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Fino alla morte e oltre
Fino alla morte e oltre
Fino alla morte e oltre
E-book81 pagine1 ora

Fino alla morte e oltre

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Fantasy - racconto lungo (54 pagine) - Cosa puoi dare che sia più prezioso della tua vita?


“Fino alla morte e oltre” è il giuramento tradizionale del Leynlared, quello che presto dovrà pronunciare chi si è unito all’esercito del principe Amrod.

Ven, il giovane pastore, Adman, il figlio della locandiera, Vilaya, la strega coyranà e Doneld il falconiere, sono sopravvissuti insieme al principe alla guerra invernale e hanno ottenuto la prima, inaspettata vittoria. Ma è adesso, quando il peggio sembra essere passato, che il dubbio inizia a farsi strada. Qual è esattamente il prezzo dal pagare per inseguire un sogno? Che ne è stato delle loro famiglie? E di chi ci si può davvero fidare?

Per tutti è venuto il tempo di scoprire cosa significa votarsi a una causa “fino alla morte e oltre”.

Con questo racconto termina la prima parte delle Cronache delle Ley, iniziate con La spada di Emarana e proseguite con i racconti La luna delle foglie cadenti e Il posto della spada, tutti editi da Delos Digital nella collana Fantasy Tales. Gli stessi personaggi tornano nei racconti presenti nell’antologia La spada, il cuore e lo zaffiro, edita Wild Beard con la supervisione di Rill.


Antonella Mecenero vive col marito a Briga Novarese (No) dove insegna e collabora con l’Associazione Ecomuseo del Lago d’Orta. Ama correre lungo sentieri reali e immaginari dove trova spesso delle storie da raccontare. Il suo primo romanzo, La roccia nel cuore, un giallo ambientato sul Lago d’Orta, è stato pubblicato nel 2013 da Interlinea Edizioni. Ha poi pubblicato nella collana Baker Street Collection il romanzo apocrifo Sherlock Holmes e il mistero dell’uomo meccanico (Delos Books, 2014). Suoi racconti sono apparsi sul Giallo Mondadori, riviste (tra cui la Sherlock Magazine) e antologie come Delitti d’Acqua Dolce (Lampi di Stampa, 2012) e Giallo Lago (Eclissi Editrice, 2013).

LinguaItaliano
Data di uscita12 mag 2020
ISBN9788825412192
Fino alla morte e oltre

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    Anteprima del libro

    Fino alla morte e oltre - Antonella Mecenero

    9788825411911

    Prologo

    Durante una guerra il sole non dovrebbe mai sorgere. Le nubi dovrebbero sempre piangere i morti e i tuoni accompagnare il correre degli eserciti. Durante una guerra non dovrebbe mai arrivare la primavera. Una legge dovrebbe impedire agli uccelli di tornare e ai fiori di sbocciare.

    1

    Con ancora sulle mani il sangue delle prime uccisioni, non bisognerebbe pensare all’amore.

    Ma a cosa si poteva pensare, si chiedeva Ven, quando il sole faceva brillare i fiocchi rossi e i gusci verdi d’insetti tra i capelli scuri di Vilaya?

    Aveva le braccia nude appoggiate allo stipite della finestra aperta e il volto proteso verso il vento di primavera, lei che, ancora meno di lui, era abituata a dormire in un castello. Anche se il ritorno del sole non aveva ancora davvero scaldato il clima del nord, indossava solo una sottoveste attraverso cui Ven poteva spiare ogni curva del suo corpo.

    Il ragazzo avrebbe dovuto pensare ad altro. Alla stanza che occupava nel castello di Maret. Agli abiti che erano stati preparati per lui, adatti a un consigliere del leylord. Il solo valore della pelliccia argentea che bordava il mantello era forse pari a quello di tutti i greggi di suo padre. Alla spada che a breve si sarebbe assicurato alla vita, che aveva usato in battaglia, brandendola più o meno come se fosse una mazza, e con cui aveva ucciso due uomini. Nella sua mente, però, non c’era spazio che per la strega coyranà che quella notte aveva amato senza benedizioni e senza promesse.

    Gli avevano chiesto un giuramento, ma lui non aveva iniziato quella guerra per seguire l’erede del Leynlared, il ragazzo che per caso si era trovato a salvare, lui seguiva solo lei.

    2

    In una guerra iniziata con la testa dell’amante dell’erede del Leynlared fatta rotolare tra gli zoccoli del suo cavallo, non c’era da stupirsi che nel suo esercito si guardasse con indulgenza all’amore, anche a quello proibito. Quello che Adman vide uscire circospetto dall’alloggio del suo amico, infatti, era un soldato che si affrettava ad allacciarsi la casacca. Poco dopo e dalla stessa porta, sul retro delle stalle, uscì anche Doneld, impeccabile come sempre nei suoi vecchi abiti di taglio occidentale.

    – È facile la vita per te, qui – gli disse Adman, con un mezzo sorriso.

    L’altro lanciò un rapido sguardo nella direzione in cui si si era allontanato il soldato.

    – Sì. Come non lo era mai stata. Se devo farmi ammazzare, che almeno ne sia valsa la pena.

    La presa di Maret era stata una vittoria così facile da stupire lo stesso esercito di Amrod. Doneld, tuttavia, dall’alto dei suoi ventitré anni, mostrava una saggezza più vecchia, che non si faceva illusioni.

    – Fino a qua è stato un gioco, ben condotto, ma pur sempre un gioco – disse, infatti. – Amrod ha preso i suoi nemici di sorpresa, nascosto dall’inverno. Ma l’inverno adesso è finito e una battaglia in campo aperto, una vera battaglia, con il meglio dell’esercito del Leyler, è inevitabile. Noi siamo pochi e mal addestrati, possiamo anche avere al comando dei geni della strategia, ma se dovessi scommettere non lo farei su di noi.

    – E allora perché sei qui? – borbottò Adman che era già arrivato più o meno alla stessa conclusione.

    – Perché ne vale la pena – replicò Doneld, con un sorriso malizioso. Subito, però, tornò serio. – Non solo per me, intendo. Nobili, schiavi liberati e donne che combattono insieme. Anche se dovessimo morire tutti, cosa probabile, rimarrà il ricordo. Fino ad ora ho sprecato la mia vita, ma di questo ricordo vorrei fare parte, almeno nella misura in cui posso.

    Adman sospirò. Non era sicuro di capire fino in fondo il ragionamento dell’amico e, del resto, la prospettiva da cui lui guardava la situazione era diversa.

    – Sei pronto? – chiese.

    – Sì, vieni qui dietro, c’è tutto lo spazio per esercitarci – rispose Doneld, dando una pacca all’elsa della propria spada.

    Adman sospirò ancora.

    La prospettiva da cui aveva assistito alla battaglia per la conquista di Maret era stata dalle retrovie, dove si curavano i feriti, cosa che per altro aveva fatto con molto impaccio. Mentre Amrod, che aveva solo quattro lune più di lui e le spalle larghe la metà, guidava l’esercito con indosso un’armatura leggera, a lui il generale an’Parshi aveva intimato di non pensare neppure ad avvicinarsi ai combattimenti. Adman non aveva certo l’indole del guerriero, ma, dal momento che si trovava in una guerra, non gli sarebbe spiaciuto riuscire quanto meno a difendersi con la spada che si era trovato a portare.

    Dieci minuti di esercizi bastarono, però, a far capire ad Adman che, nonostante nell’esercito di Amrod Doneld si occupasse della salute degli animali e a volte di quella delle persone, con la spada ci sapeva fare. Non aveva lo stile fulmineo e eccentrico di Amrod, ma la solida competenza dei giovani nobili a cui è stata messa in mano una spada sin da che erano riusciti a muovere i primi passi. Una famigliarità che Adman non avrebbe mai raggiunto.

    Al terzo disarmo guardò con stizza la spada a terra, con ben poca voglia di raccoglierla.

    – Libera l’impugnatura, la terrai meglio – suggerì Doneld.

    Adman aveva messo una guaina di cuoio a coprire le gemme che ornavano l’elsa, perché l’arma non venisse riconosciuta. Anche così, era evidente che non era la spada che ci si aspettava dal figlio di una locandiera.

    – No – replicò.

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