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Accordo d'amore: Harmony Collezione
Accordo d'amore: Harmony Collezione
Accordo d'amore: Harmony Collezione
E-book133 pagine2 ore

Accordo d'amore: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Spesso i matrimoni combinati sono quelli che riescono meglio.

Sarebbe stato un matrimonio di convenienza e nient'altro. Questo è il primo pensiero di Sophie Cunningham quando il bello quanto altezzoso Antonio Rocha, marchese di Salazar, le propone le nozze. D'altronde a lei interessa solo potere continuare a stare con la piccola Lydia, la figlia di sua sorella e del fratello di Antonio.

Lui, il marchese di Salazar, che chiede la mano di una piccola intrigante per niente raffinata? Eppure non c'è altra soluzione se vuole rispettare le ultime volontà della cognata e far sì che la nipotina non cresca come una selvaggia. Ma è solo questo il motivo? Antonio, ogni volta che incrocia lo sguardo di quella donna, non può fare a meno di perdersi nel verde dei suoi occhi.

LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2014
ISBN9788858927342
Accordo d'amore: Harmony Collezione
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    Accordo d'amore - Lynne Graham

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Married By Arrangement

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2005 Lynne Graham

    Traduzione di Alfonsa Gucciardo

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-734-2

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Ma perché Belinda non ci ha detto l’anno scorso che aveva messo al mondo un figlio di Pablo?» chiese Antonio Rocha, marchese di Salazar, a sua nonna. Il suo viso era atteggiato a un lieve stupore, l’espressione era cupa.

    «La vedevamo a malapena quando tuo fratello era ancora vivo. Come puoi pensare che si sarebbe rivolta a noi, dopo che lui l’aveva lasciata?» rispose Doña Ernesta. I lineamenti aristocratici erano tesi.

    «Ho cercato diverse volte di incontrare Belinda, ma lei ha sempre trovato delle scuse. Alla fine mi ha detto chiaro e tondo che non aveva bisogno del nostro aiuto, anzi, non ci considerava nemmeno parenti.»

    «Si è comportata così per orgoglio. Immagino che Pablo non le abbia lasciato altro che quello. Ora che sappiamo che l’ha abbandonata quando era già incinta, il mio cuore è ancora più gonfio di dolore. Eppure, quando si sono sposati, ho davvero sperato che mio nipote mettesse la testa a posto» confessò la nobildonna.

    Antonio, che era un cinico inguaribile, non aveva nutrito nessuna speranza del genere. Del resto, suo fratello minore aveva spezzato i cuori dei suoi familiari molto prima di laurearsi, e prima ancora di seminare lo sconcerto nella loro ristretta cerchia di amici e conoscenti. Benché fosse nato fra gli agi e i privilegi dell’aristocrazia spagnola, fin dalla più giovane età Pablo sembrava attirare i guai.

    I suoi genitori non erano riusciti a esercitare alcun controllo su di lui. Pablo non aveva ancora compiuto vent’anni, e già aveva dissipato una fortuna e dilapidato il denaro che parenti e amici gli avevano prestato. Durante tutto quel periodo difficile, in molti avevano cercato di comprendere, correggere e risolvere i problemi di Pablo. Ma nessuno era riuscito ad aiutarlo veramente, perché, come pensava Antonio, Pablo aveva una vera passione per la trasgressione.

    Erano trascorsi tre anni da quando Pablo era tornato a casa per riallacciare i rapporti e per annunciare che avrebbe sposato la sua bellissima ragazza inglese. Felice per il ritorno del figliol prodigo, Doña Ernesta aveva insistito per organizzare un matrimonio in pompa magna e per donare ai novelli sposi una consistente somma di denaro. Ma il matrimonio era presto fallito, e Pablo era tornato in Spagna un anno prima. Poco dopo aveva perso la vita in un incidente stradale. Guidava in stato di ebbrezza.

    «Non mi capacito che Pablo ci abbia tenuto nascosta una simile informazione. E mi rattrista ancora di più che Belinda non si sia fidata abbastanza di noi, e non abbia voluto farci conoscere la piccola» si lamentò Doña Ernesta.

    «Ho già prenotato il volo per Londra, domattina» le disse Antonio, cercando di rassicurarla. Poi aggiunse: «Cerca di non lasciarti sopraffare dal dolore. Abbiamo fatto tutto il possibile per Pablo, e adesso faremo tutto quello che possiamo per sua figlia».

    Antonio aveva ricevuto solo quel pomeriggio una telefonata urgente dall’avvocato di famiglia, che aveva a sua volta ricevuto una telefonata dall’avvocato di Belinda. Antonio era rimasto sconvolto dalle notize che il legale gli comunicava.

    Belinda aveva dato alla luce una bambina, che ora aveva sei mesi. Poco dopo, era morta di polmonite. Per fortuna aveva fatto in tempo a nominare Antonio tutore legale della bambina

    La piccola era in quel momento affidata alle cure di Sophie, la sorella di Belinda. Quella notizia non lo rassicurò affatto, e Antonio si rallegrò di essere stato avvertito per tempo di quella situazione. Sophie era troppo giovane per prendersi cura di una neonata, e aveva uno stile di vita che mal si confaceva alle esigenze di una bambina piccola.

    Antonio aveva conosciuto Sophie al matrimonio di Pablo. Lei faceva da damigella d’onore alla sorella.

    Le due ragazze non avrebbero potuto essere più dissimili, e questo aveva completamente disorientato l’austera famiglia di Pablo.

    Mentre Belinda mostrava la sicurezza di sé e la dizione perfetta tipici della borghesia inglese, Sophie sembrava appartenere a una classe assai meno privilegiata. In effetti, l’inglese di Antonio era migliore di quello che parlava lei.

    Mentre ripensava a questi particolari, lo sguardo gli si velò. Il ricordo di Sophie, con i riccioli biondi che ricadevano sulle spalle, gli tornò improvvisamente alla memoria. Non possedeva la bellezza classica della sorella, ma di certo si faceva notare. Sembrava che tutti gli uomini al ricevimento avessero occhi solo per lei.

    Ma la fascinazione di Antonio era durata poco, ricordò lui con una smorfia di disgusto. L’attrazione per la bella damigella finì non appena Antonio si rese conto di quanto Sophie fosse facile alle avventure.

    Il mattino dopo il matrimonio l’aveva vista rientrare all’alba. Evidentemente aveva trascorso una notte di passione con qualcuno, visto che indossava ancora l’abito da damigella. Si era comportata né più né meno come quelle turiste che si recano in Spagna solo per rimorchiare quanti più giovanotti possibile.

    «Una bambina. La mia prima bisnipote. Lydia è un bel nome. Una bambina cambierà completamente la nostra vita al castillo» mormorò Doña Ernesta, mentre il viso severo le si addolciva in un sorriso.

    Antonio si trattenne a stento dall’obiettare che non ci teneva a esercitare la paternità così presto e in quel modo.

    Aveva compiuto da poco trent’anni, e non aveva nessuna intenzione di dare vita alla prossima generazione. I bambini non gli interessavano affatto. Se gli capitava di incontrarne durante le riunioni di famiglia, cercava di tenersi alla larga da loro. Era convinto che un bambino che strilla potesse fare tenerezza soltanto ai propri genitori, ma per tutti gli altri fosse solo motivo di fastidio e di disturbo.

    «Immagino di sì» acconsentì Antonio, asciutto, senza aggiungere ulteriori commenti.

    Aveva deciso che avrebbe sistemato la bambina nell’ala est del castello, poco frequentata, che aveva fatto risistemare alla svelta per poter accogliere la nuova ospite. Avrebbe assunto al più presto tutto il personale necessario per accudire la piccola.

    Non si vergognava di dire che la sua vita gli piaceva così com’era, e non intendeva cambiarla. Aveva dovuto lavorare duramente per rimediare ai danni che suo fratello aveva arrecato al patrimonio di famiglia.

    Mentre Pablo se la scialava in giro per il mondo, Antonio aveva dovuto lavorare diciotto ore al giorno. Non aveva potuto permettersi lussi o interessi personali. Ma ora aveva messo da parte abbastanza denaro da essere considerato milionario, e voleva godersi un’esistenza sofisticata, dalla vita sociale intensa e libera da legami di qualunque sorta.

    D’altra parte era consapevole che qualche cambiamento sarebbe stato necessario. Avrebbe dovuto assumersi personalmente la responsabilità della figlia di Pablo. Era suo dovere andare a prendere la piccola orfanella e riportarla in Spagna. Questo Antonio era disposto a farlo. La bambina era sangue del suo sangue, e lui l’avrebbe cresciuta come se fosse stata figlia sua.

    «Ovviamente ti dovrai sposare» mormorò la nonna.

    Antonio la guardò sconcertato. La donna sembrava concentrata sul ricamo.

    «Con tutto il rispetto, abuela, non credo che un simile sacrificio sia necessario» le rispose.

    «Un bambino ha bisogno di una mamma. Io sono troppo vecchia per fare da madre, e non puoi pretendere che una bambinaia sostituisca una presenza tanto importante. Tu viaggi molto, e soltanto una moglie potrebbe assicurare la continuità che un bambino piccolo richiede» gli fece presente Doña Ernesta.

    «Non mi occorre una moglie» insistette lui, facendosi serio.

    Doña Ernesta sorrise senza scomporsi. «In questo caso, non posso fare altro che esprimere tutta la mia ammirazione. Ovviamente hai già pensato a tutto...»

    «Ci ho pensato eccome!» sbottò Antonio.

    «E sei disposto a sacrificare tutto il tuo tempo libero per tua nipote? Avrà solo te su cui contare, quindi richiederà tutta la tua attenzione.»

    A questo, Antonio non aveva pensato. Lo sguardo gli si fece opaco. Non era molto entusiasta di un impegno così gravoso. Non riusciva a immaginarsi come un genitore sollecito e sempre presente. Il solo pensiero gli sembrava ridicolo. Dopotutto, lui era il Marqués

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