Contratto milionario (eLit): eLit
Di Maya Banks
5/5
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Info su questo ebook
La solare Ashley Carter è sicura che non potrà mai essere più felice di così. Sta per sposare il milionario Devon Carter, l'uomo che segretamente ama da anni. Purtroppo i suoi sogni vengono infranti già durante la prima notte di nozze, non appena scopre che Devon ha accettato di diventare suo marito solo per affari. Pur di rimanere al suo fianco decide di interpretare la parte della moglie perfetta e silenziosa, chiudendo la sua dolce esuberanza a doppia mandata. Ora Devon ha tutto ciò che in apparenza desidera, ma quello che davvero brama è rivedere le fiamme della passione negli occhi di Ashley, fiamme che farà di tutto per riaccendere.
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Anteprima del libro
Contratto milionario (eLit) - Maya Banks
Credits: AS Inc / Shutterstock
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Tempted By Her Innocent Kiss
Harlequin Desire
© 2012 Maya Banks
Traduzione di Lucilla Negro
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 9788858929698
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Frontespizio. «Contratto milionario» di Banks Maya1
Arriva un tempo, durante la propria vita, in cui un uomo sa di essere preso in trappola, di non avere via di scampo. Devon Carter posò lo sguardo sullo scintillante solitario nell’astuccio di velluto blu e comprese che quel momento per lui era arrivato. Chiuse la scatola con un colpo secco e la ripose nella tasca interna della giacca.
Aveva due alternative dinanzi a sé. Poteva sposare Ashley Copeland e concludere la fusione con la Copeland Hotels, creando così la più grande catena di alberghi esclusivi del mondo, oppure tirarsi indietro e perdere tutto.
Messa così, appariva più che logico che dovesse formulare la sua proposta di matrimonio. Non poteva lasciarsi sfuggire un affare d’oro come quello, un traguardo che inseguiva da tempo.
Il portiere del lussuoso condominio di Manhattan in cui viveva gli aprì sollecito la porta e Devon uscì per strada, dove trovò il suo autista ad attenderlo. Prese un bel respiro prima di chinarsi per entrare nella vettura, dopodiché l’auto si immise nel traffico.
La sera fatidica era arrivata. L’accorto corteggiamento, le cenette a lume di candela, i baci – dapprima casti, poi sempre più ardenti – lo avevano condotto lì. Quella sera avrebbe portato a compimento la sua missione galante e chiesto ad Ashley di sposarlo.
Era una situazione assurda, si ripeté per la centesima volta. Personalmente, riteneva William Copeland un pazzo per aver spinto la figlia tra le sue braccia. Aveva provato in tutti i modi a dissuaderlo... se non altro perché Ashley era una cara ragazza che sognava ancora il principe azzurro, mentre lui, per natura, era sempre stato allergico al matrimonio. La sua intenzione era quella di spassarsela per altri cinque anni, poi di scegliere con cura la donna da sposare e con cui mettere al mondo un paio di figli, tre al massimo.
William, però, non si era lasciato distogliere dai suoi propositi. Dal primo momento che l’aveva visto, aveva concentrato le sue mire su di lui, eleggendolo socio e genero ideale. Gli aveva detto che Ashley non era tagliata per gli affari, che era troppo ingenua, impulsiva, con la testa fra le nuvole. Era convinto che qualunque uomo avesse mostrato interesse nei suoi confronti sarebbe stato solo per ingraziarsi i favori del capofamiglia e accampare pretese sul suo patrimonio. William voleva che qualcuno si prendesse cura di lei, la proteggesse dal mondo e da se stessa e, per chissà quale ragione, riteneva che fosse Devon la persona adatta.
E così aveva reso Ashley parte e condizione dell’accordo. A patto, però, che lei non ne sapesse nulla. Quel vecchio volpone era pronto a trattare la figlia come merce di scambio, ma non voleva assolutamente che lei venisse a conoscenza delle sue macchinazioni. Il che significava che Devon si era trovato suo malgrado a recitare la parte del corteggiatore romantico, a dire e fare cose stupide che facevano accapponare la pelle a una persona asciutta e pragmatica come lui.
Se Ashley faceva parte dell’accordo, sarebbe stato opportuno, a suo avviso, che lei lo sapesse, di modo che non si creassero malintesi, false aspettative, dispiaceri.
Invece lei, così, aveva creduto che la loro fosse una vera storia d’amore. Ashley era una donna dolce, buona, romantica, che preferiva trascorrere il suo tempo alla fondazione che si occupava di animali abbandonati piuttosto che ai consigli di amministrazione della Copeland Hotels e familiarizzare con organigrammi, piani strategici e rendiconti finanziari.
Se avesse scoperto la verità, non l’avrebbe presa bene. E, perdiana, lui non l’avrebbe biasimata. Devon odiava le manipolazioni e sarebbe montato su tutte le furie se qualcuno avesse provato a giocargli uno scherzo simile.
«Cocciuto di un vecchio» mugugnò.
L’autista fermò l’auto davanti al palazzo che ospitava la famiglia Copeland al completo. William e sua moglie occupavano l’attico, mentre Ashley si era trasferita in un appartamentino più giù. Altri membri della famiglia, cugini, zii e zie, vivevano sparsi fra i vari altri piani.
La famiglia Copeland era un’anomalia per Devon, che viveva per conto suo da quando aveva diciotto anni. Gli unici gesti di attenzione nei suoi confronti che ricordava aver avuto da parte dei genitori erano le occasionali raccomandazioni a non cacciarsi nei guai.
Tutte le ansie che William riversava sui suoi figli erano strane per Devon e lo mettevano a disagio, soprattutto ora che William sembrava determinato a trattare anche lui come un figlio... il suo futuro genero.
Devon si affrettò a uscire dall’auto non appena scorse Ashley affacciarsi sulla porta e sfoderare un radioso sorriso quando lo vide.
La fronte aggrottata, si precipitò verso di lei.
«Ashley, perché sei uscita? Sarei venuto io su da te.»
In tutta risposta, Ashley proruppe in una risata, un suono argentino e fresco che si impose sui rumori sgradevoli del traffico. Portava i capelli sciolti quella sera, invece che raccolti come al solito in maniera disordinata da un fermaglio. Gli prese le mani e gliele strinse, sorridendogli.
«Davvero, Devon, che cosa mi potrebbe mai accadere? Alex è qui accanto e mi sorveglia peggio di mio padre.»
Alex, il portiere, le rivolse un sorriso indulgente. Una reazione che avevano spesso le persone con lei, colpite dal suo disarmante candore, dalla sua spontaneità ed effervescenza.
Devon emise un sospiro, attirando le sue mani verso di sé e poggiandosele attorno alla vita. «Avresti dovuto aspettarmi dentro. Alex non può tenerti d’occhio. Ha altro a cui pensare.»
Lei gli gettò le braccia al collo, gli occhi lampeggianti, stupendolo con quella sua inaspettata manifestazione di affetto.
«Ecco perché ci sei tu. Non può succedermi nulla quando sono con te.»
Prima che lui potesse replicare, sigillò le labbra alle sue in un bacio impetuoso. Santo cielo, quella donna non sapeva controllarsi. Stavano dando spettacolo.
Il corpo, tuttavia, reagì all’istante alla focosità del bacio. Sapeva di dolcezza e di candore e lui si sentiva un mostro a ingannarla così.
Ma poi ricordò che gli alberghi Copeland sarebbero ben presto stati suoi o, quantomeno, sotto il suo controllo. Sarebbe diventato una forza a livello mondiale, il numero uno nel settore dei servizi ricettivi di lusso. Indubbiamente un bel traguardo per uno che era cresciuto con la convinzione che la sua unica ambizione nella vita fosse quella di non cacciarsi nei guai.
Svincolandola da sé, la rimproverò amabilmente: «Non è questo il luogo, Ashley. Dobbiamo andare. Carl ci sta aspettando».
Ashley mise il broncio per un istante, poi guardò verso l’autista e le tornò il sorriso. Si precipitò verso la vettura e Devon scosse il capo mentre la osservava salutare Carl con entusiasmo e chiacchierare a raffica, agitando le mani dappertutto. L’uomo rideva e intanto l’aiutava a entrare in macchina. Poi il suo viso riprese l’espressione austera e professionale di sempre allorché lui si avvicinò.
Devon si accomodò sul sedile posteriore accanto ad Ashley e lei si rannicchiò prontamente al suo fianco.
«Dov’è che mi porti a cena, stasera?» gli chiese.
«Ho programmato qualcosa di speciale.»
Come era da prevedere, Ashley gli si gettò addosso, euforica.
«Che cosa?»
Lui sorrise. «Aspetta e vedrai. Che sorpresa è, se no?»
La udì sbuffare sommessamente e il suo sorriso si allargò. Una cosa gliela doveva riconoscere. Ashley era una persona incredibilmente facile da accontentare. Non era abituato a donne che non si lagnavano in continuazione o non gli tenevano il muso quando non vedevano soddisfatte le loro aspettative. E, purtroppo, le donne che aveva sempre frequentato avevano spesso aspettative costose. Ashley, invece, la facevi contenta con un nonnulla. Era sicuro che l’anello che le aveva comprato avrebbe incontrato la sua approvazione.
Si raggomitolò a lui e gli appoggiò la testa sulla spalla. Le sue spontanee dimostrazioni di affetto continuavano a spiazzarlo. Non era abitato a persone così poco misurate.
William Copeland era convinto che sua figlia avesse bisogno di qualcuno che l’accettasse così com’era, che rispettasse la sua natura. Perché pensasse che fosse lui quella persona continuava a restare un mistero per Devon.
Una volta sposati, invece, avrebbe fatto in modo che lei imparasse a contenere parte di quel suo entusiasmo. Per il suo bene. Non poteva vivere sempre con le emozioni a briglia sciolta. Avrebbe finito col soffrire.
Qualche minuto più tardi, Carl si fermò sotto il palazzo di Devon e uscì per aprire la portiera. Devon scese dall’auto, poi tese la mano verso Ashley.
Lei increspò la fronte in un’espressione pensosa, contemplando l’edificio.
«Ma è dove abiti tu.»
Lui ridacchiò a quell’ovvia asserzione. «Così pare. Vieni. La cena ci aspetta.»
La sospinse dentro, verso l’ascensore, poi aprì la porta del suo appartamento e tirò un sospiro di sollievo nel trovare tutto come aveva predisposto. Luci soffuse, musica jazz in sottofondo e una tavola apparecchiata per due sotto la finestra con vista sulla città.
«Oh, Devon, è magnifico!»
Ancora una volta, Ashley gli si gettò al collo e gli diede un abbraccio con una forza degna di una persona ben più robusta di lei. Ogni volta che si premeva al suo petto, gli suscitava strane sensazioni.
Districandosi dalla sua stretta, Devon la condusse verso il tavolo, tirò la sedia per farla accomodare e versò del vino nei bicchieri.
«Il cibo è ancora caldo!» constatò lei stupita, toccando il piatto. «Com’è possibile?»
Devon rise sotto i baffi. «I miei super poteri?»
«Mmh, mi piace l’idea di un uomo con dei super poteri culinari.»
«C’era qualcuno, qui, a occuparsi di tutto mentre venivo a prenderti.»
Ashley arricciò il naso. «Sei proprio all’antica, sai? Che motivo c’era