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Il Paese Celtico: Il Paese Celtico, #2
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Il Paese Celtico: Il Paese Celtico, #2
E-book163 pagine2 ore

Il Paese Celtico: Il Paese Celtico, #2

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Info su questo ebook

Da quando è entrata a far parte di Avalonia, la scuola delle sacerdotesse di Avalon,
Lania ha cercato di adattarsi a questi viaggi tra Parigi e questa scuola femminista,
ma anche al suo nuovo apprendistato.
Lania studia i Misteri al femminile, e la pratica si confronta con gli insegnamenti
che riceve nella vita quotidiana.
Si possono applicare le conoscenze ancestrali a una società moderna che non è
compatibile con questa filosofia?
Riuscirà a mantenere un equilibrio tra spiritualità e normalità?

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita19 nov 2020
ISBN9781071513538
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    Anteprima del libro

    Il Paese Celtico - Delenn Harper

    Capitolo Primo

    Il Circolo era aperto, la lezione poteva iniziare. Niam ci chiese di sederci attorno a lei. Indossava il suo tartan scozzese come i suonatori di cornamuse, io me la rappresentai suonare la cornamusa e mi parve incongrua.


    All’improvviso un soldato apparve di fronte a noi: alto e imponente col suo strumento celtico assordante: un pezzo del suo tartan passava da sotto la spalla destra fin su quella sinistra dove era fermato con una spilla che creava un abile drappo ricadente sul braccio sinistro. Una fibula finemente cesellata con motivi tipici dell’arte celtica. Il modo d’indossare il tartan, le pieghe, l’elaborato drappeggio, ne indicavano il grado militare, che nell’esercito francese corrispondeva a un generale a cinque stelle. Eppure il Paese celtico non era in guerra da molto tempo.


    Adesso che le energie della stagione mi erano tornate in forze, fui in grado di riflettere. Niam, in guerra nella sua vita, chiamata dalla stagione all’azione, ce lo mostrava con i suoi abiti.

    Ringraziò il generale in kilt con un cenno della testa e lui lasciò la stanza senza fare rumore, mostrando all’eccellenza la sua padronanza della cornamusa.

    «Abbiamo appena superato il solstizio d’inverno», esordì con voce tonante, «il mondo sta cominciando a risvegliarsi e Imbolc è su di noi, la stagione passiva è alle spalle e l’azione è ora all’ordine del giorno. Non possiamo più nascondere, nasconderci o chiudere gli occhi fino al passaggio della tempesta. Siamo sul campo ragazze!

    Con questa stagione, sarete finalmente in grado di sperimentare le vostre abilità di guerriere! Ma vedremo tutto questo a tempo debito. Per il momento, in natura, il seme si sta preparando a dare alla luce la futura pianta. Come già insegnato, seguiamo le stagioni e la terra con i suoi i cambiamenti stagionali. Ma sapete cosa rappresenta la festa di Imbolc? Visto che stiamo celebrando Imbolc...»,


    Aggiunse, sorseggiando la sua tazza di tè.


    «Oimelg è l’arrivo della primavera e in questa stagione, celebriamo Bride», rispose Deirdre che padroneggiava perfettamente la festa Bride».


    Il suo accento irlandese diede un’altra intonazione al nome Imbolc, mi fece sorridere il rendermi conto della differenza di sonorità della stessa parola, arricchita o meno da un semplice modo di pronunciarla.


    «È ovvio», mi bisbigliò all’orecchio Tamara, «lei non ha alcun merito, è irlandese. Inoltre, sua madre è la direttrice della Scuola di Erin di Kildaire».

    Annuii vigorosamente per alleviare la mia ignoranza sulla Dama della stagione, aggiungendo che tutti sapevano che in Irlanda Bride si celebrava da sempre. Per darmi un contegno, ingurgitai in un sorso la mia tazza di tè che stava iniziando a raffreddarsi, mentre la direttrice continuava senza batter ciglio.


    «Ben detto Deirdre, perché Imbolc non è una celebrazione della primavera ma una festa per ricordare a tutti il suo arrivo ma, per favore, continua...»


    Deirdre, il cui nome non riuscivo mai pronunciare, guadagnando fiducia in lei, come una cacciatrice che mai lasciava andare la sua preda, continuò infervorandosi:

    «Non è difficile, Imbolc è la fine dell’inverno, l’ultimo colpo di coda del freddo prima dell’arrivo della primavera».


    «Sì, giusto, ma come si manifesta nella nostra vita?»


    Il silenzio dell’irlandese mi fece gongolare interiormente e ovviamente anche Tamara era esultante.

    Gairech rimase indifferente alle nostre gioie da scolarette e Niam riprese la lezione.


    «Nel pieno del mese di febbraio, Imbolc è il momento più difficile dell’anno».


    Febbraio a quella parola, un brivido mi percorse la schiena riportandomi immediatamente alla coscienza dei ricordi. Febbraio, detto in Bretagna il mese delle tempeste. Quella stagione fredda non annunciava nulla di buono.


    «Il periodo che va da Imbolc all’equinozio di primavera, il momento in cui il grano cresce, è propizio a suscitare in noi nuove aspirazioni che possono fiorire in primavera. Possiamo cogliere l’occasione per sfidare noi stesse, fare le nostre pulizie interiori, in modo che la Luce respinga le nostre tenebre. È tempo di passare dal buio dell’inverno, al verde dello slancio vitale della primavera, dalla necessaria putrefazione alla germinazione. Nella tradizione druidica, è tempo di affrontare i nostri problemi più oscuri, celebrare la nuova vita ancora non germinata, che presto uscirà dalla terra. Questo è il momento di guardare dentro lo specchio della nostra anima. Dopo aver subito la violenza passiva dell’inverno, riprendiamo energia con i primi raggi del sole e decidiamo di cambiare».


    Aveva scritto il verbo cambiare sulla lavagna chiedendocene il significato, poi, senza preoccuparsi del nostro silenzio, riprese.


    «Cambiare significa mettere fine a qualcosa e fare qualcos’altro. Terminare, morire. Quindi questa stagione è un periodo di transizione importante, perché prepara i semi in voi che non tarderanno a crescere in primavera. In questa stagione, vi ponete la domanda per sapere se vi autorizzate a cambiare perché state entrando nella fase della stagione della trasformazione. Sappiate che questa è sicuramente la stagione più dolorosa, perché l’obiettivo sarà quello di eliminare i demoni. Affronterete le paure e i demoni interiori?»

    Ci guardò e riprese:


    «Questa è la stagione dello scontro, della lotta contro l’Ombra. Sappiate, signorine, che in questa battaglia ci saranno vittime da entrambe le parti del campo. Interroghiamoci sulla natura della paura La paura, i demoni interiori o l’Ombra, sono la stessa cosa, il simbolo della nostra crescita interrotta, espressione di un potenziale insoddisfatto che inconsapevolmente ci boicotta. I nostri demoni interiori hanno delle caratteristiche essenziali e necessarie alla nostra personalità, ma quando ci invadono, perdiamo queste caratteristiche essenziali, perché agiscono contro di noi. Gli dei ci danno delle armi per affrontare il mondo. Sono le nostre proprie personalità, le nostre peculiarità individuali e la vita ci insegnerà come maneggiarle».


    Il suo viso si oscurò, ci voltò le spalle lasciando solo la sua voce a echeggiare nell’alula.


    «Sfortunatamente, la moderna società dominata dagli uomini, soffoca la nostra anima originale di combattente e da qui segue un circolo vizioso, distruttivo e senza fine, perché più spegniamo la nostra voce combattiva, per fonderci nella muffa sociale, meno ascoltiamo la nostra vera natura esprimersi. Fino al giorno in cui le nostre armi, un tempo doni degli dei per proteggerci, si rivolgono contro di noi. Ricordate che le energie devono fluire in una direzione o nell’altra quindi, se non usiamo le nostre qualità di guerriere, ci si scagliano addosso. L’energia non si accumula in un angolo in attesa di essere utilizzata o dimenticata. No, deve essere rilasciata in un modo o nell’altro. Allora che bisogna fare?»


    Non attese risposte.


    «Non sto dicendo che dobbiamo lanciare il grido di battaglia, o addirittura autodistruggersi se la situazione pare senza speranza, ma solo di renderci conto che ciò che prendiamo per carenze inabilitanti, sono semplicemente grandi qualità mal utilizzate o sconosciute. Lasciate che lo spieghi con lo stesso esempio: siamo tutte nate con una natura da guerriere, se così posso dire, l’obiettivo è proteggerci dal male. Oggi, la guerriera in noi, è spesso scoraggiata e soprattutto ridicolizzata.

    Questa repressione contro la nostra natura primaria, la interiorizziamo per cercare di essere come la società vuole che siamo. Vale a dire una donna indifesa. Questa forza innata e interiorizzata, può cambiare e rivolgersi contro di noi sotto forma di Demoni Interiori. Quando il nostro lato guerriero non trova mezzi di espressione appropriati per esprimersi nel mondo esterno, queste stesse armi intese a difenderci possono ribellarsi contro di noi e farci del male. In tale modo, non possiamo né vedere la verità, né agire in armonia con la Natura. Ricordatevi dalla stagione, ragazze. Guardate fuori»

    Ordinò, mostrandoci la finestra.

    «L’inverno è ancora lì, e noi entriamo nell’oscurità accecante della Grotta di Imbolc, siamo sempre nel Calderone della Dama d’Inverno. Solo quando abbiamo afferrato il nostro lato oscuro e l’abbiamo portato alla luce del giorno, possiamo iniziare a comprendere la vera natura delle situazioni in cui ci troviamo. Fin tanto che il nome della paura che ci domina rimane segreto, la sua vera natura, la sua identità sono protette e la paura permane padrona della situazione e quindi di voi».


    «Come possiamo riprendere ciò che ci appartiene?»

    Osai chiedere.


    «Con la capacità di identificare, nominare e integrare, riguadagnerete potere. Designare una persona, un oggetto o una situazione con il loro nome, è riconoscerli nella loro essenza. Scoprendo l’essenza delle cose si è in grado di entrare in relazione con loro. Questo confronto con il vostro io interiore, il lato più oscuro, il più sconosciuto di voi stesse, è in definitiva un dialogo e un’integrazione che deve essere positiva. L’ombra è una parte sconosciuta di voi, ma siete davvero voi. Non potete metterla da parte, dovete accettarla, quindi lottare per una progressiva integrazione di questi dati nel nuovo io, in modo che le forze dell’istinto, gli impulsi che non controllate, non esplodano in maniera distruttiva, ma possono gradualmente ritrovare il loro posto e il loro ruolo iniziale, che devono essere positivi.

    Quindi, con questo passo, il vecchio sé deve morire affinché il nuovo possa nascere. Questo passo è doloroso, perché implica la morte di una parte di noi stesse che gioca contro di noi, ma è la natura della trasformazione del sé.

    Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo prima di tutto accettare la diversità negli altri. Accettare la diversità negli altri, inizia accettando le nostre stesse paure senza rimprovero e senza sensi di colpa. Dobbiamo solo imparare a riconoscere ciò che c’è nella nostra zona d’ombra, ed è vero, è un passo difficile.

    Guardare i nostri difetti non è facile o piacevole. Questa è una battaglia e da brave guerriere quali siete, sapete di certo che per vincere un combattimento, bisogna conoscere l’habitat del nemico. Quindi chiedetevi dove si trova il demone interiore che state combattendo. Ricordate che la rabbia e l’ansia sono derivati della paura. Quindi, quando siete in ansia o spaventate, domandatevi: di cosa avete paura?»


    «Bisogna sempre individuare e conoscere il nemico», commentò Tamara mentre prendeva appunti.


    «In effetti, Tamara, oltre ad essere una domanda liberatrice, individua anche il nemico. La paura è come la bruma o il buio, si diffonde ovunque ingannandoci sulle forme. Una volta che sapete cosa vi spaventa, riprendete l’energia investita in quel timore. Ciò consente di separare la paura della notte oscura dall’ignoto, di rompere finalmente lo stallo in cui risiedono tutte le paure.

    Ricordate, la paura si moltiplica nell’anonimato, nel non detto. Questo è il motivo per cui deve essere nominata. Quando puoi nominarla inizia a ridursi. Localizzare e nominare il nemico, il Demone Interiore, è già un grande passo. Il successivo è di

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