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Iniziazione alla Libroterapia
Iniziazione alla Libroterapia
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E-book221 pagine3 ore

Iniziazione alla Libroterapia

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Info su questo ebook

La libroterapia non cura i disturbi psichiatrici, anche minori, ma costituisce un prezioso strumento d’intervento per tutta quella “zona grigia” che va dalla crisi esistenziale o familiare alla normale tristezza o alle crisi delle “età di passaggio”, dallo smarrimento d’identità alla caduta di ruolo, situazioni che quasi mai richiedono di essere “medicalizzate”. In un mondo che corre vertiginosamente e che ha fatto dello “scaricare da internet” una sorta di nuovo comandamento, la lettura, attraverso il contatto fisico con la pagina scritta, rappresenta un’ancora di salvezza, un momento di pausa e di riflessione, irrinunciabile per ascoltarsi, scoprire se stessi e prendersi cura del proprio sé. I libri regalano benessere, sono una “farmacia dell’anima”, perché possono curare e confortare solo come sanno fare gli amici, soprattutto in momenti di sconforto e di solitudine.Questo testo ha le caratteristiche di un piccolo trattato i cui capitoli, densi ed esaustivi, toccano tutti gli aspetti della lettura, da quello storico a quello filosofico a quello letterario. In un paese di non-lettori, qual è purtroppo l’Italia, un libro del genere è doppiamente meritorio perché ha il coraggio di andare contro-corrente e di porre l’attenzione su quei testi, bagaglio della nostra cultura, che sono e sempre saranno gli antidoti più efficaci contro il dilagare del gossip e dello strapotere del “nulla” televisivo.
LinguaItaliano
Data di uscita11 dic 2013
ISBN9788827224069
Iniziazione alla Libroterapia
Autore

Manuela Racci

Nata in provincia di Forlì, laureata in Lettere moderne, insegna in un liceo classico. Tiene conferenze e seminari su argomenti filosofico-letterari e partecipa a dibattiti televisivi su tematiche relative al disagio giovanile. Scrive articoli di carattere letterario-filosofico su portali e riviste. È titolare della prima cattedra di Biblioterapia on line presso Opera Accademia a Roma. È vice-presidente del Comitato dantesco di Forlì, espressione di prestigio della Società Dante Alighieri. Ha già pubblicato il romanzo Dal cielo nei tuoi occhi (Edizioni Minerva).

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    Iniziazione alla Libroterapia - Manuela Racci

    COPERTINA

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    Iniziazione alla Libroterapia

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    Manuela Racci

    Prefazione di Andrea Bolognesi

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    I n i z i a z i o n e

    Collana diretta da Osvaldo Sponzilli

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    Copyright

    Iniziazione alla Libroterapia

    di Manuela Racci

    Prefazione di Andrea Bolognesi

    ISBN 978-88-272-2406-9

    I edizione digitale

    © Copyright 2013 by Edizioni Mediterranee

    Via Flaminia, 109 - 00196 Roma

    www.edizionimediterranee.net

    Versione digitale realizzata da Volume Edizioni srl - Roma

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    L’autrice

    Manuela Racci è nata a Meldola, Forlì, il 28 agosto 1961. Laureata in Lettere moderne, insegna materie umanistiche presso il liceo classico di Forlì spinta da una profonda motivazione all’insegnamento inteso come "trasmissione di passione ed esercizio costante di umanità" (Socrate).

    Tiene conferenze e seminari su argomenti filosofico-letterari e partecipa a dibattiti televisivi su tematiche attuali relative al disagio giovanile.

    Scrive articoli di carattere letterario-filosofico su portali e su riviste. è titolare della prima cattedra di Biblioterapia on line presso Opera-Accademia a Roma, dalla cui esperienza nasce il manuale di Iniziazione alla libroterapia. è vice-presidente del Comitato dantesco di Forlì, espressione di prestigio della Società Dante Alighieri. Studiosa da qualche anno di esoterismo platonico-dantesco, ha scritto Dal cielo nei tuoi occhi, per le edizioni Minerva, storia autobiografica tra mistero e vita quotidiana, nella ricerca di un senso umano e ontologico: quello dell’Amore che vince anche la morte.

    Prefazione

    Ho incontrato Manuela Racci una sola volta, di recente. Sono rimasto subito colpito dalla sua fragile solarità e dalla sua passione, oserei dire infantile. Quando, diversi anni fa, ho proposto il termine biblioterapia come metodica d’intervento terapeutico da utilizzare all’interno di un percorso, di un rapporto medico-paziente (nel mio caso omeopata e psichiatra), non pensavo che suscitasse tanto interesse e che ci fossero tanti adepti.

    Ben presto mi sono preoccupato che la desinenza terapia potesse dar luogo a equivoci e che qualcuno pensasse di usare inopinatamente tale metodica in sostituzione delle normali terapie. Ci tengo a sgomberare subito il campo da tale pericolo, poiché la biblioterapia NON cura i disturbi psichiatrici anche minori, ma costituisce un prezioso strumento d’intervento per tutta quella zona grigia che va dalla crisi esistenziale o familiare alla normale tristezza o alle crisi delle età di passaggio, dallo smarrimento d’identità alla caduta di ruolo, tutte situazioni che quasi mai richiedono di essere medicalizzate. È in tali casi che io prescrivo uno o più libri nella ricetta.

    Incontrando Manuela mi sono tranquillizzato perché lei ha capito perfettamente tutto ciò e si è dedicata, con l’impegno e la passione di cui è capace, alla divulgazione e alla formazione, tanto da attivare numerosi corsi in giro per l’Italia.

    Il suo è un lavoro prezioso perché aiuta a distinguere tra il semplice consiglio di lettura, che è ormai monopolio dei mass-media, e il percorso di lettura individuale, che è invece faticoso itinerario di crescita e di riscoperta del piacere di una lettura consapevole e utile.

    Dobbiamo riconoscere che in un paese di non-lettori, qual è purtroppo l’Italia, un’iniziativa del genere è doppiamente meritoria perché ha il coraggio di andare contro-corrente e di porre l’attenzione su quei testi, bagaglio della nostra cultura, che sono e sempre saranno gli antidoti più efficaci contro il dilagare del gossip e dello strapotere del nulla televisivo.

    Questo libro corona degnamente il suo lavoro e il suo impegno, e sarà, mi auguro, un fedele compagno di chi vorrà evolversi attraverso la lettura.

    Il testo ha le caratteristiche di un vero trattato i cui capitoli, densi ed esaustivi, toccano tutti gli aspetti della lettura, da quello storico a quello filosofico, a quello letterario, trasmettendoci la cifra della passione, non solo intellettuale, dell’Autrice.

    Ho trovato particolarmente interessante il capitolo sugli antichi e sulla "cura sui poiché la lezione di Hadot è stata fondamentale nel mio percorso di formazione, e Seneca e Marco Aurelio sono gli autori da me più frequentemente prescritti".

    Proprio nel concetto di "cura sui" è secondo me racchiuso il senso profondo della biblioterapia come itinerario di crescita personale e gli antichi, come sempre, ci avevano preceduto vivendo letteralmente con i loro autori e memorizzandone i testi per farli propri, portarli dentro.

    Splendido infine il capitolo su Dante, che chiude in modo degno l’opera, e che ci indica la Divina Commedia come testo dove possiamo trovare ogni risposta alle nostre angosce o sofferenze, anche aprendolo a caso.

    Io consiglio tale tecnica da praticare con la Bibbia, a mio parere ancora più utile.

    Una domanda resta inevasa: ma la lettura può far male? Esiste per la verità un solo esempio storico in cui ciò è accaduto ed è quello dei Dolori del giovane Werther di Goethe, che lasciò dietro di sé una schiera di suicidi per amore. Certamente noi non lo prescriveremmo mai a un giovane depresso per pene d’amore.

    Ci sono poi due straordinari esempi letterari in cui i protagonisti sono vittime della lettura; mi riferisco a Don Chisciotte e a Emma Bovary, le cui vicende esistenziali sono state forgiate e condizionate, rispettivamente dalla forsennata lettura di romanzi cavallereschi e dalla pruriginosa curiosità per romanzetti d’amore. Il loro tragico destino ci ammonisce sulla necessità di non sostituire la vita reale con mondi creati dalla fantasia, ma di usare i libri come fedeli compagni nel cammino della nostra vita. Inutile dire che i due capolavori di Cervantes e Flaubert sono, a loro volta, libri da prescrivere, ma questa è un’altra storia che lascio ai biblioterapeuti e ai lettori.

    Tornando all’Autrice, non dimentichiamo che questo è il suo secondo libro, dopo lo splendido Dal cielo nei tuoi occhi, ormai giunto alla seconda edizione, e che io mi sono permesso di prescrivere in rari e selezionati casi, vista la particolarità dell’argomento.

    Auguro quindi a Manuela di avere altrettanto successo e la ringrazio di cuore per avermi offerto la possibilità di presentarla ai lettori.

    Firenze 17/11/2009

    dottor Andrea Bolognesi

    Medico Omeopata

    Specialista in Psichiatria

    Introduzione

    Leggere è uno dei modi più importanti per prendersi cura di sé, come scriveva il grande Borges, poiché ogni libro è un universo. I libri regalano benessere, sono una vera farmacia dell’anima, poiché possono curare e confortare solo come sanno fare gli amici fedeli e inseparabili, soprattutto in momenti di sconforto e di solitudine.

    Un viatico dunque antico, il libro, verso l’auto-aiuto a crescere e a elevarsi in quanto uomini. Molti forse non sanno che sempre più diffusa tra le cliniche e le strutture ospedaliere è la pratica di utilizzare i libri in terapia, poiché, se scelti in modo oculato dal medico a seconda delle singole patologie e degli specifici casi, sembrano agire in profondità più di ogni altro farmaco e trasformano operando il salto, il necessario cambiamento.

    Si dice che il libro sia come una somministrazione omeopatica e involontaria in quanto la lettura disfa di notte quello che la memoria ha costruito di giorno, e compie un lavoro terapeutico vicino a quello del sonno e del sogno.

    Dunque, aldilà, comunque, della presenza di patologie conclamate e vere malattie, è irrinunciabile credere nell’uso esistenziale della lettura. In effetti, sovente i malesseri dell’anima, i disagi emotivi e affettivi non dipendono necessariamente da vere patologie, quanto piuttosto dal negare spazio alle proprie esigenze interiori e dal bisogno di dare un senso alla propria vita.

    In un mondo che corre vertiginosamente e che ha fatto della perifrasi scaricare da Internet una sorta di nuovo comandamento mediatico, la lettura, attraverso il contatto fisico con la pagina, rappresenta un’ancora di salvezza alla dispersione di sé e al caos, un momento sacro di pausa e di riflessione, irrinunciabile per ascoltarsi, scoprire se stessi e prendersi cura del proprio sé.

    Quale miracolo avviene nel momento della lettura? Viene totalmente investita la vita interiore del soggetto! Si accende una comunicazione personale, intima, stretta con lo scrittore stesso, attraverso una dimensione vissuta da parte di chi legge.

    E personalmente ho imparato che i grandi libri, in particolare i classici, hanno tale funzione terapeutica, poiché svegliano, scuotono, costringono all’ascolto di se stessi e mettono in viaggio grazie al loro valore universale, cavalcano le fredde ali del tempo, attraversando epoche, storie, culture, religioni diverse, in quanto hanno una risonanza trasversale che va a toccare nel profondo le corde interiori dell’uomo di sempre. I classici e la loro sublime arte di vivere altro non sono che il socratico conosci te stesso, prenditi cura della tua anima. Quei classici che da Socrate a Platone, da Seneca ad Agostino fino al vertice dantesco offrono all’uomo addolorato, stanco e deluso, la possibilità di dischiudere l’inesauribile segreto del suo universo interiore, poiché si offrono come salvifici, una sorta di ambulanza, scriveva il filosofo Russell, che raccoglie i feriti per strada, i feriti dalla vita, un farmaco per aprire i cantieri dell’anima e guarirne i crepacci.

    1. Che cos’è la biblioterapia?

    Chi vive, vive la propria vita; chi legge vive anche le vite degli altri. Ma poiché una vita esiste in relazione con le altre vite,

    chi non legge non entra in questa relazione

    e dunque non vive nemmeno la propria vita. La perde.

    La scrittura registra il lavoro del mondo.

    F. Camon

    La potenza del libro

    Si parla sempre più spesso di biblioterapia, termine che nel suo significato etimologico (biblio = libro) significa terapia con il libro (da cui l’accezione più comune di libroterapia). Con tale espressione si indica, infatti, l’importanza della lettura come strumento di crescita personale, di conoscenza di sé, tanto da essere usata anche a scopo terapeutico (la parola è stata coniata negli anni Trenta dallo psichiatra William Menninger).

    Come altri indirizzi di terapia artistica che si servono ad esempio della danza o della musica, anche la biblioterapia è oramai internazionalmente riconosciuta: essa ha tradizioni antiche, facendo parte della dietetica antica, nella sua dimensione attenta alla dinamica delle passioni e, in effetti, il suo fondamento fa leva sulla molla aristotelica della catarsi.

    Dunque una parola nuova per un contenuto antico.

    "Con il termine biblioterapia – scrive la dottoressa Rosa Mininno, psicologa e psicoterapeuta – si intende la terapia attraverso la lettura come strumento di promozione e crescita culturale, come strumento di aiuto, di acquisizione di conoscenze e promozione di consapevolezza in situazioni di disagio psicologico e sociale oltre che come tecnica psicoeducativa e cognitiva in ambito psicoterapeutico.

    Prescrivere un libro aiuta la persona sofferente a riflettere su di sé, a confrontarsi, a potenziare le sue capacità cognitive ed emotive sviluppando risorse ed abilità empatiche, acquisendo conoscenze ed elaborando strategie di gestione del disagio psicologico adeguate ed efficaci. La lettura e il libro diventano allora strumenti di promozione della salute e del benessere personale".

    Leggere dunque è un modo importante per prendersi cura di sé, come scriveva il grande Borges, poiché ogni libro è un universo. I libri regalano benessere, sono "una finestra sul mondo e una farmacia dell’anima. Per qualsiasi disturbo, carenza, bisogno, i libri curano, confortano, nutrono" (M. Silvera).

    Sono amici fedeli e inseparabili, soprattutto in momenti di sconforto e di solitudine.

    "Nella lettura l’amicizia è a un tratto ricondotta alla purezza originaria. Con i libri, niente convenevoli. Passiamo la serata con questi amici, perché lo desideriamo davvero. Loro, almeno, spesso li lasciamo a malincuore" (M. Proust).

    "I libri, loro, non ti abbandonano mai: tu sicuramente di tanto in tanto, magari li tradisci anche, loro invece non ti voltano mai le spalle: nel più completo silenzio e con immensa umiltà, loro ti aspettano sullo scaffale" (A. Oz).

    Lo stesso sentimento di intima familiarità che ci regala il nostro Machiavelli nella famosa lettera all’amico Francesco Vettori (1513), là dove, durante l’esilio coatto, racconta con composta amarezza le sue giornate, caratterizzate da una dolente e sofferta solitudine che sembra essere lenita solo dal conforto gratuito derivante dalla lettura degli amati classici: "Venuta la sera, mi ritorno in casa, e in su l’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto i panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo, che solo è mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia; sdimentico ogni affanno, non temo la povertà; non mi sbigottisce la morte".

    Si tratta di un vero e proprio rito che esprime con commozione una vera etica della lettura: leggere è come aprirsi a un mondo diverso, con la forza dell’incanto che conduce il lettore all’estraniamento, alla dislocazione di sé. Un rito così antico e così vicino alla nostra sensibilità.

    Machiavelli "legge solo in silenzio, seduto, immerso nella pagina in una luce fioca, forse quella della tremolante luce di una lucerna" (C. Augias).

    Così come suscita ancora oggi una profonda emozione la famosa lettera del 1232 ai dottori di Bologna di Federico II di Svevia, lo stupor mundi: "Per quel generale desiderio di sapere che, per natura, tutti gli uomini hanno, per quello speciale godimento che alcuni ne derivano, fin dalla nostra giovinezza abbiamo sempre cercato la conoscenza, abbiamo sempre amato la bellezza e ne abbiamo sempre, instancabilmente respirato il profumo… quel po’ di tempo che riusciamo a strappare alle occupazioni che ormai ci sono divenute familiari, non sopportiamo di trascorrerlo nell’ozio, ma lo spendiamo tutto nell’esercizio della lettura, affinché l’intelletto si rinvigorisca nell’acquisizione della scienza, senza la quale la vita dei mortali non può reggersi in maniera degna di uomini liberi, e voltiamo le pagine dei libri e dei volumi, scritti in diversi caratteri e in diverse lingue, che arricchiscono gli armadi in cui si conservano le nostre cose più preziose".

    Lasciamoci condurre dalle parole di Italo Calvino: "Bene, cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi su un cuscino, su due cuscini, sui braccioli del divano, sugli orecchioni della poltrona, sul tavolino da tè, sulla scrivania, sul pianoforte, sul mappamondo. Togliti le scarpe prima, se vuoi tenere i piedi sollevati; se no, rimettile. Adesso non restare lì con le scarpe in una mano e il libro nell’altra.

    Regola la luce in modo che non ti stanchi la vista. Fallo adesso, perché appena sarai sprofondato nella lettura non ci sarà più verso di smuoverti. Fa’ in modo che la pagina non resti in ombra, un addensarsi di lettere nere su sfondo grigio, uniformi come un branco di topi; ma sta’ attento che non le batta addosso una luce troppo forte e non si rifletta sul bianco crudele della carta rosicchiando le ombre dei caratteri come in un mezzogiorno del Sud. Cerca di prevedere ora tutto ciò che può evitarti d’interrompere la lettura".

    Un rapporto d’amore vero quello con il libro, nella consapevolezza che ogni pagina parla sistematicamente di noi e ogni lettura non è altro che la decifrazione di una parte diversa di noi stessi, in quanto lettori appassionati delle parole che "si intrecciano, si rincorrono, si formano unendo quei piccoli segni convenzionali che sono le lettere e che ci restano fissi nella mente, sanno creare una realtà diversa per ogni lettore, sanno interpretare sensazioni e sentimenti non altrimenti espressi" (M. Bettini).

    Una passione divorante, quasi, ma proprio per questo salvifica, un viatico dunque antico, il libro, verso l’auto-aiuto a crescere e a elevarsi in quanto uomini.

    Molti forse non sanno che sempre più diffusa tra le cliniche e le strutture ospedaliere è la pratica di utilizzare i libri in terapia, poiché, se scelti in modo oculato dal medico a seconda delle singole patologie e degli specifici casi, sembrano agire in profondità più di ogni altro farmaco e trasformano operando il salto, il necessario cambiamento.

    "Molti clinici continua la dottoressa Mininno – di diverso orientamento psicoterapeutico adottano la biblioterapia come un homework, un ‘compito a casa’ e ‘prescrivono’ la lettura di un libro specifico o l’uso di moduli psicoeducazionali ai propri pazienti in grado di aiutarli nel percorso terapeutico".

    Suggestivo e confortevole pensare che ad ogni affezione dell’animo umano possa essere affiancata una lettura adatta. "Les maux par les mots" suggeriscono le scrittrici francesi J. Cahen e M.R. Lefevre.

    Potremmo seguire con simpatia il vademecum approntato dal dottor Andrea Bolognesi, del cui termine biblioterapia vanta l’ideazione.

    "Come negare la lettura di Madame Bovary o Anna Karenina o Casa di bambola a donne inquiete, tormentate dal desiderio di

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