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Creso: L'uomo più ricco del mondo
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Creso: L'uomo più ricco del mondo
E-book193 pagine2 ore

Creso: L'uomo più ricco del mondo

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Info su questo ebook

Creso, re della Lidia, era conosciuto come l'uomo più ricco del mondo. La sua ricchezza proveniva dai territori conquistati e dal fiume Pattolo, che con acque aurifere attraversava Sardi, capitale del suo regno. Creso pensava che con la ricchezza avrebbe ottenuto vantaggi dagli dei, ai quali offriva oro e argento, e sentendosi protetto si riteneva invincibile. Un giorno, dopo aver consultato l'oracolo di Delphi, dichiarò guerra a Ciro, re dei Persiani. Sconfitto, fu fatto prigioniero. Condannato a morte, fu salvato dall'intervento del dio Apollo. Ciro lo nominò suo consigliere. Una notte, approfittando della fiducia del re dei Persiani, fuggì. Si farà chiamare Sardo. Dopo una peregrinazione per terra e mare giunge a Focea, in Asia Minore, dove incontra il comandante Dionisio, con cui giungerà a Olbia, ultima meta del suo viaggio. Antonio Rosato unendo gli eventi storici del VI secolo a.C. a episodi tratti dalla mitologia e dai poemi omerici, racconta di un re valoroso e saggio, dotato di pietà e profondità d'animo. Creso coniuga in sé le doti di Ulisse ed Enea, e il suo viaggio è il viaggio di ognuno di noi, attraverso le età della vita, fino al compimento di un'esistenza.
LinguaItaliano
Data di uscita24 mar 2020
ISBN9788894966794
Creso: L'uomo più ricco del mondo

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    Creso - Antonio Rosato

    Table of Contents

    Antonio RosatoCreso. L’uomo più ricco del mondo

    Creso - L’uomo più ricco del mondo

    I. Il Re Aliatte

    II. Creso sposa Zoe

    III. Morte di Aliatte

    IV. Creso diventa re.

    V. Creso e Solone

    VI. Matrimonio di Atys

    VII. Morte di Atys

    VIII. Ciro contro Astiage

    IX. Creso contro Ciro

    X. Creso prigioniero di Ciro

    XI. Fuga di Creso

    XII. Il comandante Dionisio

    XIII. Naucrati

    XIV. Apollonia-Cirene

    XV. Isola di Algusa. Città di Minoa

    XVI. Aegades, l’Isola dei Ciclopi

    XVII. Olbia

    Albero genealogico di Creso

    Bibliografia

    Luoghi di interesse storico

    Fuga di Creso

    Ringraziamenti

    Profilo biografico

    Note

    Antonio Rosato

    Creso. L’uomo più ricco del mondo

    © Musicaos Editore, 2020

    Narrativa, 24

    Progetto grafico Bookground

    In copertina

    elaborazione dell’anfora raffigurante Creso

    (500-490 a.C), proveniente da Vulci,

    conservata presso il Museo del Louvre, a Parigi

    Foto dell’autore Valerio Marraffa

    Musicaos Editore

    Via Arciprete Roberto Napoli, 82

    Neviano (Le) – tel. 0836.618.232        

    www.musicaos.org

    info@musicaos.it                

    Isbn libro 978-88-94966-633

    Isbn ebook 978-88-94966-794

    Creso - L’uomo più ricco del mondo

    Ai miei figli

    Andrea e Claudia


    I. Il Re Aliatte

    O divina Clio¹, narrami la vita di colui che fu l’uomo più ricco dell’Asia Minore, discendente da Eracle e ultimo sovrano della Lidia.

    Un giorno di grandi festeggiamenti per la dea Artemide², nella reggia della città di Sardi, in Lidia, si udirono i gemiti di un neonato.

    Il re Aliatte³                lo prese, lo sollevò e in quel preciso momento capì che il suo successore sarebbe stato quel neonato che stringeva nelle sue braccia possenti. Gli fu dato il nome di Creso. La madre, la giovane e bella Lida, affidò il piccolo alle cure della nutrice Tisbe.

    Il bambino crebbe sotto lo sguardo attento e amorevole della nutrice che, giorno dopo giorno, lo vedeva diventare un piccolo uomo. Giunto all’età di sette anni, per essere educato Creso fu affidato a Talete di Mileto, un filosofo greco⁴                e Anfimaco, un nobile guerriero. Ogni mattina, sotto l’ombra di un grande faggio, il discepolo incontrava il suo precettore che, con voce cupa, gli insegnava ad ascoltare e leggere i poemi omerici. Nulla riusciva a distrarlo dalla lettura di quei versi che descrivevano duelli, guerre e il peregrinare di eroi.

    Il sole lentamente si spostava da est verso ovest e questo per Creso significava che il suo tempo per la lettura era terminato.

    Tisbe preparava un pasto a base di formaggio di capra o carne arrostita con del pane o della focaccia. Dopo lo accompagnava da Anfimaco, che gli insegnava la disciplina militare e l’uso delle armi. Il piccolo si dimostrò abile nella lotta e nell’utilizzo dell’arco e della spada.

    Il suo istruttore aveva intuito che quel bambino sarebbe diventato un vero condottiero e che, un giorno, avrebbe sostituito degnamente suo padre. Il tempo trascorreva tra le letture insieme a Talete e l’addestramento con Anfimaco.

    Mentre le giornate a Sardi trascorrevano tranquille, nella non lontana regione dei Medi⁵, una tribù di nomadi Sciti⁶                era penetrata nel loro territorio e giunta a Ecbatana, capitale del regno dei Medi, fu ospitata dal loro re Ciassare. Il re mandò a chiamare il capo dei nomadi, Gorytos, e disse: Gli uomini che fuggono dalle proprie terre, perché perseguitati, sono miei ospiti; ed egli rispose: O grande re, tu sei un uomo di animo grande, nobile e generoso, per tale motivo io e la mia tribù accettiamo l’ospitalità da te offertaci.

    I rapporti fra i due popoli furono cordiali, tanto che il re Ciassare mandava ogni giorno un gruppo di giovani medi nell’accampamento degli Sciti, per imparare sia il tiro con l’arco, disciplina nella quale eccellevano, che la loro lingua. I ragazzi medi si univano agli sciti per cacciare nei vasti territori dove non mancava certamente la selvaggina. Essi tornavano sempre con qualche preda, finché un giorno non avendo catturato nulla, giunsero dal re che disse: Gorytos, io ogni giorno do alla tua tribù ciò di cui ha bisogno. I tuoi uomini non sono stati in grado di uccidere nessuno degli animali di cui le mie terre sono ricche. Siete degli uomini incapaci.                 

    Ascoltate quelle parole ingiuste, il capo tribù non rispose, ma provò, nei confronti del sovrano, dell’odio, perché si era sentito offeso. Una volta giunto nell’accampamento, fece chiamare i suoi uomini e illustrò il suo piano.

    Il mattino successivo, un giovane medio si recò presso Gorytos, in attesa che lo raggiungessero gli altri ragazzi. Appena entrò nella tenda, uno scita l’assalì alle spalle e con un coltello gli fece un profondo taglio sul collo. Il ragazzo cadde esanime al suolo. Il suo corpo fu portato lontano dall’accampamento, prima che giungessero gli altri ragazzi medi. Giunti in un luogo isolato, fu fatto a pezzi. Cucinarono le carni come si fa per la selvaggina e poi la fecero servire al re e a suoi commensali. Gli Sciti partirono immediatamente, dirigendosi verso Sardi. Appena il re si accorse di ciò che Gorytos e i suoi uomini avevano fatto, inviò dei soldati all’inseguimento dei fuggitivi.                                                                                                                                                                                                                             

    Gli Sciti, giunti a Sardi, chiesero ospitalità, che ottennero dal re Aliatte.

    Nei giorni successivi nella città arrivarono i soldati del re dei Medi, che si recarono dal re dicendo: O nobile Aliatte, il nostro re Ciassare chiede di consegnarci i tuoi ospiti, perché si sono macchiati di un atroce delitto. Il re dopo aver ascoltato ciò che avevano commesso gli Sciti, rispose: Il mio popolo considera l’ospitalità sacra e perciò io non posso consegnarvi questi uomini.

    I soldati fecero ritorno dal re Ciassare e riferirono ciò che Aliatte aveva detto loro.

    I Medi dichiararono guerra ai Lidi.

    Creso aveva sette anni, quando il padre con il suo esercito si preparò per la guerra. Una volta che tutto fu pronto per la partenza, Aliatte salì in groppa al suo cavallo e diede l’ordine ai suoi generali di mettersi in marcia. L’esercito iniziò a muoversi e una volta fuori dalle mura, il re tornò indietro e con il braccio destro teso salutò il figlio. Creso osservò a lungo il padre, finché non lo vide sparire, insieme al suo esercito, all’orizzonte.

    Il ragazzo trascorreva molto del suo tempo con Talete. Un giorno il filosofo vedendo il suo discepolo pensieroso chiese: Ragazzo! Perché il tuo volto è cupo e la tua mente è lontana da qui?.

    Creso rispose: Temo per le sorti di mio padre.

    O piccolo ragazzo, non essere preoccupato per tuo padre, perché lui ritornerà da te.

    Uomo saggio, chi ti dà questa certezza?. E il filosofo: Ricordati, fra sei anni, nel mese che precede l’estate, si verificherà un’eclissi di sole e le tenebre si sostituiranno alla luce. In quel giorno avrà termine la guerra e tuo padre farà ritorno.

    La guerra tra i Lidi e i Medi ebbe fasi alterne, finché in un giorno di fine primavera, mentre i due eserciti erano schierati per darsi battaglia, presso il fiume Halys⁷, la luce fu sostituita dal buio, il sole scomparve alla loro vista. I due eserciti, terrorizzati da quel fenomeno, si rifiutarono di combattere e si adoperarono perché si stipulasse la pace. Furono inviati da entrambe le parti degli ambasciatori per far cessare, con un patto giurato, le ostilità e, inoltre, al ritorno dei propri eserciti nelle rispettive città, i due popoli avrebbero suggellato questo accordo con un matrimonio.

    Dopo sei anni, un bel giorno, Etra, un’ancella, si recò dalla regina Lida, per annunciare che il re Aliatte a capo del suo esercito era entrato in città. Il popolo era già nelle strade ad acclamarlo.

    Creso con la sorella Ariene e la madre, usciti dalla reggia, attesero che Aliatte congedasse il proprio esercito. Il ragazzo corse verso il padre e lo strinse forte, come fa un pitone con la sua preda. Il re rivolgendosi a sua moglie Lida disse: La guerra è terminata e io e Ciassare abbiamo combinato il matrimonio fra nostra figlia Ariene e il figlio del re dei Medi, Astiage. Questo permetterà ai due popoli di vivere in pace per lungo tempo.

    Nei giorni successivi, nel palazzo del re Aliatte, iniziarono i preparativi per il matrimonio di Ariene. Si vivevano giorni sereni e felici, mancavano pochi giorni al nuovo anno e nulla poteva far pensare che da lì a poco una notizia nefasta avrebbe interrotto quella serenità.

    Il re Ciassare, dopo una breve malattia, morì a Ecbatana, capitale della Media. La salma del re fu stesa su un catafalco⁸                e fu vegliata da alcune donne che emettevano grida di dolore e versavano lacrime. I cantori intonavano canzoni melanconiche. Dopo tre giorni, giunsero a rendere omaggio al re defunto Aliatte, Lida, Creso e Ariene. Il giorno dopo al sorgere del sole, il corteo funebre iniziò a muoversi e una volta fuori dalle mura raggiunse il luogo dove era stata eretta una pira.

    Vi erano fascine secche mescolate a legno aromatico, accatastate con precisione. Il corpo del re Ciassare fu deposto sulla sommità. I presenti formarono un cerchio in rispettoso silenzio, mentre il figlio Astiage prese una torcia di pino e la lanciò sul legname imbevuto di olio. Una potente fiammata si alzò, illuminando il cielo ancora pallido dell’alba. I suonatori eseguivano musiche lente e tristi. Mentre la pira bruciava, ognuno dei presenti gettava dei vasi pieni di unguenti nel fuoco. Quando le fiamme stavano per spegnersi, tutti i presenti gridarono per tre volte il nome del defunto: Ciassare! Ciassare! Ciassare!.

    Attesero che il fuoco fosse completamente spento per raccogliere le ceneri del re dei Medi. Ora il sole stava per tramontare, le ceneri furono spruzzate con del vino e messe in un’urna di alabastro e poi sotterrate a un metro di profondità. Sul terreno fu poggiato un lastrone di marmo e su di esso una grossa anfora, dove era raffigurato il re nell’atto di uccidere un nemico. Dopo il rito funebre, i partecipanti alla cerimonia si recarono alla reggia di Ciassare dove, davanti alla porta d’ingresso, si trovava un’anfora piena d’acqua; si lavarono le mani, come gesto di purificazione, e una volta dentro cenarono.

    Il giorno dopo nell’agorà di Ecbatana, Astiage fu acclamato re dal proprio popolo e Assidoro, generale e consigliere del padre, consegnò le armi appartenute al re Ciassare.

    Il re dei Lidi, dopo aver assistito alla cerimonia, partì insieme alla sua famiglia per raggiungere Sardi. La regina Lida, nei giorni successivi, continuò con i preparativi per il matrimonio. Dopo il funerale del padre, raggiunsero la città di Sardi il re Astiage e il generale Assidoro accompagnati da alcuni soldati. Immediatamente furono preparate le stanze per ospitare il re e la sua scorta.

    Era gennaio⁹                e le giornate erano fredde. La notte prima del matrimonio la neve era caduta abbondantemente, imbiancando tutta la città. Al risveglio Ariene e la madre Lida videro quel manto bianco, che ricopriva ogni cosa. La regina fece chiamare l’ancella Antea per il bagno purificatore della figlia Ariene, con l’acqua sacra proveniente dalla città di Olimpia, dove scorre il fiume Alfeo. L’acqua sacra, contenuta in un loutrophoros¹⁰, fu versata sulla futura sposa. Dopo aver asciugato il corpo, Antea lo cosparse di unguenti profumati, prese una bianca tunica e vestì la sposa. I capelli furono adornati da una coroncina di mirto, pianta sacra alla dea dell’amore Afrodite e il volto fu coperto da un velo. Anche Astiage fece il bagno purificatore: il suo corpo fu cosparso di unguenti profumati e indossò una tunica. La sposa, insieme alla madre e Antea, raggiunse la stanza dove era lo sposo insieme ad Aliatte, Creso e altri uomini.

    Ariene si sedette di fronte agli uomini insieme ad altre donne e in quel preciso istante i servi portarono in tavola carne di vitello, di maiale, delle focacce, del formaggio, delle uova e dell’ottimo vino. Dopo il banchetto nuziale, lo sposo consegnò dei doni alla sposa. Quel gesto significava che i festeggiamenti erano terminati. Astiage e Ariene si recarono nella camera nuziale e lì trascorsero tutta la notte.

    Fu un matrimonio sobrio, visto che erano trascorsi solo pochi giorni dalla morte del re Ciassare.

    Il giorno dopo gli sposi partirono alla volta della città di Ecbatana. In quello stesso anno Ariene partorì una bellissima bambina alla quale fu dato il nome di Mandane.

    A Sardi la vita trascorreva tranquilla e Creso continuava ad addestrarsi con Anfimaco e studiare con Talete. Il re Aliatte vedeva crescere quel figlio e sapeva che una volta raggiunto l’Ade¹¹, suo figlio sarebbe stato un ottimo re.

    Nel regno dei Lidi, per diversi anni, non ci furono più guerre e i giorni e gli anni trascorrevano tranquilli. Creso ormai era un uomo, era pronto a combattere, mentre nel regno dei Medi, Mandane era diventata una bellissima fanciulla, che non passava inosservata. Infatti diversi nobili della città ammiravano la figlia di Astiage e avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di essere un domani accanto a lei.                                                                                                                                        

    Una notte, il padre Astiage sognò che la figlia Mandane orinava con tanta abbondanza da sommergere Ecbatana e inondare l’Asia intera. Al risveglio fece chiamare l’oniromante¹², Onesimos che, dopo aver ascoltato Astiage, disse: O re, il tuo sogno presagisce sciagure. Posso dirti che il figlio partorito da Mandane sarà la rovina del tuo regno.

    Non passò molto tempo da quel sogno che Ariene disse ad Astiage: Amato marito, ormai è giunto il momento che tua figlia si sposi. Ci sono molti nobili e soldati valorosi che hanno chiesto di lei. Il re rispose: Non darò mai mia figlia a nessuno dei pretendenti dei Medi, ma sarà uno straniero a sposare nostra figlia. La regina rimase perplessa dalla risposta ricevuta e disse: Non riesco a capire perché tu rifiuti uomini del nostro popolo, ma se è ciò che desideri, io sarò d’accordo con te.

    Il re non riferì nulla alla moglie del sogno che aveva fatto tempo prima, ma aveva deciso di non concedere la figlia a nessuno dei pretendenti dei Medi, affinché una volta sposata andasse via da Ecbatana per timore che il sogno si realizzasse.

    Astiage prese la decisione di darla in sposa a Cambise, un re persiano della dinastia degli Achemenidi. Il persiano proveniva da una buona casata, era di carattere tranquillo anche se la sua razza era inferiore a quella dei pretendenti Medi, perché erano suoi vassalli. In poco tempo si organizzò il matrimonio. Cambise e Mandane si sposarono. I due andarono a vivere nella città di Anshan¹³.

    Un giorno il re Astiage fu informato che la figlia Mandane aspettava un bambino. La notizia lo sconvolse. La notte si addormentò, ma il sonno fu turbato da un nuovo sogno: dal sesso della figlia nasceva una vite, che crescendo, ricopriva l’Asia intera. Dopo questa visione, la mattina fece chiamare Onesimos. Dopo che il re ebbe riferito del suo sogno, l’oniromante disse: O re, il figlio che tua figlia partorirà, sarà la tua rovina.

    Ascoltate queste parole il re mandò Arpago, un comandante fedele, ad Anshan, per portare la figlia presso la sua reggia, prima

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