La Malinconia dell'emigrante
Di Enzo Vitale
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La Malinconia dell'emigrante - Enzo Vitale
DELL’EMIGRANTE
Titolo | La malinconia dell’emigrante
Autore | Enzo Vitale
ISBN | 978-88-31665-34-6
Prima edizione digitale: 2020
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LA MALINCONIA DELL’EMIGRANTE
Normalmente le storie che si raccontano sono molte volte inventate, invece questa è una di quelle realmente vissute ed il narratore ha voluta scrivere la vita del protagonista come è stata a lui raccontata, senza nascondere nulla.
Era ancora piccolo quando nel 1930 i genitori del bimbo Marco, si trasferiscono, sperando nella fortuna, dall’Italia in America e precisamente in Argentina perché sembrava essere il paradiso dei tanti emigranti italiani giacché, nella loro terra, non avevano possibilità di lavoro essendo soltanto dei contadini e non proprietari terrieri, quindi erano sempre in attesa di attendere una chiamata di qualcuno per un lavoro nei campi, purtroppo, saltuario oltre ad essere, a quei tempi, pagato miseramente.
Il padre del piccolo si trovava nelle stesse condizioni precitate e gli era impossibile mantenere la famiglia dignitosamente.
Altri lavori voleva pur farli, ma essendo poco istruito, oltre ad essere nato da una famiglia di contadini numerosa, purtroppo sapeva soltanto espletare quel lavoro che, nonostante quel mestiere fosse nobile, non gli avrebbe dato una serenità familiare specialmente a lui, perché viveva in un paese di montagna molto lontano dalle città ed in una casa in affitto, per cui colse l’occasione della offerta di un parente lontano, il quale viveva da molti anni in Argentina con la famiglia, nelle grandi distese pianeggianti e steppose della Pampa.
Sapendo che lo stato dell'Argentina cercava agricoltori da collocare nelle loro varie distese agricole, affidando vasti terreni, però soltanto a contadini competenti e gratuitamente, quindi conoscendo il parente e sapendolo un ottimo agricoltore, ma senza un lavoro, gli scrisse invitandolo ad approfittare dell'offerta per crearsi un avvenire migliore.
Il padre del piccolo era un uomo energico, con una corporatura robusta ed atletica, ma aveva il difetto di menare le mani facilmente, quando le cose non andavano nel verso giusto e secondo le sue direttive, perché diventava sempre nervoso e prepotente, guai a contraddirlo.
Era vissuto, fin da giovane, nei campi agricoli e costretto a lavorare sodo fino a quando aveva contratto matrimonio.
La moglie era una donna esile, molto cordiale, ma viveva presso una famiglia benestante perché il padre, con la morte della madre e dovendosi sposare, pensò bene di affidarla, da piccola a quella famiglia, perché la nuova moglie non la voleva con lei, quindi la diede in adozione per accontentare la consorte, credendo di farle avere un futuro migliore, purtroppo i tre figli maschi, divenuti grandi, non soltanto si accontentavano di molestarla sempre, ma abusavano di lei ripetutamente.
Decise la giovane, quando il primo uomo gli avesse chiesto di fidanzarsi, sarebbe fuggita da quella casa e fu così che sposò Giovanni.
Forse questo matrimonio modificò il carattere di Giovanni, infatti credeva di trovare una donna illibata, ma rimase deluso, ormai doveva per forza volerle bene avendola sposata, ma Luciana era di tutt'altro avviso, perché si era sposata, secondo lei, con il primo uomo intenzionato a sposarla, pur di liberarsi di quei fratellastri immondi, certo era riconoscente, ma non provava nessun sentimento verso il marito il quale cercava sempre, nella sua rozzezza, di assecondarla in tutto ben sapendo della sua indifferenza, credendo sempre nella gratitudine della donna e sperando di avere il suo amore, specialmente con la nascita del piccolo Marco.
Partendo con la nave dal porto di Napoli e con i pochi risparmi messi da parte, si raccomandavano di mettere tutto il passato nel dimenticatoio, riproponendosi di provvedere solamente all’avvenire della famiglia ed al loro benessere, collaborando e senza pensare ai sacrifici eventuali futuri da fare.
Chiedeva sempre Giovanni:
< Luciana, mi raccomando, ora andiamo in un altro mondo, cerchiamo di aiutarci l’uno con l’altra e volerci bene, specialmente per il piccolo perché deve crescere non con le nostre sofferenze ed ignoranza, bensì cerchiamo di dargli istruzione e felicità! >.
< Si , Giovanni >,
rispondeva Luciana, mentre la nave proseguiva la sua rotta, superando il mare Mediterraneo e lo stretto di Gibilterra, per poi immettersi nell’oceano Atlantico.
Loro il mare non lo conoscevano ed era la prima esperienza nella vita di navigare, perché abituati sempre fra montagne e campi e, quando la nave era immersa nelle tempeste oceaniche, la moglie veniva sempre presa dal panico, aveva una grande paura e non era possibile contenerla dalle sue crisi isteriche, spesso urlava come un’indemoniata ed i passeggeri le stavano quasi sempre vicini per cercare di convincerla di non attraversare nessun pericolo, addirittura doveva intervenire persino il comandante della nave ed un medico per tranquillizzarla, purtroppo il secondo era costretto a darle dei calmanti, così le avrebbe evitato altre convulsioni, però obbligandola a rimanere a riposo in cabina, portandole via il piccolo Marco, per affidarlo al padre affinché non piangesse.
L’oceano sembrava avercela con Luciana perché era sempre in tempesta, persino i delfini, sempre a seguito della nave, se n'erano andati via ed anche tutte le passerelle, i pontili e le grandi sale erano deserti, perché i passeggeri soffrivano il mal di mare, sembrava l’oceano volesse far dispetto a quella famiglia speranzosa di un avvenire migliore.
Il povero Giovanni era disperato ed in cuor suo malediceva la sua scelta d’emigrare in terra lontana, mentre teneva il piccolo Marco, il quale sembrava non risentire dell’isterismo della madre perché rideva e lui lo consolava, abbracciandolo teneramente.
Il medico di bordo spesso si recava nella cabina di Luciana per la visita quotidiana, ma la donna era sempre più isterica e voleva a tutti i costi scendere al primo porto della rotta della nave.
< Signora guardi che il primo porto sarà Buenos Aires, quindi deve sopportare il viaggio ed il mare, deve darsi coraggio e si convinta perché la nave ha affrontato altre tempeste ancora più forti di queste senza problemi, poi ha quel bimbo bellissimo, sicuramente si spaventa vedendo la mamma nervosa, pensi anche a suo marito >.
disse il medico e lei rispondeva:
< Mio marito è un cafone e prepotente, crede che io faccia la contadina, ma se lo può dimenticare, in quanto sono vissuta in un ambiente signorile, io non intendo sottostare alla sue voglie, specialmente zappare la terra >.
< Perché l'ha sposato sapendolo un contadino? >,
chiese il medico, senza aver risposta, poi preferì non andar oltre comprendendo lo stato della donna, ed anche per non turbare l'armonia familiare, andò via senza proferire altre parole.
Certo il dialogo con il medico deve aver ancora più scosso il carattere della donna e, come vede il marito, gli dice di essere una bestia ed un grande incosciente per aver scelto di lasciare l’Italia per non cercare un lavoro migliore, per fantasticare nell’incognita di un altro mondo e lo disse in un modo talmente offensivo, da fare arrabbiare Giovanni tanto da non riuscire a tenere la mano ferma, dandole un sonoro ceffone.
Sentendo le urla e gli schiamazzi, accorsero gli altri passeggeri convinti di una tragedia, fortunatamente evitata perché la coppia aveva capito di aver esagerato.
Fu un bene quel litigio, infatti Luciana non ebbe più le angosce del viaggio e serenamente affrontò gli altri giorni di navigazione senza isterismi, così nella famiglia ritornò la tranquillità.
Certo Luciana era una donna esile, ma capricciosa e vendicativa, era di piccola statura, un bel viso ed un corpo perfetto, lineamenti fini, con una voce sottile e delicata, emanava molta sensualità ed aveva i capelli neri lunghi, infatti gli arrivavano fino sulle natiche ed era sempre costretta passare molto tempo per averne cura, quindi la rendevano molte volte nervosa, perché non andavano secondo i suoi gusti.
Al piccolo Marco voleva un gran bene, era per lei il vero senso della vita e quando stava poco bene, diventava intrattabile, facendo sempre ricadere le colpe al marito, il quale nella sua rozzezza, cercava sempre di alleviarle i suoi dissapori prendendo, ogni tanto, un fiore dai vari vassoi del ristorante della nave, per regalarlo alla sua amata, sperando di avere il suo perdono, purtroppo veniva immancabilmente rifiutato con il gettito dell’omaggio nel cestino.
Il marito non sapeva più come comportarsi con la moglie, persino il piccolo Marco risentiva del rancore della madre rimanendo imbronciato con il padre e questi, quando voleva giocare con il bambino, riceveva soltanto un pianto dirotto, quindi era costretto allontanarsi per non sentirsi le ingiurie della madre, ma lo confortava dicendo:
< Marco, alla mamma fa paura il mare e soffre, perciò è arrabbiata con me, ma ci vuole bene a tutti e due >.
Nella cabina addirittura dormivano separati ed il povero uomo si chiedeva il perché di tanto astio, certo le aveva dato uno schiaffo, ma era necessario perché lo riteneva giusto e non vedeva il tanto accanimento contro di lui, quando insieme avevano scelto di cambiare nazione per dimenticare il triste passato della donna subito in quella famiglia, quando era stata portata da piccola, ricevendo soltanto dispiaceri e molestie di ogni genere.
Persino i gabbiani, che di solito seguono le rotte della navi, erano scomparsi, rimanevano soltanto le distese del mare spesso mosso ed ogni tanto qualche timido delfino si vedeva, sembrava avesse capito il dispiacere di quell’uomo, infatti s’immergeva nei flussi marini sotto il pontile dove Giovanni era solito sostare in solitudine, per rifare le stesse capriole come per rallegrarlo e gli avrebbe alleviato così il suo dolore.
I giorni si alternavano alle notti, mentre la nave proseguiva la sua rotta, rimaneva soltanto la speranza di arrivare a Buenos Aires così sicuramente la moglie sarebbe diventata più serena e trattabile ed anche affettuosa, giacché aveva soltanto lui come appoggio e per lo più era il padre del suo piccolo.
Intanto non v’erano colloqui tra marito e moglie con eccezioni di chi doveva accompagnare Marco per le sale e passerelle della nave, il bambino doveva aver capito la poca armonia dei genitori rimanendo sempre cupo e chiedeva quando si arrivava in America perché era stanco di vedere sempre il mare mosso e non poter giocare con la terra com’era solito fare, allora il padre gli disse:
< La prossima settimana siamo in porto e vedrai una bella città, lì ti acquisterò un giocattolo, un bel camion, così potrai giocare e trasportare tutta la terra che vuoi, ma adesso fai il bravo >,
ed allegramente s’incamminavano sulle passerelle della nave per raggiungere l’immenso salone dove ad attenderli, v’era la madre in compagnia di un’altra donna la quale dimostrava molto interesse verso la loro famiglia, dicendo di recarsi a La Pampa.
Questa famiglia aveva, in quella regione, le loro proprietà ed erano stati anche loro emigranti italiani.
La donna, si chiamava Maria, volle lasciare il suo indirizzo e mettersi a disposizione per tutte le fasi dello sbarco ed anche per il viaggio da intraprendere, per giungere ai loro siti definitivi.
La loro fattoria era distante, dalla casa del parente di Giovanni, meno di cento chilometri, ad Elettrica un paesino tra i confini della La Pampa ed il Rio Negro, dove aveva una grande concessione agricola con allevamenti di bovini, suini ed ovini, quindi da Puelches, dove la famiglia di Giovanni andava ad abitare, potevano benissimo scambiarsi in futuro le visite e se avessero trovato delle difficoltà, anche economiche, sarebbe stata pronta a dare loro un aiuto, perché era giusto aiutarsi fra italiani.
Insomma Maria, per Luciana, sembrava la vera manna piovuta dal cielo, essendo non abituata a viaggiare e per lo più arrivare in una terra straniera senza conoscere neppure il luogo dove il parente abitava, la risollevò tanto da diventare più cordiale col marito.
Finalmente la nave arrivò nel porto di Buenos Aires dopo ventitre giorni di navigazione, era una giornata splendida che invogliava a passeggiare sui lunghi e grandi viali della città.
Dopo aver espletato tutte le formalità doganali, con le poche cose al seguito, s’incamminarono per quelle meravigliose strade, Luciana rimaneva sbigottita perché non aveva mai visto tanta bellezza e specialmente i negozi ricolmi con ogni ben di Dio, spesso si dava un pizzico per sentire se fosse sveglia, non avrebbe mai voluto lasciare quella città, però Maria ed il marito l’esortavano a rinsavirsi, perché era molto lungo il tragitto da fare, per raggiungere la loro definitiva destinazione.
Giovanni si era dimenticato del parente, il quale aveva fatto la sua richiesta di emigrazione in Argentina, infatti lui era ad attenderlo al porto, forse il parente stordito dalle bellezze dei viali e negozi, con quelle splendide vetrine, si era dimenticato, ma per fortuna il piccolo Marco gli e lo ricordò, quando erano andati a comprare il camion promesso in un negozio di giocattoli, dicendogli:
< Papà non avevi detto che c'era un nostro caro parente ad attenderci al porto? >.
Corse immediatamente al porto sperando che lo trovasse, altrimenti per loro sarebbero stati guai seri, infatti non sapevano dove andare e cosa fare, ma il parente, sebbene preoccupato, era ad attenderli e li accolse con infinito amore, quando li vide dopo tanti anni.
Lui era diventato vedovo e non aveva figli, quindi li voleva far vivere presso di lui, per creare una vera famiglia, accogliendoli in casa, perché si sentiva solo.
Non conosceva Luciana ed il suo carattere di donna superiore e neppure avrebbe immaginato il disaccordo della coppia, vedendola così esile, era convinto che fosse una persona di grandi sentimenti, una donna amante del lavoro del marito, ma rimase deluso quando comunicò di volerli far vivere in casa sua, ricevendo un netto rifiuto dalla donna, perché lei non intendeva fare poi la cameriera al parente di suo marito e tanto meno fare la contadina.
< Giovanni mi aveva promesso di farmi fare qui la signora >,
aveva completato Luciana.
< Bella prospettiva, povero Giovanni >,
si diceva in cuor suo Alfonso.
Sorvolò alla scortesia della parente e programmarono il viaggio per l’indomani, andando tutti insieme presso un ristorante vicino, per poi pernottare in un albergo.
La serata passò felice comunicando a Giovanni che aveva trovato una piantagione a La Pampa ed era sicuramente di suo gradimento, doveva iniziare subito tutti i lavori necessari, in quanto la zona era arida, ma fertile e poteva anche costruirsi una casa anticipandogli i denari necessari, in più c’erano tutti i macchinari utili per lavorare ed erano a sua disposizione nella azienda di sua proprietà, si trattava soltanto di prenderli.
Ringraziò il parente ed il buon Dio, per avergli dato la possibilità di dare alla sua famiglia un avvenire dignitoso.
Dormì serenamente, fantasticando come fare i primi lavori essenziali, senza dimenticare i semi portati dalla sua terra che dovevano essere per primi seminati ed il raccolto doveva darlo al parente, affinché non si dimenticasse la sua patria, così avrebbe immaginato di trovarsi con tutti i suoi amici lasciati al paese, i quali poi l’elogiavano per il suo coraggio avuto