Fernand Cortez (1817): o La conquista del Messico
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Info su questo ebook
VERSI di Étienne De Jouy
Libretto (IT) / Livret (FR) - 2ª versione 1817
e-Book
A cura di Dino Finetti.
Nuova traduzione integrale del libretto stampato da Roullet,
Libraire de l’Académie Royale de Musique (Opéra), Paris, 1817
Soggetto. Commenti. Immagini.
Testo francese (Roullet 1817).
I migliori contributi critici in italiano (Raffaele Mellace, Paolo Fragapane, Fedele d'Amico).
Link ai VIDEO di YouTube (opera completa).
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Recensioni su Fernand Cortez (1817)
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Anteprima del libro
Fernand Cortez (1817) - Gaspare Spontini
FERNAND CORTEZ (1817)
o La conquista del Messico - LIBRETTO / LIVRET
immagine 1immagine 1Copertina
Copertina:
Diego Rivera, murale (part.), Il grande mercato in Tlatelolco (quartiere popolare di Città del Messico, l’antica capitale azteca Tenochtitlàn ai tempi di Cortés), nel Palacio National, Città del Messico:
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Murales_Rivera_-_Markt_in_Tlatelolco_1.jpg
(part.): https://i.pinimg.com/564x/99/d9/0f/99d90f9f7add57e6cbb8f83e682dd80d.jpg
Bozzetti per i costumi degli interpreti del Fernand Cortez (1809), disegnati da François-Guillaume Ménageot in occasione del primo allestimento dell’opera (1809).
BnF: https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8454382k/f1.item
Nota del curatore/traduttore
La presente traduzione è al contempo libera e fedele allo spirito del testo (per quanto intuitivamente possibile). Il verso poetico, soprattutto quando fa da supporto al canto, deve sottostare alle necessità della prosodia, della metrica, degli accenti e della rima.
La mia versione in prosa, sollevata da questi doveri, ha cercato di esprimere il significato del testo più che inseguire l’aderenza letterale ai versi poetici. Ho lavorato principalmente sulla riproduzione online del libretto a stampa originale (Roullet, Parigi 1817), il quale riporta una versione del testo più sobria ed essenziale rispetto a quella utilizzata nella partitura, versione identica a quella contenuta nelle Œ uvres complètes di Étienne De Jouy ( Théâtre, tome II, Didot Ainé, Paris, 1823 – vedi Google:
https://books.google.it/books?id=tEtbAAAAQAAJ&pg=PA109&hl=it&source=gbs_toc_r&cad=3#v=onepage&q&f=false
p. 57 e segg.) e Fernand Cortez, Roullet, Paris, 1817:
https://books.google.it/books?id=3BU6AAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=inauthor:%22Gaspare+Spontini%22&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjKjKP1u93nAhXukYsKHczhAU84ChDoAQhQMAQ#v=onepage&q&f=false
Il testo di queste edizioni è quasi del tutto privo, rispetto alla partitura, delle didascalie che descrivono l’azione o uno stato d’animo, mentre le parole utilizzate e la successione delle scene è sostanzialmente la stessa. Ho ripristinato qualche didascalia, fra parentesi quadre, e i numeri musicali.
Tutti gli inserti [anch’essi fra parentesi quadre] e le note dei commenti sono del curatore, salvo diversa indicazione [n.d.a.= nota d’autore].
Altri importanti saggi e commenti critici riguardo Spontini e il Cortez sono reperibili sul mio precedente ebook dedicato alla prima versione dell’opera (1809), disponibile su tutti i principali stores di vendita online [vedi sotto].
Dino Finetti
Ferrara, marzo 2020
Il presente eBook si trova in formato epub e mobi (per Kindle) sulle più conosciute librerie digitali.
Ad es.
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tps://store.streetlib.com/it/search?publisher=Flying%20Dutchman
Soggetto (vers. 1817)
Spontini lavorò a lungo all’opera, che coniuga in modo problematico la grandiosità monumentale, cara al gusto imperiale francese, e la vocazione melodrammatica romantica, propria delle molte situazioni di intensa emotività. Fondamentalmente, le stesure sono due: l'originaria del 1809 e il rifacimento del 1817. Per le differenze che esse presentano, si può parlare di primo e di secondo Cortez. Nelle riprese successive dell’opera, l’autore, evidentemente non pago, ne modificò più volte il finale, sempre però inserendolo nel secondo Cortez, che è pertanto da considerare, allo stato delle cose, come versione definitiva.
Atto primo.
La scena rappresenta un recinto del tempio con l’idolo del Dio del Male innalzato nel fondo. Si scorgono le porte dei sotterranei dove sono rinchiusi i prigionieri spagnoli. L’opera si apre con una scena di massa che alterna le opposte voci dei prigionieri spagnoli (tra i quali è lo stesso fratello di Cortez, Alvaro) con quelle del Sommo Sacerdote e dei sacerdoti messicani. Il Sommo Sacerdote ordina che i prigionieri siano condotti nel tempio. Marcia al supplizio dei prigionieri spagnoli tra le selvagge manifestazioni ostili dei messicani.
Entrano Telasco (guerriero messicano e fratello di Amazily) e Montezuma (re dei messicani), il quale ordina di sospendere « immediatamente i funesti preparativi » tenendo in mano come prezioso ostaggio Alvaro. Giunge Amazily, che affronta questa volta (nel rifacimento) la situazione con estrema risolutezza: scongiura il Re di risparmiare la vita di Alvaro, evitando la vendetta di Cortez che piomberebbe spaventosa su tutto il Messico; dichiara di amare Cortez rinunziando agli « dei che impongono il delitto », e non esita persino a scagliarsi contro il simulacro del dio e contro il Sommo Sacerdote, allorché questi, lungi dal risparmiare la vita di Cortez, vorrebbe mandare a morte anche lei. Montezuma non decide nulla ed esce con tutti gli altri per consultare l’oracolo del dio. Rimangono soli Amazily e Telasco. Aspro dialogo tra questi, che accusa la sorella di guidare essa, schiava di Cortez, la furia nemica, e Amazily che difende in Cortez il suo salvatore ed insieme il liberatore del proprio paese. Roventi parole di Telasco pongono termine al dialogo. Scena finale di massa, in cui si assiste all’affannoso ritorno di Montezuma, del Sommo Sacerdote, dei sacerdoti, soldati e popolo messicano. Un ufficiale messicano sopraggiunge ad annunziare che l’avanzata di Cortez si è spinta fin sulle rive del lago che circonda la città fortificata. Scompiglio generale. Il Sommo Sacerdote insiste perché si compia il sacrifizio delle vittime promesse al dio; Telasco fa invece assegnamento sul proprio braccio per fermare il nemico; più saggiamente Montezuma, accetta la proposta di Amazily di tornare da Cortez per ottenere una tregua in cambio della salvezza di Alvaro. E mentre i soldati messicani giurano dinanzi all’idolo del dio e ai piedi del Re di vincere o di morire per la patria, Amazily parte promettendo a tutti un migliore destino.
Atto secondo.
Si vede la tenda imperiale piantata nel campo degli spagnoli. Lo scontento serpeggia tra le file spagnole: ufficiali, soldati, marinai, manifestano il proposito di abbandonare l’impresa e far ritorno in patria. Anche Cortez, sopraggiunto, trova i propri soldati muti e sfiduciati, ma facendo leva sul loro senso dell’onore, riesce a contenere i loro malumori.
Restano soli Cortez e Moralez. Questi rivolge all’amico e compagno d’arme il consiglio di valutare attentamente i pericoli della situazione: tra i soldati spagnoli si accendono i primi bagliori di rivolta, i nemici si fanno più forti e audaci, Alvaro è loro prigioniero, l’oro messicano corre a piene mani e voci calunniose si levano sul conto di Amazily...
Moralez si allontana cedendo il posto a Amazily. Questa comunica a Cortez che Alvaro vive ancora, ma che gli implacabili sacerdoti, fattisi profeti di sventure, annunziano che il fato non muterà, se i prigionieri spagnoli non verranno immolati. Cortez chiede inorridito se Montezuma oserebbe ordinare un così spaventoso massacro. Risponde affermativamente Amazily, rammentando a Cortez come ella stessa, figlia di re e libera per volontà di Cortez, fosse per cadere vittima dell’odioso culto, e come la madre, a prezzo della sua vita, l’avesse strappata al supplizio. Affettuose espressioni di Cortez.
Ritorna Moralez (l’opera è un continuo va e vieni di persone n.d.a.) per annunziare che una folla di messicani avanza verso il campo spagnolo. La folla è guidata da Telasco, e