando allegramente i clienti all’altro capo del bar, che stavano diventando un po’ impazienti, non riesce a parlare come un essere umano, ma abbaia come un cane!

    Domingo sbattè gli occhi, ma non commentò.

    È andata nel negozio di Rosalba e ha iniziato ad abbaiare. Rosalba non sapeva cosa fare.

    Per pochi secondi, Domingo litigò con l’idea che Rosalba non sapesse cosa fare, poi accantonò il pensiero per successive considerazioni.

    E poi, non puoi indovinare cosa ha fatto dopo. Senza dare a Domingo la possibilità di indovinare, continuò. Ha preso un libro di incantesimi e ha iniziato a stregare Rosalba, e Rosalba si è gettata il grembiule sulla testa ed è scappata per strada!

    Si tirò indietro e incrociò le braccia con un sorriso compiaciuto. Che ne pensi?

    Domingo non sapeva cosa pensare. Prenderò del vino della casa, disse.

    Fuori, nella piazza, Rosalba stava chiaramente raccontando la storia per l’ennesima volta, mimando come si era messa il grembiule sulla testa assumendo un’espressione di assoluto terrore. Al tavolo accanto c’erano Pepe l’idraulico, Salva il fornaio e Rafa il pescatore.

    Ti dico che deve essere una persona morta, disse Rafa. Nessuna persona viva può avere una pelle così bianca. È un fantasma o un cadavere, o un mantequero che viene la notte a succhiare il grasso dai nostri corpi.

    Forse è una fata, propose Salva. Loro non possono parlare la lingua dei mortali. Se fosse una persona morta perché non potrebbe parlare come un cristiano?

    Rafa gli lanciò uno sguardo secco. Non so dove prendi tutte queste assurdità. Chi ha mai detto che le fate non possono parlare?

    Salva si calmò per un momento mentre cercava disperatamente di ricordare dove lo aveva sentito.

    Più probabilmente, disse Pepe l’idraulico. E’ una strega, altrimenti come spieghi il libro degli incantesimi?

    Domingo era seduto nell’angolo ma ascoltava solo per metà. Stava pensando alle duecentomila pesete. Lui possedeva tre deliziose villette, tutte più grandi e più belle della piccola villetta del sindaco Guillermo. Stava pensando a cosa avrebbe potuto comprare con duecentomila pesete.

    * * * *

    Il giorno seguente portò le sue capre fino in cima alla cresta vicino al passo e guardò in basso verso la più piccola villetta del sindaco Guillermo. C’era un mulo legato all’esterno e una corda per i panni lavati era stata tesa fra due mandorli. Non c’erano altri segni di vita. A metà del pendio c’era un grande albero di carrubo. Decise che era un luogo ideale per pranzare.

    Ma sebbene guardasse spesso la villetta mentre era seduto e mangiava il suo pane e formaggio e olive e beveva il suo vino, nessuno arrivò e non successe nulla. Solo il mulo si muoveva sul lato della casa per restare all’ombra man mano che il sole si spostava. Quindi si addormentò.

    Quando si svegliò c’era qualcuno che lo chiamava. Salve, capraio!

    Strizzò gli occhi al sole e lì, davanti a lui, c’era un angelo. Era molto alto e magro e c’era un alone infuocato intorno alla sua testa. Salve, disse, Soy Ángela – Sono un angelo. Sono felice di conoscerti. Chi sei?

    In preda al panico, Domingo si mise a sedere e si trascinò indietro fino al carrubo. La sua testa colpì il duro tronco con un rumore sordo e si calmò lasciandosi cadere e sentendosi un po’ intontito.

    L’angelo avanzò fin sotto l’ombra del carrubo e lui realizzò che l’alone in realtà erano capelli – capelli molto lunghi – che scendevano ondulati sotto le spalle fin quasi ai fianchi. Erano esattamente del colore delle arance lasciate seccare sull’albero. La sua pelle era così bianca che sembrava quasi blu e i suoi occhi tanto pallidi che non erano di nessun colore. Come possono pensare che sia una persona morta? pensò confuso. E’ chiaramente un angelo.

    * * * *

    Più tardi, quella stessa sera, andò al negozio di Rosalba.

    Ho incontrato la donna straniera, annunciò. Non è una persona morta o una strega. E non abbaia come un cane, ma cerca di parlare come un essere umano. Lei è, in realtà, un angelo.

    Rosalba lo guardò da dietro il banco. Sei un ragazzo molto stupido, disse, e non sai di cosa stai parlando.

    Tuttavia, quella domenica, dopo la messa, Rosalba fu vista studiare attentamente la statua dell’angelo al lato destro dell’altare. Era molto alta e sottile, aveva capelli lunghissimi e ondulati che le scendevano nella parte posteriore e teneva in mano un libro aperto.

    Mmm! disse Rosalba, fingendo di non essere colpita, e uscì a passo deciso dalla chiesa. Quando superò Domingo, chiese, a voce abbastanza alta da farsi sentire dal mondo intero, Se è un angelo, perché non partecipa alla messa come ogni buon cristiano?

    Domingo chinò la testa per la vergogna e la confusione. Si stava chiedendo proprio la stessa cosa.

    * * * *

    Per tutta la settimana pensò e ripensò all’angelo. Si chiese se non fosse uno di quegli angeli che si erano ribellati a Dio ed erano stati cacciati giù dal cielo. Non voleva che fosse così. Sentiva che quello era il suo speciale angelo e non voleva che fosse inferiore in alcun modo agli altri. Continuava a pensare ai suoi capelli del colore delle arance e alla sua pelle tanto bianca e ai suoi strani occhi incolori. In realtà non riusciva a pensare ad altro.

    Quando neanche la domenica successiva si presentò alla messa, sopportò lo sguardo trionfante di Rosalba e giurò che avrebbe cercato il suo angelo e glielo avrebbe chiesto.

    * * * *

    Quando scese dal crinale, lei era in piedi dietro la villetta, e scavava con una zappa. Non sembrava ottenere grandi risultati. Era luglio e la terra era dura come il ferro.

    Nervosamente, si schiarì la gola. Salve, Angelo! urlò.

    L’angelo alzò lo sguardo e salutò. Lui continuò a scendere verso la villetta.

    Ho portato un po’ di vino, disse, e tirò fuori dalla sua sacca un’intera fiasca. 

    Che gentile, rispose l’angelo. Mi piacerebbe ringraziarti, ma, malgrado tu sappia il mio nome io non conosco il tuo. L’ultima volta che ci siamo incontrati sei andato via senza presentarti.

    Domingo si guardò i piedi e sentì la pelle diventare bollente. Mi dispiace, disse. Ma ora ho portato del vino e possiamo bere insieme, no? porse la fiasca all’angelo e lei rise e disse, Volentieri, ma andiamo sul davanti e potremo bere coi bicchieri.

    La seguì docilmente intorno alla casa, portando la fiasca. Quando aveva riso non gli era sembrata come un cane che abbaiava, piuttosto una piccola campana d’argento. I suoi denti erano minuscoli e molto bianchi, come perle, e i suoi occhi, notò, non erano affatto incolori ma erano del colore del mare alla luce del sole, blu e verde e grigio, con piccole pagliuzze di luce sulla superficie.

    Si sedettero e lei portò i bicchieri, e quando il vino fu versato, lei rise di nuovo e disse, Salute a te, straniero.

    Lui si guardò intorno, chiedendosi con chi stesse parlando, poi realizzò che si rivolgeva a lui.

    Ma la straniera sei tu, iniziò a dire, prima di capire cosa intendesse e iniziò a ridere anche lui.

    Il mio nome è Domingo Garcia Guerrero, disse, Ma mi conoscono come Domingo il capraio, perché ci sono altri tre Domingo in paese.

    Veramente? lei era affascinata. E come chiamano gli altri tre?

    Domingo il conduttore di muli, Domingo due dita e Domingo della valle, disse.

    Lei rise ancora. È meraviglioso, Domingo il capraio, disse. Sono molto contenta di conoscerti. Vuoi restare a pranzo?

    * * * *

    Mangiarono pane, formaggio e olive e l’angelo tirò fuori salsicce e pomodori e cipolle dalla casa, e, per tutto il tempo che mangiarono, parlarono. Domingo le raccontò della gente del villaggio, di Rosalba, che gestiva il negozio e che era anche responsabile di tutto il resto, di ogni cosa potesse venire in mente al sindaco. Di Pepe lo zoppo, che aveva la gamba sinistra offesa perché un giorno sua moglie lo aveva trovato a letto con la moglie del fabbro e li aveva colpiti entrambi con il manico di un forcone. La moglie del fabbro era scappata urlando dal villaggio e non si era mai più rivista.

    Ad un certo punto l’angelo entrò in casa e portò fuori un libro.

    Domingo si ritrasse terrorizzato e lei allungò una mano per trattenerlo.

    Qual è il problema, Domingo? Di cosa hai paura?

    Domingo si coprì gli occhi con entrambe le mani e urlò, Per favore, Angelo, non farmi un incantesimo!

    L’angelo lo guardò incredulo e poi ripetè quello che aveva detto lentamente e attentamente –Hechizo?

    Aprì il libro e mormorò fra sé, Non inizia con la E, deve essere l’H. Ah, ecco. Incantesimo! Un incantesimo! Domingo, credi che questo sia un libro di incantesimi?

    Domingo annuì stordito.

    L’angelo spiegò. Questo libro contiene tutte le parole in angelico e in spagnolo. Quando non conosco una parola in spagnolo, guardo nel libro e me la dice. Capisci? Guarda!

    Lei gli avvicinò il libro e lui gli diede una fugace occhiata nervosa. All’interno c’erano dei fogli bianchi con piccoli disegni neri, simili a insetti. Non sembrava affatto parlare.

    Si, disse, capisco.

    * * * *

    Alla fine, quando furono entrambi un po’ assonnati per il vino e il cibo, lui le chiese:

    Angelo, disse, sei uno degli angeli che sono caduti dal cielo e sono venuti a vivere fra noi uomini mortali?

    Lei si voltò verso di lui, e un leggero rossore le salì dal collo e si diffuse sulle sue guance. Perché, Domingo, che cosa adorabile da dire!

    Lui era così confuso da questa strana risposta che ricadde nel silenzio. E scoprì che stava guardando negli occhi di lei, quegli strani occhi color del mare, un turbinio di verdi e blu e grigi, e sentì che stava annegandovi. Lei gli si avvicinò e lui sentì il profumo dei suoi capelli. Avevano il profumo delle zagare.  Arance, pensò. Profuma di arance. Ma non parlò, e in seguito non riuscì a ricordare se fu lei ad avvicinarsi a lui o lui a lei, solo che lui capì che poteva essere una strega o una fata, ma sicuramente non una persona morta. E sospettò che poteva anche essersi sbagliato sull’angelo.

    Capitolo Due

    Pepe lo zoppo entrò nel negozio di Rosalba. Sapevi che Domingo il capraio si è trasferito nella villetta più piccola del sindaco Guillermo? chiese.

    Certo che lo sapevo, scattò Rosalba. Era furiosa, perché era stata la prima ad averlo saputo. So tutto quello che succede.

    Pepe continuò come se lei non avesse parlato. Sta costruendo un enorme recinto per le sue capre sulla collina dietro la casa. La segue ovunque come un cane. È completamente stregato da lei.

    Non dire sciocchezze, Jose Fernández Negrete. Non sai nulla di queste cose. È una disgrazia! Ringrazia la beata Vergine che sua madre non è viva per vedere una simile vergogna! E si fece il segno della croce.

    Avrei pensato, disse Pepe lo zoppo, che sua madre sarebbe stata solo felice di avere un aiuto in casa.

    Rosalba si voltò rabbiosamente. Jose Fernández Negrete, hai creduto anche solo per un attimo che una donna rispettabile come Dolores García Guerrero avrebbe permesso a una donna come quella, e una straniera, di vivere nella sua casa? Ad ogni modo, tutti sanno che le donne straniere sono incapaci di cucinare e far bene le pulizie. Guarda cosa è successo a Salva Domínguez García. Ha sposato una donna di Sansido del Monte. Nessuno dei suoi figli è stato nutrito correttamente e ora sono tutti malaticci e vanno in giro vestiti di stracci!

    Non saprei, disse Pepe lo zoppo. Mia madre veniva da Canillas de Daimonos.

    Appunto, disse Rosalba con enorme soddisfazione, e Pepe, che sapeva quando veniva sconfitto, uscì dal negozio.

    Rosalba iniziò a spazzare il pavimento con vigore eccessivo. Aveva la spiacevole sensazione di stare perdendo la sua influenza.

    * * * *

    Quella sera lei annunciò alla famiglia, E’ ora che andiamo alla nostra villetta sul crinale del passo. È un po’ di tempo che non ci occupiamo delle nostre viti.

    Ma, Nonnina – la mamma di Antonito gli diede un bel calcio sotto il tavolo e lui si zittì. Prendeva sempre dei calci sotto il tavolo quando parlava alla Nonnina. Era impossibile sapere cosa facesse di sbagliato. Voleva solo arrivare al punto che non c’era niente altro da fare con le viti. Erano state potate e trattate con il solfuro da tempo, e non sarebbe stato tempo di vendemmia per almeno un altro mese. Aveva otto anni ormai, quasi un uomo, e sapeva queste cose. Lanciò uno sguardo a sua madre che lo stava fissando severamente. Le sue sopracciglia erano atteggiate in un serio cipiglio e lui sapeva cosa volesse significare. Meglio non dire nulla.

    * * * *

    Domingo ed Angela erano in piedi sulla terrazza e guardavano il grosso gatto arancione. Si è presentato, disse Angela, mentre tu eri fuori con le capre. È saltato già sul terrazzo, e ha fatto ‘pprrrrpp!!!’ e fece uno strano rumore a metà strada fra il miagolio del gatto e il cinguettio di un uccello, e mi ha sorriso.

    Domingo alzò il sopracciglio. Sorriso?

    Così, disse Angela, e socchiuse gli occhi accennando un sorriso solo con gli angoli della bocca. Contemporaneamente il gatto assunse esattamente la stessa espressione, come se volesse dimostrarglielo. Il suo pelo era dello stesso identico colore dei capelli di Angela. Riaprirono gli occhi simultaneamente e Domingo notò che anche gli occhi del gatto erano dello stesso colore di quelli di Angela. Era un po’ inquietante. Poi piegò leggermente la testa miagolando dolcemente. Sembrava lo stesso suono che la gente fa quando sono d’accordo con ciò che dici.

    Quasi parla, vero? disse Angela. Possiamo tenerlo? Ho sempre desiderato un gatto, ma mia madre non mi avrebbe mai permesso di averne uno.

    Ma certo, disse Domingo. È necessario avere un gatto in casa, per tenere lontano i topi."

    Il gatto fece un altro miagolio di assenso e se si allontanò.

    Mi chiedo se tornerà, disse Angela.

    La mattina dopo c’era un’ordinata fila di roditori disposti sulla terrazza.

    * * * *

    Sabato nel tardo pomeriggio, Angela alzò lo sguardo e vide Rosalba che camminava lungo il sentiero. Domingo! gridò, quasi presa dal panico. Lui alzò lo sguardo dal suo lavoro alla recinzione, si pulì le mani sul dietro dei pantaloni e sorrise. C’erano, che scendevano sul sentiero, Rosalba, accompagnata da suo figlio, Antonio, e dai nipoti, il piccolo Antonio e la piccola Dolores. La loro madre, Dolores, era stata lasciata a gestire il negozio. Antonio portava una grande caraffa di vino e Antonino portava un cesto. Rosalba camminava avanti a tutti, senza portare nulla, guidando la processione.

    Domingo corse giù dalla collina per farsi trovare al fianco di Angela quando fossero arrivati.

    Buon pomeriggio, Domingo García Guerrero, disse Rosalba. E’ una sorpresa trovarti nella piccola villetta di Guillermo García Fernández. Siamo venuti a salutare i nostri nuovi vicini. Fece a Domingo uno sguardo carico di significato e lui

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