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Scomparsa?: La serie dell'investigatore di Stoccolma, #1
Scomparsa?: La serie dell'investigatore di Stoccolma, #1
Scomparsa?: La serie dell'investigatore di Stoccolma, #1
E-book318 pagine4 ore

Scomparsa?: La serie dell'investigatore di Stoccolma, #1

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Info su questo ebook

Un giallo svedese. Un poliziesco ambientato in Svezia, dove una donna è scomparsa.

LinguaItaliano
Data di uscita18 lug 2020
ISBN9781071556528
Scomparsa?: La serie dell'investigatore di Stoccolma, #1

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    Anteprima del libro

    Scomparsa? - Christer Tholin

    Copyright © 2018 Christer Tholin

    Stoccolma, Svezia

    contact@christertholin.one

    www.christertholin.one

    ––––––––

    2nd edizione inglese 2018

    Redatta e parzialmente ritradotta da Doreen Zeitvogel

    Traduzione originale dal tedesco all’inglese

    di Dwight E. Langston

    ––––––––

    Titolo della versione originale tedesca:

    VERSCHWUNDEN?

    Pubblicata nel 2016

    Copertina di Anne Gebhardt

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro potrà essere riprodotta, archiviata o distribuita in nessuna forma e con nessun mezzo, incluso il formato elettronico, meccanico, stampato, fotocopiato, registrato, senza il previo consenso scritto da parte dell’editore, tranne nel caso di brevi citazioni nel contesto di articoli o recensioni, e altri usi non commerciali permessi dalla legge sul copyright. Chiunque compia qualsivoglia azione non autorizzata che riguarda questa pubblicazione può essere passibile di denuncia e reclami di diritti in sede civile.

    ISBN (mobi): 978-91-986358-0-5

    ISBN (epub): 978-91-986358-1-2

    ISBN (pdf): 978-91-986358-2-9

    ISBN (libro tascabile): 978-91-986358-3-6

    Questo libro è frutto di fantasia. Tutti i nomi, personaggi, luoghi, e accadimenti sono o il frutto dell’immaginazione dell’autore o utilizzati in maniera fittizia. Qualsiasi similitudine con eventi reali, luoghi, persone reali, siano esse vive o decedute, è puramente casuale.

    A mia moglie

    Indice

    Parte I

    Mercoledì, 16 settembre

    Sabato, 19 settembre

    Domenica, 20 settembre

    Lunedì, 21 settembre

    Martedì, 22 settembre

    Mercoledì, 23 settembre

    Giovedì, 24 settembre

    Venerdì, 25 settembre

    Sabato, 26 settembre

    Domenica, 27 settembre

    Lunedì, 28 settembre

    Parte II

    Lunedì, 16 novembre

    Martedì, 17 novembre

    Mercoledì, 18 novembre

    Giovedì, 19 novembre

    Sabato, 21 novembre

    Domenica, 22 novembre

    Lunedì, 23 novembre

    Sabato, 28 novembre

    Martedì, 1° dicembre

    Mercoledì, 2 dicembre

    Venerdì, 4 dicembre

    Epilogo

    Due mesi dopo

    Il vostro libro gratuito

    I miei ringraziamenti al lettore

    Note sull’autore

    SEGRETI?

    OMICIDIO?

    Il vostro libro gratuito

    Leggete il Prequel de La serie dell’Investigatore di Stoccolma

    Una breve crime story con protagonista Lars, uno degli investigatori privati di questa serie. In questo racconto è ancora impegnato nel ruolo di poliziotto.

    Insieme al collega Kalle, Lars è chiamato a dirigersi presso una casa a seguito della segnalazione di un litigio da parte dei vicini.

    Questo caso cambierà per sempre la sua carriera.

    Breve racconto in esclusiva per i lettori della Serie scaricabile da questo link:

    www.christertholin.one/free

    Parte I

    Mercoledì, 16 settembre

    1

    Ormai mancava poco. Forse ancora una mezz’ora di auto. Per qualche motivo il viaggio era durato più di quanto avesse immaginato. Aveva lasciato Berlino la sera e si era imbarcato sul traghetto notturno da Rostock a Trelleborg. La sua cabina con cuccetta era fornita dell’essenziale; la notte gli era sembrata breve. Il traghetto era giunto in Svezia esattamente alle sei di mattina, ma la strada da Trelleborg alla casa vacanze era risultata faticosa. Prima c’era il limite di 110 chilometri all’ora in autostrada. E poi non era tutta autostrada, ma anche tratti di strade locali dove a stento riuscì a raggiungere i 70 chilometri all’ora. In qualche modo finiva sempre per ritrovarsi alle spalle di qualche imponente camion carico di merci. Be’, era quasi finita. Almeno, la sua Audi sembrava fare le fusa: la strada appariva proprio adatta a lei.

    Martin aveva messo le indicazioni ricevute dal proprietario di casa sul sedile del passeggero a fianco. È molto facile da trovare. Deve soltanto seguire con attenzione i cartelli stradali, e cerchi di procedere estremamente piano verso la fine del tragitto in modo da non sbagliare a svoltare, così il proprietario aveva detto a Martin al momento della consegna delle chiavi a Berlino. Tutto ciò che poteva fare era sperare che le indicazioni fossero corrette e che fosse semplice seguirle, una volta lasciata la strada principale. Inizialmente, il GPS non riusciva nemmeno a trovare l’indirizzo.

    Per lo meno il paesaggio era magnifico con tanti boschi, parecchi prati di un verde lussureggiante e qualche lago. Di rado si incontravano dei paesi, e le case apparivano di tanto in tanto in mezzo alla natura, ed erano del tipico color rosso ruggine oppure colorate di giallo, o ancora di azzurro. Era il primo viaggio di Martin in Svezia, e la sua impressione iniziale confermò l’immagine che se ne era fatto nella mente: natura immacolata e tanta quiete. Era ciò di cui aveva bisogno, per pensare, soprattutto. Ciò significava schiarirsi le idee su come procedere d’ora in avanti.

    Era già passato più di un anno da quando Martin si era separato dalla moglie e dalla giovane figlia, Lara. Ma l’udienza di divorzio aveva avuto luogo soltanto tre settimane prima, e quella formalità l’aveva segnato più di quanto si aspettasse. Ora sarebbe stato firmato e convalidato, compresi i diritti di visita. Per di più sua moglie, anzi, la sua ex-moglie, era sul punto di risposarsi, il che non avrebbe reso la relazione con la figlia per nulla più semplice.

    Dopo l’incontro con il giudice, Martin si convinse che non era possibile andare avanti così. Aveva bisogno di una pausa per ritrovare la rotta. Fu allora che gli capitò di leggere una pubblicità che diceva: Casa vacanze nel sud della Svezia: vacanze in armonia con la natura. Ci pensò su per i due giorni successivi prima di chiamare e prenotare, che poi non era mai un problema in bassa stagione. Sì, e ora c’era quasi arrivato.

    Inizia a dirigerti verso Gulsten. Bene, così fece. La strada diventava sempre più stretta mentre si faceva tortuosa attraverso i boschi. Successivamente la vista si riaprì e scorse un paesino. Doveva trattarsi di Tensta, il più vicino centro commerciale.

    Appena prima di entrare in città Martin si accorse del cartello sul quale era scritto Koloniområde Öst-Tensta. Svoltò in quella strada, che era sì stretta ma ancora asfaltata. Dopo alcuni chilometri il panorama mutò. Ora non era più pianeggiante ma diventava a poco a poco in salita. Ancora una volta passò per i boschi, proprio come era stato indicato dal proprietario di casa. A quel punto avrebbe dovuto prendere la terza svolta a sinistra. Ma esattamente cosa intendeva con svolta, a questo punto? Di sicuro non quella minuscola strada che permetteva a malapena che passasse una macchina... o era quella? Va bene, ne aveva già passata una. E fin qui, c’era. La seconda svolta era discutibile. E così procedette, il che sfortunatamente significava che non era per niente ovvio dove avrebbe dovuto svoltare, e non era proprio così semplice come aveva detto il proprietario, nonostante Martin stesse guidando molto lentamente e controllando con grande attenzione ogni singolo bivio.

    Per un bel pezzo la strada attraversò i boschi, continuando a salire gradatamente. Alla fine, apparve un nuovo bivio. Svoltare a destra avrebbe condotto a Östergård, ma non c’era alcun cartello che indicasse una svolta a sinistra, solamente una mezza dozzina di cassette della posta. Quale scelta aveva? Girò a sinistra. Nel giro di cento metri finì la strada asfaltata, tuttavia la sterrata era del tutto percorribile e il terreno risultava persino livellato. Secondo le indicazioni, avrebbe dovuto prendere la seconda strada a destra. Con la speranza che qualcosa, qualsiasi cosa fosse, comparisse.

    Martin aveva percorso forse due chilometri quando giunse a uno slargo. Qui la strada si biforcava, con la svolta a destra che portava ad un’estremità dello slargo. Lì c’era una casa, di colore giallo. La raggiunse. C’era una Jeep posteggiata nel vialetto d’accesso e, sul cancello del giardino, un grosso cartello riportava Hjärtats plats. Martin fermò l’auto. Doveva forse suonare il campanello e attendere?

    Appena scese, Martin si rese conto che non c’era bisogno di suonare: c’era una donna intenta a lavorare in giardino sul lato destro della casa. Aveva alzato lo sguardo e si era appoggiata alla vanga. Sembrava avere la sua stessa età, indossava abiti da lavoro e portava i capelli biondi in una treccia.

    Chiedo scusa, signora, mi potrebbe cortesemente aiutare? Martin domandò in inglese. La donna raggiunse la recinzione e lo osservò con aria interrogativa. Aveva dei bellissimi occhi azzurri e la sua pelle era ricoperta di lentiggini. Minuscole gocce di sudore le imperlavano la fronte.

    Può anche parlare in tedesco con me, rispose con scioltezza.

    Oh, non immaginavo di avere un accento tanto forte.

    Non è per quello. Mi è caduto lo sguardo sulla targa.

    Ah, certo. Mi dispiace importunarla, ma non sono sicuro di aver percorso la strada giusta.

    Dove è diretto?

    Ho affittato una casa vacanze. Si chiama, uh... Diede un’occhiata al biglietto di carta. ...‘Solplats’ Si trova da queste parti?

    Solplats. Lo pronunciò come Sulplats. Sì, non dista molto da qua. Deve soltanto tornare indietro un po’ fino all’ultimo bivio, prendere l’altra strada, e infine girare a destra dopo aver percorso circa tre chilometri. E’ la terza o la quarta casa sulla destra, mi sembra. Non può sbagliare. Il nome è scritto a grandi lettere.

    Bene! Che sollievo. Non ero sicuro di aver imboccato la strada chiusa corretta. Da quanto leggo qui, si tratta della quarta casa. Ma grazie mille per il suo aiuto, e in tedesco per di più. Dove ha imparato a parlarlo così bene?

    Oh, grazie. Lavoro spesso con i tedeschi.

    No, sono io quello che deve ringraziare. Se mi capitasse di sbagliare ancora strada ci vedremo nuovo. Arrivederci!

    Sono certo che la troverà. Arrivederci! Aveva un piacevolissimo accento svedese.

    Martin salì in macchina e fece manovra per invertire il senso di marcia. Si salutarono con un cenno della mano e tornò indietro fino all’ultimo bivio per imboccare l’altra strada. Si ritrovò nuovamente diretto verso il bosco. Tutto funzionò con precisione meccanica da quel momento in avanti: prima la strada sulla destra, poi le tre case, rossa, blu e di nuovo rossa; infine la quarta casa, Solplats, anch’essa di colore rosso. Il nome era scritto a grandi lettere su un cartello di modeste dimensioni che era stato fissato a un palo davanti alla casa. Il proprietario gli aveva spiegato che il nome significava Posto al sole. E aveva un senso: la strada saliva per la collina, e la casa si trovava in uno spazio un po’ elevato sopra una radura. Da lì si godeva una vista spettacolare che partiva dai prati per arrivare fino a un piccolo lago.

    Di per sé la casa era piccola, di un solo piano con il tetto di colore quasi nero e finestre con infissi bianchi. Il giardino naturale era ricoperto dall’erba alta ed alcune rocce affioravano qua e là. Non c’era recinzione, almeno non su questo lato. Martin parcheggiò sul piccolo posto auto sul lato della casa. Era arrivato.

    Sabato, 19 settembre

    2

    Martin riscaldava le mani sulla tazza di caffè. I mattini sulla terrazza erano frizzantini, ma il panorama era da togliere il fiato. Il lago si trovava, calmo e immobile, tra le cime verdi degli alberi. Sulla sponda più vicina c’era un lungo prato che ospitava un branco di cervi. Ogni mattina Martin li osservava, e un giorno si accorse che c’erano anche parecchi maschi. Aveva fatto bene a portarsi il binocolo.

    La casa era arredata per offrire comfort e praticità e, per il momento, Martin si sentiva a proprio agio. Aveva passato i primi due giorni ad ambientarsi e a farsi un’idea dei dintorni, e ora poteva finalmente concedersi totalmente al relax e alle passeggiate. Si era già cimentato nel percorrere diversi sentieri, sebbene fosse raro trovare delle indicazioni, per cui aveva dovuto molta attenzione per evitare di perdersi. Il tempo si era mostrato un po’ capriccioso, ma tutto sommato si stava comunque divertendo. Questa zona era piuttosto desolata: non si trovava anima viva. Le stesse case confinanti apparivano vuote. Ma era un bene perché avrebbe avuto parecchio tempo per pensare.

    Una cosa per lui era già chiara: avrebbe mantenuto i contatti con la figlia e avrebbe usufruito al massimo del suo diritto di poterla incontrare. Quando era ancora a casa, aveva pensato di interrompere ogni contatto, per dare una possibilità alla nuova famiglia della moglie. Ma questa era stata una reazione impulsiva e soltanto adesso capiva che quella scelta gli avrebbe causato parecchie complicazioni. Inoltre, era convinto che la figlia non avrebbe mai potuto accettarlo. Era sicuramente molto più legata alla madre, ma anche il padre significava molto per lei.

    Martin non aveva nessuna intenzione di immischiarsi nella nuova relazione della ex moglie. L’aveva già fatto per quanto riguardava l’educazione della figlia, era stata la causa di parecchi litigi tra lui e la ex moglie. L’immagine degli uomini che sua moglie, anzi, ex-moglie, aveva trasmesso alla loro bambina di quattro anni era fin troppo negativa. Non tutti gli uomini sono sciovinisti, dopo tutto. Ma Martin non aveva più voglia di discuterne. Nel tempo a sua disposizione con la figlia avrebbe provato a trasmetterle un’immagine realistica di se stesso e questa, quantomeno, sarebbe stata un’immagine differente da quella disegnata dalla moglie. A dire il vero, non sarebbe comunque stato facile.

    ––––––––

    Oggi, l’intenzione di Martin era fare spese. Le provviste che aveva acquistato a un piccolo centro commerciale di Tensta il primo giorno erano già in esaurimento. Questo specifico supermercato era aperto ogni giorno, e gli piaceva il fatto di non doversi preoccupare di quale giorno della settimana fosse. Nel frattempo, si era abituato a percorrere la strada che passava per il bosco e giù per la collina, senza considerare il fatto che era assai raro che incontrasse altre automobili.

    Arrivato a Tensta Martin tirò dritto fino al centro commerciale, che si trovava sulla strada principale. C’era un ampio parcheggio che garantiva l’accesso diretto ai negozi, e che lo costeggiava formando una L. Il supermercato era sul lato corto della lettera.

    Martin prese un carrello e si avviò. Trovò l’offerta del supermercato un po’ limitata, escludendo la stupefacente gamma di latticini. Alla sua prima esperienza lì, aveva comprato del Filmjölk a causa della grossa mucca raffigurata sul cartone. Si era rivelato essere del latte fermentato, del quale Martin non era per nulla entusiasta e che non era per niente adatto a macchiare il caffè. Questa volta comprò del Mellanmjölk[1], sebbene non ci fosse raffigurata alcuna mucca sulla confezione. Il negozio aveva anche un’ampia selezione di pesce, per cui Martin prese alcuni barattoli di aringa in diverse salse e li depositò nel carrello.

    Alla cassa, la donna sola davanti a lui era impegnata in una discussione con la cassiera. Martin la riconobbe. Era la signora gentile che gli aveva indicato la strada per raggiungere la casa. Sembrava che avesse un problema con la carta di credito. Dato che lei non l’aveva notato, fu lui che si rivolse a lei.

    Chiedo scusa, posso essere di aiuto?

    La donna si voltò e lo guardò. Aveva un’espressione seria sul viso, ma le rughe sulla sua fronte si trasformarono presto in un sorriso dopo averlo riconosciuto.

    Oh, è lei! Buongiorno! Sì, il lettore non riconosce la mia carta, e con me non ho portato abbastanza contante.

    Sarei lieto di aiutarla. Quanto le serve?

    Oh, è così gentile da parte sua e al più presto glieli restituirò. Non è molto, soltanto duecentosessanta corone.

    Ah, non è un problema. Ho abbastanza soldi. Per fortuna si era portato parecchio contante dal momento che non si era immaginato che avrebbe potuto pagare con la carta ovunque andasse.

    La bionda vicina di casa di Martin spiegò la situazione alla cassiera, ed entrambe le donne apparvero sollevate. Mentre Martin consegnava i soldi all’attraente vicina, le loro dita si sfiorarono. Quel breve contatto gli fece provare un brivido lungo la schiena. Rimase immobile, incapace di fare altro se non fissarla. Dopo alcuni secondi lunghi quanto minuti riuscì a riprendersi per pagare i suoi acquisti. La donna aveva notato la sua reazione?

    Dopo aver riposto gli acquisti nei sacchetti di plastica si avviarono insieme verso l’uscita.

    Sono veramente grata del fatto che mi abbia aiutata, disse lei, e senza sapere neanche nulla di me.

    Non è un problema. Quanto meno, ho avuto la possibilità di sdebitarmi per l’aiuto ricevuto la volta scorsa.

    E’ molto gentile. Gli occhi azzurri della donna brillavano. So come fare! Preleverò del contante usando un’altra carta, e poi sarò in grado di invitarla da me per un caffè domani. Le andrebbe bene? Le restituirò quindi i soldi. Che ne pensa?

    Ne sarei felice. Per che ora dovrò presentarmi?

    Verso le tre. Pensa di essere in grado di trovare la strada per casa mia?

    Oh sì, sono certo. Ci sono già passato vicino in macchina diverse volte.

    Benissimo, allora ci vediamo domani. Non vedo l’ora!

    Anch’io.

    A proposito, mi chiamo Liv.

    Martin.

    "Molto bene. In Svezia diciamo hejdå per dire arrivederci".

    Heydoh. Martin provò a ripetere.

    Non male per essere il primo tentativo. Hejdå!

    Si avviarono in direzioni diverse mentre tornavano alle rispettive auto. Martin si girò ad osservare Liv. Era una donna attraente anche vista da dietro.

    Adesso sulla via di casa, Martin rifletteva sul loro incontro casuale. Non vedeva l’ora che arrivasse il momento del loro incontro e di passare del tempo con un’altra persona. Si sentiva un po’ solo, dopotutto, senza nessuno nella sua casetta. Inoltre, la trovava interessante. Si chiese se vivesse da sola.

    ––––––––

    La giornata trascorse rapidamente. Martin aveva passato il pomeriggio nei boschi, restandoci un po’ più del previsto per aver provato a percorrere per un nuovo sentiero ed essersi perso. Poi, per peggiorare le cose, cominciò a piovere a dirotto a tal punto che tornò a casa fradicio ed esausto. Ma dopo una doccia calda si sentiva già meglio.

    Per cena si cucinò del pesce e si concedette una bottiglia di vino. I suoi pensieri tornarono ancora una volta alla figlia. Gli mancava, e in quel momento, si dispiaceva seriamente di essere arrivato fino a quel punto. Forse si era occupato soltanto di rendere felice se stesso. C’era forse qualcosa che avrebbe potuto fare per salvare il suo matrimonio?

    A un certo punto Martin finalmente smise di scendere a compromessi, e scelse di ignorare le continue lamentele della moglie per quanto possibile. Sì, va bene, se fosse stato onesto lo si sarebbe potuto probabilmente vedere come sciovinistico. Per il breve tempo durante il quale era rimasto a casa, si era occupato esclusivamente della figlia, o diversamente, si era concentrato sul suo lavoro. Lui insieme a un collega aveva avviato uno studio legale, e questo lo portava ad avere tantissimo lavoro, specialmente nel corso del primo anno. La sua indifferenza aveva fatto infuriare la moglie e dato luogo a tantissimi battibecchi, persino per futili motivi. E così, Martin si immerse ancora di più nel suo lavoro.

    Successivamente la moglie conobbe Gerhard, e per Martin divenne impossibile impedire la fine del matrimonio. Non che ci avesse provato poi più di tanto. In qualche modo, non si era nemmeno preoccupato perché non si immaginava che la moglie avrebbe spinto la cosa fino al punto di divorzio. Ma lei lo aveva fatto, e anche in fretta.

    Ebbene, ora si trovava lì. Un altro sorso di vino e sarebbe stato pronto a tuffarsi nel letto.

    Domenica, 20 settembre

    3

    Il motore non fece neanche in tempo a riscaldarsi nel breve tratto di strada che portava alla casa della sua vicina Liv, ma Martin non aveva nessuna voglia di andarci a piedi. Pioveva ancora e la strada era fangosa.

    Martin non vedeva l’ora di incontrare nuovamente Liv. Era una donna interessante ed attraente. Pensava alla sensazione che aveva provato al supermarket il giorno precedente, e si domandava se anche oggi avrebbe provato una sensazione simile, nel momento in cui si sarebbero dati una stretta di mano, per esempio.

    Parcheggiò l’auto sul lato della strada, nello stesso punto dove si era fermato la volta precedente. Mentre scendeva dalla macchina, prese su la confezione la confezione di biscotti che aveva appoggiato sul sedile del passeggero di fianco a lui. Non era il più originale dei regali, ma non aveva avuto nessuna voglia di fare un viaggio in più fino al paese per comprare dei fiori. Salì quindi i tre gradini che portavano alla porta d’ingresso. Non c’era un campanello ma soltanto un largo anello che aveva la funzione di batacchio della porta, che ora lui stava utilizzando. Nessuna risposta. Dopo aver atteso per un po’ di tempo riprovò, questa volta battendo un po’ più forte. Niente. Ci riprovò altre tre volte, con una certa forza. Il suono prodotto era certamente abbastanza forte. Tuttavia nulla all’interno si mosse. Martin si guardò intorno. La Jeep era parcheggiata nel vialetto di accesso e, a vista d’occhio, non c’era nessun’altra casa, per cui non era possibile che fosse andata da qualche vicino. Forse stava facendo la doccia? Fece un nuovo tentativo gridando C’è qualcuno? Nulla.

    Martin andò presso la Jeep. Chiusa. Il cofano era freddo. Girò attorno alla casa. Sul retro c’era una terrazza coperta solo a metà, con un tavolo e alcune sedie da giardino. Era tutto deserto. Andò fino alla porta della terrazza e sbirciò attraverso il vetro. All’interno c’era un piccolo tavolo da pranzo, con a lato una sedia ribaltata. C’era qualcosa che non quadrava lì dentro. Bussò sul vetro e provò nuovamente a gridare. La porta si spostò di poco verso l’interno: era aperta. Martin la spinse avanti ancora un po’ e con qualche esitazione si decise ad entrare. Gridò ancora una volta, sebbene a questo punto non si attendesse più di ricevere una risposta.

    Ad eccezione della sedia ribaltata, ogni cosa aveva il suo aspetto normale: una salotto e una sala da pranzo arredati in maniera funzionale. Si avventurò oltre all’interno della casa. La porta successive era quella della cucina, dove tutto era lindo e ordinato. Non vide nulla che potesse far pensare alla preparazione del caffè, e la macchina del caffè era pulita. Forse Liv si era dimenticata dell’appuntamento? Oppure si erano capiti male?

    Martin si sentiva ora a disagio nel muoversi all’interno della casa senza uno specifico invito, e stava valutando se fosse il caso di andarsene quando decise di guardare in cima al guardaroba nel corridoio. Lì c’erano la chiave dell’auto e anche il telefono cellulare, che era acceso. Senza questi non si sarebbe assentata a lungo, no?

    La chiave della porta era stata inserita nella serratura dall’interno. Martin provò a farla girare e si accorse che la porta, analogamente, era stata chiusa dall’interno. Ciò significava che Liv si era allontanata dalla casa passando per la terrazza. Era andata a casa di qualche vicino che viveva un po’ più in là? In pratica non c’era altra spiegazione. O magari le era successo qualcosa, era caduta da una scala o

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