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Coccole
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E-book420 pagine6 ore

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Info su questo ebook

Amori nevrotici, nella” Milano da bere”, anni ottanta, mescolati a situazioni paradossali, con il protagonista in cerca di una rivincita personale, e donne in bilico tra passioni e frustrazioni. La città non aveva pietà per chi rimaneva indietro, e lui correva, correva, con il suo carico di affetto, sincero e provinciale, e non si avvedeva che intorno c’era un certo vuoto esistenziale, che correva subdolo, come le acque limacciose del Naviglio.

Vuoti a perdere di personali interessi stringenti, che potevano trasformare un uomo appassionato, ed ostinato, in un burattino, che, quando è stato bastonato, più volte, trova uno sprazzo di realismo per la propria emancipazione.
LinguaItaliano
Data di uscita5 apr 2019
ISBN9788831609050
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    Anteprima del libro

    Coccole - Mario Farinelli

    brace!

    ATTRAZIONI FATALI

    A casa di un certo dottor Agostino Maratti, ad Ancona, sul mare, era arrivata, finalmente la risposta della sua banca, circa un possibile avanzamento di carriera, con possibilità di trasferimento. Era vice direttore di banca, una vita tranquilla, forse troppo, cinquant’anni, detto Ago, perché alto e magro, capelli brizzolati e occhi chiari, con una leggera pancetta che debordava dai vestiti sempre attillati. La moglie Alessia, casalinga, non vedeva di buon occhio le mire professionali del marito, tanto più che si trattava, sicuramente, di trasferirsi in altra città, e quella lettera l’aveva vagamente disturbata, e teneva il broncio al marito. Era la classica famiglia del Mulino Bianco, ed ogni piccolo imprevisto sembrava provocare un forte scossone. Ma Agostino era risoluto a mettersi in gioco, per vedere effettivamente quanto valesse, fuori dal suo contesto abituale, lontano dalle solite facce, per non fare la fine, invereconda, di molti suoi colleghi che si erano appiattiti sul tavolo, e invecchiati prima del tempo, a rimuginare cosa avrebbero potuto fare se, a tempo debito, avessero avuto il coraggio di osare, di intraprendere qualche viaggio per vedere al di là del proprio naso. La sua non era solo curiosità o ambizione, ma necessità di aria nuova, di voltare pagina, ed era l’occasione per mettere alla prova anche la moglie, una specie di test dopo quindici anni di matrimonio e due di fidanzamento, con un ragazzino di quattordici anni, Giorgio, che era il solo entusiasta di quella opportunità, oltre al padre.

    L’indomani lo chiamò il capo, e con un lungo giro di parole, gli comunicò che la sola opzione possibile era niente popò di meno che… .Milano, sì proprio la capitale economica e finanziaria, per andare a fare il vice direttore di una importante filiale, dove avrebbe trovato un vecchio direttore, prossimo alla pensione !

    Rimase alquanto interdetto, ma il fatto che non si trattava di una città del sud, lo aveva rincuorato, (riteneva che giù, nella bassa, sarebbe stato più difficile decidere e dirigere bene, secondo le sue convinzioni), prese due giorni di tempo per confermare quella opzione; gli servivano per se stesso, ma soprattutto, per convincere la moglie.

    Alessia, una bella donna di quarantasette anni, di buona famiglia, con un diploma di ragioniera che non le era mai servito, andò su tutte le furie, non voleva e poteva stravolgere la sua vita in quel modo, ad Ancona aveva tutti i suoi affetti, una vera rete di affetti, di conoscenze, le sue comodità, non sarebbe mai salita a Milano, il marito se lo poteva scordare.

    Agostino fu paziente, cercò di simulare molta sicurezza sulla sua decisione ( di notte non dormì abbastanza ed era stranulato ) poi, alla fine, esausto, tentò il tutto per tutto, dicendole che, se l’amava, lo doveva seguire, nonostante tutte le incognite che quel trasferimento comportava, si prendevano tutti i loro rischi ma ne valeva la pena, perché la famiglia intera avrebbe fatto un salto di qualità, non solo come status sociale, ma anche economicamente, era l’occasione della sua vita e non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

    Gli diede dell’egoista, dell’approfittatore, dell’arrivista rampante che non guardava in faccia a nessuno, neanche alla moglie, gli disse che stava mettendo a repentaglio la famiglia, il matrimonio, per le sue ambizioni professionali, per qualche milione in più all’anno!!

    Le disse che lui aveva già deciso per il bene di tutta la famiglia e che un giorno l’avrebbe ringraziato, sicuramente, perché pure lei, aveva bisogno di aria nuova, di stimoli nuovi. Gli rispose che l’aria a Milano era abbondantemente inquinata e che non avrebbe resistito, che non si sarebbe mai adattata, e che, magari, si sarebbe beccata un bell’esaurimento nervoso!

    Le disse di mettersi il cuore in pace e di cominciare a fare le valigie, tanto più che il figlio Giorgio avrebbe fatto in tempo ad iscriversi al Liceo di Milano, e tutto tornava utile.

    Eravamo nel 1982, andavano in voga i film di Stallone, l’Extra Terreste di Spielberg, i Ros liberavano il generale americano Dozier, prigioniero delle brigate rosse, c’era aria di crisi, si parlava di congiuntura sfavorevole, ed Agostino sapeva che quella circostanza avrebbe reso più difficile il suo compito, ma Milano sembrava un’isola felice, piena di opportunità, dove un certo Berlusconi stava comperando una rete televisiva dalla famiglia Rusconi, ed un fiume di soldi sembrava attraversare quella città, benedetta da Dio, perché aveva i mezzi per trainare tutta l’economia nazionale.

    Moglie e marito arrivarono ad un compromesso, sarebbero saliti a Milano, residendo in albergo, come fosse stata una vacanza, mentre lui avrebbe contattato una immobiliare per un mini appartamento, da occupare non appena lei si fosse ambientata, e avesse respirato l’aria della città, elettrizzante, anche se inquinata, secondo Agostino.

    Il primo impatto non fu dei migliori, solo Giorgio era entusiasta, forse perché avrebbe potuto andare a vedere le partite a San Siro, del suo Milan, i cambiamenti, per un ragazzino, erano sempre eccitanti, destando molta curiosità.

    Alloggiarono per due settimane all’Hotel del Sud, strano nome, ma era comodo per lui, perché la sua filiale era quasi di fronte, e non avrebbe dovuto fare che pochi passi per andare al lavoro.

    Erano in corso Lodi, la prima via che ebbero modo di visitare e imparare a memoria, tra negozi e curiosità varie, con il viale alberato centrale, molto somigliante ad un viale che ad Ancona, conduceva verso un famoso monumento, denominato Passetto.

    Il sabato e la domenica giravano per la città, alla scoperta delle vie e delle piazze più belle, più famose, Ago e Giorgio gioivano nel vedere quello che avevano guardato solo in televisione, e si meravigliavano con esclamazioni anche esagerate, mentre ad Alessia non piaceva niente, percorse con noncuranza anche la famosa via Montenapoleone, piena dei migliori negozi, da far impazzire le donne ( e gli uomini ).

    Alessia si chiuse in un mutismo assoluto, voleva ritornare ad Ancona, tra la sua gente, non si sarebbe mai ambientata in quel nuovo contesto, il suo provincialismo ottuso cominciava a preoccupare il marito, perché sapeva che era dura di testa, infatti le aveva sempre rimproverato un minimo di elasticità mentale, per dialogare meglio con se stessa e con gli altri, ma non c’era niente da fare!

    Decise di ricondurla a casa, insieme al figlio, in macchina le spiegava che le voleva dar modo di schiarirsi le idee, perché non era possibile, non era umano, che lui stesse lassù da solo, e costringerlo a fare il pendolare di lusso, per tornare velocemente il sabato e la domenica, ma erano comunque dieci-dodici ore di viaggio!

    Alessia disse che ci avrebbe riflettuto, mentre Giorgio faceva il tifo per il padre, che supplicava la madre come quel ragazzino, non aveva mai visto fare.

    Trascorsa quella settimana, ci fu una lunga telefonata di Alessia al marito, per annunciare il suo netto rifiuto di salire di nuovo a Milano, non se la sentiva e se ne assumeva tutte le responsabilità, circa gli sviluppi futuri che quel comportamento avrebbe prodotto.

    Per Agostino quel netto rifiuto significava molte cose, molto brutte, ovvero andava a spezzare quell’incantesimo che durava da tanti anni. Lui amava moltissimo sua moglie, e qualche volta le aveva rimproverato di non ricambiare il suo amore con lo stesso ardore, e non era solo un fatto caratteriale, ma ci doveva essere dell’altro, altri motivi che cominciavano a prendere le forme di un’ossessione !

    Quel netto rifiuto era già un tradimento, o quanto meno, lo annunciava a chiare lettere.

    L’incertezza del momento gli faceva ritenere che lui si stesse allontanando dalla famiglia, piuttosto che Alessia stesse costruendo un muro invalicabile, stesse dilatando le distanze fisiche e mentali, come per dire Adesso decido io, per me e per te .

    Fu preso anche da un certo panico, per la prospettiva di restare solo, lassù, per vivere come un single, lavando le camicie e stirando, aprendo le scatolette per mangiare, mentre a casa sua era servito di tutto punto, ma quel salto professionale tanto agognato richiedeva sicuramente qualche sacrificio, stava mettendo a rischio il matrimonio, forse una certa fase della sua vita si stava esaurendo e se ne apriva una nuova, che andava verso l’ignoto, perché l’adattamento al nuovo ambiente avrebbe richiesto tempi lunghi, e non era tutto scontato come credeva all’inizio.

    Ed Alessia cosa avrebbe fatto ad Ancona, sola soletta, la vedova allegra, la vedova bianca o cos’altro ? Era stato un argomento molto dibattuto, ma lei non ne faceva un dramma.

    Sarebbe stata comunque sotto il controllo serrato del figlio e dei genitori, quindi poca libertà di azione, ma era possibile che prendesse qualche iniziativa eclatante, per dimostrare che esisteva ancora, magari per controbattere le inevitabili chiacchiere di quartiere, che davano il marito allegramente libero di sguazzare tra le donne emancipate e spregiudicate di quel nord così distante, così lontano, così moderno, troppo moderno per lei, e per tutti loro !

    Lei era pur sempre una bella donna, e, specialmente con i tacchi alti, sembrava una modella, che faceva girare la testa a molti uomini, e non dimostrava neanche l’età vera, un bel bocconcino.

    Lui non era abituato a prendere decisioni drastiche a cuor leggero, qualche incertezza ogni tanto lo scuoteva, come se la vita gli stesse scivolando tra le mani con qualche brivido di paura, ma non poteva indugiare, doveva buttarsi prima che fosse stato troppo tardi, magari scoprendo che, invece di cadere, avrebbe miracolosamente imparato a volare, per dimostrare poi, a tutti, moglie compresa, che sapeva volare, che aveva avuto ragione.

    Quella decisione, sua e quella della moglie, li avrebbero cambiati per sempre, le strade si sarebbero divise, ne era certo, per poi, magari, ricomporsi ad un livello più alto, o mai più.

    Il dubbio di un possibile fallimento professionale non lo sfiorava neanche, per sua fortuna, perché lo avrebbe fatto desistere e gettato nello sconforto, voleva e doveva pensare in positivo, se l’era imposto come regola esistenziale.

    Agostino si sistemò alla meglio, prendendo in affitto un mini appartamento nei pressi della sua banca, sopra ai magazzini Esselunga, sempre in corso Lodi, che era diventata la sua piccola città.

    La mole di lavoro che gli fu scaricata addosso lo aveva frastornato, poi c’era da andare a conoscere personalmente i maggiori clienti, presentarsi bene e offrire su un piatto d’argento i servizi che la sua banca poteva offrire, tenendo bene gli occhi aperti, per discriminare i buoni dai cattivi, come un bravo psicologo che sapesse guardare oltre ai numeri ed alle apparenze, per concedere o meno fiducia ai clienti che chiedevano soldi, finanziamenti o affidamenti.

    Per tutta l’estate fu oberato di lavoro, a ritmi molto serrati, gettato nella mischia senza respiro, e la sua condizione di single un po’ sfigato, era passata in secondo ordine, arrancava e la sera era distrutto, sapeva che il rodaggio sarebbe stato lungo e difficoltoso, ma in seguito le cose si sarebbero calmate.

    Nelle lunghe telefonate con la moglie evitava di parlare delle sue oggettive difficoltà, parlando del lavoro le diceva che le dinamiche finanziarie di quel contesto erano alquanto diverse da quelle trattate ad Ancona, ma che si stava adeguando.

    L’argomento più dibattuto era se e quando, e come, lei si sarebbe decisa a salire lassù, per vivere con lui, insieme, come moglie e marito; lei avrebbe dovuto trovare il coraggio di fare una scelta esistenziale importante, che sarebbe stata gratificante per ambedue, per affrancarsi dalle gambe della madre anziana, come una bambina viziata.

    Ma non c’era verso di convincere quella donna cocciuta ed impaurita, era fiato sprecato.

    Finalmente riuscì a prendersi una settimana di ferie, a cavallo di ferragosto, e volò ad Ancona per abbracciare moglie e figlio. Era la prima volta che stava lontano dalla famiglia, ed il ritorno gli fece un brutto effetto, l’emozione l’aveva quasi immobilizzato, non riusciva a trovare le parole che gli venivano facili per telefono, sembrava un bimbo al primo giorno di scuola, l’indomani andarono al mare e cercò di sbloccarsi. Notò che la moglie aveva un atteggiamento alquanto strano, non era molto loquace ed aveva la muscolatura del viso e del collo come tirata, lui sapeva che, in genere, significava che stesse nascondendo qualcosa o che stesse dicendo bugìe. Neanche a letto lei si comportava in modo naturale, come al solito, e quello gli diede un certo fastidio. Ma volle essere comprensivo e ritenne che lei fosse combattuta tra l’istinto di seguire il marito e la voglia di tenersi strette le sue comodità. Glielo disse e lei convenne, con poca convinzione, di entrambi.

    Agostino riteneva altresì che alla moglie occorreva più tempo per decidere uno stravolgimento così epocale, che non si sarebbe mai aspettato di dover fare, ma prima o poi avrebbe ceduto perché la lontananza non le faceva sicuramente bene, e sarebbe diventata insopportabile per entrambi, a lungo andare.

    Mentre ritornava a Milano, rimuginava su quella vacanza infruttuosa, mentre le perplessità superavano di gran lunga le certezze, sia sulla propria scelta che sulla testardaggine della moglie.

    Si ributtò a capofitto sul lavoro, mentre aumentava il consumo di sigarette e di caffè.

    Aveva bisogno di farsi delle amicizie vere, al di fuori della cerchia dei personaggi del suo ufficio, alquanto superficiali e sbrigativi, nonché interessati alla sua posizione di futuro dirigente.

    Ma il fatto che il sabato e la domenica ritornava spesso ad Ancona, non gli concedeva molto tempo, per coltivare quelle ipotetiche amicizie, con le quali sfogare una certa frustrazione, un disagio indefinito.

    Dopo la cena, che consisteva in una pizza presa in pizzeria, prese l’abitudine di uscire, per sgranchirsi un po’ le gambe, camminando lungo il viale alberato di corso Lodi, e se lo faceva tutto, più volte, dal piazzale Corvetto fino al piazzale Lodi, passando per Porta Romana.

    Era ancora caldo e la gente usciva nel tentativo di prendere un po’ d’aria fresca, portavano a spasso i cani, lui era uno dei pochi senza un cane al guinzaglio; era un mondo variegato, c’erano vecchi che strisciavano i piedi e giovani che correvano con i loro cani, donne in jeans e maglietta che fumavano e tenevano a bada i loro cuccioli, nessuno sembrava conoscere l’altro, nessuno parlava o salutava, ognuno aveva il proprio mondo, impenetrabile e riservatissimo. Il frastuono delle auto che sfrecciavano ai due lati accompagnavano quelle camminate rilassanti, mute e assorte nei pensieri un po’ vaghi, dopo una giornata di lavoro stressante.

    Notò che c’erano molte donne, di tutte le età, una in particolare aveva sollecitato la sua attenzione, nonché la sua fantasia, alta con i capelli argentei ma sicuramente giovanile, camminava con passo felpato, molto lentamente, con la schiena diritta, lo sguardo assorto, aveva al guinzaglio un barboncino di colore marrone, che chiamava Chocolat, era un tipo particolare, ma forse a Milano era una qualunque; con una certa malignità riteneva che fosse una donna insoddisfatta o… molto romantica. Si divertiva a dare epiteti più o meno piccanti ad ognuna che incrociava, e cominciava a riconoscerle tutte, dopo una settimana di camminate abitudinarie.

    Quella in particolare, l’aveva denominata Ignota uno , era un sistema per estraniarsi dalla oppressione del lavoro e dalla solitudine alla quale la moglie lo stava costringendo.

    Quella solitudine che diventava pesante di notte, poteva diventare devastante, e lui la temeva, era una mina appena innescata, che avrebbe avuto effetti imprevedibili a lungo termine.

    Eravamo alla prima settimana di settembre, faceva ancora caldo, veniva ucciso il generale Dalla Chiesa in Sicilia, e veniva catturato Licio Gelli della Loggia Massonica P2, moriva in un incidente stradale la principessa di Monaco Grace Kelly, la congiuntura sfavorevole stava rendendo gli italiani un po’ più poveri, ma c’era un avvincente campionato di calcio a risollevare il morale dei maschi, ma anche molte donne si avvicinavano al calcio, forse per emulazione, o per non rimanere sole a casa, mentre i loro maschi andavano alla partita.

    Una sera, mentre Ago stava aprendo una scatoletta di tonno ripensando al lavoro, ricevette una telefonata da suo figlio Giorgio, che parlava con voce sommessa Babbo… ti devo dire una cosa… forse non è importante… però… spero che non mi sente nessuno… quell’idraulico, Lanfranco, sta venendo a casa quasi tutti i giorni… ha cambiato le guarnizioni dei rubinetti… e altri lavoretti, parla con la mamma a bassa voce… fanno dei lunghi discorsi… io non so… però, che ne dici ? Agostino inghiottì amaro, aggrottò le ciglia e fece un bel respiro. Senti Giorgio… ormai sei un’ometto e certe cose cominci a capirle… hai fatto benissimo ad informarmi… non deve essere niente di importante però… prova a fare l’investigatore… per esempio… la prossima volta che viene, con una scusa dici alla mamma che vai a fare i compiti dal tuo amico, prendi le chiavi di nascosto e fai un giro dell’isolato, aspetti una decina di minuti… poi all’improvviso apri il portone e rientri… a quel punto guarda bene cosa sta succedendo… poi mi richiami… va bene ? Farò come hai detto, adesso ti devo lasciare… ciao Ago Non ebbe il tempo di dirgli ciao, era troppo teso, si mise a sedere e prese la testa tra le mani, fissando quella scatoletta con le scritte strane, rimuginava tra sè e sè, poi si disse ad alta voce, come se parlasse con qualcuno Caro mio… quello che poteva accadere… è accaduto… quella donna maledetta non ha perso tempo… Lanfranco… già… il primo amore, quello delle scuole medie… il primo amore non si scorda mai… forse perché è autentico… pulito… con un sottilissimo filo di malizia… mal celata… senza compromessi, esclusivo Quel nome, Lanfranco, echeggiava nei discorsi tra moglie e marito, quando c’era qualche screzio, o quando lei voleva portare un esempio di amore perenne, perché, secondo Alessia, questo ragazzone non s’era mai sposato, avendo nel suo cuore il ricordo di quell’amore giovanile, come se lei fosse stata in grado di leggere nel cuore di un idraulico !! Aveva fatto bene Giorgio ad avere dei sospetti, aveva fatto bene a non parlarne con la madre, aveva fatto bene a parlarne con il padre.

    Un certo nervosismo cominciava a serpeggiare nel suo essere, quello che poteva succedere era successo, la mogliettina stava prendendo una strada senza ritorno, dava ormai per certo che lei avesse approfittato della libertà che lui le aveva concesso, per ricomporre un amore che s’era interrotto… magari sul più bello… adesso poteva sfogare tutto il suo ardore, tutta la sua passione violenta per quel ragazzone mai cresciuto, poteva appagare ogni desiderio, era finalmente libera da quella figura di marito che la costringeva a fare la moglie innamorata dello stimato bancario Agostino. Guarda che insolenza, che ingratitudine, quale ricompensa per l’amore che lui le aveva profuso, quanto egoismo poteva albergare nel corpo di una donna così bella, quanta malignità!

    Chi l’avrebbe detto ?? Le donne sono cattive oltre ogni limite… l’ammazzerei !

    Questi erano i pensieri fissi di Ago mentre cercava una qualche concentrazione sul lavoro, ma per chi lavorava, per chi stava guadagnando quei soldi ?

    Aspettò con trepidazione la chiamata di suo figlio, per avere la conferma ai suoi sospetti, ma erano certezze, altro che sospetti!

    Dopo tre giorni, in ufficio, ricevette la telefonata di Giorgio Ho fatto l’investigatore… come mi hai consigliato… quando sono entrato in casa ho visto la mamma correre verso il corridoio, tutta spettinata… agitata… direi sconvolta… lui era a sedere sul divano… rosso paonazzo, si abbottonava velocemente la camicia… lei con voce alterata mi chiede come mai fossi ritornato… le ho detto che avevo dimenticato un quaderno… non so cosa stessero facendo… ma qualcosa stava succedendo… tu cosa ne pensi… ti sta mettendo un corno babbo? Ti prego di non scherzare su queste cose… che riguardano me e tua madre… chiariremo tutto… non ti preoccupare Ma babbo… me lo hai detto tu di fare l’investigatore… sono stato bravo ? Si ma adesso fammi riflettere… non precipitiamo le cose… non parlarne con nessuno Certo babbo… terrò il segreto… parola di Giorgio.

    A quel ragazzino sembrava tutto un gioco, ma per il padre era maledettamente complicato, da non dormirci per alcuni giorni.

    Agostino doveva preparare una strategia, ma non avrebbe voluto coinvolgere il figlio.

    Il dilemma era se convenisse lasciare andare quella donna per il suo destino, se valesse la pena combattere per riconquistare un amore che s’era rivelato falso ed effimero, l’unica cosa certa era che lui aveva perso, di colpo, la fiducia verso quella donna, e con essa anche l’amore e l’affetto. Quanto amore sprecato, quanta coglioneria c’era stata in lui, quanta ingenuità, adesso si sentiva vuoto e inutile, senza nessuno stimolo per combattere, piuttosto l’avrebbe semplicemente strozzata con le proprie mani, ma ne valeva la pena? Molte considerazioni affollavano la sua mente, molte preoccupazioni, per il figlio soprattutto, poi come avrebbe potuto spiegare tutto quel putiferio improvviso all’anziana madre, e come avrebbe reagito il suo ambiente, i suoi amici, i parenti ?

    La moglie sgualdrina e lui becco, era un’equazione vecchia come il brodo, ma perfettamente aderente alla sua realtà, era il suo turno e non poteva che accettarlo.

    Già sentiva il commento dei suoi colleghi Per fare il salto professionale quel cornuto s’è giocato, in un colpo solo, la moglie, la famiglia e la sua reputazione, chissà come sarà contento !

    Gli stava scoppiando la testa, uscì e andò al supermercato a prendere alcune bottiglie di vino

    rosso, poi tornò nel suo mini-appartamento, a testa bassa, come si va ad un funerale.

    L’indomani prese l’auto e diresse verso Ancona, deciso al tutto per tutto… ma neanche lui sapeva esattamente cosa avrebbe detto… cosa avrebbe fatto, era infuriato come un toro che vedeva tanti drappi rossi tutti intorno, indeciso su quale colpire per primo, era comunque accerchiato dai propri dubbi, dalle sue indecisioni.

    Avrebbe portato la moglie di peso a Milano, contro la sua volontà, magari violentandola in macchina, fregandosene se l’amasse o meno, per ribadire i suoi diritti di marito, oppure lasciarla tra le braccia di quell’idraulico, ma non poteva fargliela passare liscia, l’aveva fatta troppo grossa, in pochissimo tempo, forse lei non aspettava altro!

    Appena fu a casa e la vide, non si trattenne, la prese per il collo stringendo forte, come fa un leone con l’antilope Puttana che non sei altro… mi hanno riferito che ti vedi spesso con l’idraulico… qui a casa nostra… hai perso la vergogna… Lasciò la presa sopraffatto da una attacco isterico che gli faceva mancare il fiato. Lei sbiancò, barcollò e a stento si mise a sedere, con le mani sul collo arrossato, respirò e con un filo di voce Non è vero niente… chi te lo ha riferito ? Non importa chi sia stato, importa che non hai perso tempo a rimetterti con quel bellimbusto, non vedevi l’ora, ti ho offerto l’occasione della tua vita su un piatto d’argento… l’avevo capito quando hai rifiutato di salire a Milano, avevi il tuo piano, sei proprio miserabile… mi fai schifo… qui nella mia casa, sotto gli occhi di nostro figlio… ti strangolerei ma mi fai troppo pena… non vali niente, sei uno zero assoluto Tu devi essere impazzito… non ti riconosco…

    La prese per il mento e fissandola negli occhi Mettiti in ginocchio e ripeti –sono una puttana, sono nata puttana… trattami da puttana… me lo merito-… avanti in ginocchio… subito… ubbidisci una volta tanto… sono tuo marito… non mi riconosci ?? Lasciami stare… non ho fatto niente di male…

    Certo… niente di male… hai dato solo sfogo ai tuoi istinti… alle tue passioni… finalmente libera dal marito… in ginocchio ho detto perdio La prese per i capelli e la costrinse a mettersi in ginocchio, lei piangeva e singhiozzava come una capra Non ho tempo da perdere con una come te, se vieni subito a Milano con me e fai la moglie, ti perdono, altrimenti chiedo il divorzio e te la farò pagare finchè campi, una riposta subito, altrimenti è finita Lei, tra un singhiozzo e l’altro Lasciami stare… non potevo seguire le tue ambizioni professionali passivamente… ho le mie idee… ma non ho fatto niente… ti prego lasciami stare… Certo hai le tue idee… i tuoi piani amorosi… scusa se ho disturbato la tua nuova alcova, ma questa è casa mia e tu devi andare via subito, non sei degna, bugiarda e svergognata… hai rivelato la tua vera natura finalmente… se vieni con me ti pago… avrai tutti gli agi che vuoi… sarai la regina… ma devi decidere subito… non ho tempo ! Lei scosse la testa più volte, lui le sputò addosso, sui capelli, poi corse in bagno perché preso da un conato di vomito. Nel frattempo era rientrato Giorgio, dovettero interrompere quella discussione, con sollievo di Alessia. Il ragazzino aveva capito la drammaticità della situazione dalle lacrime della madre, e sentiva l’aria intrisa di parolacce, di bestemmie, così rimase in silenzio, arrossì perché ricordava di aver scatenato lui stesso quella tempesta, non volendo, senza rendersi conto di quanto odio stesse prendendo corpo tra il padre e la madre. Quella notte Agostino dormì sul divano, ed al figlio quell’atto sembrò la fine, anche perché si erano ammutoliti tutti e lui non aveva voglia di chiedere spiegazioni, nel timore di conoscere la dura realtà che si stava delineando. Il colmo della disperazione per moglie e marito si concretizzò l’indomani, domenica, quando si presentarono i vecchi genitori di Alessia, che si volevano congratulare con lui per il prestigioso incarico che gli era stato affidato a Milano, e lui, grottescamente, dovette fare buon viso a cattivo gioco, ringraziando e riferendo di trovarsi molto bene in quella nuova città. Non fece cenno del diverbio che c’era stato né della separazione imminente, tanto non serviva dare una pena a quei poveri vecchi così gentili e contenti. Giorgio si chiuse nella sua camera con il suo nuovo gioco elettronico che gli aveva portato il padre, per evitare di sbottare la verità davanti ai nonni.

    Il pranzo domenicale fu molto silenzioso, Alessia era indaffarata con le portate e stette poco a tavola, Agostino cercava le parole per rispondere alle cortesi domande di Arturo e Susanna, i suoceri molto premurosi verso di lui, che gli chiedevano come l’avevano accolto i colleghi, ed in quanto tempo sarebbe diventato direttore di filiale, non un accenno alla moglie sola con il ragazzino da crescere. Alla fine Ago volle fare un piccolo appunto, dicendo che la moglie era troppo testarda e che avrebbe voluto la sua presenza, lassù, a Milano, ma… non c’era verso.

    Certo, era figlia unica e Susanna se la voleva tenere stretta, quindi era comprensibile… poi qualche sacrificio bisogna pure farlo… se vuoi scalare le vette della carriera !

    Alessia non proferì parola, Giorgio guardava svogliatamente i piatti che gli venivano propinati, Ago sentiva aumentare un certo nervosismo che gli aveva tolto la fame, il sangue gli scorreva sempre più velocemente nelle vene, e prima che fosse scoppiato un altro attacco isterico, disse che sarebbe tornato a Milano appena pranzato, perché l’indomani lo aspettavano parecchie riunioni di lavoro, e doveva preparare un certo dossier.

    Salutò tutti caldamente, abbracciò il figlio che gli chiedeva quando l’avrebbe portato a San Siro, poi andò in cucina, dove Alessia trafficava con la frutta, si trattenne dal parlare, avrebbe detto solo sproloqui, si limitò a riderle in faccia, una risata sarcastica, pungente, velenosa, lei rispose con un sorriso di sfida, orgogliosa, come per dire Ok, va bene così .

    Abbracciò tutti, esclusa la moglie e partì per il nord, pieno di risentimento, di rabbia, impotente rispetto alla testardaggine della moglie, ma non era un capriccio il suo, lei amava un altro e stava escludendo il marito dalla sua vita, stava dimostrando carattere avendo preso una decisione drastica e rischiosa, lo stava mettendo alla porta, ma lo stava mettendo anche alla berlina, e non sarebbe tornata indietro, si era convinto di averla persa per sempre, in pochissimo tempo, il tempo di prendere un caffè a Milano.

    Mentre guidava veniva preso dai sensi di colpa, per averla umiliata fin troppo, per aver perso il controllo, ma era il meno che potesse fare di fronte a quella faccia tosta di donna sgualdrina, che l’aveva sorpreso e distrutto. Pensava che conoscere se stessi era difficile, finchè non ti succedeva qualcosa di grosso, ma tentare di conoscere le donne , era impossibile, ti prendevano alla sprovvista, vigliaccamente e… amen.

    Si sentiva come una piccola barca in un mare in tempesta, i remi erano volati, la vela strappata, era solo con il suo legno scricchiolante, non si vedevano né fari né terra ferma, solo acqua minacciosa, stava affondando! Doveva reagire, ma perché quando pensi di avere tutte le risposte, la vita, inopinatamente, ti cambia le domande ? Se lo chiedeva a voce alta, vibrando colpi sul volante, bestemmiando e imprecando contro quella donna, la donna della sua vita. O forse era stato lui l’ottuso che, godendo della beatitudine di un rapporto consolidato nel tempo, non si era accorto del sottile logoramento che stava insidiando l’amore, già fiacco, della moglie, e che l’avesse portata a ribellarsi in quel modo, puntando i piedi, per realizzare suo sogno, forse covato da tempo, come se stesse prendendo un treno in corsa, forse l’ultimo, che la portava verso la felicità vera, riacciuffando un amore giovanile, forse mai sopito.

    Agostino alternava pensieri bellicosi ad altri più comprensivi, momenti di sconforto e accenni di euforia. Forse la moglie voleva riprendersi la sua libertà di decidere, di amare a modo suo, dopo quindici anni di matrimonio e due di fidanzamento, e lui glielo poteva impedire, o doveva assecondarla e abbandonare tutta la famiglia, senza farle violenza, perché la ferita era grande? Ma questo significava essere liberali, aperti alle istanze altrui, o forse mascherava il suo fallimento, come marito ed anche come padre ?

    Si era illuso di avere un certo ascendente sulla moglie, una grande autorevolezza, di poterla governare a suo piacimento, perché era convinto che il suo amore le fosse entrato dentro fino al midollo, fino alla coscienza ed all’incoscienza. Invece quell’amore era rimbalzato, s’era ribellato, come mai aveva fatto prima, e cercava un suo spazio, un suo obiettivo preciso.

    Si sarebbero separati, che bella prospettiva !! Che bella soluzione ! Quale fallimento ! Quel fallimento era tutto suo, perché la moglie se la stava godendo! Lui sconfitto e castigato !

    Gli ci voleva un’altra vita per dimenticare quella delusione, quello strazio, per ricominciare da capo, per ricominciare dallo zero, e di chi si sarebbe potuto fidare?

    Ma non poteva piangere sulla propria storia, sugli errori, doveva prendere atto e cambiare rotta, velocemente, prima che la paranoia gli avesse impedito di procedere spedito con il suo nuovo lavoro, impegnativo più del previsto.

    In quel marasma, l’unico vantaggio che riusciva ad intravedere, era la sua completa libertà riconquistata, un grande spazio vuoto, una pagina bianca, che avrebbe potuto riempire in mille modi, senza reticenze, senza più rimorsi, senza vergogna, in piena autonomia, era di nuovo single, a tutti gli effetti, e avrebbe potuto sguazzare in un mare completamente nuovo, di cui non conosceva le profondità, ma il rischio era uno stimolo in più per tentare di rifarsi una nuova vita.

    Per qualche giorno stette lontano da tutte le tentazioni femminili, evitava anche quelle del suo ufficio, gli sembravano tutte appestate, vipere velenose pronte a spruzzare veleno.

    Poi la sera non potè fare a meno di uscire, prima di cena, per combattere quella tensione nervosa ormai persistente, si incamminò lungo il viale alberato di corso Lodi, verso Porta Romana, lentamente, mentre fumava una sigaretta e respirava a pieni polmoni l’aria inquinata di quel viale, percorso giorno e notte da migliaia di auto e tram di tutti i tipi.

    Ricordava qualche volto e qualche donna che ripetutamente aveva visto passeggiare con i cagnolini, sembrava che tutta l’umanità avesse scelto la compagnia dei cani, anzichè delle persone forse perché solo loro sono fedeli e ti puoi fidare, non ti deludono e non ti mandano a quel paese, anche se li tratti male ! Quasi quasi avrebbe preso un cane anche lui, ma tenerlo in casa tutto il giorno mentre lui era fuori, gli sembrava una bestialità !

    Cercava qualche volto di donna che gli era impresso nella mente, per esempio quella famosa Ignota uno , molto pittoresca, ed eccola arrivare, nei pressi del Piazzale Lodi, con la schiena diritta e lo sguardo assorto, e Chocolat sempre al guinzaglio, la incrociò passandole vicino e facendo finta di guardare il cane, una scia di profumo lo inondò, era l’odore che preferiva, poi si fermò a guardarla da dietro, non era niente male, ma non riusciva a darle un’età precisa, con quei capelli corti e bianchi, poteva essere una nuova moda, e chissà se era una cliente della sua banca ?

    Fece qualche passo verso il Piazzale Lodi, respirò per bene, era l’ora di punta ed il frastuono era pesante, girò i tacchi e si domandò se non fosse stato il caso di accennare ad un saluto, se l’avesse incrociata di nuovo, come si usava dalle parti sue, quando ci si incontrava più volte, anche senza conoscersi personalmente, era una forma di cortesia antica e simpatica, ma chissà come l’avrebbe presa, lui era pur sempre un funzionario di banca e tenere le distanze era il suo mestiere, ma aveva imparato a dare del tu a tutti, contagiato dall’ambiente, e questo gli dava coraggio per un cenno di saluto, come di rispetto, oltreché di simpatica cortesia.

    Camminava e la cercava con lo sguardo dappertutto, lui era alto e non passava inosservato, spense la sigaretta schiacciandola sotto la scarpa, aguzzò bene lo sguardo ed accennò ad un sorriso di cortesia, la stava incrociando e la fissava sugli occhi, fece un leggero movimento della mano ed inchinò signorilmente il capo, spiando bene se lei avesse capito e se stesse ricambiando. Con la coda degli occhi vide che

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