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Regina per una notte: Harmony Collezione
Regina per una notte: Harmony Collezione
Regina per una notte: Harmony Collezione
E-book159 pagine3 ore

Regina per una notte: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

I principi di Drakon 1/3
Sembrano avere tutto, bellezza, fascino, potere, ma custodiscono segreti che potrebbero rovinarli.

Nikandros Drakos può anche aver desiderato Mia Rodriguez per oltre dieci anni, ma una notte tra le sue braccia è tutto quello che il ribelle principe di Drakon è disposto a concedersi. Per lui è giunta l'ora infatti di affrontare quei doveri da cui si è tenuto alla larga per troppo tempo. Ma quando il loro bollente incontro porta a conseguenze inaspettate, Nik non può fare altro che combattere perché suo figlio sia incluso nella linea di successione di Drakon. Anche se questo vorrà dire trascinare la dolce Mia fuori dal proprio letto per metterla sul trono e farne la sua regina.
LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2019
ISBN9788830500747
Regina per una notte: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Regina per una notte - Tara Pammi

    successivo.

    1

    Una funzionaria di banca di nome Melissa...

    Una receptionist di nome Chloe, impiegata in un elegante country club a Manhattan...

    Una cameriera...

    Mia Rodriguez continuò a scorrere l'elenco sullo schermo del cellulare, sentendo la bile salirle in gola: la lista delle avventure del suo defunto marito sembrava infinita.

    Nel frattempo il ronzio dell'auto sportiva rossa che stava mettendo una certa distanza tra lei e l'orda affamata dei giornalisti forniva ai suoi pensieri un sottofondo smorzato.

    In un attimo la conferenza stampa per l'annuncio del suo ritiro dal calcio si era trasformata in un circo mediatico incentrato sulle infedeltà di Brian.

    A un anno dalla sua morte quell'uomo continuava a perseguitarla.

    Con le dita tremanti premette il triangolo lampeggiante su un video.

    Brian era insaziabile in fatto di sesso...

    Ogni volta che ci vedevamo mi consumava...

    Sua moglie, Mia, probabilmente trovava il tempo solo per il calcio, dunque era ovvio che Brian si rivolgesse a me per ciò che non riceveva da lei...

    «Spegni.»

    Serrò gli occhi.

    Le lacrime sarebbero state un sollievo; avrebbero significato che sentiva qualcosa, qualunque cosa per l'uomo che aveva sposato.

    Mentre il video proseguiva, la voce le scavava nella mente.

    Mia Rodriguez non era abbastanza donna per suo marito...

    «Spegni quel maledetto coso.»

    L'auto si fermò di colpo e Mia cadde in avanti verso il cruscotto: la cintura che le stringeva il petto la fece ansimare, il cuore le finì in gola. Un paio di mani grandi le presero il cellulare gettandolo sul sedile posteriore. Mia seguì il movimento come imbambolata.

    «Mia... guardami.»

    A quel tono di comando, alzò lo sguardo confusa.

    Due intensi occhi azzurri incrociarono i suoi, levandole il respiro. L'uomo aveva un naso aquilino, una grande bocca sorridente, un volto che faceva sospirare le donne di tutto il mondo. Non era un semplice uomo. Era un principe. Virile e affascinante.

    Nikandros Drakos. Il principe temerario di Drakon, secondo in linea di successione al trono, amante degli sport estremi e sensuale come il peccato...

    Con l'intenzione di allontanarlo, Mia gli strinse il polso, sentendo la pelle ruvida sotto le dita: un'improvvisa scossa elettrica le risvegliò ogni neurone, dissipando il suo turbamento.

    Diresse lo sguardo verso le lunghe dita che stringevano il volante, poi sulle vene sul dorso della mano fino ai polsi. A quello destro portava un orologio d'oro: nella penombra il grande quadrante le faceva l'occhiolino. Era un orologio sportivo, ne aveva ricevuto uno anche lei, quando la sua squadra tre anni prima aveva vinto la Coppa del Mondo. A quel tempo Nikandros era ancora il proprietario della squadra.

    Lo sguardo si spostò poi alle spalle ampie, ai capelli scuri...

    «Smettila di ascoltare quelle orrende interviste.»

    Lei distolse gli occhi.

    Lui le sembrava imponente, virile, e troppo vicino a lei in quell'auto. Era stato un amico intimo di Brian, un uomo che era arrivata a disprezzare perché suo marito lo aveva idolatrato come se fosse stato davvero il suo padrone. Lui, un uomo che aveva sempre chiarito la propria opinione sul fatto che lei non fosse abbastanza per Brian. Un uomo che aveva bisogno dell'adrenalina derivante da imprese estreme. Un uomo privo di controllo sui propri impulsi.

    Tutto ciò che Mia detestava.

    Il violento risentimento le fece accantonare la propria autocommiserazione, ma niente poteva attenuare l'eccitazione per quell'uomo che la fissava con quegli occhi azzurri e intensi.

    Dio, sarebbe morta se lui lo avesse intuito. Persino quell'umiliazione pubblica di fronte al mondo intero sarebbe stata meno dolorosa di un freddo e sprezzante rifiuto riflesso in quegli occhi.

    Il pensiero le fece irrigidire la schiena.

    Quell'eccitazione era solo una reazione alla sorpresa, un bisogno umano di contatto di fronte alle avversità.

    Erano passati mesi, no, tre anni, da quando un uomo l'aveva toccata.

    Riconoscere quella verità le restituì il coraggio; poi Mia fissò lo sguardo fuori dal parabrezza, esaminando l'ambiente circostante.

    Avevano lasciato il centro di Miami e avevano raggiunto un quartiere elegante: il complesso residenziale multipiano visibile dall'auto rendeva quella situazione ancora più surreale.

    «Mi dispiace, avrei dovuto darti delle indicazioni, ma mi faresti un grande favore se ora mi accompagnassi fino al mio appartamento.»

    «Credo che tua madre e tua sorella vivano a Houston, giusto?»

    Stupita che lui lo sapesse, Mia annuì.

    «Posso far preparare l'aereo e portarti lì.»

    Se Brian e lei erano stati delle piccole celebrità per gli appassionati del calcio, quell'uomo era un re. Possedeva jet privati, squadre di calcio e club di avventure estreme, per non parlare della ricchezza che aveva ereditato come rampollo della stirpe reale di Drakon.

    Il principe che aveva buttato via la sua eredità...

    «Questo non è necessario» riuscì a dire. Ogni volta che lui parlava, quella voce profonda scuoteva luoghi nell'intimo che Mia aveva dimenticato di avere. «Hai già fatto fin troppo.»

    «Parli come se io fossi uno di quegli sciacalli della conferenza stampa, come se anch'io fossi il nemico.» C'era un'ombra d'impazienza nella voce, come se tra loro esistesse qualcosa di più di un'animosità pluriennale.

    Lui era un principe: bello, spericolato, affascinante, senza un grammo di sostanza. In compenso lei se l'era guadagnato duramente tutto quello che aveva. Non sapeva quando era stata l'ultima volta che aveva fatto qualcosa per divertimento, anche se la carriera per cui aveva lavorato tutta la vita era finita a ventisei anni.

    Non avevano niente in comune.

    L'intera conversazione era troppo personale per farla sentire a suo agio. «Non ti conosco abbastanza per avere dei sentimenti tanto forti verso di te.»

    «Mia Rodriguez Morgan non mostra emozioni, vero? Dimenticavo la tua reputazione.»

    «Tu non sai niente di me, se non il personaggio creato dai media. La tua amicizia con Brian certo non ti aiuta.»

    «Hai ragione. Io non ti conosco.» La nota di fastidio era tornata. «Dimmi, devo chiamare il pilota allora?»

    «Grazie dell'offerta, ma prenderò un taxi.» Si allungò in mezzo ai due sedili per recuperare il cellulare. «Se aspetti fino al suo arrivo, mi fai una cortesia. Non mi va di aspettare da sola su questo tratto di strada.»

    «E io apprezzerei se tu mi facessi la cortesia di guardarmi quando ti parlo, Mia. Ci conosciamo da quasi una decina d'anni.»

    «E ci siamo sempre detestati, quindi non fingiamo che ora sia diverso.»

    Lui aveva ragione. Lo aveva conosciuto ancor prima di Brian. Aveva diciassette anni e giocava nella squadra giovanile quando aveva incontrato il giovane principe di Drakon.

    Come chiunque altra, si era subito infatuata del Principe Azzurro: giravano molte storie sui suoi dissapori con la famiglia reale, sulle sue imprese con donne di tutto il mondo, sulle corse in auto e gli sport adrenalinici che praticava. Lei invece era sempre stata timida con gli uomini, diffidente e chiusa verso i seduttori come lui. Questo non significava che non avesse fantasticato sul principe da lontano: la sua energia, la sua virilità lo avevano sempre reso irresistibile.

    Circondato da attrici famose e modelle, Nik non l'aveva notata e questo le aveva lasciato una certa libertà di fantasticare. Quando Brian, solido e affidabile, le aveva poi chiesto di uscire, lei non aveva più pensato al principe irraggiungibile.

    Ma l'uomo affidabile e lavoratore di cui si era innamorata era svanito nel momento esatto in cui la sua carriera calcistica era decollata. Dopo ogni nuovo contratto, i grandi sponsor e le amicizie con membri del jet-set come Nikandros, il Brian che aveva sposato alla fine era svanito per non tornare più.

    Nikandros invece era sempre rimasto come un fantasma sullo sfondo, sempre con una donna nuova al braccio, un nuovo investimento in ballo.

    La sua amicizia con Brian era stata materiale di leggende, ma lei non era mai entrata nel suo circolo esclusivo. E più spericolate erano le sue acrobazie, più suo marito aveva desiderato essere Nikandros, senza peraltro riuscirci.

    Che fosse dipeso dalla genetica, dal sangue o da qualunque altra cosa, Mia sapeva che nessun altro poteva anche solo avvicinarsi a Nikandros Drakos. E quando lo sottolineava, Brian si offendeva.

    E con il passare degli anni il risentimento reciproco tra lei e Nikandros era parso solo accrescersi.

    Lentamente si voltò verso di lui.

    «A mia discolpa, posso dire di aver avuto una lunga giornata.» Era lei quella travolta dai media, eppure sembrava lui quello che aveva ricevuto la notizia più umiliante della sua vita.

    Il tradimento di Brian è stata una sorpresa tanto grande per lui?

    «Non dovresti stare da sola nei prossimi giorni. Brian avrebbe voluto...»

    «A quanto pare mio marito voleva molte cose che io non potevo dargli, Altezza.»

    Serrò le labbra. «Non mi chiamare così.»

    «Ma è così che ci si rivolge a uno degli eredi della famiglia regnante di Drakon, giusto? Ora capisco l'attacco di panico che stava avendo il tuo assistente: farti trascinare in questo circo mediatico è l'ultima cosa che ti serve.»

    «Qualcuno dovrebbe occuparsi di te...»

    «Mi prendo cura di me stessa da molto tempo.»

    «La tua famiglia avrebbe dei problemi ad accoglierti, visto le... storie disgustose che i media hanno inventato?»

    «Storie?» Sentì l'amarezza in bocca. «Se solo potessi illudermi, stanotte riuscirei a dormire.»

    Le rivolse uno sguardo duro. «Potresti anche concedere a Brian... al suo ricordo... il beneficio del dubbio. Glielo devi. Almeno ora.»

    «Almeno ora...» ripeté cupa. «Ora, visto che non mi importava quando era vivo, vuoi dire? Spiegati meglio, Altezza.»

    «Non è il luogo né il momento.»

    «Dato che non prevedo che ci sarà un luogo o un momento in cui vorrò rivederti o avere questa conversazione, aggiungi pure anche il tuo verdetto. Tanto il tuo amico non è qui per difendersi.»

    Le labbra serrate, il modo in cui stringeva il volante... non aveva l'aria di quel Principe Azzurro che aveva relazioni più lunghe con le auto che con le ragazze, un uomo che avrebbe dovuto infischiarsene della famiglia o dei doveri verso il suo paese, un uomo che si divertiva solo cercando piacere e sport.

    «Sei arrabbiata e ferita. E questa è una conversazione che non ho mai desiderato avere.»

    Mia aveva visto il suo matrimonio avvizzire pian piano, poco dopo averlo celebrato. Poi aveva lottato con il senso di colpa per la morte di Brian. E ora che aveva iniziato a mettere insieme i pezzi della propria vita, tutto le crollava di nuovo addosso. «Non avresti mai dovuto accennarvi.»

    «Non sto offrendo giustificazioni per ciò che Brian ha fatto, sempre che sia vero.»

    «Cieca fiducia all'amico e colpa alla donna: quanto sei banale nonostante il tuo sangue blu, Altezza...» borbottò lei.

    «Io so solo che lui era pazzo di te. Ha cercato di sistemare il vostro matrimonio, ma tu lo hai tenuto lontano. Non era lui quello che voleva divorziare. Questo non conta niente?»

    Così aveva saputo che era stata lei a chiedere a Brian il divorzio. Odiò il proprio tono di difesa, ma non poteva frenare le parole. «Le promesse di devozione escono con facilità. Le azioni parlano molto di più. Nel momento in cui la sua carriera è decollata, lui è cambiato. Quando è entrato nella tua cerchia, quando ha scelto di emularti... io l'ho perso.»

    La confusione che sentiva si rifletteva nella sua voce. Per anni, senza ancora la prospettiva di un contratto, Brian l'aveva inseguita con promesse di una vita duratura e parole di affetto profondo, solo per vanificarle nel momento dell'arrivo del successo.

    «Lui ha scelto di allontanarmi, di mettersi al volante di quella tua maledetta auto e guidare anche se era ubriaco.»

    «Mia, io sono...»

    «E tu non hai mai avuto neanche una ragazza. Cambi le modelle e le attrici come se fossero accessori. Come osi

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