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Incanto greco: Harmony Collezione
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E-book169 pagine3 ore

Incanto greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il mio pazzo, ricco matrimonio greco 1/2
Con i soldi degli Stathakis si può ottenere qualsiasi cosa. Ma presto questi due fratelli scopriranno che non si può comprare l'amore!

Tutto il denaro del mondo non è riuscito a risparmiare a Leonidas il senso di colpa per la perdita dei suoi cari. Per questo si è negato qualunque piacere, fino all'incontro con l'incantevole Hannah.
Devastata a causa del tradimento del suo fidanzato, Hannah è decisa a prendersi ciò che vuole dalla vita, e adesso vuole Leonidas.
Riuscirà a sciogliere il suo cuore di ghiaccio, proteggendo al tempo stesso il proprio?

Disponibile in eBook dal 20 gennaio 2021
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2021
ISBN9788830523425
Incanto greco: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Incanto greco - Clare Connelly

    successivo.

    Prologo

    Essere il numero due nella lista degli uomini più ricchi sulla terra avrebbe dovuto fare di Leonidas Stathakis l'invidia del mondo ma, per esperienza personale, Leonidas sapeva che il denaro era un ben misero sostituto di ciò che si voleva realmente nella vita. I miliardi in banca non cancellavano il vuoto della perdita quando si erano dovuti seppellire i propri cari.

    Essere ricchi non cancellava il dolore, né il senso di colpa e d'impotenza nel sapere di aver messo in pericolo qualcuno... di non essere riusciti a proteggerlo.

    Era la quarta vigilia di Capodanno senza la sua famiglia. Il quarto anno che vedeva trascinarsi verso la conclusione solo con i ricordi della moglie, Amy, e del loro figlio di due anni, Brax.

    Sembrava una vita.

    Quando chiudeva gli occhi, la vedeva chiaramente come se l'avesse di fronte. Non avrebbe mai dimenticato il modo in cui sorrideva, come se dentro di lei si accendesse un fiammifero ed esplodesse la felicità.

    Com'era possibile che qualcuno così pieno di vita e di brio potesse cessare semplicemente di esistere? Nonostante tutta la sua forza, era stata così debole alla fine, così fragile. Falciata mentre accompagnava Brax al campo giochi. Che possibilità avevano i loro corpi contro quella massa di metallo, guidata da un pazzo?

    I suoi capelli di un rosso vivace, gli occhi del colore del mare... la vedeva com'era stata in vita, e poi nella morte. Non avrebbe mai dimenticato Amy, né il destino violento che l'aveva aspettata e portata via a causa delle attività criminali di suo padre.

    Dion Stathakis aveva distrutto la loro famiglia e, con la morte di Amy e Brax, anche la vita di Leonidas.

    In preda a una collera crescente, serrò fra le dita il bicchiere di whisky, chiedendosi quanti ne avesse bevuti. Non abbastanza da attutire il dolore, anche se sapeva che ci voleva più di qualche drink in un bar per raggiungere l'oblio che cercava. Soprattutto in momenti come questo, quando i ricordi erano più chiari.

    Era circondato dalla felicità, dal chiasso dei festeggiamenti. Sembrava che le persone amassero celebrare la fine di un anno, festeggiando l'arrivo di uno nuovo, e poteva capirlo. Un tempo aveva provato la stessa cosa, aveva celebrato la vita con Amy.

    Adesso ogni giorno era qualcosa da far passare. Ogni anno, qualcosa a cui era sopravvissuto... senza di loro. La sua stessa esistenza era un tradimento. Quante volte aveva pensato che avrebbe dato la vita pur di poter restituire la loro? Era lui il figlio di quel bastardo criminale... lui, Leonidas, avrebbe dovuto pagare per i crimini del padre, non la sua moglie innocente e il loro bellissimo bambino.

    L'amarezza minacciava di incenerirlo vivo.

    Spinse indietro il whisky e subito una cameriera arrivò al suo tavolo, sostituendolo con un altro, proprio come aveva chiesto. C'erano dei vantaggi a essere il proprietario, e questo era uno.

    Le fece un cenno col capo, notando spassionatamente quanto fosse attraente. Capelli biondi, occhi marroni, carnagione abbronzata e labbra rosee pronte al sorriso. Anche una bella figura. Aveva l'aspetto che un tempo avrebbe trovato irresistibile.

    Ma non più.

    Sì, avrebbe potuto cedere al desiderio che sentì nascere guardando il pizzo del reggiseno che spuntava dalla camicetta, diffondendosi come una fiamma che minacciava di eccitarlo, lì nel bar panoramico del suo hotel a sei stelle di Chrysá Vráchia.

    Ma rifiutò quell'impulso e rivolse l'attenzione al whisky, traendo piacere dal negare al proprio corpo qualunque soddisfazione. Erano quattro anni. Quattro anni senza Amy, quattro anni senza conoscere il piacere di una donna.

    Era un'abitudine che non intendeva infrangere...

    1

    Hannah non era venuta a Chrysá Vráchia per perdere la verginità. Era arrivata in quella splendida isola greca solo perché era sconvolta e doveva fuggire dall'Australia. La zia dispotica, lo zio e la cugina che aveva considerato una sorella... e che era andata a letto con il suo fidanzato.

    Li aveva sorpresi a letto insieme e due ore dopo era all'aeroporto e prenotava il primo volo disponibile, che per caso l'aveva portata lì, proprio in quello splendido paradiso di cui aveva sentito parlare per tutta la vita e che voleva visitare. Scogliere dorate, sabbia bianca, acqua turchese, lussureggianti foreste verdi... era il paradiso in terra e il luogo perfetto per spendere i risparmi per la luna di miele e guarire il proprio cuore.

    No, Hannah non era venuta in Grecia per perdere la verginità, ma mentre il suo sguardo continuava a correre verso l'uomo nel bar dell'hotel, provava un profondo desiderio, e qualcos'altro.

    Vendetta? Collera? No, qualcosa di meno calcolato.

    Attrazione.

    Guardava l'uomo di fronte a lei, che cullava il suo whisky con una cupa intensità che le serrava lo stomaco, e sentiva nascere un desiderio che era sconosciuto quanto intrigante.

    Aspettare che fossero sposati era stata un'idea di Angus, ma lei aveva accettato. Lo amava, le piaceva come la faceva sentire, come la baciava e la teneva stretta. Ma non l'aveva mai veramente desiderato. Non aveva mai tremato al suo contatto e non si era mai addormentata immaginando i suoi baci. E l'idea di dar via qualcosa con noncuranza, di andare a letto con un uomo che non conosceva, sembrava il modo perfetto per rispondere al tradimento del fidanzato.

    Le si strinse il cuore mentre rivedeva nella mente quella scena. Era troppo viva. Troppo fresca.

    Tuttavia... quello sembrava un uomo che voleva essere lasciato solo. Mentre osservava, una cameriera bionda s'avvicinò e gli mormorò qualcosa sottovoce. Lui non la guardò nemmeno negli occhi quando rispose, fissando invece il cielo buio della notte che presto sarebbe stato illuminato dai fuochi artificiali che festeggiavano la fine di un anno e l'inizio di un altro.

    La mezzanotte s'avvicinava e Hannah sorseggiò pensierosa il proprio champagne. Non aveva mai avvicinato un uomo prima. Non sapeva che cosa dire. Ed era un'idea stupida. Aveva ventitré anni e c'era un motivo per cui era così penosamente inesperta con l'altro sesso.

    Era totalmente sprovveduta.

    Non avrebbe mai potuto schioccare le dita e cambiare la propria personalità, anche se avesse voluto.

    Soffocando un sospiro, s'alzò e si diresse verso il bar. Se non intendeva fare qualcosa di realmente inappropriato e avere l'avventura di una notte con uno sconosciuto, poteva almeno fare qualcosa di leggermente inappropriato e ubriacarsi un poco.

    Cercò con lo sguardo un cameriere e, non trovandolo, decise di andare direttamente al bar. Ma quando si girò, si scontrò con qualcosa di enorme e duro come cemento. Qualcosa che, con la sua forza, la fece quasi volare attraverso la sala.

    Una mano la sorresse e Hannah alzò la testa, guardando dritto negli occhi color ossidiana dell'uomo da cui non riusciva a distogliere lo sguardo da un'ora. Lui si massaggiava distrattamente la spalla e un lieve dolore s'irradiava anche da quella di Hannah. Dovevano essersi scontrati.

    «È lei» mormorò Hannah, cercando di deglutire.

    «Sono io» convenne lui, senza cambiare espressione.

    «È come un muro di mattoni» si lasciò sfuggire Hannah. L'uomo aggrottò le sopracciglia, sembrando perfino più sexy.

    «Si è fatta male?»

    Il mio orgoglio sì. E anche il mio cuore. Ma non era questo che le stava chiedendo. «No, sto bene.» E qualcosa di simile al coraggio la indusse ad aggiungere: «Ma dovrei offrirle almeno da bere. Per averla intralciata».

    Sul viso di lui comparve un'espressione severa e Hannah provò imbarazzo, certa che avrebbe rifiutato. Aveva appena fatto la figura della stupida. Si morse il labbro, rimpiangendo di non potersi rimangiare le parole. Lui la fissò a lungo, senza parlare, e con il passare dei secondi il cuore di Hannah prese a battere sempre più forte.

    «Non è necessario» rispose alla fine l'uomo, ma non si mosse. Questo era incoraggiate. Almeno, Hannah lo sperava.

    Le tremavano le dita quando sollevò la mano per spingere dietro l'orecchio i capelli castani. Lui seguì con lo sguardo quel gesto, la fronte corrugata.

    «Non guardavo dove andavo» spiegò Hannah.

    «Nemmeno io. Quindi, dovrei offrirle io da bere.»

    Il cuore le balzò nel petto. Il desiderio era come un'onda che l'aveva sollevata e la trascinava con sé. «Che ne dice se offro io il primo drink e lei il prossimo?» domandò, inarcando un sopracciglio.

    Non era mai stata così audace, ma vedere Angus a letto con Michelle le aveva tolto la capacità di provare imbarazzo.

    Il cipiglio di lui si accentuò. Poi annuì leggermente. «D'accordo, signorina...»

    «Hannah» rispose lei, con voce leggermente roca. Si umettò il labbro inferiore, guardandolo negli occhi neri come carbone. E notò che seguivano quel gesto.

    «Hannah» ripeté l'uomo, e il suo accento europeo fece cose strane allo stomaco di Hannah.

    «E lei è?»

    Per un attimo lui parve sorpreso. «Leonidas. Diamoci del tu.»

    Il nome era proprio come si era aspettata. Maschile, gustoso e sexy. Gli si addiceva.

    «Hai un tavolo?» gli chiese, guardando dove lui era stato seduto. Una coppia l'aveva già occupato. Voltandosi, vide che il suo aveva subito la stessa sorte.

    «Stavo giusto andando in camera mia» proferì lentamente lui, sempre corrucciato.

    La domanda in quelle parole non sfuggì ad Hannah, che sentì nascere il desiderio. «Davvero?»

    Che fosse o meno un tentativo di seduzione, sapeva che si stava avventurando in un terreno sconosciuto.

    «Guarda verso Atene. Forse potremmo prendere un drink sul mio balcone?»

    Hannah non sapeva se si offrisse realmente di mostrarle il panorama o se fosse un invito per molto di più. Lo sperava, e aveva tutte le intenzioni di scoprirlo. Era stupido, e così inusuale per lei, ma non agiva razionalmente. Il suo cuore e la sua fiducia erano stati infranti e aveva bisogno di qualcosa. Doveva sapere se era desiderabile. Voleva sapere che cos'era il sesso. Doveva scacciare dalla mente Angus.

    E quell'uomo dall'espressione cupa e misteriosa era tutto ciò che voleva... solo per una notte.

    «Io...» Ecco. Il momento della verità. Poteva farlo?

    Il bar era affollato e, passandole alle spalle, una donna la spinse in avanti, così si ritrovò di nuovo contro il corpo di Leonidas. Lui la sorresse, ma indugiò con la mano dietro la sua schiena. Hannah alzò lo sguardo su di lui e fu pervasa dal dubbio. I suoi occhi apparivano confusi.

    «Voglio che tu venga di sopra con me.» L'uomo proferì quelle parole come se fossero una rivelazione, come se fosse sorpreso dal proprio desiderio.

    Il sangue le pulsava nelle vene come un torrente di lava. Lo voleva anche lei, più di qualunque cosa. «Sono appena uscita da una relazione» si ritrovò a dire, e i suoi occhi verdi divennero tristi. «In realtà, ero fidanzata fino a poco tempo fa. Non cerco niente. Lo sai, niente più di...» Distolse lo sguardo, non riuscendo a nascondere la timidezza.

    «Non cerco relazioni. E d'abitudine nemmeno avventure di una notte» mormorò lui.

    D'abitudine.

    La parola era come una scure, pronta a cadere. Hannah lo guardò negli occhi e la mano con cui la teneva contro di sé incominciò ad accarezzarle la schiena in un modo possessivo che la riscaldò.

    «Nemmeno io.»

    «Theos... Non ero venuto qui per questo.»

    C'era un'emozione nelle sue parole, un senso d'impotenza che la commosse. E se non fosse stata sul punto di annegare in quel torrente di desiderio, forse gli avrebbe chiesto qualcosa. Invece, allungò la mano dietro la schiena e allacciò le dita con le sue.

    «Nemmeno io.»

    Gli occhi di lui brillarono, come se le penetrassero nell'anima. «Una notte fuori dal tempo» mormorò, portandola con sé lontano dal bar e avviandosi verso le porte di vetro che conducevano nell'atrio. Le persone sembravano fargli strada. Aveva una forza silenziosa che emanava a ogni passo.

    E a ogni passo la mente di Hannah le gridava che tutto questo era stupido,

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