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Manuale di autodifesa verbale
Manuale di autodifesa verbale
Manuale di autodifesa verbale
E-book310 pagine3 ore

Manuale di autodifesa verbale

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Info su questo ebook

Hai degli argomenti validi ma non riesci a esporli in modo efficace?
La dialettica non è proprio il tuo forte?
Ecco il manuale che fa per te!

Quante volte siamo rimasti senza parole di fronte a una situazione sconvolgente, una persona maleducata, un’accusa ingiusta o un capo arrogante? E quante volte abbiamo pensato: «Se potessi tornare indietro, ora saprei cosa dire»? Poi però, quando serve, le parole ci restano sempre sulla punta della lingua o ci muoiono in bocca per timidezza, per buona educazione, o semplicemente per mancanza di prontezza… Questo Manuale di autodifesa verbale vuole aiutarci in simili circostanze, e fornirci utili e preziosi strumenti per capire i nostri errori e interagire al meglio con gli altri nella vita di coppia e in famiglia, in ufficio e con gli amici. Attraverso l’esposizione dei concetti base della logica, della retorica e della psicologia, e dei principali errori di pensiero e ragionamento, Francesco Rende ci offre una serie di semplici esempi pratici, tratti dalla vita di tutti i giorni, dall’attualità e dalla storia della filosofia, per imparare a ragionare meglio e a rispondere agli altri in maniera efficace.
Francesco Rende
laureato in Filosofia e in Psicologia e dottore di ricerca in Bioetica, lavora come consulente e perito grafologo per il Tribunale Civile e Penale di Roma, come consulente di parte per privati e come traduttore per diverse case editrici. Con la Newton Compton ha pubblicato 101 modi per interpretare la tua scrittura e quella degli altri, Come la filosofia può salvarti la vita e Manuale di autodifesa verbale.
LinguaItaliano
Data di uscita11 nov 2014
ISBN9788854173651
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    Anteprima del libro

    Manuale di autodifesa verbale - Francesco Rende

    228

    Prima edizione ebook: novembre 2014

    © 2014 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-7365-1

    www.newtoncompton.com

    Edizione elettronica realizzata da Pachi Guarini per Studio Ti s.r.l., Roma

    Francesco Rende

    Manuale di autodifesa verbale

    Newton Compton editori

    Ai miei compagni di flame senza i quali non sarei mai diventato quel retore raffinato che attualmente sono: Guia Soncini, Claudio Mastroianni, Marco Beccaria, Luca Zeppegno, Luca Simonetti, Alessandro Caforio, Daniela Farnese, Jennifer Santoro, Gaetano Fabio Villari, Guglielmo Pizzinelli, Erik Boni e altri ancora (in rigoroso ordine casuale e non di decrescente fastidiosità percepita).

    Introduzione

    Le mie proposizioni illuminano così:

    Colui che mi comprende, infine le riconosce insensate,

    se è asceso per esse – su esse – oltre esse.

    (Egli deve, per così dire, gettar via la scala

    dopo essere asceso su essa).

    Egli deve trascendere queste proposizioni;

    è allora che egli vede rettamente il mondo.

    Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus¹

    Questo libro vi insegnerà ad argomentare e a contro-argomentare.

    Se la miglior difesa è l’attacco prima di difendervi dovete imparare ad attaccare. E solo in un momento successivo, come nella migliore tradizione dell’aikido, usare le argomentazioni del vostro avversario per ritorcergliele contro.

    Il primo capitolo sarà dedicato a un’introduzione alla logica, quella parte della filosofia che studia i procedimenti formali del ragionamento e che si occupa di distinguere le argomentazioni corrette da quelle scorrette. La logica ha una lunga tradizione che risale addirittura ad Aristotele e agli stoici, i quali avevano come noi un unico problema: vincere le dispute e polverizzare i loro avversarsi dialettici.

    Molto di ciò che sappiamo oggi di questa disciplina arriva direttamente dal III secolo a.C. quando i greci discutevano nell’agorà di politica e filosofia, nello stesso modo in cui noi ci accapigliamo oggi al bar dello sport o in un’assemblea di condominio. Ma per difendere le ragioni della propria squadra del cuore o quelle della signora del sesto piano sarà necessario in primo luogo conoscere i principi primi dell’argomentazione, che saranno esposti per sommi capi nel primo capitolo.

    Nel secondo parleremo invece delle fallacie. L’aggettivo fallace vuol dire illusorio, ingannevole², ma anche, riferito a un colore, […] che stinge facilmente. Le fallacie, di conseguenza, sono argomentazioni apparentemente valide ma tuttavia invalide. Per farle stingere, in modo tale che rivelino la loro vera natura, dobbiamo prima imparare a riconoscerle come tali. Il motivo per cui è importante sapere riconoscere una fallacia è che gli argomenti invalidi si insinuano con facilità nei nostri processi di pensiero, condizionano le nostre emozioni e i nostri comportamenti, e persino le nostre scelte politiche ed economiche. Buona parte della propaganda (sia per fini commerciali che elettorali) è costruita su argomenti invalidi che appaiono tuttavia ragionevoli. Le fallacie hanno infatti un enorme potere persuasivo, almeno fino a quando non vengono smascherate come tali.

    Se la logica si occupa degli argomenti validi la retorica, d’altra parte, se ne infischia. Letteralmente arte del dire o del parlar bene, non è interessata alla validità degli argomenti ma esclusivamente alla loro efficacia. Quello che per la logica è un sofisma per la retorica può costituire un’eccellente argomentazione, purché raggiunga il suo scopo: la persuasione. Se la logica è la nobile arte della scherma, la retorica è il meno nobile vale tudo, uno sport da combattimento in cui letteralmente vale tutto e sono permessi anche i colpi sotto la cintura. Imparare a duettare di fioretto è utile e necessario ma se l’avversario tira fuori la mazza chiodata dobbiamo imparare a schivarne i colpi. Anche a questo serve lo studio delle fallacie: a non farci prendere per il naso.

    Si è visto come ciò che è logico non necessariamente persuade e come ciò che persuade non necessariamente sia logico. Gli esseri umani sono in prima istanza psico-logici e solo in seconda istanza sensibili ai richiami del raziocinio.

    Il terzo capitolo parlerà quindi di psicologia e in particolare degli errori cognitivi sistematici, le distorsioni delle valutazioni causate dai pregiudizi. Gli errori cognitivi possono inficiare le nostre decisioni, produrre false credenze o sabotare le nostre azioni. Alla stregua di virus che infettano i nostri sistemi andranno quindi rimossi o rimessi in quarantena.

    Oltre a difenderci verbalmente dagli altri dobbiamo infatti imparare a difenderci da noi stessi. Per la maggior parte del tempo siamo infatti impegnati in quello che può sembrare un incessante monologo ma che a ben vedere è un dialogo che coinvolge due interlocutori. C’è un Sé che parla (e che tipicamente dice cose orribili su di noi) e un Sé che ascolta (e che tipicamente prende per buono ciò che l’altra parte dice).

    Ma noi stessi non siamo necessariamente una fonte attendibile di informazioni e se ci mettiamo delle idee sbagliate in testa saremo i primi a pagare per le nostre conclusioni. Dobbiamo quindi esaminare le argomentazioni che nascono all’interno della nostra scatola cranica con lo stesso piglio polemico con cui esaminiamo quelle dei nostri interlocutori. Se non è detto che i nostri avversari dialettici abbiano ragione non è neanche detto che le cose che ci diciamo noi stessi siano fondate. Iniziamo quindi dai fondamentali: cosa è la logica e di cosa si occupa?

    ____________________________________________

    ¹ Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914-1916, Einaudi, Torino 1998, p. 109.

    ² Questa e le successive definizioni sono tratte da http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/.

    Capitolo 1

    Logica

    1.1

    Cosa è la logica e di cosa si occupa

    La logica, per definizione, è «lo studio dei metodi e dei principi usati per distinguere i ragionamenti buoni (corretti) da quelli cattivi (scorretti)»³. I ragionamenti buoni sono quelli in cui vi è un nesso logico tra premesse e conclusioni, mentre i ragionamenti cattivi sono quelli in cui questo nesso non sussiste o è solo apparente. Parlare di ragionamenti buoni e cattivi, oltre che vagamente moralista può tuttavia apparire ambiguo, ed è per questo che i logici preferiscono parlare di ragionamenti validi o invalidi.

    Un argomento deduttivo è «valido quando le sue premesse, se vere, forniscono ragioni conclusive per la verità della sua conclusione»⁴. In un argomento deduttivo valido «la relazione tra premesse e conclusioni è tale che è assolutamente impossibile che le premesse siano vere a meno che la conclusione non sia anch’essa vera»⁵.

    Un argomento valido è quindi un argomento a cui non potete razionalmente opporvi (quelli che utilizza il vostro partner per farvi arrabbiare sono argomenti invalidi: su questo, ne converrete, non vi è alcun dubbio). L’argomento che dalla notte dei tempi viene utilizzato come esempio di argomento valido è il seguente: Socrate è un uomo. Tutti gli uomini sono mortali. Socrate è mortale. In questa argomentazione abbiamo due premesse: Socrate è un uomo e Tutti gli uomini sono mortali mentre la conclusione è che Socrate è mortale. L’argomento è chiaramente valido perché se le premesse sono vere (ed evidentemente lo sono) la conclusione deve essere vera (e infatti Socrate è morto). Immaginiamo ora di prendere l’argomento precedente e di rimescolarlo invertendo l’ordine di premesse e conclusioni: Socrate è un uomo. Socrate è mortale. Tutti gli uomini sono mortali. Ci rendiamo conto che l’argomentazione non funziona (è scorretta, invalida, cattiva, o come più vi pare e piace).

    Le due premesse continuano a essere vere (è infatti vero sia che Socrate è un uomo sia che Socrate è mortale) così come la conclusione (è difficile dubitare che Tutti gli uomini siano mortali). Ma il nesso logico che lega premesse e conclusioni viene meno: dal fatto che Socrate è sia un uomo che mortale, non discende infatti che tutti gli uomini siano mortali. Cosa c’entri tutto questo con l’autodifesa verbale è presto detto. Per difenderci verbalmente dobbiamo in primo luogo imparare a distinguere i ragionamenti corretti da quelli scorretti, sia i nostri che quelli degli altri. I ragionamenti scorretti degli altri ci nuocciono in tanti modi diversi, come ad esempio nel convincerci a fare cose che non vorremmo. Immaginiamo che il nostro partner ci dica: Se mi tradisci è perché non mi ami. Mi hai tradito. Quindi non mi ami. È importante sapere, a questo punto della discussione, che si tratta di un banale caso di modus ponendo ponens, un argomento riconducibile alla forma "Se x allora y. Ma x. Allora y". Siamo sicuri, in altri termini, che ci sia un nesso tra premesse e conclusioni?

    Per mostrare la validità di un argomento del genere bisognerebbe in primo luogo:

    a) Mostrare la verità della prima premessa. Dove sta scritto che Se mi tradisci è perché non mi ami? Ci sono tanti buoni motivi per tradire una persona. È possibile tradirla, ad esempio, perché si desidera una maggiore varietà sessuale. Anche se questa motivazione non dovesse piacere al vostro partner (ed è molto probabile, a mio avviso, che non gli piaccia) inficia comunque la verità della premessa in questione. Il controesempio rende infatti falsa la proposizione Se mi tradisci è perché non mi ami⁶, mostrando che sono possibili altre motivazioni.

    b) Mostrare la verità della seconda premessa. Dove sta scritto che Ti ho tradito?. Immaginiamo la peggiore delle ipotesi, ovvero che il vostro partner vi abbia colto in flagrante, e che le cose per voi inizino a mettersi male. Ma si tratta davvero di tradimento? Secondo il dizionario per tradire si intende ingannare qualcuno o violare un patto, venire meno a un obbligo vincolante, alla fede data⁷. Era stato fatto un qualche patto esplicito, l’obbligo era effettivamente vincolante, qualcuno è stato forse deliberatamente ingannato?

    Non è detto che funzioni (e anche in questo sono pronto a scommettere il contrario) ma in ogni caso fate tesoro dell’insegnamento: controllate sempre la verità delle premesse, perché da premesse false può seguire qualunque conclusione. Anche qualora doveste prenderle di santa ragione.

    c) Arrivati a questo punto se entrambe le premesse risultano vere non c’è purtroppo molto altro da fare. E questo perché l’argomento del tipo "Se x allora y. Ma x. Allora y è un argomento valido a prescindere dalle specifiche proposizioni che lo costituiscono, come si può verificare con un argomento dalla forma simile: Se piove allora mi bagno. Ma piove. Quindi mi bagno". Se le due premesse sono vere e se l’argomento è valido (e in questo caso lo è) allora la conclusione deve essere necessariamente vera. Ovviamente non è detto che le due premesse siano vere (dopotutto è sempre possibile indossare un impermeabile o camminare sotto un portico), ma qualora lo fossero la conclusione ne seguirebbe necessariamente. Lo stesso principio vale per gli argomenti invalidi: ciò che conta è la forma dell’argomentazione e non il suo specifico contenuto. Immaginiamo di prendere per buono l’argomento precedente (Se mi tradisci allora non mi ami) e di convenire con il nostro partner che è una plausibile generalizzazione. Immaginiamo che dopo il dito decida di prendersi anche il braccio e che tragga da questa premessa l’ulteriore conclusione: Poiché non mi hai tradito allora mi ami.

    Sembrerebbe tuttavia che ci sia qualcosa che non va. Assumiamo per amore di argomentazione che voi non l’abbiate tradito (ma anche questo sarebbe tutto da dimostrare), ma siamo proprio sicuri che questo implica necessariamente che lo amiate? Il partner sostiene di sì e sostiene anche che per questo motivo, poiché lo amate, dovrete convolare a giuste nozze. Le cose si mettono decisamente male per quanto vi riguarda ma per fortuna la logica può correre in vostro aiuto, prima che il danno sia irreparabile.

    Riesaminiamo il complesso dell’argomentazione con la dovuta attenzione. La prima premessa è se mi tradisci allora non mi ami e su questa avevamo detto, tutto sommato, di essere d’accordo. La seconda premessa è non mi hai tradito, e pure su questo facciamo finta di convenirne. Ma che dire della conclusione? Sembrerebbe proprio che non stia in piedi e ora vedremo precisamente il perché. L’argomento in questione può essere ridotto alla forma "Se x allora y. Ma non x. Quindi non y"⁸. In questo caso x = mi tradisci e y = non mi ami (quindi non y = mi ami). Ma questo è un noto argomento invalido, talmente noto che ha anche un nome ben preciso: fallacia della negazione dell’antecedente. Un argomento di questo tipo è quindi invalido, come possiamo dimostrare sostituendo x e y con altre proposizioni. Torniamo alla pioggia che ci bagna: Se piove allora mi bagno. Ma non piove. Quindi non mi bagno. Sarebbe bello che le cose stessero in questi termini ma la verità è che è possibile bagnarsi in tanti modi diversi: cadendo accidentalmente in un fiume, facendosi un bagno in piscina o semplicemente svuotandosi un secchio d’acqua gelata in testa (magari per lo sfizio di voler dimostrare cosa si debba intendere per argomentazione valida). Se vediamo qualcuno fradicio dalla testa ai piedi, nonostante il sole splenda alto nel cielo, viene spontaneo presumere che sia stato da poco in un luogo in cui pioveva a dirotto nonostante non ci sia alcuna necessità logica in tal senso⁹. Similmente se il partner vi trova a letto con l’amante premunitevi di ricordargli che forse sta commettendo l’errore logico noto come fallacia dell’affermazione del conseguente¹⁰. Probabilmente non servirà a nulla, ma nell’istante di smarrimento che ne seguirà potrete approfittarne per fuggire dalla finestra.

    ____________________________________________

    ³ Irving M. Copi – Carl Cohen, Introduzione alla logica, Il Mulino, Bologna 1997, p. 19.

    ⁴ Ivi, p. 71.

    Ibidem.

    ⁶ La premessa si può riformulare come segue. Se mi tradisci perché non mi ami è equivalente a Ogni tradimento sottende una mancanza di amore nei confronti della persona tradita. Ma questa è una proposizione del tipo "Tutti gli x sono y e per confutare una proposizione del genere è sufficiente un singolo contro-esempio. Ad esempio per rendere falsa l’affermazione secondo la quale Tutti gli uomini sono mortali è sufficiente mostrare l’esistenza di un singolo uomo immortale, così come per confutare la proposizione Tutti i cigni sono bianchi" è sufficiente mostrare l’esistenza di un singolo cigno nero. È quindi possibile confutare, a rigor di logica, la premessa in questione mostrando l’esempio di un tradimento in cui la persona tradita fosse comunque amata.

    ⁷ http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/T/tradire.shtml.

    ⁸ Per "non y, in logica, si intende, è falso che y". Poiché y = non mi ami, non y sarà uguale a è falso che non mi ami, ovvero (per doppia negazione) a mi ami.

    ⁹ Perché è lecito presumerlo? Perché nonostante l’argomentazione in questione sia invalida la mente umana non segue sempre i dettami della logica. Passare dalla premesse c’è puzza di bruciato alla conclusione qualcosa sta andando a fuoco può non essere corretto da un punto di vista logico (dopotutto possono esserci altre cause per la puzza di bruciato) ma sicuramente ha un senso evoluzionistico molto profondo: ci permette di salvare la pelle qualora ci sia veramente un incendio. La natura ha quindi preferito che errassimo per eccesso di prudenza piuttosto che per difetto. I professori di logica, dopotutto, non necessariamente vivono più a lungo.

    ¹⁰ La fallacia dell’affermazione del conseguente è esattamente speculare alla precedente: Se mi tradisci non mi ami. Ma non mi ami. Quindi mi tradisci. Ovviamente è possibile non amare qualcuno e non tradirlo comunque, per una varietà di ragioni. L’argomento corretto sarebbe invece il seguente, che viene chiamato modus tollens: Se mi tradisci non mi ami. Ma mi ami. Quindi non mi tradisci. Dalla negazione del conseguente segue quindi la negazione dell’antecedente, come è possibile verificare utilizzando tutti gli acquazzoni del caso: Se piove mi bagno. Non mi sono bagnato. Quindi non ha piovuto.

    1.2

    Induzione e deduzione, probabilità e certezza

    Abbiamo visto di cosa si occupa la logica (distinguere gli argomenti validi da quelli invalidi), cosa sono le premesse e le conclusioni (il punto di partenza e il punto di arrivo di un’argomentazione) e quando un’argomentazione può dirsi valida (quando le conclusioni seguono logicamente dalle premesse). In questo paragrafo analizzeremo la distinzione tra argomenti deduttivi e induttivi, e vedremo all’opera, nella pratica e non solo nell’astratto regno della logica, il funzionamento della mente umana.

    Gli argomenti deduttivi, come si è visto, sono quelli in cui «le premesse offrono ragioni conclusive per la sua conclusione»¹¹. Negli argomenti induttivi, al contrario, le premesse si limitano a fornire un «qualche sostegno» per la conclusione¹². Gli argomenti induttivi sono quindi più deboli e non possono essere validi o invalidi nello stesso senso in cui lo sono quelli deduttivi anche se «possono essere valutati come migliori o peggiori a seconda del grado di garanzia dato alle loro conclusioni dalle loro premesse. Così maggiore è la verosimiglianza o la probabilità che le sue premesse assegnano alla sua conclusione, maggiore è il valore di un argomento induttivo»¹³. Il regno degli argomenti deduttivi è quindi la certezza, mentre quello degli argomenti induttivi è la probabilità. Se riprendiamo l’esempio precedente (Socrate è un uomo. Tutti gli uomini sono mortali. Socrate è mortale) vediamo che non è assolutamente possibile che se le premesse sono vere allora la conclusione sia falsa: si tratta quindi di un argomento deduttivo. Il nesso che lega le premesse e le conclusioni negli argomenti deduttivi è di necessità logica, che è il grado più alto di certezza che si possa immaginare, quello tipico delle dimostrazioni geometriche e matematiche¹⁴.

    Nella maggior parte dei casi della vita reale, tuttavia, non abbiamo a che fare con argomenti del genere, ma con argomenti induttivi, la cui conclusione ha solo un valore probabilistico. Un esempio classico è il seguente: Questo cigno è bianco. Anche questo cigno è bianco. Tutti i cigni sono bianchi. La premessa, in questo caso, è che ci siamo imbattuti in una serie di esemplari bianchi e dopo l’ennesimo ne abbiamo tratto la conclusione (peraltro ragionevole) che tutti i cigni fossero bianchi. Ma è qui che iniziano i dolori.

    Perché si dà il caso che i cigni neri esistano. Il cigno nero (Cygnus atratus) fu scoperto da Willem de Vlamingh nel 1697 nel continente australiano ma era fino allora sconosciuto agli abitanti dell’emisfero boreale che avevano sempre dato per scontato che tutti i cigni fossero bianchi, non avendone mai visti di altra specie. Nonostante gli argomenti induttivi abbiano quindi solo un valore probabilistico (il cigno nero prima o poi capita) rappresentano, ciononostante, il mezzo principale attraverso il quale conosciamo il mondo. Ci scottiamo una volta con il fuoco e giungiamo alla conclusione che il fuoco bruci allo stesso modo in cui veniamo rifiutati una volta e saltiamo alla conclusione di non poter essere mai accettati (e magari di essere degni di rifiuto). La nostra mente è una continua fabbrica di argomenti induttivi, che trae continue generalizzazioni da dati di realtà spesso insufficienti.

    È questo precisamente il modo in cui nascono stereotipi e pregiudizi. Il controllore austriaco che ci chiede sgarbatamente il biglietto può farci saltare alla conclusione secondo la quale Tutti gli austriaci siano sgarbati (il che è del tutto improbabile, considerato che solo in Austria ci sono più di otto milioni di persone). Una proposizione del tipo Tutti gli austriaci sono sgarbati è infatti vera se e solo se tutti gli austriaci sono effettivamente sgarbati e per verificare una proposizione del genere dovremmo conoscerli tutti (ma nessuno di noi ha mai avuto, presumibilmente, l’occasione di farlo)¹⁵. Nonostante la logica ci dica una cosa a volte la psicologia ce ne dice un’altra. Il problema è che la nostra mente funziona secondo principi che rincorrono non la validità ma l’efficacia. Il motivo principale per cui siamo

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