Yeshua, l'ultimo figlio di Erode
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Anteprima del libro
Yeshua, l'ultimo figlio di Erode - Alessandro De Angelis
Capitolo I
Giuseppe padre di Gesù, cugino o nipote di Erode il Grande?
Nei precedenti volumi abbiamo svelato l’identità di Giuseppe, padre di Gesù, identificandolo come cugino di Erode il Grande, grazie a Tito Flavio Giuseppe, che in Antichità Giudaiche dice:
Intanto erano venuti Giuseppe, cugino del re Erode, Grato e Rufo in testa alle loro truppe, e anche i Romani che erano stati sotto l'assedio; ma Sabino non comparve davanti a Varo, poiché aveva lasciato la città per la costa marina¹.
Il padre di Erode il Grande, Antipatro, aveva due fratelli: Fallione e Giuseppe. Giuseppe aveva sposato la nipote Salome, sorella del re, e fu ucciso da Erode il Grande, su accusa di sua moglie Salome, per aver avuto rapporti sessuali con Maria Asmonea, seconda moglie di Erode il Grande:
Pertanto Erode, temendo ambedue le cose, e questa accusa e l'ostilità di Cleopatra, che non aveva mai smesso di mettergli contro Antonio con ogni mezzo, decise di obbedire, giacché non poteva fare diversamente; lasciò a suo zio Giuseppe la cura degli affari del regno, dandogli, in segreto, istruzioni affinché, qualora gli capitasse qualcosa (di fatale) mentre si trovava da Antonio, egli provvedesse subito alla eliminazione anche di Mariamme².
Giuseppe aveva sposato Salome, la sorella di Erode il Grande, e dalla loro relazione non nacquero figli. Erode lasciò a suo zio Giuseppe la custodia della sua seconda moglie Maria, detta Asmonea, in quanto discendente della famiglia degli Asmonei:
Così una volta, prima di partire, affidò la moglie a Giuseppe, marito di sua sorella Salome, che gli era fedele e attaccato per la parentela, dandogli segretamente l'incarico di ucciderla se Antonio avesse fatto uccidere lui. Però Giuseppe non per cattiveria, ma volendo anzi dimostrare alla donna l'amore del re, che nemmeno dopo morto voleva separarsi da lei, le svelò il segreto. Quella, quando Erode fu tornato, e nelle sue effusioni non si stancava di giurarle il suo affetto e di non aver mai amato alcun'altra donna, a un certo punto proruppe: Il tuo amore me l'hai veramente dimostrato con l'ordine che desti a Giuseppe di uccidermi!
. Appena sentì che il segreto era stato svelato, uscì fuori di sé, e considerando che Giuseppe non le avrebbe rivelato l'ordine ricevuto se non per averla sedotta, riarse di sdegno e, balzato giù dal letto,prese a vagare qua e là per la reggia. La sorella Salome colse quest'occasione per ribadire le precedenti accuse e confermò i sospetti sul conto di Giuseppe. Erode, impazzito dall'irrefrenabile gelosia, ordinò che entrambi fossero immediatamente messi a morte³.
Tito Flavio Giuseppe, in Guerra Giudaica, parla anche di un altro Giuseppe, fratello del re Erode:
Nel frattempo Antigono assediava quelli che s'erano rifugiati in Masada, i quali erano abbastanza provvisti delle altre cose necessarie, ma scarseggiavano d'acqua. Perciò Giuseppe, fratello di Erode, progettò di fare una sortita con duecento dei suoi e raggiungere gli arabi, poiché aveva saputo che Malco si era pentito del suo ingiusto comportamento verso Erode⁴. […] Intanto le fortune di Erode in Giudea avevano subito un grave colpo. Egli aveva lasciato il governo nelle mani del fratello Giuseppe, raccomandandogli di non fare alcuna mossa contro Antigono prima del suo ritorno; e infatti, a giudicare dal suo comportamento, Machera non era un alleato sicuro. Ma Giuseppe, quando seppe che il fratello era ben lontano, trascurando le raccomandazioni, avanzò contro Gerico alla testa di cinque coorti fornitegli da Machera con l'intenzione di far bottino del grano appena raccolto nel colmo dell'estate. Ma, essendogli piombati addosso i nemici fra i monti e nei passi malagevoli, egli cadde combattendo con grande valore e con lui perirono tutte le forze dei romani; le coorti infatti erano state reclutate da poco in Siria e non vi erano stati mescolati i soldati chiamati veterani, capaci di guidare i non esperti di combattimento. Antigono non fu pago della vittoria, ma giunse a tal punto di furore, da fare oltraggio anche al cadavere di Giuseppe; infatti, venuto in potere dei corpi degli uccisi, lo fece decapitare, nonostante il fratello Ferora offrisse un riscatto di cinquanta talenti⁵.
Quindi abbiamo un Giuseppe cugino
di Erode il Grande in Antichità Giudaiche e un altro Giuseppe nipote
del re in Guerra Giudaica, da cui possiamo ancora leggere:
E allora lo scongiurò di modificare i fidanzamenti stabiliti, dato che nella reggia v'era un gran numero di discendenti. Il re aveva infatti nove mogli, e figli da sette di loro: Antipatro da Doris, Erode da Mariamme, la figlia del sommo sacerdote, Antipa e Archelao da Maltace la Samaritana, e da questa anche la figlia Olimpiade che fu moglie di suo nipote Giuseppe, da Cleopatra di Gerusalemme Erode e Filippo, da Pallade Fasael⁶.
Questo Giuseppe nipote di Erode era il figlio di Giuseppe, fratello del re, che sposò Olimpia. Ma come stiamo per vedere era anche il Giuseppe che stava insieme a Rufo e Grato nel racconto di Antichità Giudaiche:
In precedenza gli erano andati incontro Giuseppe, il cugino di Archelao, insieme con Grato e Rufo, comandanti dell'esercito regio e dei Sebasteni, e i soldati della legione romana schierata nei ranghi secondo la formazione abituale; Sabino, invece, non osando nemmeno presentarsi dinanzi a Varo, era uscito dalla città avviandosi verso la costa⁷.
Infatti ulteriore conferma ci viene data dal fatto che il Giuseppe menzionato assieme a Grato e Rufo era anche cugino
del figlio di Erode il Grande, Archelao. Essendo cugino di Archelao, questo Giuseppe era dunque figlio del fratello del re. Quindi in Antichità Giudaiche c’è un errore, commesso non dai traduttori italiani dell'opera, ma presente addirittura negli antichi documenti in greco antico. Infatti anche il testo greco dell'opera, nell'edizione del Niese, in Antichità Giudaiche XVII, 294 riporta che il Giuseppe presente con Grato e Rufo è anepsiòs (cioè cugino
) di Erode, contraddicendo Guerra Giudaica II, 74, in cui lo stesso personaggio è definito cugino del figlio di Erode. È probabile che in questo caso l'errore sia attribuire, se non direttamente a Giuseppe Flavio, a qualche antico amanuense, che deve aver confuso cugino del figlio del re
con cugino del re
. A controprova di quanto diciamo, non risulta essere mai menzionato nessun figlio di Fallione di nome Giuseppe.
Giuseppe sposerà Olimpia, sorella di Antipa e di Archelao e questo fa sì che, essendo Giuseppe padre di Gesù, Antipa, fratello di Archelao, fosse cugino di Giuseppe e che Gesù fosse il figlio di suo cugino:
Tra le sue mogli vi era pure una samaritana di nascita: fu madre di Antipa, di Archelao e della figlia Olimpia, che in seguito sposò Giuseppe, nipote del re; Archelao e Antipa furono allevati a Roma da un certo giudeo⁸.
Avendo Maria Boeto sposato Teuda alla morte di Giuseppe, avevamo ipotizzato che questi fosse fratello di Giuseppe, ma non risulta nessun Teuda fratello di Erode il Grande. Abbiamo però attestazioni che Teudione (che tradotto dal greco significa piccolo Teuda
), fratello della prima moglie del re, Doride, aveva sposato Berenice, figlia di Costobaro e della sorella del re Salome.
Giuseppe, padre di Giuseppe, padre di Gesù, era fratello di Salome. Salome era quindi zia di Giuseppe, padre di Gesù, e zia di II° di Gesù. Berenice e Giuseppe, padre di Gesù, erano dunque cugini e Teuda era il figlio di Teudione, che cospirò insieme a Maria Boeto per avvelenare Erode il Grande, nonché suo coetaneo come Giuseppe.
Berenice aveva avuto ben quattro figli da Aristobulo: Agrippa I, Erode di Calcide, Erodiade e Mariamne. Aristobulo fu condannato a morte per congiura da Erode, nel 7 a.C.; qualche tempo dopo, Erode combinò il fidanzamento tra Mariamne e Antipatro, figlio del primo matrimonio di Erode con Doride e dunque fratellastro del padre di Mariamne. Antipatro fu condannato a morte da Erode per tradimento nel 4 a.C., cinque giorni prima della morte di Erode stesso.
Mariamne diventò così moglie di Archelao, Giuseppe Flavio afferma infatti che Archelao sposò Mariamne, senza tuttavia specificare se fosse la vedova di Antipatro.
Ora, visto che Berenice ebbe ben quattro figli da Aristobulo, ovvio pensare che abbia avuto rapporti sessuali con il suo nuovo marito
Teudione e che questi gli abbia dato un figlio. Ma perché epurare dai libri di Tito Flavio Giuseppe questo figlio?
Sappiamo che era usanza comune dare il proprio nome al primogenito e che quindi questo ipotetico figlio si sarebbe potuto chiamare Teuda, come il padre.
Questi due Teuda, padre e figlio, hanno fatto sì che si generasse un equivoco. In Antichità giudaiche, Giuseppe Flavio narra che, mentre era procuratore di Giudea Cuspio Fado, Teuda predicò di essere un Messia, convincendo un gran numero di persone a prendere i loro beni e a seguirlo sulle sponde del Giordano: sosteneva infatti di essere in grado di aprirne le acque con la forza delle sue parole:
Durante il periodo in cui Fado era procuratore della Giudea, un certo sobillatore di nome Teuda persuase la maggior parte della folla a prendere le proprie sostanze e a seguirlo fino al fiume Giordano. Affermava di essere un profeta al cui comando il fiume si sarebbe diviso aprendo loro un facile transito. Con questa affermazione ingannò molti. Fado però non permise loro di raccogliere il frutto della loro follia e inviò contro di essi uno squadrone di cavalleria che piombò inaspettatamente contro di essi uccidendone molti e facendone altri prigionieri; lo stesso Teuda fu catturato, gli mozzarono la testa e la portarono a Gerusalemme. Questi furono gli eventi che accaddero ai Giudei nel periodo in cui era procuratore Cuspio Fado. Il successore di Fado fu Tiberio Alessandro, figlio di quell'Alessandro che era stato alabarca in Alessandria e che sorpassava tutti i suoi cittadini sia per nobiltà sia per ricchezza; e superò anche suo figlio Alessandro nella sua devozione religiosa verso Dio perché non desistette mai dalle pratiche del suo popolo. Fu sotto l'amministrazione (di Tiberio Alessandro) che in Giudea avvenne una grave carestia, durante la quale la regina Elena comprò grano dall'Egitto con una grande quantità di denaro e lo distribuì ai bisognosi, come ho detto sopra. Oltre a ciò, Giacomo e Simone, figli di Giuda Galileo, furono posti sotto processo e per ordine di Alessandro, vennero crocifissi; questi era il Giuda che - come ho spiegato sopra aveva aizzato il popolo alla rivolta contro i Romani, mentre Quirino faceva il censimento in Giudea⁹.
Cuspio Fado fu procuratore romano di Giudea dal 44 al 46 d.C. In Atti Degli Apostoli 5, 36-37, Gamaliele, un membro del sinedrio, difende gli apostoli di fronte ai suoi colleghi; nel fare ciò, cita i ribelli Teuda e Giuda il Galileo, collegandone temporalmente le rivolte:
Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi (Atti 5, 36-37).
Nel 6 d.C., Giuda il Galileo riunì a Seffori una moltitudine di uomini al suo comando e attaccò il palazzo governativo, conquistandolo, prelevando il denaro restante e raccogliendo le armi presenti per distribuirle ai suoi seguaci. Poi Giuda si proclamò sovrano.
La tentata rivolta di Teuda dovette avvenire nello stesso tempo di quella di Giuda o poco prima, undici anni dopo la scoperta di Erode il Grande della cospirazione che organizzarono contro di lui, con Teuda/Teudione coinvolto nel prendere il veleno arrivato dall’Egitto per uccidere il re.
Anche Flavio Giuseppe parla di Giuda il Galileo facendo riferimento a Grato; lo stesso Grato che troveremo poi insieme a Giuseppe, padre di Gesù e Rufo, in questo stesso periodo a sedare una rivolta dei Giudei:
V'era Giuda, figlio del capo bandito Ezechia, che era stato uomo di grande potere e fu catturato da Erode solo con molta difficoltà. Questo Giuda, a Seffori, in Galilea, mise insieme un numero di uomini disperati e assalì il palazzo reale, prese tutte le armi che vi erano immagazzinate, armò ognuno dei suoi uomini e se ne andò con tutte le proprietà che potè prendere. Divenuto ormai lo spavento di tutti, depredava quanti incontrava, aspirava a cose sempre più grandi, la sua ambizione erano ormai gli onori reali, premio che egli si aspettava di ottenere non con la pratica della virtù, ma con la prepotenza che usava verso tutti. Vi era anche Simone, uno schiavo del re Erode, uomo di bell'aspetto, di corporatura eminente dal quale si aspettava che facesse progressi. Dall'attuale sconvolgimento di ogni cosa egli prese coraggio e osò porsi in capo il diadema; messa assieme una raccolta di persone farneticanti si fece proclamare re, lusingandosi di essere meritevole al pari