Una sorpresa per Joe: Harmony Collezione
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Sandra Marton
Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Una sorpresa per Joe - Sandra Marton
successivo.
1
Le donne a cui Joseph Romano aveva spezzato il cuore, e quelle che agognavano lo stesso destino, erano tutte concordi nel dire che era uno stupendo maschio dai capelli neri e gli occhi azzurri, attraente come nessuno, e selvatico come un felino.
I maghi della finanza, che lo guardavano diffidenti mentre ammassava denaro alla borsa di San Francisco, lo definivano freddo e irascibile allo stesso tempo. Lo descrivevano in modo molto più colorito, che non stupendo maschio.
La nonna di Joe, la cui adorazione per il nipote durava da trentadue anni senza vacillare, diceva a tutti quelli che erano disposti ad ascoltarla che suo nipote era bello come una divinità, buono come il pane e intelligentissimo. La nonna aveva portato con sé dal vecchio continente molte abitudini, come per esempio quella di non usare frasi del tipo più furbo di un diavolo, e quella di non dire a suo nipote quello che pensava di lui.
Joe adorava sua nonna. Al mondo non le erano rimasti che lei e suo fratello Matthew, per questo cercava di compiacerla il più possibile. Ma in quanto al matrimonio... be', non ci pensava proprio.
Joe aveva cercato di spiegare alla nonna il suo punto di vista al riguardo, quasi ogni ultimo venerdì del mese, dato che l'anziana donna lo invitata regolarmente a cena a casa sua.
Proprio la consueta cena con la nonna e la festa di addio al celibato di un amico con il quale giocava spesso a tennis erano state le ragioni per le quali era rientrato a San Francisco quel caldo pomeriggio di maggio. Oltretutto, la nonna gli aveva rammentato con una certa insistenza il loro abituale appuntamento, quasi temesse che se ne dimenticasse.
La donna lo accolse sul portico con un sorriso.
«Giuseppe, ragazzo mio! Entra, entra, la cena è pronta!» esclamò, abbracciandolo.
L'abbraccio era normale, la cosa strana era che la nonna lo avesse chiamato Giuseppe, con il suo nome tradotto in italiano.
La donna era arrivata negli Stati Uniti a sedici anni. Aveva un forte accento italiano, ma parlava un inglese perfetto. Usava l'italiano solo quando era molto nervosa.
In effetti, si comportava in modo strano, quella sera. Continuava a parlare senza interruzione, e lo faceva solo quando era agitata. Gli chiedeva del viaggio, e poi non gli dava il tempo di rispondere. Ricominciava a raccontargli quello che era successo a San Francisco e parlava senza riprendere fiato.
Maria Balducci!
Il pensiero lo colpì all'improvviso e gli fece rizzare i capelli in testa. L'ultima volta che aveva visto sua nonna in quello stato, la donna aveva cercato di farlo fidanzare con Maria Balducci, sua vicina di casa. Quando era arrivato per la cena, la nonna lo aveva accolto con lo stesso inusuale atteggiamento garrulo, parlando italiano.
Joe soffocò a stento l'impulso di appiattirsi conto il muro e controllare che nella stanza non ci fossero presenze estranee. Maria non c'era di sicuro...
«Siediti, siediti, Giuseppe. Prendi un po' di antipasto. Ti ho preparato il prosciutto, quello che piace a te. Poi c'è il provolone, la mortadella affettata sottile, come la preferisci tu...»
«Ci siamo solo tu e io?»
«Certo! Credi forse che abbia nascosto qualcuno nel ripostiglio?»
Joe si disse che tutto era possibile, con sua nonna, ma evitò i commenti ad alta voce. Spostò la sedia e si mise a tavola.
«Niente fidanzamenti, eh?» indagò ancora.
La nonna rise allegramente. «Fidanzamenti? Ma cosa ti viene in mente, Giuseppe? Mi hai già detto come la pensi. Non sei ancora pronto a sposare una brava ragazza italiana e a mettere su famiglia, anche se sai che io lo desidero tanto. Quindi è inutile che io tenti di trovarti una fidanzata.»
«Ti hanno mai detto che hai una dialettica eccezionale?» sbottò lui, alzando gli occhi al soffitto.
«Io sono solo una brava casalinga, e cucino bene. Mangia, adesso» ribatté la nonna, indicando il piatto degli antipasti.
«Va bene» si arrese Joe, servendosi una porzione abbondante.
«Allora, è buono?» gli chiese la nonna, dopo qualche momento di silenzio.
«Ottimo» rispose lui, mentre prendeva un'altra bruschetta dal piatto e contemporaneamente si riprometteva di correre un po' di più, l'indomani mattina. «Di che cosa si tratta, insomma?»
«Che cosa?»
«Avanti, nonna! Mi hai preparato tutti i miei piatti preferiti. Hai perfino cucinato i cavolfiori e le carote in modo che io non mi accorgessi nemmeno che li stavo mangiando. E poi continui a parlare in italiano e mi hai chiamato Giuseppe! Stai covando qualcosa.»
«Io non ti capisco, Giuseppe.»
I loro sguardi si incrociarono, quelli azzurri come il Mediterraneo di Joe, e quelli nerissimi della nonna. Lui sorrise, e lei arrossì.
«Va bene, allora sto covando qualcosa, come dici tu! Ma non c'entra niente con i fidanzamenti. Credimi Joseph, ci ho rinunciato completamente.»
Solo per educazione lui non le fece notare che la sua reazione era eccessiva. La nonna si era alzata da tavola ed era andata ai fornelli.
«Ci credo, che hai rinunciato. Allora, posso stare tranquillo? Non mi ritroverò tra capo e collo qualche signora con un vassoio di cannoli?»
La nonna si voltò di scatto. Aveva in mano la caffettiera fumante.
«No di certo. Lo so che preferisci le tue spugnette alle donne vere!»
Joe scoppiò a ridere. «Sciacquette, vuoi dire! Ma non sono sciacquette. Sono solo belle donne che apprezzano la mia compagnia, così come io apprezzo la loro.»
Con un sospiro la nonna mise la caffettiera sul tavolo. «Lunedì è il tuo compleanno» gli rammentò, mentre prendeva i piattini e le tazzine dalla credenza.
«Davvero?» fece lui.
«Sì. Compirai trentatré anni» dichiarò la nonna.
«Me n'ero dimenticato. Ora capisco il motivo di questa cena speciale!» esclamò Joe. Prese la mano della nonna e la baciò con affetto. «E io che credevo che stessi macchinando qualcosa... Spero che mi perdonerai, se sono stato tanto sospettoso.»
«Sono tua nonna. Certo che ti perdono. Ma la cena non è il tuo regalo di compleanno» disse la donna, mentre versava il caffè.
«Ah, no?»
«No. Il trentatreesimo compleanno richiede qualcosa di più di una semplice cena in casa.»
«Questa non è una semplice cena, è un banchetto degli dei! Non voglio che tu spenda i tuoi soldi per...»
«Tu e Matthew mi date più soldi di quanti riuscirei a spenderne in una vita intera. E poi, non mi è costato nulla.»
«Meglio così.»
«Comunque il regalo te lo faccio lo stesso, Giuseppe, figlio mio» concluse la nonna, con un gran sorriso soddisfatto.
L'espressione di Joe si fece guardinga. Se fosse stato a una riunione d'affari, avrebbe preso la faccenda di petto e avrebbe intimato all'interlocutore di piantarla con quelle sciocchezze. Ma quella non era una riunione d'affari, e la persona che gli stava di fronte non era un mediatore con un vestito gessato. Era sua nonna, e lui le voleva bene. Perciò rimase seduto composto e la guardò severo.
«D'accordo, dimmi tutto» la esortò con calma.
«Che cosa ti devo dire?»
«Stai cercando di prendermi per i fondelli.»
«Fondelli? E che cosa sono?» si stupì la donna.
«Vuol dire che stai cercando di persuadermi a fare qualcosa che non voglio fare.»
«Come ti viene in mente una cosa del genere, Giuseppe?»
«Come mi viene in mente?»
«Sì, come ti viene in mente?»
«Maria Balducci.»
«Santo cielo, ancora quella storia! Davvero, Giuseppe, ti ho detto...»
«Era febbraio, nevicava. Sono venuto a cena, e tu mi hai corrotto con carne alla pizzaiola, scampi, e...»
«Come sarebbe a dire, ti ho corrotto? Non ti ho certo obbligato a mangiarla!»
Joseph ripiegò il tovagliolo e lo mise sul tavolo. «Sai benissimo di che cosa sto parlando, nonna. Sei la peggior sensale di tutta North Beach. Prima mi hai stordito con tutto quel cibo, e poi hai tirato fuori l'artiglieria...»
«Avevo appena servito il caffè, se ben ricordo.»
«Sì, e poi hai fatto uscire Miss Italia 1943!»
«La signora Balducci ha la tua stessa età, Giuseppe» ricordò la nonna.
«Ma era vestita tutta di nero!»
«Per forza, è vedova.»
«E ha delle sopracciglia alla Breznev...»
«A quello si rimedia con una pinzetta.»
«E il pelo sul mento? Si estirpa anche quello con una pinzetta?» insistette lui, sforzandosi di non ridere.
«Ecco qual è il tuo problema, Giuseppe! Non ti va mai bene niente» si lamentò la nonna. «Ricordo quella volta che ti ho presentato Anna Carbone...»
«Chi, la marmocchia che abbiamo incontrato a quel festival l'estate scorsa?» gemette lui, incredulo.
«Non era combinato, quella volta! Io ti ho solo chiesto di accompagnarmi, e Anna era là! E non era una pastrocchia!»
«Ho detto marmocchia. È un miracolo che non avesse l'apparecchio ai denti.»
«Aveva vent'anni, l'estate scorsa. Ma ho forse protestato, quando tu hai detto che era troppo giovane?»
«No, non hai protestato. Hai solo aspettato un po', e poi mi hai presentato la signora Sopracciglioni.»
«A dire il vero, non avevo mai fatto caso alle sue sopracciglia. Me ne sono accorta quella sera per la prima volta.»
«Sì, te ne sei resa conto quando la signora si è presentata alla tua porta con il dolce!»
«E il pelo sul mento.»
Joe e la nonna si guardarono, e sorrisero. Lui sospirò e la abbracciò.
«D'accordo, vediamo di che si tratta.»
«Che cosa?»
«Voglio sapere qual è il regalo per il mio compleanno, e voglio sapere anche perché ti stai sforzando tanto di rabbonirmi in anticipo. Forse il dolce lo porta qualche signorina?»
La nonna fece una smorfia, aprì il frigorifero e prese una vaschetta di gelato.
«Eccolo qua, il tuo dolce. Non arriva dal portico!»
Joe sorrise e sedette di nuovo a tavola. «Gelato fatto in casa? Nonna, tu mi vuoi viziare!»
La nonna sorrise.
Aspettò che ne mettesse in bocca una cucchiaiata, poi gli chiese: «Allora, è buono?».
«Ottimo, il migliore che tu abbia mai preparato.»
«Sono contenta che ti piaccia, ma non l'ho fatto io» ammise la donna.
«Come, no? Nemmeno da Carbone si trova del gelato