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La Toni: Donna Antonia Raselli, l'ultima testimone di Villa Bolasco
La Toni: Donna Antonia Raselli, l'ultima testimone di Villa Bolasco
La Toni: Donna Antonia Raselli, l'ultima testimone di Villa Bolasco
E-book215 pagine1 ora

La Toni: Donna Antonia Raselli, l'ultima testimone di Villa Bolasco

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Info su questo ebook

Antonia Raselli in Tonello è l’ultima discendente dello storico compendio di Villa e Parco Revedin Bolasco, tra i luoghi simbolo di Castelfranco Veneto. Dopo mezzo secolo di abbandono, dopo un restauro avvenuto con fondi europei e ministeriali, è sede delle attività del Dip. TESAF dell’Università di Padova riguardanti il verde urbano e storico e le relazioni tra verde e il benessere delle persone. Una donazione effettuata dagli ultimi proprietari, Rino Bolasco e Renata Mazza, di cui Antonia Raselli era nipote. Attraverso le sue testimonianze, il diario della mamma, Mercedes Bolasco Piccinelli, sorella di Rino, si ha modo di ricostruire una storia che trova le sue origini nel Rinascimento e si è poi sviluppata via via. Con aspetti sinora inediti, che testimoniano il suo ruolo di “centro di gravità permanente” della vita cittadina per oltre un secolo, con diramazioni che rinviano alle proprietà in Sardegna come alla vicina Asolo, dove il padre è stato podestà per vent'anni. Donna Antonia “La Toni” per tutti, trisnonna in servizio permanente effettivo. Una storia tutta da scoprire.
LinguaItaliano
Data di uscita25 set 2020
ISBN9788893782203
La Toni: Donna Antonia Raselli, l'ultima testimone di Villa Bolasco

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    Anteprima del libro

    La Toni - Giancarlo Saran

    La Toni

    Donna Antonia Raselli, l'ultima testimone di Villa Bolasco

    di Giancarlo Saran

    Panda Edizioni

    ISBN 9788893782197

    © 2020 Panda Edizioni

    www.pandaedizioni.it

    info@pandaedizioni.it

    Foto private dell'autore o di Donna Antonia Raselli, pagg. 9, 17, 24, 29, 31, 32, 33, 39, 42, 45, 49, 50, 54-56, 60, 62, 67, 90, 91, 93, 96, 98, 104, 105, 107, 109, 113

    Foto di Daniele Macca: pag. 52, 57

    Foto di Renato Vettorato: Foto dell'Autore, pag. 112

    Foto dalla Collezione Civica Museale: pag. 13

    Foto dal libro Conoscere Bolasco: pagg. 16, 83

    Foto dal libro La grande casa nella piccola città: pagg. 80, 85, 86

    Proprietà riservata. Nessuna parte del presente libro può essere riprodotta, memorizzata, fotocopiata o riprodotta altrimenti senza il consenso scritto dell'editore. Nomi e marchi citati nel testo sono generalmente depositati o registrati dalle rispettive ditte produttrici o detentrici.

    PREFAZIONE

    Prof. Raffaele CAVALLI – Università di Padova

    La Toni è un’opera dell’eclettico Dott. Giancarlo Saran che contribuisce a ricostruire la storia di Villa Revedin Bolasco con una modalità per certi versi inconsueta, ossia seguendo un itinerario biografico delle famiglie che, a partire dai Morosin e dai Corner, si sono succedute nella proprietà del compendio, un itinerario che via via si impreziosisce con le inedite testimonianze dell’ultima erede della dinastia, Donna Antonia Raselli, La Toni per tutti, cui il libro è dedicato.

    Se ne ricava un quadro autentico e avvincente delle vicende personali e pubbliche degli abitanti di quella che Angelo Aldo Marchetti definì la grande casa nella piccola città, a significarne l’importanza nella storia locale e del territorio circostante.

    Ed è soprattutto delle due ultime generazioni, ossia quelle dei Bolasco Piccinelli a Castelfranco Veneto e dei Raselli ad Asolo, che i ricordi di Antonia Raselli, figlia di Mercedes Raselli Bolasco, forniscono quelle chiavi di lettura e di interpretazione che appartengono solo a chi ha vissuto da osservatore privilegiato quelle epoche.

    Ne emergono particolari per certi versi inediti sui caratteri dei familiari e sulle vicende di cui furono protagonisti, in particolare della mamma Mercedes e del papà Giacomo, degli zii Stefano e Carmine Bolasco oltre che di Gino Raselli ai quali Antonia fu particolarmente legata fin dalla giovane età.

    Antonia Raselli è stata testimone delle vicende che seguirono la morte del Conte Pietro Rino Bolasco Piccinelli e che si completarono con le divisioni dei beni tra gli eredi e con la donazione del Compendio all’Università di Padova, avvenuta nel 1967. Dalla sua residenza asolana non ha mai fatto mancare gli

    stimoli alle Amministrazioni Comunali di Castelfranco Veneto, che nel frattempo avevano assunto la gestione della villa e del giardino storico, affinché provvedessero al mantenimento della grande casa in cui aveva passato tanti momenti felici, in particolare con gli zii materni.

    Le Amministrazioni Comunali non furono sorde a questi richiami e, nonostante le difficoltà dei bilanci, investirono nel Compendio, pur se con opere di salvaguardia essenziali, relative alle capriate e ai tetti, opere che risultarono comunque fondamentali per assicurare negli anni la tenuta degli edifici.

    Le speranze di Antonia Raselli trovarono infine una progressiva certezza a partire dal 2010, quando l’autore del libro, al tempo Assessore alla Cultura del Comune castellano, si impegnò a ricercare una soluzione dopo anni di incertezza. Fu così che, nel 2013, su indicazione della Dott.ssa Clara Peranetti, allora dirigente dell’Unità complessa Progetti strategici e politiche comunitarie della Regione del Veneto, i ricercatori dell’Università di Padova (Professori Sergio Mutto Accordi e Paolo Semenzato) con il supporto dello staff dell’Ufficio Ristrutturazioni e Nuovi Edifici (Architetto Enrico D’Este) predisposero due progetti che risultarono vincitori di un bando europeo, assicurando così le necessarie risorse economiche per il restauro del giardino storico e di parte della villa.

    La riapertura del Compendio, con l’inaugurazione dei lavori il 29 settembre 2015, segnò simbolicamente la transizione tra la storia passata e quella presente, chiudendo un’epoca nella quale si succedettero tempi di indubbio splendore ad altri di inarrestabile declino.

    Storia presente che si contraddistingue dal costante impegno dell’Università di Padova al mantenimento e al miglioramento dello stato del Compendio con interventi mirati al progressivo restauro degli edifici e delle pertinenze, anche in sinergia con il Comune di Castelfranco Veneto.

    E anche in questa azione la vicinanza discreta di Antonia Raselli è stata importante per garantire che il restauro delle cose sia accompagnato da quello dei ricordi. Fonte quasi inesauribile di informazioni e di documentazioni scritte e fotografiche, ha assistito e assiste tuttora il personale universitario dedicato alla tutela del Compendio nella ricostruzione filologica degli ambienti della villa e degli arredi del giardino, degli aspetti della vita quotidiana e delle vicissitudini dei vari componenti della famiglia Bolasco Piccinelli non solo nella grande casa, ma anche nella villa ad Alghero, nella casara in Val di Melin sul Monte Grappa, nella residenza di Asolo.

    In occasione di alcune visite presso la dimora asolana della signora Antonia Raselli, ho avuto il piacere di essere coinvolto dalla vivacità dei suoi ricordi e di essere fatto partecipe di molti particolari della vita dell’epoca; le sensazioni vissute in quegli incontri mi hanno portato a maturare la consapevolezza che, se certamente quella stagione storica e sociale di cui la signora Antonia Raselli è l’ultimo testimone non potrà ritornare, sia comunque compito e privilegio dell’Università di Padova fare in modo che il prezioso patrimonio costituito dalla villa e dal giardino Revedin Bolasco si mantenga e possa rimanere nella memoria della Città di Castelfranco Veneto, al pari del suo prestigioso concittadino Giorgione.

    Raffaele Cavalli

    Dip. Territorio e Sistemi Agro-forestali

    Università degli Studi di Padova

    PRESENTAZIONE

    di Giancarlo Saran

    Ci sono dei viaggi nel tempo (e anche nello spazio) che a volte puoi fare nella maniera più inattesa. Quante volte, percorrendo borgo Treviso, le pareti mute di Villa Bolasco sfioravano un occhio distratto che, al massimo, arrivava a pensare chissà quando la sistemeranno. La stessa cosa per chi passeggiava sulla ciclopedonale posta a nord del parco. Arbusti scapigliati lasciavano al massino intravedere una sequenza di statue che edera e muschio, uniti in una sorta di abbraccio letale, andavano progressivamente a ricoprire per consegnarle definitivamente ad annali di storia dimenticati. Come tanti, purtroppo, nel nostro paese.

    Dopo un lungo periodo di abbandono, il restauro portato a termine nel 2015 ha ridonato al Compendio Bolasco la sua bellezza.

    Eppure, sino a un recente passato, nemmeno troppo distante, al massimo due generazioni, saltare le murette di viale Italia era considerata una sorta di prova di virilità, a paso doble. Chi per andare a pescare carpe di frodo nel laghetto, chi per portarci la morosa del tempo, per carpirle le prime coccole, all’ombra di carpini e magnolie, salvo poi scappare a gambe levate quando il ringhio all’orizzonte dei cani da guardia di casa Bolasco preannunciava inseguimenti a tiro di polpaccio. Ricordi intrisi di varie madeleine della memoria, oramai sempre più sbiaditi.

    Ora, con il recente restauro, che lo sta riportando agli onori che il blasone merita, il compendio di parco e villa Revedin Bolasco Piccinelli si rivela uno scrigno dalle mille storie, che si possono scoprire con la dovuta curiosità.

    Questo piccolo volume è il frutto della testimonianza di donna Antonia Raselli, in Tonello (la Toni per tutti), nipote degli ultimi proprietari, Renata Mazza e Rino Bolasco. Grazie a memorie e ricordi di famiglia gelosamente custoditi negli archivi di casa, ci introduce a un mondo che, dai muti balconi di borgo Treviso, mai avremmo immaginato. Con diversi inediti, esclusive e qualche sorpresa. Provare a leggere per credere…

    CAPITOLO 1 – LE ORIGINI STORICHE

    Il compendio Revedin Bolasco Piccinelli è risorto negli ultimi anni, quale mirabile araba fenice, dopo decenni di immeritato oblio, soprattutto se si va a scandagliare l’incrociarsi di storie che rappresenta.

    Posto sul lato orientale della cinta murata in direzione di Treviso, è stato a lungo l’entità urbanistica più estesa sulle mappe del tempo, superata solo nel 1949 dal nuovo ospedale voluto dall’allora sindaco Domenico Sartor.

    Come ha ben sottolineato in una documentata monografia Angelo Aldo Marchetti, è stata, per certi versi, la grande casa nella piccola città. Centro politico, economico, sociale di quella composita comunità cittadina vissuta a cavallo tra l’entrata nel Regno d’Italia, dopo la dominazione austriaca, sino agli albori degli anni del boom economico.

    Dalle mappe catastali si può ricostruire

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