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Codex YHWH
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E-book474 pagine7 ore

Codex YHWH

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Info su questo ebook

"Codex YHWH è la ricostruzione di uno dei periodi più importanti della storia dell'umanità. Il volume tratta, tra le varie ricerche, l'identificazione dell'Adamo biblico con un re sumero e la caduta di una cometa che precipitò intorno al 3000 a.C. sulla Terra, generando il mito del Diluvio Universale in molti paesi dei continenti terrestri.

Questa catastrofe avrebbe indotto due tra i figli di Noè ad emigrare verso l'Egitto, dando origine alla dinastia dei faraoni, a partire da Narmer, e al processo di formazione degli dèi egizi, tutti accuratamente individuati - in questo studio - tra i discendenti di Noè.

Nel libro l'autore identifica i patriarchi biblici con mitannici di sangue reale, a partire da Sarah, sorella di Abramo e figlia del re Parsasatar, colui che venne sconfitto nella battaglia di Megiddo dal faraone Thutmose III. Secondo la ricerca esposta nel libro, Sarah avrebbe sposato il faraone egizio, dalla cui unione sarebbe nato Isacco, padre di Giacobbe, di sangue reale mitannico-egizio.

Altra tesi del libro è la cospirazione che sarebbe avvenuta ai danni del faraone Thutmose IV probabile cugino di Giacobbe, alias re Artatama di Mitanni, da parte del patriarca biblico Giuseppe.

Dalla ricostruzione storica emerge un faraone - Amenhotep III - figlio della mitannica Mutemuia e di Giuseppe, entrambi figli del re Artatama. Amenhotep III sarebbe stato padre non solo del faraone eretico Akhenaton, ma anche di Mose.

La ricerca si conclude analizzando il sincretismo tra il dio biblico Adonay e Aton; sincretismo che trae le sue origini dalla figura del dio sumero del sole Utu e del dio lunare Nanna. Uno studio grazie al quale viene spiegalo il motivo per cui la Chiesa e la massoneria si siano spesso avvalse della simbologia egizia, dalle piramidi agli obelischi fino all'occhio di Horus".
LinguaItaliano
Data di uscita17 ott 2019
ISBN9788831643184
Codex YHWH

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    Anteprima del libro

    Codex YHWH - Alessandro De Angelis

    autori.

    Introduzione di Alessandro De Angelis

    C’era un tempo in cui il genere umano viveva senza guerre, religioni e discriminazioni economiche. Le società gilaniche, esistite in Europa tra il 7000 e il 3500 a.C., erano caratterizzate dall’eguaglianza tra sessi e dalla sostanziale assenza di gerarchia e autorità centralizzata; vivevano in armonia, senza religioni, guerre e predominio di un sesso sull’altro.

    In queste società matriarcali tutto quello che veniva prodotto dalla caccia o dalla raccolta veniva distribuito in maniera equanime tra gli abitanti del villaggio e lo stesso governatore aveva una casa con la medesima cubatura dei suoi concittadini. Questa civiltà fu distrutta dai nomadi Kurgan, una società androcratica e patrilineare emersa dal bacino del Volga.

    Nello stesso periodo comparve la civiltà dei Sumeri, struttura patriarcale con racconti di miti che narravano di personaggi che secondo i nostri studi vennero divinizzati e poi deificati. Intorno al 3100 a.C., cadde un asteroide sulla terra che si divise in due parti: la più grande cadde nell’Oceano Indiano, l’altra nel Mar Nero. Si sollevarono onde alte fino a 200 metri, che entrarono nell’entroterra per centinaia di chilometri, devastando le civiltà, che in quel periodo vivevano quasi tutte a ridosso delle zone costiere e dei fiumi, come il Tigri e l’Eufrate.

    Subito dopo questa catastrofe globale, venne messa per iscritto la storia del Diluvio Universale, raccontata anche nella Bibbia, e uno spostamento di persone dalle zone alluvionate che andarono in Egitto, formando i cosiddetti Shemsu-Hor, o sacerdoti di Horus, e nella valle dell’Indo. Intorno al 2000 a.C., gli Amorrei invasero le popolazioni che erano rimaste tra il Tigri e l’Eufrate, formando così la nascita dello stato babilonese, governato da Amorrei, che conteneva al suo interno la città di Babilonia.

    I domini della città si estesero durante il regno di Hammurabi, nella prima metà del XVIII secolo a.C., rendendola una grande capitale ed una potenza maggiore nella regione a seguito del regno di Hammurabi tra il 1792 e il 1752 a.C. L’impero neo-sumerico e l'antico regno assiro si sgretolarono poco dopo la morte di Hammurabi, ed in seguito ad una carestia la popolazione Hyksos, formata dall’elitè guerriera dei Mitanni/Hurriti, invase l’Egitto.

    Troviamo nomi mitannici già attorno al 2300 a.C. in Assiria; nella seconda metà del terzo millennio, principi dell'Eufrate superiore hanno nomi mitannici, nomi che ricorrono inoltre nelle tavolette di Drehem nella Babilonide meridionale presso Nippur, in tavole di Dilbat, al tempo della prima dinastia di Babele e nel periodo dei Cassiti. I Mitanni/Hyksos riuscirono ad imporsi al potere diffondendo nuove tradizioni ed usanze in Egitto e, trascorsi due secoli, gli egiziani riuscirono a scacciarli con Kamose e Ahmose I.

    L’ipotesi che verificherete nel libro è che questi Mitanni/Hyksos erano discendenti degli Shemsu-Hor che fondarono l’Egitto e importarono i loro dèi a partite dal faraone Narmer, che riuscì ad unificare l’Alto e il Basso Egitto. Dopo la loro cacciata, i Mitanni si riorganizzarono e nel 1457 a.C. si combatté la famosa battaglia di Megiddo, da cui il termine Armageddon, che vide il faraone Thutmose III vittorioso contro il re di Mitanni Parsasatar, padre, secondo la nostra tesi, del patriarca biblico Abramo e di sua sorella Sarah.

    Fu dal matrimonio della principessa Sarah con il faraone Thutmose III che nacque Isacco, di sangue reale mitannico, oltre che ariano e indoeuropeo, e faraonico egizio. Il figlio di Isacco, Giacobbe, sarebbe stato il re di Mitanni Artatama, padre del patriarca Giuseppe, che prese il potere in Egitto sterminando la famiglia del faraone Thutmose IV. Giuseppe, dai nostri studi, risulterebbe essere stato padre del faraone Amenhotep III, padre a sua volta del faraone eretico Akhenaton e di Mosè.

    Prefazione alla seconda edizione

    di Alessandro De Angelis

    Compito di un ricercatore è quello di continuare la ricerca per arrivare idealmente il più possibile vicino alla verità. A volte si corre il rischio di fare scoperte che possano inficiare le ipotesi precedentemente sviluppate; altre volte si fanno scoperte che avvalorano ancor di più la propria tesi.

    Nel prosieguo dello studio dopo la pubblicazione della prima edizione di Codex YHWH, partendo dall’identificazione di Adamo con il primo re della lista reale sumerica, Alulim, abbiamo messo in comparazione l’Enuma Elish con altri testi mesopotamici per riuscire a decifrare quello che è uno dei più grandi enigmi della storia: il peccato originale. Tolti i processi di evemerizzazione dal contesto dei racconti, ciò che è emerso è una lotta di potere per la regalità condito da cospirazioni, omicidi e guerre per il potere tra Adamo e i suoi parenti prossimi.

    Abbiamo inoltre approfondito la ricerca sui primi dieci re della lista reale sumerica, da Alulim a Ziusudra, comparandoli con i dieci discendenti di Adamo, da quest’ultimo fino a Noè. Inoltre abbiamo concentrato altre ricerche sulle Tavole dei Destini, le quali secondo le antiche credenze donavano la regalità e il potere di divinizzare i futuri eventi terreni, nonché la peculiarità di far vincere le guerre ai suoi possessori, esattamente come l’Arca dell’Alleanza, di cui abbiamo svelato contenuto e passaggi di proprietà da re in re.

    Per finire, abbiamo collegato le Tavole dei Destini all’Efod dei sacerdoti ebrei e alle Tavole che Dio diede a Mosè, oltre che alle Tavole del decalogo, meglio conosciute come le Tavole dei dieci comandamenti.

    Rispetto alla prima edizione sono quindi state aggiunte almeno altre cinquanta pagine di ricerca, tematiche che potrebbero essere ulteriormente approfondite tramite la stesura di un nuovo libro; infine abbiamo applicato altre aggiunte minori e numerose modifiche, correzioni e rettifiche.

    Prefazione

    di Andrea Di Lenardo

    È con piacere che rispondo all’invito dell’autore Alessandro De Angelis di scrivere questa prefazione alla seconda edizione di questo suo saggio. Nel 2016 Alessandro e io scrivemmo il libro Exodus, che presentammo insieme a Roma, a Perugia, presso la Libreria Cavour Esoterica, in Veneto e Caserta, su Italia Mia Tv. Abbiamo fatto trasmissioni su diverse web tv, scritto articoli insieme su internet. Ho poi scritto la prefazione alla seconda edizione del primo volume del libro Codex Jesus di Alessio e Alessandro De Angelis e poi la prefazione al secondo volume di Codex Jesus.

    Con piacere ho visto nella prima edizione Codex Yhwh delle citazioni del mio libro Dall’India alla Bibbia. Remoti contatti tra India e Vicino Oriente antico, scritto a quattro mani con l’amico dottor Enrico Baccarini e pubblicato da Enigma edizioni a giugno 2018. In tale opera sostenevo gli stretti rapporti tra Indo-iranici, Mittani, Hyksos e Patriarchi biblici, e – sebbene in questo senso siano rilevanti gli studi, precedenti al mio, di Laurence Austine Waddell¹, Werner Keller² e Flavio Barbiero³, noto con piacere come un nuovo lavoro si ponga ora su questa scia.

    In Codex Yhwh l’autore ripropone quella che è la teoria evemeristica, dal suo teorizzatore primo Evemero, che considera i numi la divinizzazione di personaggi in carne e ossa. Dell’evemerismo ho scritto nel mio nuovo libro, Memorie del mito. Trattato di studi religiosi tra antropologia, storia e filosofia, scritto con l’amico dottor Federico Divino per le Edizioni Etiche Nuova Coscienza – Associazione Naturalia Milano, e pubblicato a maggio 2019⁴.

    In alcuni casi, è fuor di dubbio che sia avvenuto questo processo storicamente, come nel caso di Imhotep, architetto del faraone Djoser e artefice della prima piramide, poi divinizzato, sulla cui vita consiglio la biografia dell’amico egittologo dottor Pasquale Barile, dal titolo Imhotep, l’architetto dell’eternità⁵, come nel caso di Alessandro Magno, divinizzato addirittura in vita, o di Yešua, reso pochi anni dopo la sua morte il Cristo Gesù figlio di Dio di Paolo di Tarso, tema per approfondire il quale rimando al mio libro La famiglia di Cristo, anche questo scritto con Baccarini⁶.

    Un'attitudine quale quella di Evemero non era una novità nella cultura greca, trovandosene espressione già nel pensiero di Senofane, di Erodoto, di Ecateo di Mileto e di Eforo⁷.

    Già Erodoto, tra gli altri, presenta, nella sua opera intitolata Storie, resoconti razionalizzati del mito di Io⁸ e di eventi della Guerra di Troia⁹, mentre il suo predecessore Ecateo, nelle Genealogie, si era soffermato su episodi del mito quali quello di Eracle e Cerbero¹⁰, cercando di razionalizzarli alla luce del buonsenso.

    Quest’ultimo Ecateo di Mileto non va confuso con l’omonimo Ecateo di Abdera, che ho citato spesso in miei libri come Israeliti e Hyksos¹¹, Exodus¹², scritto con Alessandro De Angelis, e Le guerre nascoste dalla Bibbia¹³, in relazione all’Esodo di Mosè e il collegamento che questo Ecateo, quello di Abdera, fa con il mito di Danao e Cadmo.

    La trattazione più completa di questo suddetto tipo di filosofia si riscontra, tuttavia, nell'eponimo della teoria, ossia Evemero, vissuto nel periodo di transizione seguito alla morte di Alessandro Magno, al seguito di Cassandro, nuovo sovrano del regno ellenistico di Macedonia, per il quale svolse mansioni militari e diplomatiche: secondo la tradizione, Cassandro lo incaricò di effettuare dei viaggi di esplorazione nella zona del Golfo Persico, partendo dalla Penisola Arabica.

    Il viaggio dovette collocarsi senz'altro prima del 297 avanti Cristo, data della morte di Cassandro, e da esso Evemero trasse spunto per comporre, appunto, un'opera dedicata al sovrano macedone.

    L'opera di Evemero, la Ἱερὰ ἀναγραφή, Hierà anagraphé, Sacro resoconto o Sacra scrittura¹⁴, si inserisce in un filone letterario a lui contemporaneo, in cui storiografia, etnografia e opportunismo politico erano commisti a scapito del rigore intellettuale che aveva caratterizzato la storiografia del secolo precedente.

    L'opera non ci è giunta intera, ma grazie al compendio nella Biblioteca storica di Diodoro Siculo¹⁵ e ai numerosi frammenti della traduzione di Ennio intitolata Euhemerus, Evemero¹⁶, abbiamo un'idea complessivamente adeguata del contenuto di questo scritto, probabilmente diviso in tre libri, rispondenti alla descrizione geografica (il I), politica (il II) e teologica (il III) di un arcipelago dell'Oceano Indiano visitato dall'autore a seguito di una tempesta che lo portò fuori rotta.

    Secondo una casta sacerdotale di cui parla Evemero nella sua opera, gli dèi sarebbero nati a Creta e Zeus sarebbe stato un grande re, di cui Evemero narra la genealogia e le imprese.

    Dopo essersi dilungato ad esporre le complesse trame di potere che portarono Urano a divenire il primo re del mondo abitato e ad essere onorato per la sua conoscenza dell'astronomia come dio del cielo, Evemero riporta che Crono, figlio minore di Urano, spodestò il legittimo erede, il fratello Titano, dopo una guerra, e, sposata Rea (Ops in Ennio), sua sorella, generò Zeus, Era e Poseidone.

    Ultimo gran re fu appunto Zeus, figlio di Crono, che liberò fratelli e zii dalla prigionia in cui Crono li aveva costretti e, con diversi matrimoni, si assicurò una numerosa discendenza.

    Assicuratasi l'alleanza con Belo, re di Babilonia, Zeus conquistò poi la Siria e la Cilicia, nonché l'Egitto, dove ricevette il titolo onorifico di Ammone e con questo nome vi venne onorato sotto le spoglie di un ariete, poiché in battaglia indossava un elmo aureo ornato appunto da corna d'ariete.

    Nell’identificazione tra dèi greci ed egizi, Zeus veniva associato ad Amon/Amone o Ammon/Ammone, per esempio nella figliolanza divina da Zeus-Ammone che Alessandro Magno rivendicava; un altro esempio può essere la dea Atena, identificata in Platone con la dea di Sais, dunque con l’egizia Neith.

    Percorsa cinque volte la terra e beneficatala con i semi della civiltà e della religione, Zeus, in tarda età, prima di morire, avrebbe condotto a Panchea i suoi discendenti, ai quali avrebbe lasciato compiti specifici di governo: a suo fratello Poseidone il governo dei mari e dei percorsi marittimi, così come ad Ade quello dei riti funebri e a Ermes il compito di presiedere all'alfabetizzazione e alla diffusione della cultura.

    Morto Zeus, che aveva fatto incidere su una stele d'oro le imprese sue e dei suoi avi, gli fu eretto un tempio, appunto di Zeus Trifilio, ed Ermes incise sulla stele le imprese dei suoi discendenti, che come lui sono onorati come dèi dagli uomini per le grandi imprese compiute.

    La narrazione di Evemero, di forma romanzesco-storiografico-etnografica, risente, fondamentalmente, dal punto di vista letterario, delle opere mature e tarde di Platone, autore del mito di Atlantide nel Timeo¹⁷ e nel Crizia¹⁸, sulla cui analisi mi sono dilungato nel mio libro Le guerre nascoste dalla Bibbia¹⁹, ed è presente già nella storiografia post-alessandrina, per esempio negli Indikà, Cose dell’India o Storia dell’India, di Megastene²⁰.

    Inoltre, dal punto di vista politico la narrazione pone a capo di tali società ideali i discendenti di uomini divinizzati, e con la pretesa di veridicità storica mira a dare legittimazione teorica alla concezione orientale del culto divino tributato ai sovrani, che già all'epoca di Alessandro aveva suscitato scalpore tra Greci e Macedoni.

    Dal punto di vista filosofico, la razionalizzazione critica del patrimonio religioso si può ricollegare all'influenza della speculazione sofistica che da Atene si irradiò in tutto il mondo greco: Luigi Enrico Rossi infatti ricollega la riflessione di Evemero a quella del sofista Prodico di Ceo.

    La spiegazione dei miti sugli dèi greci presente nella Hierà anagraphé ebbe, comunque, inizialmente poco seguito; la sua prima ricezione la ricaviamo dal rifiuto di Callimaco, che ribadì l'origine degli dèi nell'Inno a Zeus²¹.

    Va registrata l'ammirazione di Ennio, che tradusse e rielaborò l'opera, i romanzi di Dionisio Scitobrachione e l'epitome di Diodoro Siculo²², mentre il sommo retore romano Marco Tullio Cicerone mostra di conoscere tale teoria nel De natura Deorum, Sulla natura degli dèi o Della natura degli dèi²³.

    All'indirizzo dell'evemerismo la critica più recente ha ricondotto pure le Res Gestae, le Gesta, di Gaio Ottavio Turino/Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto²⁴, primo imperatore romano, che già nel 29 avanti Cristo, quando ancora non portava il titolo l’epiteto di Augustus, Augusto, che gli fu assegnato nel 27 avanti Cristo, aveva celebrato il triplice trionfo il 13 agosto, il mese che da lui prende il nome, nel giorno in cui si festeggiava l’Ercole dei Romani, l’Eracle degli Elleni, eroe divenuto immortale e portato sull'Olimpo per i suoi meriti.

    Tuttavia, in assenza di altre sintesi elaborate, la spiegazione storico-razionalistica di Evemero restò l'unica sistematizzazione sull'origine degli dèi: paradossalmente, venne ampiamente utilizzata negli apologisti cristiani come Cipriano, Arnobio, Lattanzio ed Eusebio di Cesarea, sia per confutare la natura soprannaturale degli dèi pagani, sia per avvalorare la duplice natura umana e divina di Gesù²⁵.

    Ripresa in seguito da personaggi del calibro del fisico sir Isaac Newton, del filosofo David Hume, di pensatori illuministi, di Giambattista Vico, ricordato per i corsi e ricorsi della Storia e ancora del poeta e libero muratore Ugo Foscolo in alcune sue composizioni poetiche, come l'ode All'amica risanata²⁶, ma anche nel carme Dei sepolcri²⁷ e nel poemetto Le Grazie²⁸.

    Lo storiografo e sacerdote fenicio Sanconiatone del XII secolo avanti Cristo, originario di Berito, presso l’odierna Beirut, era considerato dal padre della Chiesa Eusebio di Cesarea la fonte più attendibile circa i Giudei. Sanconiatone aveva attinto dalle memorie di Ierombalo, sacerdote del dio Ievò (evidentemente Yahweh), il quale Ierombalo aveva dedicato la sua storia ad Abibalo, re di Berito. Costoro erano vissuti prima della guerra di Troia. Nella sua opera Sanconiatone riconosce come divinità degli individui mortali, per lo più malvagi e immorali²⁹.

    Erennio Filone di Biblo, grammatico e storico originario della Fenia, vissuto dal 64 al 140 dopo Cristo, tradusse l’opera di Sanconiatone: così viene citato nella Preparazione evangelica del summenzionato Eusebio, ed è con le sue parole che vi lascio:

    […] in modo falso e arbitrario hanno interpretato in maniera allegorica […] e perciò snaturandoli, i miti riguardanti gli dèi […] hanno ripudiato i fatti avvenuti in principio e, dopo avere inventato allegorie e miti, che combinarono in modo tale da ricondurli a fenomeni cosmici, istituirono dei misteri e li avvolsero in un’oscurità così densa, che non era possibile vedere facilmente i fatti realmente avvenuti. Ma egli, imbattutosi in certi libri segreti, che erano stati fino ad allora nascosti nei penetrali del tempio di Amon, si dedicò al loro studio per comprendere tutte quelle cose che non a tutti era dato conoscere. Alla fine […] tolse di mezzo i miti e le allegorie in cui erano stati avvolti i tempi primitivi. In seguito, i sacerdoti che vissero dopo di lui, vollero nascondere nuovamente la verità e ritornare al mito. Da allora       ebbero origine i misteri che ancora non erano stati introdotti presso i Greci³⁰.

    Udine, giovedì 13 giugno 2019

    Andrea Di Lenardo

    Bibliografia

    Baccarini E., Di Lenardo A. 2018, Dall’India alla Bibbia. Remoti contatti tra India e Vicino Oriente antico, Firenze, Enigma.

    Barbiero F. 2010, La Bibbia senza segreti, Roma, Profondo Rosso.

    Barile P. 2017, Imhotep, l’architetto dell’eternità, Firenze, Enigma.

    Biglino M., Esposito F. 2019, Dei e semidei. Il pantheon dell’Antico e del Nuovo Testamento, Orbassano (To), Uno.

    Callimaco, Inno a Zeus.

    Cicerone, Della natura degli dèi.

    De Angelis A., De Angelis A. 2017, Codex Jesus, vol. I, Sulle tracce del Gesù della storia: dalla nascita come Boethus alla morte come Gesù bar Gamala, Tivoli (Rm), Altera Veritas.

    De Angelis A., De Angelis A. 2019, Codex Jesus, vol. II, Dalla congiura contro Erode alle origini di Gesù: la discendenza erodiana di Giuseppe, Tivoli (Rm), Altera Veritas.

    De Angelis A., Di Lenardo A. 2017 (2016), Exodus. Dagli Hyksos a Mosè: analisi storica sull’Esodo biblico, Tivoli (Rm), Altera Veritas.

    Di Lenardo A. 2016, Israeliti e Hyksos. Ipotesi sul II Periodo Intermedio d’Egitto, Patti (Me), Kimerik.

    Di Lenardo A. 2017, Le guerre nascoste dalla Bibbia. La confederazione dei Nove Archi, Eterne Verità.

    Di Lenardo A., Baccarini E. 2019, La famiglia di Cristo. Indagine storica sulla sua discendenza: i figli, i fratelli, i Desposini, Firenze, Enigma.

    Di Lenardo A., Divino F. 2019, Memorie del mito. Trattato di studi religiosi tra antropologia, storia e filosofia, Milano, Edizioni Etiche Nuova Coscienza – Associazione Naturalia Milano.

    Di Lenardo A., Melis L. 2018, Shardana e Shakalasa. I Popoli del Mare, Eterne Verità.

    Diodoro Siculo, Biblioteca storica

    Ecateo di Mileto : Genealogie.

    Ennio : Evemero.

    Erodoto, Storie.

    Eusebio, Preparazione evangelica, in Migliore 2012.

    Evemero : Sacro resoconto.

    Foscolo U. a, Le Grazie.

    Foscolo U. b, Dei sepolcri.

    Foscolo U. c, All’amica risanata.

    Megastene : Storia dell’India.

    Migliore F. (a cura di) 2012, Preparazione evangelica, Roma, Città Nuova.

    Ottaviano Augusto, Gesta.

    Platone a, Timeo.

    Platone b, Crizia.

    Seznec J. 1995, The Survival of the Pagan Gods, Princeton, Princeton University Press.

    Spyridakis, S. : Zeus is Dead, in «The Classical Journal», LXIII, 1968, n. 8, p. 338.

    Waddell L.A. 1925 (1924), Phoenician Origin of the Britons, Scots, and Anglo-Saxons.

    Waddell L.A. 1925, Indo-Sumerian Seals Deciphered discovering Sumerians of Indus Valley as Phoenicians, Barats, Goths & famous Vedic Aryans 3100-2300 B.C.

    Waddell L.A. 1927 a, Sumer-Aryan Dictionary. An Etymological Lexicon of the English and other Aryan Languages Ancient and Modern and the Sumerian Origin of Egyptian and its Hieroglyphs.

    Waddell L.A. 1927 b, Aryan-Sumerian Origin of the Alphabet.

    Werner K. 2017 (1956), La Bibbai aveva ragione, Milano, Garzanti.

    Capitolo I

    Il Diluvio Universale e il meteorite che causò il cratere Burkle

    La terra va periodicamente incontro a catastrofi naturali. Di queste le più significative sono quelle legate a cadute di asteroidi o a esplosioni di supervulcani. Gli effetti delle catastrofi dovute a questi due eventi sono così significativi da poter portare anche l’estinzione dell’intera umanità. Uno di questi eventi accadde 74.000 anni fa, quando a Toba, in Indonesia, esplose un supervulcano nella regione settentrionale dell’isola di Sumatra. L’eruzione del vulcano a Toba fu probabilmente la più potente eruzione vulcanica registrata negli ultimi 25 milioni di anni, con una potenza che è stata classificata oltre il grado 8 (definito «mega colossale»). Per capire la portata di questa eruzione, basti pensare  che l’eruzione del Tambora, che causò l’inverno vulcanico chiamato l’«Anno senza estate» (1816) nell’Emisfero Nord, produsse 100 volte meno detriti rispetto a quella del supervulcano a Toba, che scagliò in aria un volume di 2-3.000 chilometri cubici di roccia fusa. L’eruzione riempì l’atmosfera di oltre 6 miliardi di tonnellate di anidride solforosa, causando un drastico calo delle temperature su tutto il pianeta, con un’era glaciale che durò dai 6 ai 10 anni e con un crollo della temperatura media del pianeta di 3-5 gradi (temperatura che raggiunse picchi di circa quindici gradi Celsius di riduzione dopo due anni in Groenlandia). La riduzione di luce causata dalla cenere vulcanica portò all’estinzione della vegetazione a causa dell’impedimento del processo di fotosintesi clorofilliana da parte delle piante. La biomassa vegetale diminuì anche dell’80% e le abbondanti nevicate portarono ad una mini era glaciale, con un periodo di recupero dopo l’inverno vulcanico della durata di almeno 30-50 anni.

    Di circa un milione di persone che popolavano la terra, sopravvissero solamente 1000/2000 individui in una piccola parte dell’Africa orientale, che in seguito ripopolarono i continenti. In questo periodo l’uomo stava sviluppando la tecnica della pietra, della pesca e della conservazione del cibo, ma questo catastrofico evento portò principalmente alla formazione dei primi culti legati ai fenomeni naturali. L’inverno vulcanico distrusse le risorse alimentari dei cacciatori-raccoglitori e i sopravvissuti al catastrofico evento racconteranno ai loro posteri che videro il sole oscurarsi e la terra che non produceva più cibo – la stessa situazione che avvenne 12.900 anni or sono grazie alla caduta di un meteorite, le cui tracce sono state trovate da nove istituzioni di ricerca pubblica e tre gruppi di ricerca privati che hanno individuato in Nord America, sull’isola di Santa Rosa, insieme con archeologi e geologi dell’università dell’Oregon, California, Northern Arizona ed Oklahoma, una «pioggia» di nano diamanti con reticolo cristallino esagonale contenuta in sferule di carbonio ed una abbondanza di iridio sotto quattro metri di sedimenti, risalenti più o meno a 12.900 anni fa. Questi recenti ritrovamenti sono le testimonianze e gli indicatori di un impatto cosmico avvenuto in un remoto passato, poiché queste microstrutture cristalline si formano solamente ad altissime temperature e pressione.

    Douglas J. Kennet, archeologo dell’Università dell’Oregon, afferma che la Lonsdaleite si forma solo durante questi impatti; infatti questo tipo di diamante si ritrova solamente nelle meteoriti o nei crateri da impatto. I frammenti del meteorite si sarebbero dispersi in una vasta area del Nord America, come dimostrano i crateri ritrovati in questa zona, arrivando fino al Belgio, per infine provocare la fine della prima civiltà americana dei paleo-indiani Clovis e dei Mammoth.

    Dai carotaggi della Groelandia si è notato un improvviso aumento della temperatura di venti gradi Celsius che determinò la deglaciazione del Nord America ed il successivo instaurarsi dello Younger Dryas, o piccola era glaciale.

    Difatti l’enorme temperatura che si sviluppò a seguito dell’impatto determinò lo scioglimento di enormi ghiacciai, compresi quelli che tenevano separate le acque del lago Agassiz (un lago situato nella regione dei grandi laghi in Canada), facendo in modo che un enorme quantità di acqua dolce si riversasse nell’oceano Atlantico, alterando il meccanismo della pompa salina. Questo portò al blocco della Corrente del Golfo con il successivo instaurarsi dell’ultima era glaciale, probabilmente causata dallo scivolamento verso meridione di un’enorme quantità di aria freddissima intrappolata sopra il Circolo Polare Artico che si scontrò con le correnti di aria calda e con le acque oceaniche riscaldate, generando una tempesta globale che riversò in gran parte dell’emisfero boreale miliardi di metri cubi di neve che congelarono a causa delle bassissime temperature.

    Quest’ipotesi è suffragata dal fatto comprovato che sono stati ritrovati Mammoth con la proboscide alzata e cibo ancora in bocca, come sorpresi dall’area freddissima di questa tempesta che li congelò istantaneamente.

    Enormi quantità di acqua dolce dei ghiacciai e di acque oceaniche evaporarono nell’atmosfera conglomerandosi al diossido di zolfo ed a ceneri laviche, eruttati da numerosi vulcani che si riattivarono in seguito all’impatto del meteorite, che rilasciò con esso un’immensa quantità di polvere. Il materiale cadde sotto forma di pioggia resinica per moltissimi giorni rendendo sterili i terreni.

    Anche in questo caso si produsse, come per l’esplosione del supervulcano a Toba, un oscuramento del sole e l’inibizione della fotosintesi clorofilliana, con relativo inverno glaciale di lunga durata.

    Potrebbe questo evento aver generato in oltre duecento regioni del pianeta la leggenda del «Diluvio Universale»?

    Gran parte di questi miti e leggende ci raccontano di una pioggia sporca e appiccicosa che cadde ininterrottamente per moltissimi giorni.

    L’impatto del meteorite potrebbe aver causato lo spostamento dell’asse terrestre di almeno 2.000 chilometri tale da farle assumere la sua posizione odierna, vale a dire ventitré gradi di inclinazione sull’eclittica e un conseguente sensibile rallentamento della velocità di rotazione terrestre?

    Probabilmente moltissimi astronomi di civiltà antiche del centro America, dell’Egitto e della Mesopotamia avevano calcolato la durata del loro anno in 360 giorni, a differenza degli attuali 365, in quanto i loro dati astronomici provenivano dalle civiltà pre-esistenti all’impatto cosmico; inoltre numerosi miti di molti popoli ci narrano di epoche remote in cui non vi erano stagioni, il che potrebbe testimoniare una condizione propria nel caso in cui l’asse terrestre non fosse inclinata.

    L’impatto spiega l’estinzione di trentacinque tipi di mammiferi tra cui i Mammoth, Tigri dai denti a sciabola, Cervi giganti, Lupi Famelici, Castori giganti ed ancora moltissimi altri tipi di specie animali tra cui sono comprese anche diciannove specie di volatili.

    I cibi ritrovati nello stomaco e nella bocca dei Mammoth congelati ci apportano una fondamentale testimonianza di una ricca flora appartenente ad un clima temperato che oggi ritroviamo, in parte, soltanto in zone come l’Africa orientale. Oltre a questo ci è testimoniata anche una drastica diminuzione delle temperature, forse dovuta ad un uragano di gigantesche dimensioni composto da aria freddissima che congelò immediatamente tutto ciò con cui veniva a contatto.

    Prima di questo cataclisma, dunque, terre come la Siberia le Isole Artiche, l’Alaska settentrionale, la Norvegia e la Beringia godevano di climi temperati e tropicali.

    L’unico evento che avrebbe potuto causare l’immediato spostamento di zone temperate in zone polari sarebbe soltanto potuto essere il repentino spostamento dell’inclinazione dell’asse terrestre. Molti scienziati hanno infatti scoperto ampie zone, ora sepolte sotto l’oceano, che fino  a prima della catastrofe globale formavano dei veri e propri sub-continenti, come quello tra la Siberia e l’Alaska, il quale abbondava di vita selvaggia, ed il sub-continente della Beringia tra l’America settentrionale e l’Asia, anch’esso popolato da una fauna assai abbondante.

    Inoltre sono stati trovati un’infinità di animali le quali carcasse furono travolte da immani piene e portate per lunghe distanze, ammassate nelle gole dei fiumi e nei fondovalle, sepolte da una profonda coltre di fango insieme ad alberi, piante e molti massi erratici.

    Per l’inverso il passaggio di zone polari con immensi ghiacciai a zone temperate portò allo scioglimento di copiose quantità di ghiaccio (come quelle che ricoprivano il Canada e i dintorni) e quindi a un innalzamento consistente del livello del  mare.

    Da alcune indagini aeree realizzate nel 1930 si sono scoperti numerosi crateri da impatto che si formarono nella zona della Carolina del sud; si ipotizza inoltre che un grosso frammento, che avrebbe provocato sconvolgimenti inauditi, dovette finire a nord-est del mare dei Sargassi – e infatti è qui che ritroviamo tracce delle catastrofiche mega onde originatesi dagli oceani, come delle creste ad anelli concentrici vicino e intorno le regioni polari.

    Un’altra traccia delle mega ondate sono i laghi del tardo pleistocene, ormai scomparsi, e altri laghi che sorsero quasi istantaneamente nel bacino del mar Nero e nella Mongolia.

    Anche i mari interni come il Mediterraneo generarono gigantesche inondazioni, tant’è vero che anche il mar Nero fu invaso rapidamente da onde di marea giunte dal Mediterraneo che fecero scomparire alcuni villaggi costruiti lungo le valli che vi si affacciavano, riscoperti solo recentemente sotto novanta metri d’acqua e risalenti a quel periodo.

    L’impatto aprì inoltre una enorme frattura nel continente africano visibile ancora oggi: la Rift Valley, che si estende per oltre 4.800 chilometri dalla Siria al Mozambico.

    Le spiagge di tutto il mondo hanno conservato e conservano tutt’ora tracce di quando il livello delle acque oceaniche si innalzò per poi ritirarsi, lasciando terrapieni lungo le rive di tutti gli oceani, laghi e fiumi. Dunque lo spostamento dell’asse terrestre generò una notevole differenza tra la velocità di spostamento dei fondali marini e quella delle masse d’acqua sovrastanti, tale da formare una gigantesca onda di marea in direzione opposta.

    Ma ipotizzare che questo evento si sia tramandato oralmente per quasi dieci millenni è da escludere; quindi l’unico evento che potrebbe aver causato effetti simili a questo, in età più recente, è quello della caduta del meteorite Burckle, avvenuto 5000 anni or sono.

    La disposizione degli chevron che si sono formati si trova in linea con una zona dell'oceano Indiano dove la Abbott nel 2005 ha trovato un cratere di ben 29 chilometri di diametro a una profondità di 4.000 metri sotto il livello dell’oceano. Sono stati trovati sedimenti fino ad un’altezza di 205 metri sopra il livello del mare, con una composizione  delle sabbie che nulla ha a che vedere con le normali spiagge. Le onde che si svilupparono dopo l’impatto superavano quindi i 200 metri, un’altezza mostruosa che devastò l’entroterra di tantissime nazioni e che si spinsero per decine di chilometri nell’entroterra. In quel periodo la maggioranza della popolazione viveva nei delta dei fiumi o nelle rive di questi, oltre che nelle zone costiere marittime, dove la pesca permetteva il sostentamento dell’uomo. L’impatto dell’asteroide vaporizzò miliardi di tonnellate di acqua marina salata nell’atmosfera, che ricaddero per settimane, con piogge torrenziali, in quasi tutto il pianeta, generando probabilmente il mito del Diluvio Universale. Inoltre l’acqua salata rese sterili i terreni, tanto che l’uomo dovette far risorgere l’agricoltura nelle zone montagnose, non adatte a questo scopo. Il meteorite ha formato un cratere, chiamato Burckle, che si trova a circa 1.500 chilometri a Sud Est del Madagascar (30S, 61E).

    La conferma del cratere Burkle, dovuta alla caduta del meteorite, si è avuta grazie alla composizione dei campioni analizzati, un mix di metalli, raccolti dalla Abbot e dal suo team, analizzati da Dee Breger, direttore di microscopia all'università del Drexel (Filadelfia) con un microscopio elettronico a scansione. Drexel ha trovato dei foraminiferi bentonici fossili molto piccoli provenienti dal fondo oceanico, «spruzzati» dappertutto. Insieme ai foraminiferi bentonici fossili, ha trovato fusi in essi ferro, nichel e bicromato di potassio, elementi che si formano quando i meteoriti si vaporizzano dopo essere caduti nell’oceano. Inoltre questi tre elementi, si vanno a formare nelle stesse proporzioni viste nei microfossili dei sedimenti analizzati.

    È dunque lecito ipotizzare che questo evento originò il racconto biblico del Diluvio Universale. Se così fosse, a livello archeologico abbiamo riscontro di evidenze che spingono a pensare che questo mito si originò intorno al 3100 a.C. La città di Shuruppak è una delle città che insieme a Kiš ed Ur hanno rivelato la presenza di ciclopici strati di limo di circa tre metri di spessore risalenti al 3200-3100 a.C., ovvero la data della caduta del meteorite, con registrazioni di spopolamenti consistenti in questo territorio che porteranno alla fioritura della Seconda Urbanizzazione con il sorgere di tutta una serie di nuove città urbanizzate.

    L’archeologo Schmidt ha distinto tre fasi stratigrafiche: lo strato della III dinastia di Ur corrispondente alla fine del III millennio a.C.; lo strato II con scarsi oggetti in argilla, che corrispondono al periodo sumerico antico fino all'avvento di Sargon nel 2300 a.C.; e lo strato I, separato dal II da una coltre di argilla e di sabbia, a 4-5 m di profondità, che ha fatto intravedere a Schmidt le tracce del diluvio, come ad Ur e a Kish.

    Le colossali inondazioni che si registrano nelle suddette città tra il 3200 nel 3100 a.C. spingono a considerare l’ipotesi che possa essere questa una delle potenziali cause che diedero origine al mito del diluvio e il coinvolgimento della città di Shuruppak, la città di Ziusudra, diede origine alla prima epica del diluvio, con il poema assiro babilonese dell’Atrahasis.

    Ziusudra era un re sumero di Shuruppak, nominato nella lista reale sumerica come l’ultimo dei re ad aver regnato prima del diluvio. Ziusudra sopravvisse alla catastrofe e questo gli garantì la favola del dono dell’immortalità, tanto che il suo nome significa «colui che ha visto la vita». Il mito è conservato su una tavoletta scritta in caratteri cuneiformi risalente al 1700 a.C. e questa tavoletta è stata denominata «Genesi di Eridu», in quanto contiene anche una parte dove si parla della creazione.

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