Anamnesi. Appunti di un percorso parkinsoniano attraverso una memoria da salvare
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Anteprima del libro
Anamnesi. Appunti di un percorso parkinsoniano attraverso una memoria da salvare - Franco Bellingeri
Franco Bellingeri
Anamnesi
Appunti di un percorso parkinsoniano attraverso una memoria da salvare
Copyright© 2020 Edizioni del Faro
Gruppo Editoriale Tangram Srl
Via dei Casai, 6 – 38123 Trento
www.edizionidelfaro.it
info@edizionidelfaro.it
Prima edizione digitale: aprile 2020
ISBN 978-88-6537-472-6 (Print)
ISBN 978-88-5512-938-1 (ePub)
ISBN 978-88-5512-939-8 (mobi)
In copertina: Route16 – Fotolia.com
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Il libro
Un quaderno degli appunti per raccogliere riflessioni personali sul ricordare di un parkinsoniano e per proporre narrazioni tra diario e racconto breve: tracce, visioni, storie reali e immaginarie, sogni che affermano la volontà di salvare la propria memoria dagli attacchi della malattia. Una speranza di conservare la propria identità e la propria affiliazione al mondo come impegno e come risorsa da ricercare nei ricordi delle emozioni e di un desiderio che orienti il percorso di un parkinsoniano: un oggi, più o meno, peggiore di ieri, ma da rendere palesemente migliore del domani che la malattia prospetta.
L’autore
Franco Bellingeri, preside di scuola media per trent’anni (di cui più di venti nello stesso istituto statale), una laurea in Filosofia e una specializzazione in Comunicazioni Sociali (Critica e tecnica del film
) conseguite presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e una trentennale attività di recensioni a livello di saggistica per la rivista Letture
, ha sviluppato e diretto programmi e progetti di animazione sociale, sia nell’ambito delle istituzioni pubbliche (responsabile provinciale per la lotta alla dispersione scolastica, consulta comunale per i servizi sociali) sia nell’ambito del volontariato (sul piano culturale: organizzazione e conduzione cineforum; sul piano socio-assistenziale: sostegno ai malati parkinsoniani e loro familiari; lui stesso colpito dalla malattia da anni).
A colei che è quotidianamente ragione e sostanza
della mia possibilità di ricordare: mia moglie
Anamnesi
Appunti di un percorso parkinsoniano attraverso una memoria da salvare
Pre-fazione, ovvero prima di parlare
Prima di parlare alzo timidamente la mano e chiedo di poter dire qualcosa di me.
Perché innanzitutto?
Per ricordare il desiderio di ricordare.
Perché uno scritto?
Perché la parola si inceppa, l’eloquio si fa sempre più difficile e diventa sempre meno comprensibile.
Perché ricordare il ricordare?
Per dare testimonianza del proprio vivere, se mai succedesse che dovessi dimenticarmene.
A chi dare testimonianza?
In primo luogo a me stesso, ai propri affetti, a coloro che amo, a coloro nei cui confronti ho delle responsabilità.
Un dovere, quindi!
Un desiderio e un progetto.
Quale progetto è possibile se la malattia ridurrà sempre più la capacità di azione?
Quello di dare un senso alla malattia oggi e di ricordare domani che fino a un certo punto anche nella malattia di Parkinson avevo potuto coltivare sogni: desideri e progetti da realizzare…
Un contributo ai malati futuri?
Troppo presuntuoso, parlerei invece (ovvero scriverei) di fogli d’appunti delle cose da continuare a fare oggi per agganciarmi oggi
alla vita di domani.
Un esempio che può essere seguito da altri?
Ognuno ha la sua storia e nessuno in queste cose è maestro. Direi una mano tesa che si apre e chiede aiuto, ma che nel contempo può essere afferrata da altri.
Aiutare gli altri per essere aiutati?
Modestamente penso che si tratti di far capire che la malattia ha colpito l’agire della persona non il suo essere e ricordarlo adesso significa togliere l’incrostazione parkinsoniana alla memoria: sparkinsonare la memoria per ritardarne l’indebolimento (che del resto si fa già strada da solo) e per alimentarne il desiderio imparando a riconoscerne i segni dentro
e fuori
la malattia. Un dentro
spesso per lo più ancora da scoprire finché ne abbiamo la possibilità e un fuori
in cui continuare a vivere annotandone le tracce che non sono per forza di cose solo sintomatologie parkinsoniane.
Anamnesi
Una parola inusata, come password per entrare dentro una memoria che evapora.
Quando a qualcuno è capitato di dover ricorrere ai servizi di un Pronto Soccorso, leggendo il referto con cui veniva rinviato a casa o veniva spedalizzato, si è dovuto imbattere in una di quelle parole che sembrano appartenere e di fatto appartengono a una cerchia chiusa di utilizzatori: anamnesi. Il termine, dall’etimo chiaramente greco, appare immediatamente da riferire a un linguaggio da iniziati, quale quello medico: linguaggio peraltro che talvolta sembra addirittura difendersi da possibili appropriazioni da parte degli utenti attraverso una grafia illeggibile.
Nei referti ospedalieri o specialistici la parola compare stampata in bella vista sul modulo; nell’attuale civiltà del computer la scrittura manuale non è più una scorciatoia per una comunicazione diretta, più veloce e immediata di un successivo dattiloscritto: la videoscrittura accelera i tempi di esecuzione sul piano della leggibilità confinando l’obiettivo della fruizione della comunicazione in un optional affidato alla disponibilità del comunicatore.
Tutto questo per dire che la parola ha un suo status alto, quasi sacrale; non è un caso che si ritrovi nel linguaggio religioso e in particolare nella liturgia della Messa. L’Anamnesi è la parte del canone della Messa che, subito dopo la consacrazione e in correlazione con essa, ricorda in modo solenne e pubblico la Passione, Resurrezione e Ascensione al cielo di Cristo nel momento in cui si offre al Padre il sacrificio eucaristico che si rinnova nella Messa.
L’anamnesi di cui intendo parlare è a metà strada tra quella fondante e costitutiva della Messa e quella che, raccolta direttamente o indirettamente dal medico, rappresenta insieme all’esame obiettivo dell’ammalato uno dei due elementi base per la formulazione della diagnosi. Ma c’è un significato che ne orienta il senso in entrambi i casi ed è quello di un punto di partenza per un compito (un munus più che, come si dice adesso, una mission) che orienta la vita dell’uomo e dà un senso alla sua presenza nel mondo offrendo una guida al suo percorso terreno. Afferrare il senso della vita (Lacan?) e individuare la propria singolarità (Jung?) sono i binari secolari di un’esistenza che può scorgere in essi il segno di una propria vocazione o chiamata verso il loro trascendimento. Unde (da lì
, ma anche quindi
) et memores (nella memoria) di altri sacrifici quali quello di Abele, Abramo e Melchisedec scaturisce una reminiscenza: un ricordo che ci indirizza sulla via della conoscenza vera, quella che ricordava Platone trae possibilità e linfa eterna dall’anamnesi delle idee conosciute dall’anima in una propria esistenza iperuranica anteriore al suo ingresso nel corpo. Personalmente credo che non sia solo un’educazione del sapere e della costruzione del sapere, penso piuttosto che, nella luce della memoria che condividiamo con altri, questo percorso