Come il miele sugli spiedini
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Anteprima del libro
Come il miele sugli spiedini - Elisa Vagnarelli
COME IL MIELE SUGLI SPIEDINI
di Elisa Vagnarelli
Prima edizione: novembre 2019
Tutti i diritti riservati 2019 @BERTONI EDITORE
Via Giuseppe Di Vittorio, 104 - 06073 Chiugiana
Bertoni Editore
www.bertonieditore.com
info@bertonieditore.com
È vietata la riproduzione anche parziale e con qualsiasi
mezzo effettuata, compresa la copia fotostatica se non autorizzata.
Elisa Vagnarelli
COME IL MIELE
SUGLI SPIEDINI
A mio marito Patryk,
per esserci sempre e comunque
Ai miei nipotini, Enea e Laura,
immaginandoci insieme
a leggere
I
A casa di nonno Tonio
«Per tutte le merende delle cinque!»
Nonno Tonio – Antonio all’anagrafe – indicò col ditone il tovagliolo di carta poggiato sopra il vecchio tavolo della cucina.
«Che ti ha fatto quel panino, che non lo hai degnato neppure di un boccone?»
Gli occhi di Pietro non poterono fare a meno di fissarsi su quelle due fette di pane traboccanti di salame.
«La tua povera nonna Franca sarebbe rabbrividita per l’orrore!», continuò Tonio imperterrito.
Seppur a fatica, con gli anni aveva imparato a non lasciarsi intenerire dallo sguardo dolce del nipote.
Qualcosa a cui, invece, probabilmente non sarebbe mai riuscito a fare l’abitudine erano i modi di suo figlio: tutte le volte che tornava a prendere Pietro dopo una lunga, faticosa giornata di lavoro e non tutto era andato secondo i piani
.
Tonio non osava immaginare cosa avrebbe potuto dire Luca, se gli avesse riconsegnato il bambino a stomaco vuoto.
«Cosa ti impedisce di dare un bel morso dei tuoi, me lo dici?»
Tonio si sistemò il berretto in testa, augurandosi che non fosse per via dell’apparecchio ai denti, se Pietro aveva rinunciato ad assaggiare il panino.
Quando il ditino del nipote si indirizzò verso la cesta di pomodori accanto al lavandino, gli si accese la lampadina.
Ci sono volte in cui due fette di pane stanno di gran lunga meglio con il pomodoro e con un bel goccio d’olio. Nonna Franca lo diceva sempre e, anzi, andava veramente orgogliosa del fatto che il nipotino adorasse la sua panzanella.
«Sai che c’è… ora che ci penso, ne preparo una fetta anche per me». Tonio tolse di nuovo il berretto e si mise all’opera con coltello e pomodori.
Quando la sua primissima panzanella fu pronta in tavola, Pietro sorrise di approvazione.
«È spaziale!» Riuscì a dire tra un boccone e l’altro. Nonno Tonio non trovò qualcosa da aggiungere, che potesse rendere ancora meglio l’idea. Un’altra cosa che Franca diceva spessissimo, infatti, era che il silenzio – a tavola – è il miglior complimento che si possa fare a un cuoco. E lui era veramente, ma veramente soddisfatto della sua panzanella! Non per vantarsi, però.
«La prossima volta ho intenzione di provare con un pizzico di origano, al posto del basilico. Che ne pensi?»
Riuscì appena in tempo a formulare la domanda. Le brecce del vialetto di casa fecero un rumore pazzesco sotto le ruote della macchina di Luca e un nuvolone di polvere bianca fu tutto ciò che, per qualche secondo, Tonio e Pietro riuscirono a vedere dalla finestra.
«Oppure, la prossima volta possiamo riprovare con un gigantesco panino al salame, o… con una bella fetta di pane e miele. Può piacerti l’idea?»
Franca riusciva a corromperlo spesso con il pane e miele, ma Tonio dovette ammettere tra sé di non averci proprio pensato prima.
«Ehilà, campione! Sei pronto per tornare a casa?». Luca si affacciò a malapena sulla porta, come se il pavimento fosse stato appena passato con lo straccio e fosse meglio non calpestare le mattonelle chiare.
Tonio lasciò che il figlio si schiarisse la voce con un leggerissimo, abituale colpo di tosse. Rimase a guardarlo in silenzio, mentre si allentava il nodo della cravatta – che era rimasto tiratissimo per tutto il giorno – e, sempre in silenzio, aspettò di vederlo giocherellare con le chiavi della macchina; un vizio innocente che si portava dietro sin da quando era più piccolo di Pietro. Il motivo per cui, a momenti, Tonio si pentiva di non aver dato retta alla moglie e di non aver assecondato il desiderio del figlio di prendere lezioni di musica. Luca adorava inventare ritmi.
E fu sull’onda del suo ennesimo, inedito, ritmato, tintinnio di chiavi, che osò sedurlo con un: «Caffè?». Quindi, senza nemmeno dargli il tempo di dire che andava di fretta e che la mamma di Pietro stava aspettando a casa per poter riavere con sé il figlioletto, aggiunse: «Ho già messo su la caffettiera, sarà pronto in un attimo!»
Non era vero, ma Luca fece finta di credergli e, abbandonando la sua borsa traboccante di scartoffie sul divano, prese una sedia per accomodarsi vicino a Pietro.
Quando l’odore del caffè bollente invase la stanza, Tonio si permise di allungargli anche il panino al salame che il nipotino non aveva voluto. Stentava a capire come si potessero mescolare bene il sapore del salame con il gusto del caffè, ma il suo Luca era strano anche per questo.
Luca era un grafico strapazzato dal lavoro che si stava avvicinando velocemente ai quaranta e uno di quegli uomini che, vattelapesca per quale ragione, adorava mescolare un po’ di tutto nelle proprie colazioni frettolose al bar.
«Come è andata la tua giornata?»
Tonio avrebbe voluto raccontargli di quanto si erano divertiti, con Pietro, a falciare l’erba del pratino e di come anche il buon vecchio Aron, nonostante gli acciacchi dell’età, fosse stato per loro una buona compagnia a quattro zampe e un severo controllore del loro lavoro, ma a Luca bastarono una sola parola e un tono di voce che lasciava intendere di non essere ben disposto alla conversazione, per far sì che Tonio rivedesse i propri piani e preferisse il silenzio a qualunque altra cosa. Stavolta, uno di quei silenzi negativi.
«Male!», disse Luca strappando letteralmente via dal collo la cravatta.
Quindi, abbandonando anche lui il panino al salame, scattò lontano dalla sedia e costrinse Pietro a fare altrettanto.
«La mamma ci sta aspettando e, sinceramente, non ho voglia di ascoltare un’altra volta le sue lamentele, perché ti riporto tardi a casa»
Tonio si sforzò di sorridere a Pietro, che però non ce la fece a ricambiare la cortesia.
Chissà perché i genitori sono sempre tanto nervosi l’uno con l’altro, quando c’è di mezzo un divorzio?
Per quanto la sua testolina si fosse sforzata di ragionarci su, Pietro faticava a comprendere le ragioni di tanto astio.
Insomma, se il babbo e la mamma litigavano sempre e si dicevano brutte cose, prima di decidere che ognuno sarebbe dovuto stare per conto proprio, allora – adesso che non vivevano più sotto lo stesso tetto già da un po’ – le cose sarebbero dovute andare meglio, o no?
Aveva perso il conto delle volte in cui si era ritrovato ad avere a che fare con quella domanda complicata e faticava a ricordare anche in quanti momenti avrebbe voluto poterne parlare con nonno Tonio. Almeno di una cosa era certo, però.
Pietro era felicissimo che nonna Franca fosse diventata un Angelo, prima che tutto andasse a catafascio. La nonna gli mancava tantissimo, ma sorrideva all’idea che fosse riuscita ad andarsene dal mondo